Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Ruta    07/09/2015    4 recensioni
Molly non è sicura di riuscire a decidere cosa trovi più bizzarro: il fatto che Sherlock prenda tanto a cuore la sorte del suo cuoio capelluto o l’uso, assolutamente corretto, ma non meno inquietante, che ha appena fatto della parola immagine.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
a change

[…] Di fronte al mutamento l’amore inorridisce più che di fronte alla distruzione.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano II, 1879/80

 

 

 

 

Ipocondria da cambiamento.

 

 

 

 

 

 

“Cos’è questo?”
Molly distoglie lentamente lo sguardo dalla provetta che sta reggendo. Sorride a Sherlock e John, che sono appena entrati nel laboratorio. “Ciao, ragazzi,” li saluta, posando la provetta e procedendo all’identificazione della successiva.
“Rispondi alla domanda, Molly.” Se l’irritazione sul suo volto lascia adito a dubbi legittimi (Sherlock tende ad esserlo con problematica frequenza e allarmante facilità), il tono di Sherlock purtroppo è inequivocabile e lei non può ignorarlo. “Cosa. È. Questo,” lo sente scandire.
“Ti riferisci ai capelli?” Molly si stringe nella spalle con disinvoltura, nel movimento i capelli le sfiorano le spalle in un’onda leggera e morbida. “Niente. Mi andava di farlo, tutto qui. Avevo voglia di un cambiamento.”
Sherlock ha un fremito visibile alla parola ‘cambiamento’, reagisce come se lei avesse annunciato l’apocalisse o pronunciato il nome di suo fratello. “E questa voglia di un cambiamento doveva necessariamente concretizzarsi in un drastico cambiamento di immagine?”
Molly non è sicura di riuscire a decidere cosa trovi più bizzarro: il fatto che Sherlock prenda tanto a cuore la sorte del suo cuoio capelluto o l’uso, assolutamente corretto, ma non meno inquietante, che ha appena fatto della parola immagine. Riderebbe se solo avesse la certezza che la sua risata avrebbe speranze di alleggerire la tensione nell’aria o di attenuare il fastidio che, nonostante ogni buon proposito, ora sta suo malgrado provando. “Sono solo capelli, Sherlock,” cerca di minimizzare, ma il suo buonumore è irrimediabilmente compromesso e la sua voce suona più seccata di quanto vorrebbe. “Ricresceranno.”
“So bene come lavora la fisiologia dell’organismo umano e conosco le dinamiche
dei meccanismi di base a livello molecolare delle funzioni di cellule e organi. Ciò di cui, tuttavia, non sembri palesemente tener conto è il fattore tempo. Occorreranno anni prima che raggiungano la precedente lunghezza.”
“Che anni siano allora!” sbotta Molly, rivolgendogli un’occhiata gelida. “E con questo non ho intenzione di spendere una parola di più sull’argomento.”
“Bene, ma se pensi che –”
Molly gli volge la schiena decisamente, nello stesso momento in cui John decide di intervenire e con voce perentoria, in cui il rimprovero e l’avvertimento sono indiscussi, lo richiama.
“Bene!” esclama Sherlock, anche lui spazientito. Pur non avendo modo di osservarlo, perché di spalle, Molly può immaginarne l’espressione alterata dal modo in cui è scattato. “Va bene!”
Rimane immobile, irrigidita nella sua posizione concentrata fino a quando non sente le porte del laboratorio sbattere con malagrazia, dopo che lui le ha attraversate per uscire. Allora rilassa le spalle in un gesto di contrizione e stanchezza insieme, si passa una mano tra i capelli, frustrata.
“Si può sapere che accidenti gli è preso?” domanda a John. Lui la sta guardando con l’aria rammaricata tipica di quando è costretto a rimettere insieme i pezzi che Sherlock si lascia dietro dopo le sue esplosioni di rabbia, rigurgiti di noia e umore nero.
Molly si acciglia, si prende l’estremità di una ciocca e la esamina criticamente, improvvisamente insicura. “Anche a te sembrano tanto orribili?”
John solleva le mani, mostrandole i palmi. “Sinceramente, Molly, sono i tuoi capelli. Non ritengo necessario che sia io a ricordarti che sei liberissima di farci quello che vuoi per quel che mi riguarda, anche tingerli di nero e sperimentare una di quelle pettinature in stile punk. Solo, in quel caso avvertimi prima, okay? Voglio avere il telefono a portata di mano per immortalare la faccia che farebbe Sherlock.”
Il ghigno che le rivolge è irresistibile e Molly scoppia a ridere. “Consideralo fatto.” Sta per riprendere la provetta che stava apprestandosi a studiare prima del loro arrivo, ma la sua attenzione si proietta nuovamente sulle porte del laboratorio. Pensa a Sherlock e si domanda dove possa essere andato, cosa stia pensando e facendo.
John segue la direzione del suo sguardo e sospira, sfregandosi la nuca. Sembra sul punto di dirle qualcosa, ma Molly lo procede. “Credi che dovrei –” muove le mani in quella direzione, lasciando cadere la sentenza nel silenzio tra loro. Raggiungerlo, parlargli… dio solo sa come volesse concludere.
“Lasciagli un po’ di tempo per sbollire. È di Sherlock che stiamo parlando. Reagire in modo esagerato fa parte del suo carattere.”
A quello Molly non può che annuire, ma lo fa meccanicamente, distratta. La sua mente sta elaborando, compiendo voli pindarici. “Perché credi che lo abbia fatto? Reagire così, intendo. In fondo si tratta soltanto di capelli.”
“I cambiamenti lo intimidiscono o forse…” John la guarda con occhi improvvisamente straniti.
“Forse?” lo invita a proseguire.
“Niente, un’idea stupida.” Scuote la testa. “Ma…”
“Cosa?” chiede Molly con maggiore insistenza.
John non la sta più guardando, ma la perplessità è sparita e sebbene quando le risponde suoni divertito, i suoi occhi ora hanno una luce folgorata di comprensione. “Probabilmente i tuoi capelli dovevano davvero piacergli.”

 

 

┌┘∫≈♪●◊▪∫└┐

 

 

 

“Questo cos’è?
Sherlock potrebbe innervosirsi per l’insulsità della domanda, ma non è quello inaspettatamente ad offenderlo. È piuttosto l’aria sconcertata che Molly aveva dipinta in faccia quando lo ha visto entrare e ancora di più, lo è quella di confusione e cauta diffidenza con cui adesso sta squadrando alternativamente lui e il pacchetto che pochi istanti orsono le ha porto, dopo averlo preso dalla tasca interna del Belstaff.
Storce la bocca e cercando di non darlo a vedere, espone brevemente: “Un regalo.”
Il suggerimento viene accolto da Molly con un sbuffo e un’alzata d’occhi al cielo. “Questo lo vedo, solo che… non capisco. Perché mi hai fatto un regalo?” Lo fissa come un puzzle e se fosse un uomo diverso, dalla natura più semplice e spontanea, Sherlock si sentirebbe a disagio per l’occhiata che lei gli ha lanciato. Ma lei è Molly, Molly Hooper e non lascerà che gli occhi della sua patologa di fiducia, per quante emozioni riescano ad esprimere tutte insieme, lo innervosiscano.
Sherlock si esibisce in tutta la sua altezza con un cipiglio inalberato, ma Molly non ne è particolarmente toccata, anzi nemmeno sembra notarlo. Che l’atteggiamento di Molly nei suoi confronti sia mutato è un mistero che gli è noto da tempo, eppure è in quel preciso momento che si accorge della portata effettiva di quel drastico mutamento e di quanto profondamente tutto ciò intacchi la sua sicurezza. È quasi con nostalgia che ripensa alla vecchia versione di Molly. Quella Molly, con cui era così semplice avere a che fare, non l’avrebbe mai fissato tanto sfacciatamente, quella Molly aveva uno sguardo liquido di adorazione a cui non doveva spiegazioni, non avrebbe mai dovuto dimostrare alcunché.
Sherlock si schiarisce la voce, si costringe a guardarla quando l’istinto primo sarebbe di guardare ovunque tranne che lei. “Mi dicono che sia consuetudine comune alle masse comprare un dono per farsi perdonare un torto fatto a un amico. Nel nostro caso si tratta di un presente per porgerti le mie sincere scuse. Ho reagito in modo infantile e mi dispiace. Sei una donna adulta in grado di prendere decisioni sulla gestione della propria vita e sul proprio aspetto fisico senza dover interpellare nessuno, nella più completa libertà di pensiero e autonomia.” Il discorso è stato snocciolato tutto d’un fiato e Sherlock non può che esserne fiero. Peccato che Molly non appaia convinta. La sua concentrazione è tutta per il pacchetto e le sopracciglia sono corrugate, ha la bocca serrata. Ciononostante, quando rialza la testa, il suo viso è ammorbidito da una luce di indulgenza e qualcosa di più sfuggente. Tristezza? Sherlock cerca di indovinarne la natura.
“È stata Mary,” intuisce Molly con ammirevole perspicacia. “Mary ti ha costretto a dirlo.”
Come se Mary o chiunque altro potesse costringerlo a dire o fare qualunque cosa che lui non voglia. L’accusa è infamante, ma Sherlock deve riconoscervi un fondo di verità, a dispetto di tutto. “Forse,” riconosce, “ma non è questo il punto.”
Molly incrocia le braccia sul petto, in chiaro segno di sfida. “No?” chiede, sfrontata.
“No. Ti sto dicendo che mi dispiace. Mi sono comportato da –”
“Perfetto idiota?” gli viene in soccorso con un sorriso impertinente.
“Non tirare la corda, Molly. Non prendi la situazione con la dovuta serietà.”
“Dal mio punto di vista sei tu che la prendi con eccessiva serietà. Ricordi? Non sono io quella da reazioni esagerate, il che è esattamente il motivo per cui ci troviamo ad avere questa discussione.”
“Potrei confutarti.”
“Pensavo fossi venuto ad aggiustare le cose. Non è facendomi arrabbiare che le migliorerai.”
“Ci stiamo allontanando dal punto,” la interrompe Sherlock. Fa un respiro profondo e poi spiattella la verità scomoda che lo sta divorando come una tenia dall’interno: “Il punto è che mi piacevano.”
Molly esita, per la prima volta mostra un’emozione diversa dalla circospezione con cui l’ha trattato sin dall’inizio. All’improvviso c’è una traccia di vulnerabilità assolutamente inedita e si rincorrono ombre di ricordi passati. “Ti… piacevano?” indugia sull’ultima parola come se non credesse lei stessa a quanto sta dicendo.
“I tuoi capelli, sì,” afferma Sherlock con rinnovata sicurezza di fronte all’insicurezza di lei. “Certo che mi piacevano!”
“Oh.” Molly si morde il labbro inferiore ed è ritrovando ritagli della vecchia Molly che Sherlock capisce appieno le ragioni della rabbia che le ha dimostrato per essersi tagliata i capelli. Non la vuole diversa da com’è.
“E non potevi semplicemente dirmi questo invece che questionare?”
Sherlock fa per ribattere, ma stranamente si ritrova a corto di parole. “Ammetto,” dice con una certa difficoltà, “che sarebbe stata l’opzione più sensata e logica.”
“Lo sarebbe stata di certo!” Molly sta sorridendo e lui deve costringersi a non sorriderle di rimando.
“Perciò è tutto sistemato ora.”
Il sorriso di Molly assume una sfumatura più cupa e il glorioso trionfo di un attimo viene cancellato dal dubbio. “Dipende.”
“Da quali fattori?”
“Uno solo,” risponde lei, ricominciando a cincischiare il pacchetto regalo. “Da te, Sherlock. Credi di poterti abituare a vedermi così? All’improvviso posso sembrarti diversa o… estranea, ma credi di riuscire a non badarci più di quanto sia lecito?”
Sta per risponderle bruscamente che quella sia in assoluto la cosa più sciocca che abbia mai sentito, ma un particolare lo trattiene. Molly si è appena sistemata i capelli dietro le orecchie, quei capelli che hanno dato il via a tutto, che lei ha brutalmente tagliato e reso fatalmente diversi da quelli che lui aveva imparato ad ammirare, che ha tinto di un colore così distante dalla calda gradazione a cui per tanti anni lui ha contemplato con una fissità affascinata e ignara della quale si è rifiutato di accettare l’esistenza.
Molly appare diversa, più sicura di sé, più decisa nel prendere posizione, più disposta ad esprimere giudizi e consigli non richiesti, a far valere le proprie ragioni, a far sentire la sua voce che non tentenna oramai. Ma è la stessa Molly ostinata e sensibile, acuta e perseverante, la costante amabile che gli dimostra il lato gentile del coraggio, quello onesto della forza. È Molly e non cambierà, non importa cosa succeda o di qualunque colore decida di avere i capelli. Sarà la stessa Molly anche da vecchia e il suo sorriso rimarrà sempre una finestra di luce calda nel mare di oscurità e freddo che a volte è la sua vita.
Sherlock si sente la bocca asciutta. Non la vuole diversa da com’è, ma neppure la vuole uguale a com’era. Non vuole il passato, si rende conto. “Non dire assurdità, Molly,” ribatte con un accento di durezza che ricalca quello del passato. “Non saranno dieci pollici di capelli tagliati a renderti diversa o un’estranea ai miei occhi.”
Il sollievo in Molly è istantaneo.
C’è un’ultima cosa, ancora. Sherlock allunga una mano, lentamente, verso la fronte di Molly e le scosta con delicatezza una ciocca, più corta e chiara di quanto sia mai stata da quando la conosce, che le ricade sul sopracciglio. Se non fosse un pensiero sciocco, direbbe che entrambi hanno trattenuto il respiro. “Questo nuovo taglio ti dona.”
Molly gli sorride, grata, trova l’altra sua mano e gliela stringe con forza. “Grazie, Sherlock.”
E se la mano temporeggia un attimo più del dovuto, di quanto sia necessario, sulla testa in una carezza di conforto, (lo stesso indugio deliberato simile a quello di un altro momento, un bacio sulla guancia e un saluto che sapeva di addio), cosa c’è di male? In fondo è di Molly la testa in questione.
E Molly cambierà, come ognuno di loro, ma rimarrà sempre Molly.   

 

 

    


 

N/A:

Torno dopo mesi di silenzio e inattività con qualcosa che spero, per quanto piccola sembri e nei fatti sia, essersi rivelata una piacevole lettura, tutto sommato. Ieri notte guardavo “Il segno dei tre” e per caso, mentre ero su Tumbrl, mi è capitata sotto gli occhi una foto adorabile di Louise Brealey, (http://redonline.cdnds.net/main/thumbs/17486/louise_brealey_02_copy__square.jpg) l’attrice che interpreta la nostra Molly e niente, dopo mesi di nulla cosmico, mi sono sentita prudere le mani per la voglia che avevo di carta e penna. Come al solito ovviamente ho lasciato che il formicolio l’avesse vinta e rieccomi qui. È stato un anno un po’ fiacco questo, a differenza di quello passato e delle ultime cose che ho scribacchiato nessuna mi convince davvero, compresa questa. Mi era mancato tutto questo: voi, loro, la sensazione di scrivere e il rileggere per la centomillesima volta, una volta finito, per ricontrollare e fare i soliti accorgimenti, stare lì a litigare con una parola di troppo o una che stona, un paragrafo troppo lungo, una frase che non vuole proprio decidersi a suonare giusta, scorrevole.

Prometto che tenterò di essere più presente (da marzo sono stati mesi impegnativi: nuovo lavoro, nuova città e rientro a casa compreso). Nel frattempo spero che questa mia sia stata gradita e vi sia piaciuta, almeno un pochino :) <3 <3

Ruta

 

 

 

 

 

SCENA BONUS - EXTRA

 

“Non puoi vendicarti di Molly, tagliandoti i capelli.”
Tornato a casa, questa è la scena che gli si presenta davanti, qualcosa di ricorrente nella sua quotidianità domestica: Mary cerca di far ragionare Sherlock. È una lotta improba, ma John preferisce concedersi un attimo di tregua, rifugiandosi in cucina, prima di affiancarla.
“Perché?”
“Perché è infantile e stupido.”
“Esattamente ciò di cui parlo!” Sherlock ha una nota di trionfo e la voce si Mary si fa pericolosamente bassa. “Stai dicendo che Molly si è comportata in modo infantile e stupido quando ha deciso di tagliarsi i capelli?”
Il silenzio di Sherlock sfuma nel verso sconfortato di sua moglie. “Tu hai un grave problema,” la sente dichiarare. Uno soltanto? pensa John. “Sei un ipocondriaco del cambiamento.”

C’è di peggio. John sorbisce lentamente il suo caffè, gioendo della conversazione nella stanza contigua e ascoltandoli rallegrato. C’è di peggio e cioè che reagisce al cambiamento con l’allarmismo di un fanatico della teoria del complotto.
“Ripeti dopo di me, Sherlock. Viviamo all’alba della modernità.” Il tono di Mary dissuade dal contraddirla, ma Sherlock è un bastian contrario e ovviamente prova a ribattere.
“È davvero necessario?”
“Sono incinta e mi hai appena fornito ottime ragioni per credere che tu sia un maschilista refrattario alle pari opportunità, perciò fammi il favore di tacitare ogni protesta e ripeti dopo di me.”
È in quel momento che John decide di fare il suo ingresso nel salotto. “Io farei come dice se fossi in te.” Li trova entrambi nelle solite posizioni, quelle che si era aspettato ed è un feroce orgoglio che prova, constatando di avere avuto ragione, sapendo di conoscerli a tal punto da riuscire a prevederne azioni e reazioni e formulazioni di pensiero.
Mary è stesa sul divano, le braccia che abbracciano la curva del pancione e le gambe sollevate sopra una montagna di cuscini adibiti allo scopo. Sherlock, invece, è sprofondato nella poltrona che gli piace chiamare sua, con la testa reclinata oltre il margine e le braccia che penzolano dai braccioli come quelle di Cristo sulla croce.
“Nascondi il sorriso compiaciuto, soldato,” lo redarguisce Mary, ma ha lo sguardo che ride.
“Sissignora.” John la asseconda, mettendosi sull’attenti, prima di chinarsi a baciarla.
“E vai a comprarmi del pollo al curry.”
“Vuoi anche qualcosa da bere?”
“Aggiungi un frullato ai mirtilli e puoi aspirare a una promozione.”
“Vedi?” John si indica platealmente, rivolto a Sherlock. “È così che funziona con le signore.”
Lui fa una smorfia. “Assecondandole?”
“Ascoltando i loro bisogni,” lo corregge John. “Anticipando i loro desideri.”
“In pratica assecondandole, come ho detto.”
John ci riflette sopra, prima di scoppiare in una risata incredula. Trova incredibile come nove volte su dieci Sherlock riesca a rigirare a proprio vantaggio quanto gli altri dicono. “In pratica, sì,” è costretto ad ammettere.
“Ritorniamo al dunque, Sherlock.” Mary riprende la lezione di ‘Educare alle Donne Moderne’ non appena lui esce per infilarsi il cappotto. “Molly è una donna adulta e io rispetterò il suo diritto sacrosanto a gestirsi la vita come meglio crede. Rispetterò la sua libertà di scelta e la sua autonomia che le permette di prendere le decisioni che ritiene più opportune.”
“Io –” inizia Sherlock, atono. “Tutto questo è ridicolo!”
L’arma migliore di Mary sono i suoi sguardi intimidatori e quello che quasi sicuramente ha appena rivolto a Sherlock deve essere il migliore del repertorio perché la solfa ricomincia subito dove l’altro l’aveva interrotta.
John Watson scuote la testa e sorride, in pace con il mondo. Dio, se li ama entrambi.
   

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Ruta