CAPITOLO
1- LA RIUNIONE
M’infilai
in uno dei corridoi e cominciai a correre, con il panino con la nutella in
bocca e delle cartelle sottobraccio, chiedendo come mai mi avvisassero sempre
tardi delle riunioni e perché non usassero quel maledetto cercapersone per
qualcosa di utile, invece che per mandarmi solo quei messaggi stupidi che mi
ricordavano i prelievi di sangue. Terminai il panino in corsa, pulendomi la
bocca con il dorso della mano, e svoltai in uno dei corridoi che passava per le
celle, era una scorciatoia che avevo imparato con Johnas l’anno prima, quando
ci eravamo incontrati per la prima volta. Frenai, vedendo i soldati di guardia
dirigersi a passo ben marcato verso una delle celle e tirare fuori una ragazza
biondissima. Non avevo tempo per ricordare chi si trovasse in quella cella, la
BSC-049, stavo facendo tardi alla riunione, avevo solo dieci minuti per
arrivarci dal momento in cui mi era arrivato il messaggio e conoscere la mia
prossima missione.
Svoltai,
ritrovandomi in un corridoio molto trafficato, ma continuai a correre,
schivando tutti quelli che erano sulla mia traiettoria. Dentro di me martellava
un’unica parola: tardi!
Stavo
facendo colazione in tutta tranquillità dopo aver fotocopiato i dati che mi
avevano richiesto, quando Johnas mi si era avvicinato con fare noncurante e
avevamo cominciato a parlare di atomi e energia rilasciata. Johnas era un
giovane fisico di diciotto anni chiamato a lavorare lì tre anni prima grazie
alla sua spiccata intelligenza e alla sua media del trenta e lode dell’istituto
in cui studiava prima di esser preso e portato lì a occuparsi dei laboratori,
degli studi e degli esperimenti in piena notte ed era l’unico a chiamarmi Amy e
non Evy. Aveva corti capelli neri, occhi marroni e una carnagione molto chiara
e, come me, indossava una tuta verde con delle parti in velcro nero e degli
anfibi, inoltre era più alto di me di mezza testa. Ci volevamo bene, ma
nessuno, a parte il generale Abercrombie, lo sapeva. Poco più tardi era
arrivato un soldato, probabilmente un nuovo arrivato, che mi aveva riferito
l’ordine di presentarmi in dieci minuti nella sala briefing poiché la riunione
era stata anticipata di tre ore. Svoltai un’altra volta, ritrovandomi in un
corridoio quasi deserto, e controllai l’orologio: mancava un minuto.
Tentai
di ricordare cosa c’era in quelle cartelle che mi portavo dietro: schede di
quattro persone, tabelle, file top secret ripescati dagli archivi più nascosti
e dimenticati, ritrovati per caso durante l’archivio di un fine stagione, gli
ultimi avvistamenti, le scomparse degli agenti e qualcos’altro ancora. Vidi le
scale che portavano alla sala briefing e mi afferrai sul passamano, eseguendo
un’inversione di direzione strettissima e correndo su per le scale, sapendo che
mancava pochissimo tempo. Mi fermai un attimo davanti alla porta, per
riprendere fiato, e dopo bussai.
-
Avanti.- disse una voce, dall’altra parte.
Aprii
la porta, entrando nella sala briefing, e feci il saluto militare, prima di
osservare l’interno. Come mobilio c’erano diversi archivi e scaffali, un lungo
tavolo ovale con una sedia per ciascun capotavola e tre sedie per ciascuna
parte, una lavagna bianca e una trasparente, un telo bianco e diversi
proiettori. Di persone vive c’erano il generale Abercrombie, un giovane cui non
riuscivo a capire bene il genere e una ragazza dai capelli biondi, di
“cadaveri” ce n’erano stati molti, ma nessuno era lì presente. Per “cadaveri”
la base aveva sempre inteso le persone che andavano controllate perché potevano
fornire dati a persone pericolose e non autorizzate.
Il
generale Abercrombie era un uomo vicino alla pensione, con corti capelli
canuti, occhi verdi e una carnagione un po’ scura, ambrata, indossava una
divisa dell’aeronautica blu.
La
ragazza aveva capelli biondi e mossi, lunghi fino alle spalle e raccolti dietro
alle orecchie, grandi occhi verdi e una carnagione chiara, indossava pantaloni
felpati neri e una maglia anche nera.
Il
giovane aveva occhi di color azzurro intenso, ricci capelli di color biondo
chiarissimo, lunghi fin sotto le spalle e sciolti, e aveva una carnagione
pallida, indossava una larga camicia a scacchi bianchi e marroni e un paio di
pantaloni in pelle scamosciata.
-
Signore, scusi per il ritardo, mi hanno avvisato in ritardo dell’anticipo della
riunione.- dissi.
-
Va bene, agente Shadows, ha portato il materiale?- chiese lui.
-
Sì, signore.- risposi.
-
Distribuisca le cartelle e vada a sedersi.- ordinò.
Feci
come aveva detto e mi sedetti in silenzio, riprendendo fiato. Il generale
Abercrombie spesso si comportava come un nonno, quando qualcuno ne aveva il
bisogno, ma sapeva anche essere autorevole. Non avevo mai visto di persona i
due ragazzi, ma sapevo chi erano: avevo fotocopiato le loro schede. La porta si
riaprì e vedemmo entrare una giovane dai capelli biondissimi, indossava un
maglione di lana bianco e pantaloni grigio chiaro e aveva alle spalle diversi
soldati ultrapalestrati, del tipo che non avevo mai sopportato: tutto muscoli e
niente cervello.
-
In libertà.- ordinò il generale.
I
soldati fecero il saluto e se ne andarono: la riunione poteva finalmente
cominciare, anche se era facilmente immaginabile che non sarebbe stata come
tutte le altre. Ricordavo facilmente ciò che avevo fotocopiato: nonostante
tutte le attrezzature all’avanguardia che avevamo, le fotocopiatrici erano
obsolete e in qualche modo dovevo pur passare il tempo.
-
Immagino che non sappiate tutti il motivo per cui siete stati portati qui. Sono
il generale Seth Abercrombie, responsabile dell’Area 51, l’installazione
denominata fantasma nel Nevada, e principalmente del progetto che vi riguarda,
infatti sono il colpevole, se così si può dire, del fatto che ora siete qui.-
esordì.
Io
mi trovavo subito alla destra del generale, la ragazza biondissima era davanti
a me, quella con i capelli lunghi fino alle spalle era alla mia destra e il
giovane era di fronte a quest’ultima.
-
Vi chiedo scusa per il modo in cui gli agenti vi hanno prelevato dalle vostre
terre e occupazioni, ma c’è un problema molto serio che richiede la vostra
collaborazione.- continuò.- La qui presente agente Shadows ha distribuito delle
cartelle che vorrei consultaste. Poco più di due ani fa una navicella di
origini sconosciute è precipitata sulla Terra, nessuno ha ancora scoperto la
sua provenienza, ma ora siamo quasi tentati di andare a defcon tre.-
-
Addirittura defcon tre, signore?- chiesi, sorpresa, all’oscuro di ciò.
-
Sì, Shadows. Diversi agenti sono svaniti, andate a pagina cinque, abbiamo
ricevuto dai satelliti l’immagine di un oggetto non identificato che si trova
su tutte le finestre delle cucine della cittadina di Hit.-
-
Scusi, ma noi cosa c’entriamo?- chiese quella bionda.- Che io sappia sono qui
per fare delle analisi.-
Scorsi
un po’ indietro le pagine e vidi la sua scheda: Helène dalla città di
Stoccolma.
-
Se il generale Abercrombie mi permette, gradirei spiegarvi io i dettagli della
situazione.- dissi e vidi il generale annuire.- I nostri migliori agenti sono
svaniti nel nulla da quando hanno avuto l’ordine di sorvegliare i fatti che non
avvenivano nella cittadina e, quando è stato scoperto che quattro persone
avevano il dono e la maledizione degli antenati si è deciso di creare il
progetto “New Animorph” che prevede il ritrovo delle suddette persone e il loro
addestramento per…-
-
Addestrati? E se noi non volessimo?- chiese il giovane.- Per quanto mi riguarda
voglio solo tornare dai miei cavalli.-
Spostai
la scheda di Helène e vidi la sua.
-
Signor Gabrièl, immagino che lei abbia studiato la storia.- risposi, cercando
di controllarmi.- Mille anni fa gli antenati riuscirono a scacciare il pericolo
yeerk con molta fatica, per quanto pare un pericolo ben maggiore sta ora
minacciando il nostro pianeta e tutto ciò che vi è caro.-
-
Non vi chiedo di darmi subito una risposta: sarete riaccompagnati con metodi
gentili alle vostre abitazioni con tutto il materiale e un telefono collegato
alla base.- disse il generale.- Appena avrete deciso, utilizzatelo, ma prima
che ve ne andiate, gradirei mostrarvi un’ipotesi su quello che accadrà se una
squadra non agirà per arginare e eliminare il problema.-
Fece
oscurare la stanza e da un proiettore si vide l’immagine di una Terra sotto il
pericolo che ora stava solo incombendo: umani costretti a fare il lavoro delle
bestie, e trattati anche peggio, creature grigie e piccole che fluttuavano
nell’aria, con grandi occhi neri e braccia lunghe fino ai piedi, assenza totale
di bambini e un qualsivoglia tipo di gioia.
E
pensare che quello che non stava accadendo in quel momento erano solo gli atti
criminali…
Le
luci si riaccesero.
-
Potete andare.- disse il generale, alzandosi.- L’agente Shadows vi accompagnerà
all’uscita. Si prenda anche lei questo periodo, agente.-
Annuii
e raccolsi i fogli nella cartella, dopo, piuttosto silenziosamente, li
accompagnai all’uscita, osservando le loro reazioni: solo Helène sembrava un
po’ scossa, ma in complesso contenevano bene le loro emozioni. Raggiungemmo
l’uscita e diedero a ciascuno di noi un telefono cellulare, indicandoci un
pulmino.
-
Ci porteranno fino all’aeroporto civile, hanno già prenotato dei voli per
ciascuna destinazione. Vi vorrei dare un solo consiglio: portate con voi quanto
più ritenete utile, se mai vorrete lottare.- dissi, dopo essermi seduta.
Sprofondai
nella lettura del dox. Le schede di ciascuno di noi, tutte con la dicitura
“genoma altamente instabile”, le planimetrie delle case in cui ci saremmo
trovati ad abitare, tutte nella stessa via, i rapporti sugli agenti scomparsi
e, su alcuni che erano tornati, quello che avevano detto sotto ipnosi. Con
tutta probabilità sapevano che saremmo arrivati, ma era anche vero che nessun
agente sapeva del progetto “New Animorph”. Vidi che, secondo i rapporti, era
facile incontrarli presso la scuola e un ricreatorio. A scuola ci andavo già,
con tutto il polverone che avevano fatto non potevo cambiare, ma avrei
facilmente potuto indagare presso il ricreatorio anche se, con mia grande
tristezza, avevano chiuso l’unico poligono di tiro della zona.
L’immagine
che avevo visto mi tornò alla mente. Avrei lottato fino alla morte, ma ignoravo
ancora ciò che avevano scelto gli altri e ricordavo di aver detto a Johnas dove
trovarmi. Ero tranquilla, ma mi chiedevo comunque che ne sarebbe stato di noi…
e in che condizioni avrei trovato la casa.
Evelyn
N.d.Evy:
la cittadina è Hite, nello Utah, e siccome non vorrei offendere nessuno (mia
grande paura ^.^) ho deciso di modificarne il nome, spero che anche per le
altre vada bene. C’è solo un problemino piccino picciò: mi hanno appena tolto
la linea ;.;. È grazie a un’amica, AlyDebby, che sono riuscita a pubblicare e
chiederò il suo aiuto anche per il resto delle volte fino a giugno. Alla
prossima ^_^!!