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Autore: New Animorph    04/03/2005    0 recensioni
Sono passati centinaia d'anni da quando gli Animorphs salvarono il mondo, ma non tutto finì allora
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1- LA RIUNIONE

M’infilai in uno dei corridoi e cominciai a correre, con il panino con la nutella in bocca e delle cartelle sottobraccio, chiedendo come mai mi avvisassero sempre tardi delle riunioni e perché non usassero quel maledetto cercapersone per qualcosa di utile, invece che per mandarmi solo quei messaggi stupidi che mi ricordavano i prelievi di sangue. Terminai il panino in corsa, pulendomi la bocca con il dorso della mano, e svoltai in uno dei corridoi che passava per le celle, era una scorciatoia che avevo imparato con Johnas l’anno prima, quando ci eravamo incontrati per la prima volta. Frenai, vedendo i soldati di guardia dirigersi a passo ben marcato verso una delle celle e tirare fuori una ragazza biondissima. Non avevo tempo per ricordare chi si trovasse in quella cella, la BSC-049, stavo facendo tardi alla riunione, avevo solo dieci minuti per arrivarci dal momento in cui mi era arrivato il messaggio e conoscere la mia prossima missione.

Svoltai, ritrovandomi in un corridoio molto trafficato, ma continuai a correre, schivando tutti quelli che erano sulla mia traiettoria. Dentro di me martellava un’unica parola: tardi!

Stavo facendo colazione in tutta tranquillità dopo aver fotocopiato i dati che mi avevano richiesto, quando Johnas mi si era avvicinato con fare noncurante e avevamo cominciato a parlare di atomi e energia rilasciata. Johnas era un giovane fisico di diciotto anni chiamato a lavorare lì tre anni prima grazie alla sua spiccata intelligenza e alla sua media del trenta e lode dell’istituto in cui studiava prima di esser preso e portato lì a occuparsi dei laboratori, degli studi e degli esperimenti in piena notte ed era l’unico a chiamarmi Amy e non Evy. Aveva corti capelli neri, occhi marroni e una carnagione molto chiara e, come me, indossava una tuta verde con delle parti in velcro nero e degli anfibi, inoltre era più alto di me di mezza testa. Ci volevamo bene, ma nessuno, a parte il generale Abercrombie, lo sapeva. Poco più tardi era arrivato un soldato, probabilmente un nuovo arrivato, che mi aveva riferito l’ordine di presentarmi in dieci minuti nella sala briefing poiché la riunione era stata anticipata di tre ore. Svoltai un’altra volta, ritrovandomi in un corridoio quasi deserto, e controllai l’orologio: mancava un minuto.

Tentai di ricordare cosa c’era in quelle cartelle che mi portavo dietro: schede di quattro persone, tabelle, file top secret ripescati dagli archivi più nascosti e dimenticati, ritrovati per caso durante l’archivio di un fine stagione, gli ultimi avvistamenti, le scomparse degli agenti e qualcos’altro ancora. Vidi le scale che portavano alla sala briefing e mi afferrai sul passamano, eseguendo un’inversione di direzione strettissima e correndo su per le scale, sapendo che mancava pochissimo tempo. Mi fermai un attimo davanti alla porta, per riprendere fiato, e dopo bussai.

- Avanti.- disse una voce, dall’altra parte.

Aprii la porta, entrando nella sala briefing, e feci il saluto militare, prima di osservare l’interno. Come mobilio c’erano diversi archivi e scaffali, un lungo tavolo ovale con una sedia per ciascun capotavola e tre sedie per ciascuna parte, una lavagna bianca e una trasparente, un telo bianco e diversi proiettori. Di persone vive c’erano il generale Abercrombie, un giovane cui non riuscivo a capire bene il genere e una ragazza dai capelli biondi, di “cadaveri” ce n’erano stati molti, ma nessuno era lì presente. Per “cadaveri” la base aveva sempre inteso le persone che andavano controllate perché potevano fornire dati a persone pericolose e non autorizzate.

Il generale Abercrombie era un uomo vicino alla pensione, con corti capelli canuti, occhi verdi e una carnagione un po’ scura, ambrata, indossava una divisa dell’aeronautica blu.

La ragazza aveva capelli biondi e mossi, lunghi fino alle spalle e raccolti dietro alle orecchie, grandi occhi verdi e una carnagione chiara, indossava pantaloni felpati neri e una maglia anche nera.

Il giovane aveva occhi di color azzurro intenso, ricci capelli di color biondo chiarissimo, lunghi fin sotto le spalle e sciolti, e aveva una carnagione pallida, indossava una larga camicia a scacchi bianchi e marroni e un paio di pantaloni in pelle scamosciata.

- Signore, scusi per il ritardo, mi hanno avvisato in ritardo dell’anticipo della riunione.- dissi.

- Va bene, agente Shadows, ha portato il materiale?- chiese lui.

- Sì, signore.- risposi.

- Distribuisca le cartelle e vada a sedersi.- ordinò.

Feci come aveva detto e mi sedetti in silenzio, riprendendo fiato. Il generale Abercrombie spesso si comportava come un nonno, quando qualcuno ne aveva il bisogno, ma sapeva anche essere autorevole. Non avevo mai visto di persona i due ragazzi, ma sapevo chi erano: avevo fotocopiato le loro schede. La porta si riaprì e vedemmo entrare una giovane dai capelli biondissimi, indossava un maglione di lana bianco e pantaloni grigio chiaro e aveva alle spalle diversi soldati ultrapalestrati, del tipo che non avevo mai sopportato: tutto muscoli e niente cervello.

- In libertà.- ordinò il generale.

I soldati fecero il saluto e se ne andarono: la riunione poteva finalmente cominciare, anche se era facilmente immaginabile che non sarebbe stata come tutte le altre. Ricordavo facilmente ciò che avevo fotocopiato: nonostante tutte le attrezzature all’avanguardia che avevamo, le fotocopiatrici erano obsolete e in qualche modo dovevo pur passare il tempo.

- Immagino che non sappiate tutti il motivo per cui siete stati portati qui. Sono il generale Seth Abercrombie, responsabile dell’Area 51, l’installazione denominata fantasma nel Nevada, e principalmente del progetto che vi riguarda, infatti sono il colpevole, se così si può dire, del fatto che ora siete qui.- esordì.

Io mi trovavo subito alla destra del generale, la ragazza biondissima era davanti a me, quella con i capelli lunghi fino alle spalle era alla mia destra e il giovane era di fronte a quest’ultima.

- Vi chiedo scusa per il modo in cui gli agenti vi hanno prelevato dalle vostre terre e occupazioni, ma c’è un problema molto serio che richiede la vostra collaborazione.- continuò.- La qui presente agente Shadows ha distribuito delle cartelle che vorrei consultaste. Poco più di due ani fa una navicella di origini sconosciute è precipitata sulla Terra, nessuno ha ancora scoperto la sua provenienza, ma ora siamo quasi tentati di andare a defcon tre.-

- Addirittura defcon tre, signore?- chiesi, sorpresa, all’oscuro di ciò.

- Sì, Shadows. Diversi agenti sono svaniti, andate a pagina cinque, abbiamo ricevuto dai satelliti l’immagine di un oggetto non identificato che si trova su tutte le finestre delle cucine della cittadina di Hit.-

- Scusi, ma noi cosa c’entriamo?- chiese quella bionda.- Che io sappia sono qui per fare delle analisi.-

Scorsi un po’ indietro le pagine e vidi la sua scheda: Helène dalla città di Stoccolma.

- Se il generale Abercrombie mi permette, gradirei spiegarvi io i dettagli della situazione.- dissi e vidi il generale annuire.- I nostri migliori agenti sono svaniti nel nulla da quando hanno avuto l’ordine di sorvegliare i fatti che non avvenivano nella cittadina e, quando è stato scoperto che quattro persone avevano il dono e la maledizione degli antenati si è deciso di creare il progetto “New Animorph” che prevede il ritrovo delle suddette persone e il loro addestramento per…-

- Addestrati? E se noi non volessimo?- chiese il giovane.- Per quanto mi riguarda voglio solo tornare dai miei cavalli.-

Spostai la scheda di Helène e vidi la sua.

- Signor Gabrièl, immagino che lei abbia studiato la storia.- risposi, cercando di controllarmi.- Mille anni fa gli antenati riuscirono a scacciare il pericolo yeerk con molta fatica, per quanto pare un pericolo ben maggiore sta ora minacciando il nostro pianeta e tutto ciò che vi è caro.-

- Non vi chiedo di darmi subito una risposta: sarete riaccompagnati con metodi gentili alle vostre abitazioni con tutto il materiale e un telefono collegato alla base.- disse il generale.- Appena avrete deciso, utilizzatelo, ma prima che ve ne andiate, gradirei mostrarvi un’ipotesi su quello che accadrà se una squadra non agirà per arginare e eliminare il problema.-

Fece oscurare la stanza e da un proiettore si vide l’immagine di una Terra sotto il pericolo che ora stava solo incombendo: umani costretti a fare il lavoro delle bestie, e trattati anche peggio, creature grigie e piccole che fluttuavano nell’aria, con grandi occhi neri e braccia lunghe fino ai piedi, assenza totale di bambini e un qualsivoglia tipo di gioia.

E pensare che quello che non stava accadendo in quel momento erano solo gli atti criminali…

Le luci si riaccesero.

- Potete andare.- disse il generale, alzandosi.- L’agente Shadows vi accompagnerà all’uscita. Si prenda anche lei questo periodo, agente.-

Annuii e raccolsi i fogli nella cartella, dopo, piuttosto silenziosamente, li accompagnai all’uscita, osservando le loro reazioni: solo Helène sembrava un po’ scossa, ma in complesso contenevano bene le loro emozioni. Raggiungemmo l’uscita e diedero a ciascuno di noi un telefono cellulare, indicandoci un pulmino.

- Ci porteranno fino all’aeroporto civile, hanno già prenotato dei voli per ciascuna destinazione. Vi vorrei dare un solo consiglio: portate con voi quanto più ritenete utile, se mai vorrete lottare.- dissi, dopo essermi seduta.

Sprofondai nella lettura del dox. Le schede di ciascuno di noi, tutte con la dicitura “genoma altamente instabile”, le planimetrie delle case in cui ci saremmo trovati ad abitare, tutte nella stessa via, i rapporti sugli agenti scomparsi e, su alcuni che erano tornati, quello che avevano detto sotto ipnosi. Con tutta probabilità sapevano che saremmo arrivati, ma era anche vero che nessun agente sapeva del progetto “New Animorph”. Vidi che, secondo i rapporti, era facile incontrarli presso la scuola e un ricreatorio. A scuola ci andavo già, con tutto il polverone che avevano fatto non potevo cambiare, ma avrei facilmente potuto indagare presso il ricreatorio anche se, con mia grande tristezza, avevano chiuso l’unico poligono di tiro della zona.

L’immagine che avevo visto mi tornò alla mente. Avrei lottato fino alla morte, ma ignoravo ancora ciò che avevano scelto gli altri e ricordavo di aver detto a Johnas dove trovarmi. Ero tranquilla, ma mi chiedevo comunque che ne sarebbe stato di noi… e in che condizioni avrei trovato la casa.


Evelyn


N.d.Evy: la cittadina è Hite, nello Utah, e siccome non vorrei offendere nessuno (mia grande paura ^.^) ho deciso di modificarne il nome, spero che anche per le altre vada bene. C’è solo un problemino piccino picciò: mi hanno appena tolto la linea ;.;. È grazie a un’amica, AlyDebby, che sono riuscita a pubblicare e chiederò il suo aiuto anche per il resto delle volte fino a giugno. Alla prossima ^_^!!

 

  
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