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Autore: E S S E    07/09/2015    3 recensioni
"Comunque, tornando al discorso di prima, Nico non riusciva mai a capacitarsi di come potesse la gente avere un desiderio così ardente di festeggiare tutto il giorno, la sera in particolare.
Lui, invece, preferiva di gran lunga starsene nel suo piccolo appartamento di Brooklyn, a guardarsi un film splatter, ad ascoltare della decente musica hard rock, a leggere un bel thriller o un horror, godendosi poi una bella tazza fumante di caffè nero. Insomma, una serata tranquilla, in completa e amata solitudine.
E, tutto ciò, sarebbe stato quello che si sarebbe prefissato di fare anche quell'anno, se non fosse stato per un certo biondino invadente…"
Cosa succederebbe se Nico odiasse la festa dell'Indipendenza Americana, ma Will lo convincesse ad assistere ai fuochi d'artificio insieme a lui?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se c'era una cosa che Nico Di Angelo odiava, quella erano le Feste Nazionali. E, il 4 luglio, la Festa dell'Indipendenza Americana, spiccava nella sua lista di feste insopportabili.
Ma seriamente, come faceva una persona razionale, con un cervello in grado di pensare, a voler rischiare la claustrofobia all'aperto per colpa di un'orda di gente che si accalcava da tutti i lati della strada, per assistere a uno stupidissimo, oltre che pericoloso, spettacolo pirotecnico?
E poi, d'accordo che New York era una grande città, ma come facevano a esserci così tante persone da non riuscire neanche a vedere dove stessi andando? (Beh, anzi, era già tanto se riuscivi a muoverti.)
Nico aveva una sola parola per descrivere quelle persone: pazzi. Pazzi suicidi masochisti che rinunciavano a fare qualunque cosa per vedere dei fuochi d'artificio.
Ok, Nico su questo fronte aveva un po' di vantaggio, visto che se avesse voluto uno spettacolo pirotecnico degno di questo nome, avrebbe potuto chiedere a quello svitato di Leo Valdez. Quel piromane l'avrebbe di sicuro accontentato senza opporsi minimamente.
Comunque, tornando al discorso di prima, Nico non riusciva mai a capacitarsi di come potesse la gente avere un desiderio così ardente di festeggiare tutto il giorno, la sera in particolare.
Lui, invece, preferiva di gran lunga starsene nel suo piccolo appartamento di Brooklyn, a guardarsi un film splatter, ad ascoltare della decente musica hard rock, a leggere un bel thriller o un horror, godendosi poi una bella tazza fumante di caffè nero. Insomma, una serata tranquilla, in completa e amata solitudine.
E, tutto ciò, sarebbe stato quello che si sarebbe prefissato di fare anche quell'anno, se non fosse stato per un certo biondino invadente…
 
Tutto ebbe inizio esattamente quella mattina.
Era sabato, e quindi il ragazzo, la sera prima, non si era preoccupato di puntare la sveglia, visto che:
A) Era estate, e
B) Era andato a dormire alle tre del mattino.
Per l'appunto, stava ancora dormendo, in una posizione del tutto inumana, tra l'altro: supino, con una gamba fuori dal lenzuolo, mentre l'altra era piegata verso l'esterno, un braccio che penzolava dal letto e l'altro a coprirgli la fronte. Senza dire che il cuscino era finito sopra la sua pancia e le coperte, lenzuolo escluso, erano state calciate via per il caldo. Eppure, sembrava tranquillo e beato, con un'espressione (quasi) pacifica sul suo volto addormentato. Ci voleva qualcosa che disturbasse il suo idillio, no?
Improvvisamente, il suo cellulare prese a riprodurre a tutto volume l'urlo straziato di una ragazza, ovvero la sua suoneria di chiamata.
Il moro non si mosse, non si spaventò. Aprì gli occhi lentamente, con fare inacidito, per poi voltare la testa e puntare uno sguardo omicida sull'aggeggio sul comodino, sperando di indurre paura a chi gli stesse telefonando e convincerlo ad attaccare.
Purtroppo non funzionò, in quanto l'urlo continuava imperterrito.
Allungò svogliatamente il braccio, raggiungendo il cellulare e portandoselo davanti alla faccia. Sullo schermo, spiccava una scritta luminescente, con il nome di "Solace"
Grugnendo, accettò la chiamata e si portò l'aggeggio infernale all'orecchio.
-Tu morirai presto, lo percepisco- esordì con voce tagliente.
-Buongiorno anche a te, splendore- gli venne detto dall'altro capo del telefono.
-Spero tu abbia una buona ragione per avermi svegliato a quest'ora del mattino- aggiunse in tono piatto lui.
-Mattino?- rise il suo amico al telefono.
-Nico è l'una e mezza di pomeriggio-
-Invece per me è l'alba, buonanotte- disse cercando di riattaccare.
-Aspetta, aspetta, aspetta-
-Cosa c'è ancora?- chiese, vagamente spazientito.
-Penso che la tua finestra sia rotta- asserì il ragazzo.
-E tu come fai a..?- chiese sbalordito.
-Aspetta. Dove sei in questo preciso istante, Solace?-
-Affacciati- disse solamente lui.
A quelle parole, Nico si alzò dal letto, rischiando più volte di inciampare nelle coperte, andando poi a scostare le tende dalla finestra e aprirla.
-Ciao, Mister Morte- lo salutò un raggiante Will Solace. Era seduto sulla scala antincendio e in una mano reggeva una busta di cartone, mentre l'altra teneva ancora il cellulare vicino al suo orecchio.
A quella vista, Nico riattaccò la chiamata.
-Sei uno stalker, Solace- disse solamente.
-Io preferirei "sei un ragazzo molto dolce e premuroso, Will"- propose lui con un sorriso sulle labbra.
-Sei uno stalker, Solace-
-Ma uno stalker molto gentile che ti ha portato la colazione- gongolò lui, porgendogli il sacchetto di carta.
Nico lo accettò titubante, ma poi ne estrasse un buon caffè nero che bevve tutto d'un sorso.
-Oh, miei dei, ma come fai?- chiese il biondo, stupito dalla velocità con cui avesse trangugiato il liquido ancora bollente.
-Anni e anni di addestramento- rispose con la voce ovattata dal bicchiere ancora tra le labbra.
-Perché sei qui, dunque?- chiese poi, in un sonoro sbadiglio.
-Per chiederti di venire con me a vedere i fuochi d'artificio, che si terranno a Central Park, questa sera-disse sorridendo.
Nico lo fissò per qualche istante, senza proferir parola.
-No- rispose poi, dopo qualche minuto.
-Perché no?- chiese Will, evidentemente convinto a non perdere le speranze.
-Perché non voglio-
-E perché non vuoi?-
-Perché no-
-Non è  una risposta accettabile-
Nico roteò gli occhi, spazientito.
-Perché odio stare in mezzo a così tanta gente-
-Ma ci sarò io a proteggerti- lo rassicurò il biondo, beccandosi un'occhiataccia micidiale da parte del suo interlocutore.
-Scordatelo, Solace- tagliò corto il moro.
-Dammi una valida ragione e io la smetterò di assillarti- asserì sorridendo.
Nico sbuffò sonoramente, non trovando nessun buon motivo per dire di no.
Will ridacchiò contento.
-Aha, lo sapevo! Passo a prenderti alle nove, d'accordo?- chiese alzandosi, sempre col sorriso sulle labbra.
-Non ce n'è bisogno, possiamo vederci direttamente lì- disse lui, usando il suo tono piatto di sempre.
-Io direi che ce n'è bisogno, invece- disse, prendendogli il mento con due dita, per poi lasciargli una bacio sulla guancia.
-A stasera, Mister Morte- lo salutò, correndo giù dalle scale.
Quel ragazzo era un pazzo, e lui lo era ancora di più per aver accettato di vederlo quella sera, rinunciando così al suo programmino annuale.
 
Alle nove in punto, suonarono al campanello.
-Arrivo!- sbraitò Nico, ancora davanti allo specchio nell'intento di dare una forma ai suoi capelli, senza risultati.
Si guardò un istante. Aveva una maglietta grigio antracite a effetto crinckle, i pantaloni neri strappati sulle ginocchia con delle catene come cintura e delle Vans nere. Assolutamente normale.
Pochi istanti dopo, aprì la porta, trovandosi davanti un ragazzo biondo tirato a lucido come un ragazzino il primo giorno delle elementari.
-Ti prego, dimmi che non stai indossando veramente una camicia rosa- fu il commento del moro.
-Ciao anche a te- rispose lui, per nulla offeso.
-Andiamo?- chiese poi, col il sorriso stampato in faccia.
Nico si limitò ad annuire, uscendo dal suo appartamento e chiudendosi la porta alle spalle.
 
Dopo un tempo che a Nico parve infinito, arrivarono a Central Park.
-Dove stai andando, Solace?- gli chiese lui, vedendolo svoltare verso l'edificio che si trovava alla sua destra.
-Ma come, non te l'ho detto?- rispose con falsa aria innocente, per poi indicare davanti a sé.
-I fuochi li vedremo meglio dal tetto di questo palazzo. Andiamo?- continuò poi, invitandolo a proseguire.
Nico rimase fermo per qualche istante, ma poi si addentrò nell'edificio, seguendolo.
Appena varcarono la soglia, Will puntò dritto all'ascensore.
Arrivati all'ultimo piano, presero una scaletta malferma e, pochi gradini dopo, si ritrovarono sul tetto.
-Dai, vieni- disse il biondo, facendogli strada verso il lato da cui si poteva vedere il parco.
-Quanta gente- fu il commento di Nico, per niente impressionato, a differenza dell'altro.
-Potresti fingere di essere un tantino più elettrizzato?- gli chiese Will, ridendo.
-Intendi come te che sembri un bambino davanti a regali di Natale?- lo schernì di risposta lui.
Will stava per rispondere, quando lo spettacolo iniziò.
Rumore, luci e colore si liberarono sopra Central Park, offrendo una gran bella vista ai due ragazzi sul tetto.
Dopo qualche minuto a fissare tutti quei colori, Nico portò lo sguardo sul suo amico. Quel ragazzo era così eccitato da tutta quella luce, che al moro parve che i suoi occhi fossero diventati a forma di cuore. Aveva lo sguardo rivolto verso l'alto, un sorriso a trentadue denti che andava da un occhio all'altro e i pugni stretti davanti al petto, come i bambini.
Evidentemente, il biondo dovette accorgersi di essere fissato, visto che smise di guardare il cielo per puntare i suoi occhi azzurri in quelli neri di Nico.
-Cosa c'è?- chiese con un leggero sorriso, passandosi una mano tra i capelli come quando era imbarazzato.
Nico si voltò verso di lui e così fece anche Will.
-Baciami- gli ordinò il moro, con un sorrisetto sulla bocca.
Will rimase un attimo fermo, forse sotto shock, ma poi si avvicinò lentamente a Nico, prendendogli il viso fra le mani e avvicinando le labbra alle sue.
Fu un bacio lento, dolce e terribilmente romantico, con i fuochi d'artificio di sottofondo.
Quando si staccarono, Will sorrise, mentre Nico ghignò divertito.
-Penso che non mi dispiacciano più tanto queste feste- commentò, prima di baciarlo nuovamente, ignorando completamente lo spettacolo pirotecnico per la seconda volta.



Intanto nell'Erebo...
Ma buongiorno/pomeriggio bellissimi ragazzi che popolano questo fandom! 
Che dire... Ieri, nella mia fantastica (cioè, odiosa) city, c'erano i fuochi d'artificio per... a dire il vero, non l'ho ancora capito perché li facciano. Cooomunque, io, invece di andare a vederli, perché sono un po' come il Nico che ho descritto, sono rimasta nella mia stanzetta, sul mio amato materasso, a scrivere questa ff.
Allora? Come vi è sembrata? Sono puffolosi, vero? Sì, lo sono, decido io :)
Lasciatemi una baby baby recensione, per favoruccio, ya? Bravi patatini.
Continuate a shippare Solangelo, chicos!
Bashioni,
S.


ps: *prega Afrodite e Cupido che succeda anche a lei quello che è successo a Nico nella ff*  Non avete letto nulla ;D


 
   
 
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