Fanfic su attori > Leonardo DiCaprio
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Autore: _Shee    07/02/2009    2 recensioni
[Sospesa a tempo indeterminato] Gaia Doriani è la protagonista di questa storia, una ragazza in cerca di celebrità, innamorata e succube di un uomo che non la rispetta. Purtroppo per lei quell' uomo, Matthew Reed, è lo stesso che le garantisce la fama che tanto ha cercato. Eppure, ad una serata di gala, Gaia incontra un'altra persona, che inaspettatamente la farà innamorare e le darà nuova notorietà. Ma questo nuova storia sarà amore o solo un modo per liberarsi dai vecchi legami?
Stralcio dal capitolo 14
"Ma poi non è vero che lo sto utilizzando, io lo amo! Sì lo amo! Non devo sentirmi in colpa, se mi nascondo dietro la parola amore, serve a questo no? A difendere. A lottare. A vivere."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Un’attricetta da quattro soldi. Un’arrampicatrice sociale. Così potevo sembrare agli occhi della gente, ed io d’altronde non avevo dato modo di dimostrare altro. Ora annusavo quelle coperte, che puzzavano d’alcool e di sudore. Lui ancora affannato era girato verso di me con gli occhi chiusi. Mosse un braccio e lo lasciò cadere pesantemente sulla mia schiena. Dove stavo finendo? Che cosa stavo diventando? Affondai la testa nel cuscino: e se fossi morta soffocata? A chi sarebbe importato? A quest’uomo forse toglierei lo sfizio di farlo con qualcuna senza essere costretto a pagare…forse a lui un pochino dispiacerebbe, per un motivo o per un altro.
-Mi ami, Matteo?- gli chiesi voltandomi di nuovo verso di lui.
-Ma certo che sì, non potrei risponderti altrimenti dopo quello che hai fatto oggi!-
Sospirai, e vidi le coperte iniziare a vibrare oltre le lacrime. -Già…-
-Però cazzo non mi chiamare Matteo, mi fa schifo!-
Respirai l’odore della sigaretta che si stava accendendo, il fumo denso scese pesante nei miei polmoni, non potei fare a meno di tossire, e lui questa cosa non l’aveva mai sopportata.
-Avanti alzati, su- e mi scosse con un piede.
Ma perché, perché non mi dici subito che sono solo un oggetto, perché non mi butti fuori di casa quando hai smesso di divertirti, perché non capisci…
-Gaia, alzati- e incalzò ripetutamente sul fianco, mentre io immobile subivo – cazzo, alzati!- e con violenza mi spinse fuori del letto, lasciandomi rotolare come una bambola di pezza oltre il bordo, addosso al rigido comodino.
Sbattei per terra dolorosamente, l’urto si diffuse come una scarica d’elettricità per tutto il corpo.
Rimasi così, a piangere come una stupida, nuda come un verme, trovando l’unico appoggio sullo spigolo del mobiletto, mentre lui si alzava dall’altra parte e veniva verso di me.
-Non ho intenzione di sentire i tuoi stupidi piagnistei, stasera c’è il gala e voglio che tu sia pronta per le 19.
Poi uscì dalla camera sbattendo la porta, nello stesso momento in cui il pianto soffocava la mia gola ed io non potei che abbandonarmi ai singhiozzi isterici…
  
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