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Autore: RobertaShaira    07/09/2015    1 recensioni
Collocato a quasi la fine delle sabbie del tempo, subito sopo che il Principe torna indietro a prima che tutto cominciasse.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Farah
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Si svegliò sudato e spaventato, alzandosi di scatto dalla sua branda. Era stato tutto un incubo? Dove si trovava? Cos’era successo? Uscì dalla tenda in cui si trovava e scorse l’accampamento proprio com’era la notte prima dell’attacco alla città. Sapeva che non poteva essere stato tutto solo un sogno, portava ancora in sé tutte quelle cicatrici emotive che lo avevano segnato profondamente: il tradimento del Visir, l’errore compiuto liberando le Sabbie del Tempo, l’infezione del padre e di tutte quelle altre persone che avevano avuto la sfortuna di trovarsi lì, la morte del padre, e Farah.. 
Farah era di certo stata reale, neanche nelle sue migliori fantasie avrebbe mai potuto creare niente di così sublime. E l’aveva vista morire, dopo averla vista combattere, dopo averla amata e dopo aver fatto sì che anche lei l’amasse.
Doveva fare qualcosa per evitare che tutto si ripetesse, ma cosa? Decise di provare ad andare dall’unica persona che, in cuor suo, sapeva l’avrebbe creduto. Nel tragitto verso il Palazzo non riusciva a pensare ad altro che lei era viva, aveva l’occasione di rimediare, di fare tutto meglio, di salvarli tutti, di salvare lei. Si recò furtivamente nelle stanze della bellissima figlia del Maharajah e appena la vide fu come se il tempo si fosse fermato, di nuovo, ma stavolta fortunatamente non c’era niente di magico dietro. O meglio, forse di un tipo di magia si poteva parlare, niente che avesse a che fare con le Sabbie del Tempo, niente che avesse a che fare con strani poteri, niente che avesse a che fare con orribili creature, solo la magia di quando incontri una persona per cui sfideresti tempo e spazio pur di renderla felice, pur di salvarle la vita. 
Non aveva idea di come approcciarsi a quella ragazza che conosceva così bene ma che infondo non conosceva affatto. Lui aveva conosciuto la Farah in pericolo, la Farah prigioniera, la Farah costretta a combattere, la guerriera costretta a fuggire, costretta a morire. Ora tutto quello che vedeva era la Farah principessa, spensierata e bellissima.
Decise di fare l’unica cosa che poteva, raccontarle la verità. Entrò e supplicandola di ascoltarlo si presentò. 
Lei rimase spiazzata, inizialmente, ma stranamente non lo cacciò. Se Farah aveva accettato che un completo estraneo, con uno strano pugnale infilato nella cintura, rimanesse a spiegare quello che stava succedendo, forse ce l’avrebbe potuta fare, pensò lui. Forse lei sentiva quella connessione tra loro nonostante in questo flusso temporale non si fossero mai incontrati? Di certo avrebbe sfruttato qualsiasi spiraglio di fiducia lei gli avesse mostrato.
Iniziare a spiegare tutta la storia fu complicato, ma pian piano le parole si susseguivano da sole, e tutta la storia gli scivolò via come se non potesse far altro che condividere questo peso con l’unica persona al mondo con cui l’aveva dovuto per forza di cose condividere la prima volta. Ma questa volta, non erano obbligati dal destino, non erano protetti da manufatti magici, non erano prigionieri di una maledizione, stavolta lui aveva scelto di essere lì, con lei, perché sapeva che nonostante la Farah principessa fosse diversa dalla Farah guerriera, era comunque l’unica in grado di crederlo, aiutarlo, aiutarlo a salvare sé stesso, suo padre, e lei. 
Farah ascoltò tutto con attenzione, e dopo una notte intera di quelle che sembravano assurdità, entrambi sembravano sentirsi comunque nell’unico posto al mondo che avesse un senso. 
Il Visir, a quel punto, fece il suo ingresso. Dopo una lotta che sembrò eterna il Principe riuscì finalmente a porre fine a quell’orrore, con il Visir morto ed il pugnale al sicuro.
Lei, ancora spiazzata, non aveva idea di cosa fare, di cosa pensare, sapeva solo che si fidava di quel ragazzo, senza un motivo logico o razionale. Il principe capì però che Farah, nonostante tutto, ancora non credeva a quello che lui le aveva raccontato, e forse era meglio così, infondo. Uscì sulla grande balconata della stanza di Farah, enormi tende di un tessuto velato ma morbido svolazzavano alla luce del sole che lentamente stava uscendo allo scoperto. Si voltò vero la ragazza di straordinaria bellezza che aveva amato così tanto e decise che per lei era meglio credere che fosse tutto un brutto sogno. Ma lei insisteva con domande incessanti a chiedere il perché di quella notte, di quella storia assurda, di quelle sensazioni così vivide che lui le trasmetteva. Il vento le scompigliava i capelli e lui si avvicinò per porli dietro il suo orecchio, con quella stessa mano prese la mano di lei e la alzò all’altezza del suo petto, mentre con l’altra mano le accarezzava il viso. Quel viso bagnato da una lacrima che non aveva, in teoria, senso d’esistere. Lui si mosse seguendo per qualche secondo il ritmo del vento, insieme a quelle tende che sembravano danzare insieme a loro. 
Una mano ancora sul suo viso, l’altra ancora stretta a quella di lei sul suo petto, in quel movimento di corpi che sembrava essere l’unica cosa che quei corpi avessero mai fatto in tutta la loro vita. Farah e il Principe, totalmente estranei e completamente l’uno dell’altra, in quel momento in cui il sole nasceva sui loro sguardi, stavano danzando per quella che sarebbe stata la loro prima e ultima volta.
Lui si fermò un attimo, la guardò negli occhi in cui la luce del sole stava esplodendo rendendoli gli occhi più magnetici che avesse mai visto, e capì che per parlarle doveva distogliere lo sguardo, altrimenti non sarebbe mai riuscito a fare quello che si era prefissato di fare. Si avvicinò e fece per parlarle all’orecchio, era l’unico modo in cui non avrebbe dovuto sostenere il suo sguardo.
“Ho inventato tutto, avevi ragione. Sono solo una persona che aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse, avevo solo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a sconfiggere quel traditore del Visir. Niente di tutto quello che ti ho detto è vero, è solo un sogno. Spero solo che non sia stato un incubo, per te.” 
Posò il pugnale tra le mani di lei e non le diede il tempo di replicare, non le diede modo di dire nulla, si staccò da quello strano abbracciò e si avviò verso la ringhiera del balcone, fermandosi con l’intento di dirle finalmente addio. Ma non si voltò, perché sapeva che se l’avesse guardata nuovamente non avrebbe trovato in nessun modo il coraggio di andarsene. 
Lei gli prese la mano e gli chiese di dirle il suo vero nome, per potersi aggrappare almeno a qualcosa che le ricordasse quella notte, quel ragazzo, quei momenti, quella lacrima, quella sensazione che le aveva donato il vento, quelle mani che l’avevano accompagnata nella danza più delicata della sua vita. 
Lui, ancora voltato verso l’orizzonte, si scostò dalla sua presa e senza pensarci troppo, quasi come se fosse l’unica parola che avesse senso in quel momento, in un sussurro disse “Kakolukiyam”, e se ne andò scavalcando la ringhiera, correndo verso una non meta, fuggendo da lei e da quello che avrebbe potuto esserci tra loro, nel bene ma soprattutto, come temeva, nel male. 
Farah al suono di quella parola, quella stessa parola magica e segreta che sua madre le disse quando era bambina per rassicurarla da ogni paura, non ebbe più dubbi. Era tutto vero. Quel principe misterioso e stranamente rassicurante le aveva detto la verità. Rimase lì, immobile, con il vento che continuava a scompigliarle i capelli, e con le tende che non si sarebbero fermate mai, continuando in eterno a danzare per loro che non avrebbero potuto farlo più.
   
 
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