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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    07/09/2015    0 recensioni
Questa raccolta, con protagonisti Sherlock e il Dottore sulla loro vita insieme, contiene le storie scritte per gli event dei gruppi Facebook "We are out for Prompt" e "Who LindtLock Drabble"
La prima volta che Sherlock vide il Dottore: "Un banale pomeriggio di settembre in cui, su una scena del crimine, atterra una strana cabina blu."
La morte di Sherlock: "John Watson non è stato l'unico a soffrire per la "morte" di Sherlock Holmes."
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Cross-over, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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prompt del gruppo "We are out for prompt": John Watson non è stato l'unico a soffrire per la "morte" di Sherlock Holmes.

Sherlock Holmes era da sempre stato la più grande mente investigativa che avesse mai attraversato le strade di Londra, o per meglio dire la più geniale mai nata sul pianeta Terra. Così geniale che alcuni alieni, quando andavano a visitare quel pianeta di quinto livello, si chiedevano come fosse stato possibile che una mente di una civiltà sicuramente più evoluta (almeno del sesto livello) fosse mai potuta esistere lì, proprio in quel luogo e in quel punto storico.
Il 221 B di Baker Street, non era, dunque, visitata solo ed esclusivamente da umani in grave pericolo o con casi incredibilmente variegati. No, c’era anche un via vai di alieni che prendevano l’aspetto umano solo per poterlo vedere, quasi fosse la più grande e gioiosa opera di un museo il cui biglietto costava davvero poco.
C’era stato un tempo, per lo meno, in cui tutto quello era successo con tranquillità e, probabilmente, l’unico e solo consulente investigativo di tutto il pianeta Terra si era ben accorto della cosa, per quanto si guardasse bene dal dirlo per non scatenare reazioni esagerate dal suo amico John Watson.
Uno di questi “visitatori spaziali” era stato un tipo strano con una giacca di pelle nera da motociclista, dei jeans anch’essi neri e gli occhi ed i capelli dello stesso colore che a quanto pareva abitava in una cabina telefonica della polizia anni ’50 di un bel colore blu acceso.
Sherlock era stato fin da subito affascinato da quel tipo, tanto da convincerlo a lasciargli il numero telefonico e ad andarlo a trovare più volte possibili, per quanto, secondo l’altro si erano già visti più volte.
L’aveva visto arrivare sotto vari aspetti, si era anche chiesto come diamine questo fosse possibile, all’inizio. Aveva poi scoperto che quell’ “uomo dello spazio” si chiamava Dottore, che era un Signore del Tempo, proveniente da Gallyfrey della costellazione di Kasterborous, che fosse comune alla sua gente rigenerarsi non appena morivano e quindi che cambiavano aspetto, che la sua cabina telefonica blu, come si ostinava a chiamarla il detective era in realtà una macchina del tempo e dello spazio dallo strano nome di “Sexy” o, per meglio dire era una TARDIS. Insomma, gli era bastata un po’ di pazienza per venire a capo di quel mistero, e non ce n’era sicuramente voluta di più per scoprire che quell’alieno proteggeva il pianeta e per decidersi a fare qualche piccola fuga con lui quando era annoiato (all’insaputa del coinquilino, ovvio.) Questo era successo fino ad un certo giorno, ad una certa ora.
Si trovava sul tetto dal quale avrebbe dovuto inscenare la sua morte, Jim Moriarty si era appena sparato in bocca, anche se aveva il sospetto che non fosse del tutto morto. Se, come temeva, Jim Moriarty, non era altro che il Maestro allora era in guai fino al collo. Perché, come già appurato i Signori del Tempo, quali il Dottore ed il Maestro non facevano altro che rigenerarsi ad ogni morte.
Aveva assistito, una volta, alla morte del Dottore ed era stata anche l’ultima volta che aveva versato qualche lacrima. Non poteva negare i suoi sentimenti verso quel chiacchierone di un alieno.
Si trovava lì, in mano teneva il proprio cellulare ed osservava verso il cornicione, avrebbe chiamato John a momenti, poi si sarebbe buttato. Se tutto andava bene avrebbe potuto salvarsi grazie a Mycroft.
Sentì in quel momento l’inconfondibile suono di un TARDIS che si materializzava. Un ronzio che, sinceramente, avrebbe dato sui nervi a chiunque, proprio come il suo proprietario, ma che a Sherlock non faceva altro che sorridere. Avrebbe voluto correrci dentro e barricarcisi, fregandosene di tutto quello che l’aveva circondato fino a quel momento. Lui, il Dottore e Sexy, nient’altro. Ma non poteva se no sarebbero morti i suoi amici e parenti.
Qualcuno aprì la porta verso l’esterno e un uomo dai capelli brizzolati, gli occhi marroni, con la giacca nera dai risvolti rossi, un panciotto e dei pantaloni neri anch’essi ed una camicia bianca semi aperta uscì dal TARDIS per poi appoggiarsi tranquillamente al fianco di quest’ultima.
- Non lo farei, se fossi in te.- Disse, tranquillo. Osservandolo negli occhi.
Doveva ammettere che il dodicesimo era il suo Dottore preferito, per iniziare non lo costringeva a ricevere abbracci non appena si vedevano (anche se dal Dottore non erano poi così male, anzi…), poi non cercava sempre di fargli fare quello che voleva lui e non lo riempiva di chiacchiere come gli altri Dottori (anche se lui conosceva bene come fare tacere un Dottore, eh! Non gli servivano neanche le parole, a volte!). Insomma, la sua posizione e il suo possesso del TARDIS era tutto ciò che lo caratterizzavano come il Dottore.
- Lo sai, che lo devo fare.- Disse, guardandolo negli occhi.
- Sì, lo so. E’ un punto fisso nel tempo. Ma potrei sempre usare un prototipo di te e tenerti fuori dai giochi per qualche annetto. Non mi dispiacerebbe la tua compagnia… e non credo che dispiacerebbe nemmeno a Sexy o a Clara.-
Sherlock storse le labbra.
- Ho da fare, Dottore… ma ti posso assicurare che quando tornerò ti chiamerò e se avrai lasciato il posto della companion libero potrei decidere di viaggiare definitivamente con te.- Infine digitò il numero di John e lo chiamò per la prima ed ultima volta. Si diresse verso il cornicione, mentre parlava al telefono.
Per questo non vide il Dottore sorridere e rientrare nel TARDIS, per guardare la scena da dentro.
- Lo farò, Sherlock.- Sussurrò, mentre metteva in moto.
Nello stesso momento in cui Sherlock cadeva nessuno si accorse, nella confusione che qualcuno stava correndo assieme a John, qualcuno di indesiderato che proveniva da una viuzza della strada, qualcuno dai capelli castani scomposti in un ciuffo sul davanti, una giacca marrone e delle scarpe da ginnastica di tela che aveva lasciato dietro di se una cabina telefonica della polizia anni ’50 dall’inconfondibile colore blu.
   
 
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