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Autore: LorasWeasley    07/09/2015    6 recensioni
AU|Game of Thrones [solangelo]
"E Nico sapeva che non se lo meritava, non avrebbe mai meritato un ragazzo del genere.
Ma sapeva anche di essere egoista, per questo non lo cacciava e non lo rifiutava.
Perché era una cosa che voleva principalmente lui e sapeva che più si legava e più lo distruggeva, sapeva che avrebbe dovuto darci un taglio, ma non aveva mai fatto nulla.
Non aveva protestato quando quella notte il biondo era entrato nella sua camera e l’aveva baciato.
Non aveva protestato quando erano finiti nel suo letto mentre i vestiti diminuivano.
Non aveva protestato quando Will si era addormentato con il viso nell’incavo del suo collo, il respiro che gli solleticava la pelle e un quasi sorriso sulle labbra.
Era uno stronzo egoista e non si sarebbe mai meritato quel ragazzo.
Era così egoista da essersi anche innamorato di lui."
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'CrossOver Solangelo'
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Okay, avevo detto che avrei smesso con i CrossOver, ma quel giorno non è oggi.
In questa storia ho voluto ambientare tutto nel mondo delle "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" meglio conosciuto come "Il trono di Spade".
Non ci sono spoiler di nessun tipo su quel libro, le vicende sono ambientate li ma non si uniscono o parlano in alcun modo della trama dei libri.
Forse la storia di Nico somiglia vagamente a quella di Jon Snow, ma la somiglianza persiste solo nella prima parte.
E' il primo CrossOver dove ho dovuto cambiare il cognome ai protagonisti perchè mi serviva per collocarli nelle diverse famiglie.
Ah, dimenticavo... E' pur sempre il mondo di George R.R. Martin, quindi ... il "Malinconico" nei generi ci sta tutto.
Penso di aver detto tutto e spero davvero che vi piaccia.
Un bacio, Deh
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L'inverno sta arrivando
 


Nico stava giocherellando con il cibo più che mangiarlo.
Era seduto nel tavolo più lontano e meno luminoso della sala grande di Grande Inverno.
Il banchetto in onore dei Lannister era davvero pieno di portate buonissime, c’erano torte di merluzzo e zucca invernale, montagne di rape, arrosti ricoperti di miele e grandi forme di formaggio. Ma a lui non andava proprio nulla.
-E va bene! Mangialo tu, ma smettila di guardarmi in quel modo!
Si stava rivolgendo a Mrs o’Leary, la sua Metalupa completamente nera.
Gli lanciò un pollo e lei lo azzannò mentre era ancora in aria, poi iniziò a mangiarlo voracemente.
Nico la guardò con un principio di sorriso, lei era la sua unica vera amica, quasi una parte di se stesso.
Quando finì gli si avvicinò per essere coccolata, poteva anche sembrare un cucciolo innocente.
Nico la grattò dietro le orecchie, poi le sussurrò – Andiamocene via da qui.
Quando si alzò per uscire dalla sala la Metalupa lo seguì in silenzio, quasi fosse la sua ombra.
Naturalmente a nessuno importava della sua presenza, questo gli permetteva di abbandonare il banchetto quando voleva, al contrario delle sue sorelle.
Si ritrovò nel parco degli dei.
Il cielo era grigio, grigio come lo stemma di suo padre.
C’era anche freddo, molto freddo, l’inverno stava arrivando anche se forse avrebbe resistito qualche altro anno.
Si ritrovò davanti l’albero del cuore, grande, imponente e millenario.
Il volto rosso intagliato in esso lo fissava, quasi a volerlo giudicare.
Nico chinò il capo e si inginocchiò, avrebbe voluto pregare, ma ormai non sapeva più per cosa.
Il silenzio era così fitto che non poté non accorgersi del rumore delle foglie calpestate.
Riaprì gli occhi di scatto e portò una mano all’elsa della spada, non erano più soli.
Gli bastò fissare Mrs O’Leary negli occhi per un solo secondo, lei capì al volo e balzò all’attacco.
Nico sentì un mugolio di dolore e uscendo la spada dal fodere si avvicinò.
La sua Metalupa aveva inchiodato a terra un ragazzo.
Capelli biondi e grandi occhi azzurri terrorizzati. Lannister.
Non poteva toccarlo, non dopo che avevano mangiato pane e sale sotto il loro tetto. Le leggi dell’ospitalità erano sacre.
-Mrs O’Leary, qui.
La Metalupa obbedì all’istante, iniziò a girare intorno alle gambe del suo padrone senza distogliere neanche un attimo il suo sguardo dal ragazzo ancora a terra.
Neanche Nico ripose la spada, gliela puntò al petto, non troppo vicino.
-Che ci fai qui? Sei un Lannister i tuoi Dei non sono questi, non dirmi che sei venuto a pregare o non la richiamo più- annunciò alludendo alla sua lupa.
Non che gliel’avrebbe mandata contro per davvero, ma non gli dispiaceva spaventarlo un po’ di più.
Ebbe quasi l’effetto opposto.
Il ragazzo si calmò e si mise seduto spazzolandosi la casacca. Non sembrava avere paura di Mrs O’Leary, non tanto almeno, il terrore che aveva visto prima dipinto sul suo volto era sicuramente dovuto allo spavento dell’effetto sorpresa.
-Mi sono perso- rispose semplicemente.
Il moro sbuffò e ripose la spada nel fodero, non prima di avergli indicato la strada per tornare al banchetto con la punta.
Ma il biondo non sembrava intenzionato a tornare al caldo.
Mentre era ancora inginocchiato a terra sorrise alla sua Metalupa e allungò una mano quasi a volerla toccare.
-Non farlo- l’avvertì Nico quasi spaventato che Mrs O’Leary gli staccasse la mano all’istante.
Non era mai stata mansueta con nessuno, non si era mai avvicinata a nessun estraneo, si faceva toccare solo da Nico, anche le sue sorelle ci avevano messo giorni solo per quella piccola impresa.
Ma con il Lannister non perse tempo, si avvicinò guardinga annusandogli la mano, si lasciò accarezzare qualche secondo dopo e infine gli leccò la faccia.
Il biondo scoppiò a ridere storcendo il naso mentre la mascella di Nico toccava quasi terra.
Quando si riprese sbuffò quasi geloso, e si andò a sedere su un grande masso di fronte l’albero del cuore, continuava a guardare di sottecchi la sua Metalupa e il suo nuovo amico.
Quando decise che era abbastanza la richiamò.
Lei tornò da lui senza il bisogno di un secondo richiamo, ma sembrava quasi che lo guardasse male per averla interrotta.
Nico la guardò male a sua volta, ma le passò comunque le mani nel suo soffice pelo nero quando gli si accoccolò di fronte.
Intanto il ragazzo si era alzato e si stava avvicinando a loro, adesso che altro voleva?
-Mi chiamo Will- proruppe quando gli fu di fianco.
Nico rispose senza neanche guardarlo – Non mi sembra di avertelo chiesto.
Will non sembrò sentirlo.
-Tu sei figlio di lord Stark.
E non era una domanda.
Nico fece un sorriso amaro – Ma non sono figlio di una Lady. Come l’hai capito comunque?
-Sei la copia di tuo padre, solo più carino- poi sghignazzò.
Nico alzò lo sguardo sul volto intagliato nell’albero esattamente davanti a loro, mentre Will si sedeva al suo fianco mormorò – Non dovresti mentire, non qui. Lui ci guarda.
Il biondo si mise a fissare l’albero a sua volta, Nico immaginava che dicesse qualcosa tipo “non sono i miei Dei” o qualsiasi altra battuta, invece il Lannister se ne uscì tranquillamente con – Non sto mentendo.
-Mi chiamo Nico- borbottò infine il ragazzo mentre Mrs O’Leary si animava per la presenza del giovane biondo.
Will sorrise.
Nico non era sicuro se per il fatto di avergli detto il proprio nome o perché la sua Metalupa avesse iniziato a richiedere le sue attenzioni.
Il moro lo sentì rabbrividire quando le sue dita gelide sfiorarono le sue, molto più calde nonostante il freddo, tra il pelo della pelliccia nera e soffice di quest’ultima.
Si ritrovò a borbottare –L’inverno sta arrivando.
 
Diventare un corvo dei Guardiani della notte.
A cos’altro poteva ispirare il bastardo del lord di Grande Inverno? Non di certo di diventare lord a sua volta e neanche a diventare cavaliere, non con quel cognome: Snow.
A Nico era sembrata l’idea più saggia.
Così, a soli 16 anni si stava dirigendo alla Barriera, costruita in migliaia di anni e talmente imponente da essere vista anche a miglia di distanza.
Aveva già fatto i suoi saluti quella mattina, salutando le sue sorelle con un “a presto” quando era quasi certo che non le avrebbe mai più riviste. Aveva raccolto le sue  poche cose e si era messo in viaggio con suo zio, già confratello dei Guardiani della notte, e Mrs O’Leary.
 
Fu la prima sera, quando si ritrovò nel padiglione della mensa a consumare la sua cena in un tavolo abbastanza isolato, che qualcuno gli si sedette di fronte con il suo piatto.
Nico non capiva chi potesse essere, non aveva fatto amicizia con le altre reclute che aveva conosciuto solo quel pomeriggio, a dire la verità non ci aveva scambiato neanche una parola e loro erano troppo impauriti dalla sua Metalupa, ormai adulta ed enorme, per provarsi ad avvicinarsi.
-Ciao- gli disse il ragazzo con un sorriso.
Nico rimase di sasso, non si sarebbe mai immaginato di rincontrarlo dopo due anni, non li.
Aveva parlato solo quella notte con il Lannister, i giorni successivi il moro si era presentato raramente ai banchetti e nelle sale gremite di gente, poi erano ripartiti.
-Ho riconosciuto lei- commentò allora il biondo quando capì che Nico non aveva nessuna intenzione di proferire parola – Sei il … – Si interruppe, forse non volendo davvero dire la parola “Bastardo”, quasi per timore che Nico potesse offendersi, come se non si sentisse appellare in quel nome diverse volte al giorno da quando aveva ricordi.
-Sei Nico Snow.
Allora si corresse e, come il loro primo incontro, anche quella non era una domanda.
Nico ritrovò le parole – Che cosa ci fai qui?
Perché tutto poteva immaginare, ma di trovare lui proprio li era davvero inconcepibile.
Era un ragazzo bellissimo e di alto lignaggio, perché avrebbe dovuto concedere tutta la sua vita ai Guardiani della notte? Al gelo della Barriera giurando davanti agli dei di non prendere mai moglie?
-Difendiamo il reame da ciò che c’è oltre la barriera, non te l’hanno detto?
Rispose il biondo come da manuale con una punta di sarcasmo.
-Sai cosa volevo dire- rispose a quel punto Nico scorbutico.
-Sembra così strano che io abbia deciso volontariamente di arruolarmi qui?
-Sinceramente? Si. Ovvio che si. Ma ti sei visto? Tu non sei fatto per il nord.
Nico si alzò quasi furioso, non sapeva neanche bene il perché del suo comportamento.
Andò via intimando alla sua Metalupa, ormai adulta, di seguirlo, non notò lo sguardo deluso di Will.
 
-Stai cercando di farti uccidere per caso?
La voce di Will gli arrivò dalle sue spalle, era in armeria e stava posando le armi che aveva utilizzato per allenarsi.
-Non so di cosa tu stia parlando.
Will era già un confratello dei guardiani della notte mentre lui avrebbe fatto il suo giuramento davanti l’albero del cuore qualche mese dopo.
-Sai benissimo di cosa sto parlando. Non puoi trattare i tuoi compagni in quel modo, non puoi comportarti come se tu fossi migliore di loro, non li puoi umiliare e spaventare per tutto il tempo, o presto te li ritroverai fuori dal tuo letto con un coltello per la tua gola.
-Che ci provino pure, so difendermi. E ho Mrs O’Leary.
-Vedo che ci tieni davvero tanto, le taglieranno la gola e si faranno un bel mantello con la sua pelliccia.
E Nico s’infuriò, chi si credeva di essere per dirgli come comportarsi? Chi si credeva di essere per prendersi tutta questa confidenza? Come poteva anche solo pensare che a lui non importasse nulla della sua Metalupa, l’altra metà di se stesso?
Si girò con la spada in pugno.
Gli colpì la guancia, un taglio invisibile per i primi due secondi. Subito dopo divenne rosso e il sangue iniziò a colare.
-Io sono migliore di loro!- Gli urlò Nico.
-Certo che lo sei- rispose il biondo perfettamente calmo –Mi sembra anche abbastanza normale visto che sei cresciuto nel castello di un lord. Quelli invece sono figli di contadini e artigiani, non hanno mai visto neanche da lontano una spada.
Nico si rese conto di quanto fossero vere quelle parole, di quanto si fosse comportato da stupido e da completo idiota per non averci pensato prima.
Will aveva ragione e nonostante tutti lo vedessero come uno stronzo, egoista, egocentrico ragazzino cupo lui l’aveva comunque avvertito cercando di salvargli la vita.
Tutti lo odiavano ma Will aveva capito che sotto quella corazza c’era ben altro, perfettamente nascosto dai vestiti neri, neri come il suo umore.
Perché Will era buono, altruista e gentile. E l’aveva salvato nonostante tutto.
Will era tutte quelle buone qualità che Nico aveva cercato di ignorare, si rese conto che la sua Metalupa l’aveva capito subito, per questo si era fatta toccare dopo meno di trenta secondi.
A Nico c’era voluto molto più tempo per arrivarci.
Quando la prima goccia di sangue si infranse a terra, il moro sbarrò gli occhi e lasciò cadere la spada, poi fuggì via.
 
E poi erano diventati amici.
Senza che nessuno dicesse nulla, senza scegliere un preciso giorno.
Semplicemente si erano pian piano avvicinati fino a diventare quasi inseparabili.
Era notte fonda e i due ragazzi erano ancora intorno al fuoco, c’era anche qualcun altro in giro.
Troppo lontani o troppo ubriachi per sentire le loro conversazioni.
Anche Nico non era perfettamente sobrio, non aiutava il fatto che tenesse la caraffa piena di vino rosso tra le sue mani come se ne valesse della sua vita.
Ormai aveva 17 anni ed era un uomo fatto.
-Allora, me lo dici come ci sei finito alla barriera?- Domandò a Will.
Non avevano più toccato quell’argomento da quella loro prima conversazione.
Will sospirò, ma infine rispose – Ero diventato lo scudiere di un lord, mio padre voleva che diventassi un cavaliere. Sono stato accusato di aver tentato di stuprare la figlia di questo lord.
Nico lo scrutò un solo attimo prima di commentare –Non ci credo, non puoi averlo fatto sul serio.
-Che ne sai?
-Non ne saresti proprio il tipo.
Will abbozzò un sorriso – Quella è la versione ufficiale.
-E la versione reale?
-Lui … voleva … me. Il mio corpo. E io … non potevo farlo.
Nico capì quanto gli costò raccontare tutto ciò, molto probabilmente non ne aveva mai fatto parola con nessuno.
-E gli ho lanciato un vaso, non dovevo, lo sapevo benissimo, ma infondo … Non mi è andata poi così male, no?
Si girò a fissarlo con un sorriso spento, non era uno dei suoi soliti sorrisi.
La cicatrice bianca che aveva sulla guancia quasi brillò al fuoco e a Nico si strinse il cuore.
Alzò lentamente una mano e andò a sfiorarla con i polpastrelli.
-Ti circondi di persone che non ti meritano e io sono in cima alla lista.
Abbassò del tutto la mano e lasciò andare la caraffa del vino che si infranse a terra, poi si alzò e barcollante si avviò ai suoi alloggi.
Mrs O’Leary si alzò dal suo posto caldo vicino al fuoco e fece per seguirlo, non prima di essersi fatta accarezzare da Will mentre gli lanciava uno sguardo che sembrava volesse dire “Tu non vieni?”
E Will non staccò neanche un attimo il suo sguardo da quella piccola figura nera che si allontanava da lui. Senza pensarci due volte si alzò e lo seguì.
 
Come aveva predetto Nico l’inverno stava davvero arrivando e sulla barriera si sentiva molto di più rispetto a qualsiasi alto posto nei Sette Regni.
Ma Nico e Will avevano capito che non sarebbero morti di freddo se si fossero riscaldati insieme.
Magari la notte. Magari pelle contro pelle. Magari dentro il letto di uno dei due, sotto montagne di pellicce.
E Nico sapeva che non se lo meritava, non avrebbe mai meritato un ragazzo del genere.
Ma sapeva anche di essere egoista, per questo non lo cacciava e non lo rifiutava.
Perché era una cosa che voleva principalmente lui e sapeva che più si legava e più lo distruggeva, sapeva che avrebbe dovuto darci un taglio, ma non aveva mai fatto nulla.
Non aveva protestato quando quella notte il biondo era entrato nella sua camera e l’aveva baciato.
Non aveva protestato quando erano finiti nel suo letto mentre i vestiti diminuivano.
Non aveva protestato quando Will si era addormentato con il viso nell’incavo del suo collo, il respiro che gli solleticava la pelle e un quasi sorriso sulle labbra.
Era uno stronzo egoista e non si sarebbe mai meritato quel ragazzo.
Era così egoista da essersi anche innamorato di lui.
 
Era certo che quella notte non avrebbe mai preso sonno.
Con l’indice stava seguendo i contorni dei suoi addominali sotto la coperta di pelliccia quando lo sentì mugugnare.
Si bloccò e alzò lo sguardo.
Nel buio notò comunque Will con gli occhi socchiusi, segno che si era appena svegliato, si stiracchiò un po’ e fece un lungo sbadiglio prima di chiedere con voce impastata dal sonno – Perché non dormi?
Nico sentì un brivido di freddo lungo la schiena e come riflesso involontario si strinse di più a lui, poi mormorò – Devo dirti una cosa.
Will sembrò svegliarsi del tutto, non poteva non aver notato il suo tono serio.
-Il Lord Comandante vuole fare una spedizione con tutti i ranger che ha a disposizione prima che il vero gelo arrivi.
Quello era il suo lavoro, Nico era un ranger e spesso andava oltre la barriere per qualche settimana, Will non capiva cosa potesse essere cambiato fino a quando il ragazzo non continuò.
-Staremo via quasi tre mesi, vuole spingersi davvero lontano.
Will si irrigidì.
-Fammi venire con te.
-Sai che non puoi- E Nico lo disse con un tono di voce che non ammetteva repliche.
-Ti prego.
Nico sospirò, era quasi tentato di dire si, di lasciar di nuovo uscire il suo egoismo.
Voleva che il biondo lo seguisse, che non si allontanasse mai da lui, perché Will era suo.
Ma questa volta non poteva.
Si sporse in avanti e gli lasciò un leggero e dolce bacio alla cicatrice nella guancia.
-Mi aspetterai qui, perché io tornerò, te lo prometto.
A quel punto, in perfetto contrasto con la dolcezza di prima, lo baciò a bocca aperta, scendendo sul suo collo marchiandolo a sangue.
Suo. Era solo suo e tutti avrebbero dovuto saperlo.
 
Si stava allacciando gli stivali mentre la sua Metalupa gli girava intorno, pronta anche lei per quella lunga partenza.
Will era di fronte a lui, lo fissava come se volesse imprimersi nella mente ogni suo piccolo particolare e non scordarlo mai più.
Si erano già salutati a dovere quella notte, Nico sapeva che avrebbe dovuto affrontare una lunga cavalcata il mattino successivo e che forse avrebbe dovuto dormire, ma aveva mai ascoltato la sua coscienza?
Fu finalmente pronto quando la spada fu al suo fianco.
Will lo baciò, assaporando per un’ultima volta il suo sapore.
Non lasciò cadere le mani dal suo viso e si scostò solo di qualche centimetro dalla sua bocca mentre diceva – Senti Nico, io …
Ma poi si bloccò, come se le parole successive gli morissero in gola.
-Cosa?
Will sospirò, distolse lo sguardo, lasciò ricadere le mani lungo i fianchi e fece un passo indietro mentre infine mormorava – Sta attento, okay?
Nico strinse le labbra mentre annuiva, sapevano entrambi che non era ciò che gli voleva davvero dire.
Si lasciò precedere fuori mentre lui faceva un’ultima cosa.
Doveva scrivere un’ultima cosa.
Un piccolo rotolo di pergamena, ecco quello che aveva dato Nico a Will l’attimo prima di salire in sella e partire.
Will lo aprì subito dopo che le piccolissime figure nere, che si vedevano da sopra la Barriera, scomparvero dietro gli alberi.
“Ti Amo anche io”.
 
Un mese.
Due mesi.
Tre mesi.
Tre mesi e una settimana.
Tre mesi e due settimane.
Quatto mesi.
E nessuno era ancora tornato indietro.
Neanche un corvo messaggero.
Will si distraeva come meglio poteva, dando tutto se stesso nell’allenamento, ma era impossibile non pensarci, soprattutto la notte.
“Torna, ti prego, devi tornare da me. Me l’hai promesso.”
Era questo il suo pensiero fisso, era questo che chiedeva ogni notte ai Sette Dei.
Nessuno di loro l’aveva mai ascoltato.
Poi un giorno il corno suonò, suonò una volta sola e il cuore di Will si riempì di speranza.
Ranger di ritorno.
Si scoprì essere un gruppo di massimo 15 persone, a piedi, mezzo congelati e denutriti, raccontarono di come quella spedizione fu una vera e propria carneficina.
Tra di loro Nico non c’era.
Quando Will chiese di lui nessuno sapeva niente, per loro poteva benissimo essere morto come poteva vagare per la foresta.
Di una cosa però erano certi: Mrs O’Leary era morta.
 
Fu due giorni dopo che il corno risuonò.
Di nuovo la luce si accese in Will, ma tutte le sue speranze si affievolirono subito.
Il corno suonò una seconda volta. E poi una terza.
Estranei.
Era notte fonda e c’era così freddo che neanche stare accanto al fuoco aiutava.
Alla fine dell’ultimo richiamo ci fu un silenzio quasi disumano, poi iniziò il caos.
Chi gridava ordini, chi correva per recuperare tutte le armi disponibili, chi era terribilmente spaventato e chi continuava a imprecare commentando “non è possibile, non si vedono gli estranei da anni!”
Will recuperò il suo arco e fu collocato sopra la barriera, per colpire gli estranei dall’alto.
Ma le sue frecce con la punta fatta di vetro di drago, comunemente chiamata ossidiana, finirono ben presto e la sua abilità di arciere non fu più utile.
Venne mandato giù, nel cuore della vera battaglia.
Come uccidere dei morti?
Will aveva combattuto in vita sua, giostrato, partecipato anche a combattimenti sleali, ma questo … questo superava tutto.
Solo l’ossidiana riusciva a ucciderli davvero, l’ossidiana e il fuoco.
Ricordava che all’inizio dello scontro aveva avuto una lancia con la punta di quel materiale, adesso perduta chissà dove.
Ma la cosa peggiore era il gelo. Il gelo più assoluto che ti entrava fin dentro le ossa.
Non aveva idea di quanto tempo fosse passato, forse solo cinque minuti, forse tutta la notte e l’alba era alle porte, non ne aveva idea. Sapeva solo che si sentiva sempre più stanco, che i suoi affondi non erano più così precisi e che aveva in mano solo una spada d’acciaio neanche sua.
Come uccidere qualcuno che dopo averlo pugnalato al cuore più e più volte si rialzava tranquillamente?
Come bruciarli quando il fuoco era solo un lontano ricordo e il gelo inglobava tutto?
Non ce la faceva più.
Quando alzò lo sguardo sul centesimo Estraneo che ormai affrontava perse qualche battito.
Era lui.
Per un attimo pensò che fosse ancora vivo, che nonostante tutto fosse riuscito alla fine a tornare alla Barriera, a tornare da lui.
Ma si rese conto troppo presto che era davvero morto.
Poteva vedere le varie ferite al petto dove varie lame l’avevano infilzato, ma soprattutto, poteva vedere i suoi occhi dietro i lunghi ciuffi corvini neri, erano azzurri, di un azzurro gelido.
Will urlò e si gettò in ginocchio, lasciando andare via la spada.
Non poteva combatterlo, non poteva combattere il suo corpo, anche se quello non era più lui.
Nico se n’era andato per sempre e Will sarebbe morto prima di rivedere l’alba, ormai lo sapeva, quindi perché non farsi uccidere proprio da lui?
Sapeva che se fosse sopravvissuto non ce l’avrebbe fatta a continuare, non voleva sopravvivere.
L’estraneo gli si avvicinò lentamente, i movimenti dei non morti erano sempre goffi e lenti, Will non mosse un muscolo.
Non si mosse neanche quando alzò la spada e la riabbassò su di lui.
Chiuse gli occhi quando sentì la lama entrare nel suo cuore.
Aprì la bocca, ma neanche un urlo uscì da essa, solo il fiato condensato.
“Io tornerò, te lo prometto” gli tornò in mente la promessa di Nico e quasi scoppiò a ridere istericamente se solo ne avesse avuto le forze. In effetti l’aveva mantenuta.
Si accasciò a terra mentre sentiva i suoni della battaglia che pian piano scomparivano, tutto stava iniziando a scomparire, non sentiva più neanche il gelo.
Poi il buio totale.
 
Dal buio emerse una figura, l’avrebbe riconosciuto ovunque.
Nico gli stava sorridendo dolcemente, Will non aveva dubbi che questa volta fosse lui, i suoi occhi erano di nuovo i pozzi neri e profondi che lui ricordava e amava così tanto.
Quando gli fu di fronte gli porse una mano.
Will ci si aggrappò come se fosse la sua unica ancora di salvezza poi parlò con un filo di voce mentre le lacrime gli inondavano le guance.
-Ora posso venire con te?

-Si, ora si. Per sempre.
 
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