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Autore: lasognatricenerd    07/09/2015    2 recensioni
1x12; What if?
Se Jasper non si fosse fermato solamente ad un abbraccio con Bellamy?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bellamy Blake, Jasper Jordan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva avuto una paura tremenda di paura; lui non voleva morire. Dopo l’attacco dei terrestri era terrorizzato all’idea di morire. Ci era andato così vicino, che l’aveva spaventato troppo. Adesso aveva paura solamente ad uscire dalla recinzione del loro campo. Non poteva sopportare l’idea di trovarsi ancora faccia a faccia con uno di quei terrestri. Non voleva morire. Non voleva rischiare ancora…
Ed invece era successo ancora, per colpa di Murphy. Quel tipo era pazzo, pazzo! Che diamine ci faceva lì? Perché era tornato? Non voleva pensarci; se lo faceva la voglia di piangere era così grossa, ma lui era forte, doveva essere forte. Non si sarebbe mai fatto vedere debole davanti a quelle persone.
Persone che però, oramai, considerava amici. E non pensava proprio che Bellamy Blake potesse salvarlo. Perché aveva fatto quello scambio? Poteva rimanerci completamente secco. Se lui non fosse riuscito ad aprire il portone della navicella, Murphy l’avrebbe ucciso…
E lui ce l’avrebbe avuto sulla coscienza per sempre. Bellamy sarebbe morto per colpa sua, ed Octavia se la sarebbe presa con lui. Tutti se la sarebbero presa con lui. Gli avrebbero detto che era un codardo e che non ce l’aveva fatta…
Ma adesso non era questo il problema principale. Aveva avuto paura e la paura, nonostante tutto, non se n’era ancora andata. La sentiva forte, dentro il proprio corpo, che scorreva lungo le sue vene che sembravano voler scoppiare da un momento all’altro.
Doveva ringraziarlo. In qualche modo doveva fargli capire che gli era riconoscente per quello che aveva fatto. Così lo bloccò prima che potesse scendere dalla scaletta. Lo guardò negli occhi ed era ovvio che Bellamy non capisse che cosa volesse né perché l’avesse fermato.
“Bellamy…”
La sua voce tremava terribilmente. Sentiva le lacrime solcargli le guance, così, velocemente, se le asciugò una ad una, senza perdere troppo tempo. Lui continuava a fissarlo con quell’aria da “Jasper, cosa c’è?” Non poteva biasimarlo. Era un bambino; fermarlo e poi cominciare a piangere come fosse l’unica cosa importante da fare. E forse, adesso, si rendeva conto che poteva farlo anche dopo. C’erano cose più importanti da fare…
Senza pensarci due volte, gli si avvicinò e lo abbracciò, con forza, decisione, stretto. Il suo profumo lo prese in pieno. Un profumo di sudore, di sangue e di Bellamy insieme. Non gli era mai stato così vicino fino a quel momento. Non ne aveva mai avuto la possibilità.
E fino a quel momento non aveva capito quanto gli piacesse. Si era accorto altre volte che il suo aspetto non lo faceva rimanere indifferente, ma adesso che erano praticamente appiccicati, poteva sentire la forma del suo corpo stretto al proprio. E quel profumo da mandarlo fuori di testa. E poi, tutto d’un tratto, sentì la stretta di Bellamy ricambiare il suo abbraccio…
“Grazie…” Pronunciò Jasper con voce flebile. Aveva quasi paura che non avesse sentito, ma sperava vivamente di sì, perché non aveva forze per ripeterlo. La paura di essere ucciso senza il minimo problema gli aveva fatto capire quanto tenesse alla propria vita. Dovevano sopravvivere. Erano stato mandati lì per morire? Beh, avrebbero fatto vedere quanto fossero forti. Tutto questo grazie a Bellamy.
Sì, all’inizio era stato uno stronzo, aveva costretto tutti a togliersi il braccialetto, ma poi, le cose, erano migliorate. Le cose si erano fatte più intense ed erano diventati amici. Ora cercavano di proteggersi l’un l’altro, ed erano amici. Si chiamavano “compagni”.
“Jasper?”
La sua voce gli arrivò prepotente all’orecchio e ciò significava solo una cosa: era così vicino a lui da sentire il respiro di Bellamy contro la pelle del suo collo. Un brivido gli oltrepassò la schiena, facendolo tremare visibilmente. Respirò, a fatica. Poi cominciò a perdere il controllo di quest’ultimo, finchè non si accorse che il proprio corpo aveva fatto tutto da solo. Si era staccato leggermente ed aveva appoggiato le labbra su quelle dell’altro. Non sapeva nemmeno lui come fosse successo.
Però le cose non erano andate come sperava.
Bellamy si staccò leggermente scosso da quel cambio di direzione. “Jasper, che cosa fai?” L’altro, in tutta risposta, lo fissò senza dire niente. Una ciocca di capelli spuntava fuori dai suoi occhiali che teneva sempre sopra la testa, ribelle, impossibile da domare. I suoi occhi erano puntati su quelli di Bellamy che, con una gamba, chiuse il coperchio della scaletta in modo che nessuno potesse salire.
“E tu che cosa fai?”
Questa volta era stato Jasper a parlare. Bellamy sorrise e senza fare domande, gli tolse i grossi occhiali, facendoli cadere a terra. Cominciò a farlo indietreggiare, togliendosi la maglia. Gli occhi del più piccolo, passarono in rassegna il suo bel corpo, era scolpito in ogni suo aspetto. Era perfetto. “Faccio quello che vuoi fare tu.” Gli rispose, sicuro come sempre. Malizioso. Jasper sorrise e si tolse, impacciato e con tutta fretta, la maglietta. “Bell-“
“Sssh. Non dire niente. Cerca di non fare rumore.”
E così, il corpo di Bellamy sovrastò quello di Jasper, contro quell’ammasso di vestiti, proiettili ed armi che avrebbero usato dopo. Adesso c’era qualcosa di migliore da fare.
   
 
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