YOU'VE STOLEN MY HEART


Parrish guardò la ragazza seduta davanti a lui. 
Sembrava essere quasi annoiata, come se lì, alla centrale di polizia, ci fosse finita per scelta. 
Prese la cartella con all'interno i dati sulla sua fedina penale. Immacolata. 
"Allora Lydia" iniziò con voce incerta 
"a quanto pare questo è il tuo primo reato." 
La ragazza aveva sorriso sorniona. 
"Diciamo il primo per cui siete riusciti ad incastrarmi." 
Jordan fu colpito dalla mezza confessione. 
"Beh, comunque sia, che ne dici di dirmi il perchè una ragazza apparentemente agiata come te ha avuto bisogno di rubare un buster." 
Si sporse un po' avanti sulla sedia, avvicinandosi a lei. 
"Vuoi forse provare ad entrare nel mondo della droga?" 
Lydia inarcò un sopracciglio perfetto. 
"Vuoi diventare una cuoca?" 
La ragazza rise a quell'affermazione. 
"Non diciamo sciocchezze, come ha constatato lei stesso sono di famiglia agiata. A che mi servirebbe produrre metamfetamina?" 
Jordan rimase momentaneamente spiazzato e la ragazza riprese subito a parlare. 
"Sa quello che sta facendo non è regolamentare, questo interrogatorio non è regolamentare, quindi che ne dici se passiamo direttamente alla parte in cui mi concedi la mia telefonata e mi leggi i miei diritti? Fra cui, se non sbaglio, c'era anche quello di ingaggiare un avvocato." 
Lydia si sporse in avanti sul tavolo, in modo da trovarsi ad un palmo dal viso di Parrish. Il quale si rese conto che da quella distanza la ragazza era davvero irresistibile. 
Con i capelli ramati e le ciglia lunghe e poi, Dio, le lentiggini! E poi c'erano le sue labbra. Sembravano sporche di sangue tanto erano rosse e piene. 
Cristo avrebbe potuto passare ore, anzi giorni, a baciarle, morderle, leccarle. 
Si chiese che sapore potessero avere. 
Si chiese che sapore potesse avere lei. 
Era così impegnato a fissarla (ammirarla per essere precisi) che non capì una sola parola di quel che gli disse. 
Quando lei gli schioccò le dita davanti agli occhi con un sorrisetto malizioso, Parrish si sentì morire per l'imbarazzo. Beccato. 
Con un borbottio indistinto di scuse si alzò dalla sedia e si avviò verso la porta. 
"Sai, sei carino." 
La sentì dire prima di chiudersi la porta alle spalle. 
"È un vero peccato tu sia un polizziotto."

N.d.A.: boh, nella mia testa c'era sesso sul tavolo dell'interrogatorio e manette, ma è uscito questo...