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Autore: RobertaShaira    07/09/2015    0 recensioni
Merlin e Arthur si lasciano andare e si abbandonano alle emozioni che sanno di provare, ma che per troppo tempo si sono negati.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era troppo tempo che ci pensava. Voleva fare qualcosa al riguardo. Doveva fare qualcosa al riguardo, per cacciare quel pensiero fisso dalla mente.
Da quando quel ragazzetto scapigliato era entrato nella sua vita, sfidandolo, importunandolo, punzecchiandolo, incuriosendolo, attirando più del dovuto la sua attenzione, non riusciva a pensare ad altro che a lui. 
Eppure ne aveva di cose a cui pensare, era un re diamine, il re di Camelot! Non poteva passare le giornate ad illudersi che ogni sguardo di quel ragazzo fosse qualcosa in più, che ogni parola significasse altro, che ogni gesto nascondesse un mondo. Da quando, poi, Merlin era diventato il suo servo, la situazione nella mente di Arthur era peggiorata. Cercava in tutti i modi di non pensarci, ma Merlin era sempre lì. Erano perennemente insieme. 
Aveva anche sposato la povera Gwen per cercare di non pensarci. Le voleva bene, le aveva sempre voluto bene, ma tutto l’affetto del mondo non bastava a far diventare Arthur qualcosa che non era, e a fargli provare qualcosa che non poteva provare. Era un marito ed un re devoto, senza dubbio. Donava tutto sé stesso al suo regno, a quel matrimonio, alla sua regina, donava tutto sé stesso tranne quello di cui non poteva liberarsi. Quella sensazione di essere completo solo quando era con Merlin, come se fossero due facce della stessa medaglia.. 
Merlin entrò nella stanza di Arthur, mentre quest’ultimo stava finendo di leggere alcuni trattati per il mantenimento del regno. I loro sguardi si intrecciarono e il sorriso di Merlin colpì Arthur in pieno petto, come succedeva sempre, come se ogni volta guardasse il sole ad occhio nudo. 
Gwen aveva una brutta febbre quella notte, quindi Gaius le aveva suggerito di restare in una delle altre stanze del palazzo, per non rischiare di far ammalare anche Arthur. 
“Gwen si è addormentata, Gaius dice che dopo questa notte starà meglio” disse Merlin al suo padrone. 
“Bene, sono contento di sentirlo” ribatté Arthur. 
“Posso portarle qualcosa prima di congedarmi?” chiese Merlin con la solita accondiscendenza di chi è abituato a servire qualcuno con cui, in realtà, c’era talmente tanta confidenza da potersi considerare ben altro che servo-padrone, ben altro che amici, ben altro che complici. 
“Potresti sistemare il letto, penso che andrò a dormire” rispose il biondo con un sopracciglio alzato, spostando leggermente lo sguardo dai fogli e cercando avidamente sul viso di Merlin una reazione che poteva fargli capire, in qualche modo, che anche lui stava pensando a quello che per Arthur ormai era un ossessione. 
“Subito, Artù!” disse frettolosamente Merlin cercando di sviare dalla mente quei pensieri che immediatamente gli erano piombati addosso. 

Merlin era in completa venerazione per Arthur da quando gli aveva salvato la vita la prima volta, andando nelle grotte e rischiando tutto per lui, che era un semplice servo. Aveva da sempre pensato che anche Arthur provasse qualcosa per lui, ma era difficile, se non impossibile, anche solo immaginare di poterne parlare ad alta voce. Non osava illudersi, non osava proferir parola su tutti quegli sguardi fugaci, su tutte le volte che il suo re si era mostrato fin troppo preoccupato per il suo semplice servo. A maggior ragione sapendo che Arthur era totalmente all’oscuro del fatto che Merlin era tutto tranne che un semplice servo. Aveva tutti quei poteri, poteri immensi, eppure nulla poteva per quell’amore incondizionato verso quell’uomo che era destinato a salvare, che era destinato ad essere l’altra faccia della sua medaglia. 

Merlin si precipitò a togliere i cuscini in più sul letto di Arthur, aggiustò con cautela le coperte e le lenzuola, tirandole ai piedi del letto. 
Arthur lo osservava incantato, senza nemmeno più fingere di essere rapito dai fogli che prima lo tenevano impegnato. Ogni gesto di Merlin su quel letto gli faceva inevitabilmente venire un brivido, la sua mente viaggiava in luoghi impensabili, in cui quel letto era palcoscenico di scene d’amore e tutt’altra devozione rispetto a quella che provava per il regno e per la sua regina. 
Merlin stava per finire di sistemare il lenzuolo quando Arthur si affrettò a dire qualcosa, per trattenerlo il più possibile in camera con lui.. “Prendimi le vesti da notte, devo togliere questa scomoda casacca, non so come facciano i re ad indossarla tutti i giorni.”
Merlin si precipitò a prendere la camicia di notte del suo re, ed in quel momento un pensiero gli passò per la mente. Poteva rischiare? Era forse un azzardo? Cosa sarebbe potuto succedere, infondo, se Arthur l’avesse fermato? Un po’ di imbarazzo, ok, ma poi l’avrebbe creduto un gesto da servo troppo premuroso e basta. Era deciso, c’avrebbe provato. Si avvicinò ad Arthur con la camicia da notte in mano, fissandolo negli occhi.
“Lasciate che ci pensi io” disse poggiando la veste sul letto e avvicinandosi a lui. Prese la bassa estremità della casacca che Arthur aveva indosso per sfilarla, Arthur sobbalzò quando due dita di Merlin lo sfiorarono, precipitandosi ad alzare le braccia per aiutare il suo adorato servo nell’impresa. Appena la casacca fu sopra la testa, i loro sguardi si incrociarono di nuovo e per ogni secondo che passava sembrava che un incendio stesse divampando nella stanza.
Merlin abbassò lo sguardo, mirando ai pantaloni del suo re. Rialzò gli occhi, come per cercare una conferma, come per sapere di star facendo la cosa giusta, come per sapere di non star facendo una pazzia. 
Arthur non si mosse, non spostò gli occhi da quelli di Merlin. Tutto in lui gridava un assenso, tutto in lui lo pregava di andare avanti. 
Merlin portò le sue mani sui pantaloni di Arthur e cominciò a slacciarli, si abbassò per sfilarli e rimase per un attimo giù, alzando lo sguardo, mirando la meraviglia di quell’uomo che lo sovrastava, il suo re, che neanche adesso che era in ginocchio dinanzi a lui lo faceva sentire inferiore, che non l’aveva mai fatto sentire meno di quello che era, il più potente mago di tutto i tempi. Seppur Arthur non aveva idea di chi aveva d’avanti, aveva sempre trattato Merlin come si trattano le persone preziose, come si trattano i veri tesori.
Arthur abbassò lo sguardo e gli occhi di Merlin lo inchiodarono, era come sospeso in aria, il respiro affannoso gli provava che era ancora vivo, che non era morto e finito in paradiso. Con stupore vide Merlin alzarsi lentamente, mantenendo vivo quel magnetico contatto visivo. Merlin prese la camicia da notte da sopra il letto e allungò la mano verso Arthur, con sguardo quasi interrogativo. Cosa dovevano fare adesso? Cosa stava succedendo? Lui era un semplice servo che stava preparando il suo padrone per la notte oppure non aveva immaginato tutta quella tensione, tutto quel desiderio, e stava succedendo molto di più?
Arthur poggiò una mano su quella di Merlin per fermarlo, non voleva indossare la veste, non voleva un altro velo che separasse il suo corpo da Merlin, come quel velo pesante come piombo che indossava come una maschera ogni giorno. Erano lì, da soli, in quella stanza, e sentiva il bisogno di sapere se anche per Merlin quegli attimi erano magici come lo erano stati per lui fino a quel momento.
Merlin fissò per un attimo la mano di Arthur sulla sua. Cosa stava fermando esattamente? Il servo che stava passando il limite o il servo che lo stava rivestendo? 
Arthur rispose a quella domanda mentale prendendo la veste e facendola cadere a terra. A quel punto Merlin ebbe le sue conferme, ogni paura scivolò via dal suo corpo e rimase solo la voglia di stringerlo, di sentire la sua pelle contro la sua, il suo respiro sulle sue labbra. Si avvicinò al suo viso e si fermò a pochi centimetri dalla sua bocca aspettando forse che fosse il suo re a prendere in mano la situazione, a fargli capire che lo voleva davvero quanto lui. 
Arthur per una volta avrebbe voluto non essere il padrone, non essere quello che doveva sempre decidere tutto, non essere il re. Merlin lo capì, lo capì dallo sguardo di Arthur che sembrava una supplica, che sembrava avesse bisogno di liberarsi. Annullò la distanza che li separava e lo baciò. All’inizio le loro labbra si sfiorarono, come per paura di farsi male, come per paura che potesse essere un errore, come per paura di potersi rompere in mille pezzi al solo reciproco tocco. Pian piano però tutto quelle paure si sgretolarono nel loro bacio, non esisteva più niente se non loro due, se non quel momento. 
Si avvicinarono al letto e Merlin fece sedere Arthur mettendosi a cavalcioni su di lui. Sentiva il bisogno di sentirlo suo, di sentire tangibile quel senso di appartenenza che li aveva legati da sempre. E quando la pelle di Arthur si indurì sotto il suo tocco capì che era esattamente come aveva sperato, si appartenevano, Arthur lo voleva, e niente al mondo poteva cambiare quel dato di fatto. Arthur allungò il collo in cerca della bocca di Merlin, era avido e bisognoso di quel contatto, si aggrappò con le braccia al corpo di Merlin e lo baciò con tutto il desiderio che aveva incamerato in quegli anni passati a volersi e non aversi. Ma ora lo aveva, ora Merlin era lì, su di lui, con lo sguardo perso nel piacere che lui gli stava procurando, e nessuna sensazione poteva essere migliore di quella.
Si amarono come si erano sempre amati, esplodendo finalmente dall’interno all’esterno, portando fuori tutto quello che si erano tenuti dentro per troppo tempo. Dopo aver vissuto quello che era sembrato un sogno, Merlin si sdraiò accanto ad Arthur, guardandolo negli occhi e mettendogli una mano sul petto, sul cuore, per proteggerlo dal risveglio che li aspettava. 
Arthur mise la sua mano su quella di Merlin, anche lui aveva bisogno di proteggere il suo cuore da quello che sarebbe venuto dopo. Ma non voleva pensarci, non in quel momento. Ancora con la sua mano in quella di Merlin sul suo petto, si voltò delicatamente dando le spalle all’uomo che lo aveva appena amato con tutto sé stesso e portò il suo braccio sul suo, per sentirsi in un guscio, per sentirsi protetto, per sentirsi coperto dal calore che solo Merlin in tutta la sua vita aveva saputo donargli. Rimasero stretti, legati l’uno all’altro in quel modo per tutta la notte, sapendo che niente, mai, avrebbe potuto portargli via quella sensazione, come se fossero destinati a vivere e morire in quell’abbraccio.
 
   
 
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