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Autore: ILoveHer    08/09/2015    2 recensioni
A Londra Brittany ci capita per puro caso. Non ha nessuna voglia di iscriversi all'università.. solo perchè lo fanno tutti o perchè quella è la strada giusta. Decide di partire: nuova città, un sacco di ragazze straniere e una vita da costruirsi.
Santana, una tipa che dice sempre quello che pensa, a Londra ci va per inseguire il suo sogno. Per costruirsi una vita con il suo amore, Dj D, incontrata un mese prima in un locale. Kurt ha nove anni e Londra è l'unico posto che abbia mai visto (e non gli piace neanche). Vive in un istituto, ha un padre che non è in grado di prendersi cura di lui e suo fratello è un cane, Pavarotti, che soffre di attacchi di panico ed è vecchissimo.
In questa città, i loro destini di incrociano. In una stanza d'albergo, in un parco, su un palcoscenico. L'amore, inaspettato, è pronto a cambiare la loro vita. Non possono rimanere soli. Forse è proprio lì quello che stanno cercando. Forse, per Brittany, Santana e Kurt, è importante adesso.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehiiiii *.*
Ecco l'aggiornamento della storia.. ho deciso che, dati i capitoli molto brevi, ne inserirò più di uno negli aggiornamenti.
Questo ne ha ben 5. Così non diventa troppo noioso per voi leggere dei capitoli così corti..
Spero di poterli pubblicare con un certa frequenza.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio,
ILoveHer.

Non possiedo 'Glee' o 'L'importante è adesso'.
2


Il telegiornale si sente in sottofondo. L'argomento del giorno è l'inizio-della-scuola.
Le percentuali, il numero di iscrizioni e così via. Ormai ne sono abituata. Solo che quest'anno c'è una novità ed è l'inizio dell'univeristà per tutti coloro che si sono iscritti.
Mia madre è ai fornelli e sta pensando a qualcosa. Sono abbastanza certa che il problema siamo io e l'università.
L'odore della carne aleggia nella cucina, mescolandosi a quello dei biscotti nel forno. Mia sorella apparecchia la tavola silenziosamente, alle otto in punto si mangia.
- Ecco qua.. - dice mia mamma, posando la carne appena cucinata sul tavolo. Ma non si riferisce sicuramente al cibo. Mia madre comunica con strani messaggi nascosti, tipo le formiche. L'ho capito guardando un documentario. Quando si incontrano, si tirano due musate informandosi sul cibo e sui pericoli, argomenti interessanti solo per le formiche. Lo stesso succede con Whitney, senza i suoi messaggi nulla avrebbe senso.
'Ecco' significa: ecco, comincia l'università, hai scelto cosa fare?
Ecco, decidi in fretta perchè c'è in gioco il tuo futuro.
Ecco, devi muoverti.
Alla fine, non ho scelto nessun corso. Per questo sono tutti così tesi in casa. Non che la mia famiglia comunichi molto durante i pasti. Solo che io non mi sono iscritta all'università perchè non sapevo cosa fare e questa, per la mia famiglia, non è una motivazione valida.
La porta d'ingresso si spalanca, dopo qualche secondo entra Pierce. Giacca e cravatta perfette, valigetta e ombrello in mano.
- Ciao - dice. E basta. Pierce non è il mio vero padre e quindi non capisco i suoi messaggi nascosti.
Violet invece, sua figlia naturale, lo abbraccia subito. Con qualche musata è riuscita a comunicargli tutto: aria tesa, cibo pronto.
Lo sguardo di lui si blocca sul televisore. - Che cosa dicono? - chiede, senza sapere che il problema di tutta la tensione è proprio dovuto a quell'apparecchio infernale.
Sullo schermo compaiono gli studenti in fila allo sportello.
- Ah - dice Pierce. Questo messaggio però lo capisco. 'Ah' vuol dire: non intendo intervenire nella discussione che inizierà fra poco.
Il servizio continua elencando la percentuale dei laureati che trovano subito lavoro.
Che scorrettezza.
- Eh, - dice Whitney e il mio primo pensiero è quello di strapparmi i capelli e urlare - Allora? - chiede mia madre.
- Non lo so, ho ancora tempo..
- Brittany non hai tanto tempo, perchè non andava bene la tua scelta? Qualche mese fa eri così sicura..
Tipico. Mia madre che cerca di farmi ritornare alla mente le mie precedenti affermazioni.
- Non ero sicura..
- Noah si è già iscritto?
- Si.
- E cosa ha detto riguardo al fatto che tu non hai ancora scelto nulla?
- Ancora non gliel'ho detto..
- Ma siete andati insieme in segreteria!
- Senti mamma..
- Okay, almeno fammi capire verso che corsi ti stai orientando..
Forse dovrei prendere in considerazione alcuni corsi e poi scegliere a quale iscrimermi. Il problema è che non si tratta solo del corso. Si tratta del mio futuro.
- Magari Lettere, o Fisica - sparo a caso mentre assaggio la carne, decisa a tenermi la bocca impegnata il maggior tempo possibile.
- Lettere o Fisica - ripete mia madre guardandomi e senza toccare il suo piatto.
- Già, perchè?
- Perchè questi sono i corsi per chi non sa che cosa fare..
- Appunto, non so cosa fare..
Pierce assiste alla conversazione in silenzio, guardando Violet preoccupato.
- Domani mi iscrivo..
- E' una settimana che lo ripeti.. quando hai intenzione di farlo sul serio?
- Whitney.. - dice Pierce cercando di rimproverarla.
- Domani mi iscrivo.. - ripeto. Ma i miei messaggi nascosti dicono tutto il contrario: stufa e incazzata, decisione non presa, lo dico così chiudi la bocca.
 

3


- Fermati di fronte al bar!
- Perchè?
- Mi trovo lì con le mie amiche.
Mi infilo tra due macchine parcheggiare con la mia moto. Guardo il bar, lo stesso in cui sono andata per ben quattro anni.
Alzo lo sguardo e mi soffermo sulla strana insegna sul tetto.
All'improvviso, una goccia mi cade sul casco.
- Vai a iscriverti? - chiede Violet scendendo piano dalla moto.
- Si, adesso vado..
- E' già aperta la segreteria?
- No, apre tra un'ora!
- Beh, fai colazione con noi.. sta pure piovendo!
Entriamo nel bar. Riconosco qualcuno e per un attimo mi sembra di essere ancora a scuola. Percepisco il stessi odori di caffè e di libri nuovi, la stessa atmosfera.
Non facciamo a tempo a raggiungere il tavolo. In fondo alla stanza, vicino alla porta del bagno, c'è Sadie, la migliore amica di mia sorella. Non si è ancora accorta di noi.
Sta chiacchierando con una persona che non riesco a vedere.
Violet fa qualche passo verso di lei quando all'improvviso compare il viso dell'interlocutore che la saluta con un bacio sulle labbra.
Violet si blocca.
Il suo volto assume un'espressione piena di dolore. Il labbro si arriccia e gli occhi le diventano lucidi e freddi. Non l'avevo mai vista così.
Un secondo dopo siamo sulla moto. Lei si aggrappa a me e appoggia la testa sulla mia spalla sinistra. Qualche lacrima mi bagna la maglietta.
Attraverso la città, tra il traffico del mattino. Sgommo tra le auto, lasciandomi alle spalle il centro e i palazzi enormi. Accelero più che posso stando comunque attenta a mia sorella.
Lascio la moto in un parcheggio pieno di macchine. C'è un sacco di gente con le valigie, gente che si abbraccia, gente che sale sui taxi, gente sola.
- Ehi, V, tutto bene? - le chiedo preoccupata. Siamo davanti all'ingresso dell'aeroporto.
Ma lei sembra troppo impegnata a guardare un uomo e una donna camminare tenendosi per mano. Lui stringe il suo borsone, lei si avvicina e cominciano a baciarsi.
Violet distoglie lo sguardo, si asciuga il volto e scuotendo la testa mi fa capire che no, non va tutto bene.
- Che succede?
Violet scuote di nuovo la testa senza rispodermi.
- Cosa ci facciamo all'aeroporto? - chiede.
- Non so.. tu dove vai quando sei confusa?
- Al parco..
- Io vengo qui.. dai, andiamo a fare colazione!
Superiamo le porte e veniamo investite dall'aria fresca della struttura.
E' pieno di gente, ci sono un sacco di pendolari. Li riconosci perchè non hanno una valigia e sono in giacca e cravatta.
Ordino caffè e brioche al bar e ci sediamo sul primo tavolino che troviamo.
- Non mi interessa.. - mi dice Violet regalandomi un sorriso.
- In che senso?
- Non me ne fregava niente di lui!
- Cos'è successo?
- Sapevo che Sadie aveva una cotta per lui.. quando eravamo solo noi tre, lei flirtava sempre..
- Ma tu e lui stavate insieme?
-  Solo per un po' di tempo.. poi lui e Sadie sono andati in vacanza nello stesso posto.. li sentivo entrambi al telefono, poi ho cominciato a sentirli sempre di meno e sapevo che era successo qualcosa..
Ora l'aeroporto è meno affollato. Finiamo di bere il caffè e poi passeggiamo per le edicole e i negozi.
- Hai deciso a cosa iscriverti?
- No..
- No?
- Non so.. forse non mi iscrivo neanche!
- E che fai?
- Ancora non lo so..
- Non c'è nulla che ti interessa?
- Mi piacciono tante cose ma non è questo il problema.. è una scelta molto importante! E' in gioco il mio futuro. Se faccio giurisprudenza ho già scelto di essere un avvocato, se faccio medicina sarò un medico, se mi iscrivo a lettere farò solo un gran casino..
Nel frattempo ci sediamo davanti alla vetrata da cui si vedono partire gli aerei. Guardo il personale che scarica i bagagli e tutti gli aerei ancora fermi.
- Stai esagerando.. devi solo iniziare l'università! Se non ti piace il corso, lo cambi.
- Qui nessuno mi sta obbligando e io continuo a seguire il gregge solo perchè questa è la strada giusta.. sono una stupida!
- Su questo hai ragione, - mi prende in giro mia sorella - però sei anche la mia sorellastra quindi non ti ritengo una stupida!
- V, lo so che è facile: scelgo un corso, studio, faccio esami.. ma io non voglio questo!
Violet medita un po' sulle mie parole.
- Va bene, pensa ad un lavoro che ti piacerebbe fare.. come ti vedi fra qualche anno?
- Non vedo niente. Non mi rende felice pensare ad un lavoro, ad una famiglia , ad una casa..
- E cosa ti rende felice?
Il rumore forte dell'aereo in partenza mi impedisce di rispondere alla domanda di mia sorella. Sento una strana sensazione. Sento caldo, e poi freddo.
E quando l'aereo scompare, mi sento leggera.


4


Sabato sera Noah mi invia un messaggio informandomi che c'è una festa Erasmus in uno studentato.
Mi dice che ci dobbiamo assolutamente andare, per cominciare a entrare nell'ambiente universitario e conoscere un po' di gente.
Conoscendo Puckerman, il suo prossimo futuro sarà un po' come questa festa.
Un sacco di ragazze, un sacco di alcol e un sacco di musica.
Quando parlo di università con lui, ho l'impressione di parlare di due cose differenti.
Io intendo la struttura che ti fa perdere i capelli e la voglia di vivere, lui di una specie di scuola di tango per ragazze mezze nude e single.
Ma, se devo essere sincera, ho evitato in tutti i modi possibili di parlare dell'università con lui.
È ancora convinto che io mi sia già iscritta e che fra un paio di settimane ci troveremo nella stessa aula.
E ne è convinto perché io gliel'ho fatto credere.
Alle dieci siamo davanti ad un palazzo pieno di gente.
La festa costa dieci dollari. Paghiamo velocemente ed entriamo. C'è una tipa alla console con le cuffie in testa che mette musica ondeggiando a destra e a sinistra tutta felice.
Passiamo tra la gente e ci prendiamo qualcosa da bere.
Ogni tanto si sente parlare in francese e in italiano, ma la maggior parte delle persone parla in inglese.
Tra me e Noah si intrufola una ragazza che sembra essere sola.
- È open bar? - mi chiede vedendomi preparare da bere.
- Si
La ragazza guarda le bottiglie sul tavolo ancora indecisa. Noah le guarda il culo senza farsi vedere e poi mi fa ok con la mano e mi sussurra di servirle da bere.
- Se vuoi te lo preparo io..
- Certo, grazie!
- Gin tonic?
Mi sorride e preparo velocemente due gin tonic. Con i bicchieri in mano ci allontaniamo dal bar. Ora arriva il momento in cui non so cosa fare, o meglio, nella mia testa comincio a pensare a tutte le frasi (suggerite da Puck) per poter intavolare una conversazione.
Due ragazze le fanno cenno e lei cammina verso di loro.
- Grazie - mi dice la ragazza.
- Figurati..
Le due amiche la salutano e le chiedono come si prende da bere.
Così entra in gioco Noah, che si presenta senza esitazione e si propone di andare a prendere da bere al posto loro.
Io lo seguo e qualche minuto dopo siamo di ritorno con le bevande.
Noah comincia a fare un sacco di domande: Come vi chiamate? Da dove venite? Cosa studiate? Io lo osservo e miracolosamente cominciamo a parlare.
Andiamo verso il giardino dove la musica non è troppo alta e riusciamo a chiacchierare senza urlarci nelle orecchie.
Dopo un po' ci dividiamo e io mi ritrovo sola a parlare con Evelyn, scopro che vuole fare l'architetto e che ha ventiquattro anni.
A quel punto mento dicendo di averne ventitré.
Noah, che probabilmente ha sentito la conversazione, mi guarda orgoglioso.
Rientriamo in sala e cominciamo a ballare. Si sente un forte odore di alcol e fumo. Mi guardo in giro ma la luce non mi permette di mettere a fuoco i volti delle persone che mi circondano.
Così, mi concentro sulla musica e ascolto le vibrazioni del pavimento sotto i miei piedi.
All'improvviso Puck mi afferra e fa cenno alle ragazze che 'ci vediamo fra poco' e mi spinge via.
- Che succede? - chiedo curiosa.
- Dovevamo fare la pausa..
- La pausa?
- Devi lasciarle libere di scegliere..
- Ma stavamo andando alla grande!
- Appunto! Andiamo a farci un giretto e poi rientriamo.. se tornano da noi continuiamo a provarci, se no troviamo qualcun altro!
Così facciamo. Tutto va come aveva previsto Puck.
Dopo mezz'ora siamo in pista a ballare e sono loro che ci raggiungono.
Balliamo fino alle due, quando la musica si spegne e finalmente si accendono le luci.
Usciamo e Noah mi dice che è il momento di provarci e proporre un'altra meta per continuare a passare insieme la serata.
Però, in cinque con due moto non possiamo andare tanto lontano e, alla fine, optiamo per un bar nelle vicinanze dove ordiniamo qualcosa da mangiare.
E io e Evelyn ci mettiamo in disparte.
- Hai sempre saputo che volevi fare l'architetto?
- No, - rispose la ragazza sorridendomi - ovvio che no. Al liceo non avevo idea di cosa fare.. è successo quando sono tornata dal mio anno sabbatico..
- Ah, e che hai fatto? Dove sei andata?
- Barcellona. Città fantastica.. è tutta un'altra vita lì! Ero fuori tutte le notti.. ora vivo dai miei genitori e mi sembra di impazzire.
- Non è semplice se stai via un anno intero!
- Già.. coi miei vado d'accordo ma lì ero libera di fare ciò che volevo! Sei stata via anche tu? Adesso che fai?
Esito prima di rispondere. Le ho detto di avere ventitré anni, devo stare attenta.
- Mi sono presa un anno pure io.. - dico ancora incerta.
- Sul serio? E dove sei andata?
- In giro.. un po' a Londra e a Parigi.. - dico utilizzando le uniche capitali europee che probabilmente conosco - ero confusa, la mia famiglia e i miei amici mi davano consigli ma io ho fatto l'unica cosa che mi andava sul serio di fare!
- E quindi sei partita?
- Già, senza troppi pensieri..
- E alla fine hai capito cosa volevi fare?
- È una storia lunga.. - dico ridacchiando.
Continuiamo a parlare tra noi e io mi trovo sempre più presa da Evelyn.
È bella, ha viaggiato, non ha accettato di andare all'università solo perché il resto del mondo lo fa. Poi Noah e le altre due ragazze ci interrompono e mi propongo per accompagnare Evelyn a casa in moto.
All'alba, sotto casa sua, mi rendo conto che tutte le bugie che avevo raccontato potevano anche diventare un bel futuro. E in quel momento, quando lei si appoggia su di me,  la bacio.


5



- Sentiamo!
- Sentiamo, cosa?
- Chi ti ha messo in testa questa stupida storia di partire?!
- Perché pensi che sia stato qualcuno? Non potrei averlo deciso io? Lascia perdere..
- No, invece! Tu vivi ancora nella mia casa e le tue decisioni mi interessano!
È strano stare a casa la mattina di un giorno normale di settembre. È da vent'anni che non sto a casa di mattina nel periodo che va da settembre a giugno. Forse quando ero ammalata, ma questo è diverso.
Non sto male, sto proprio bene e sono a casa, distesa sul divano a guardare la televisione proprio come quando sono malata.
Mi piace guardare la televisione, soprattutto i cartoni animati, non mi stufano mai.
Ieri sera, dopo esserci baciate, io ed Evelyn abbiamo condiviso la nostra esperienza durante l'anno sabbatico. La 'nostra' decisione di partite e di come abbiamo detto della 'nostra' scelta alla famiglia.
Lei mi ha raccontato di quanta paura avevano i suoi genitori e della diffidenza delle amiche. Di tutti quelli che ti dicono che è solo un anno sprecato e quelli che ti chiedono 'cosa vuoi fare dopo?'.
Tutti, secondo Evelyn, vogliono sapere del tuo obiettivo. Ma se hai già un obiettivo, di conseguenza non hai bisogno di un anno sabbatico.
- Puoi spegnere la tv almeno?
Ero così concentrata sul cartone che non mi ero accorta che mia madre se ne stava ancora lì al mio fianco a fissarmi preoccupata.
- Non mi iscrivo più!
- Scherzi vero?
- No, non mi iscrivo ho detto!
- Senti Brittany, non va bene così. Ti iscrivi, parti e torni in tempo per l'inizio delle lezioni!
- Questo non è il mio piano.
- Ma perché non puoi fare come tutti?
- E cosa farebbero tutti?
- Si iscrivono a qualche cavolo di corso e basta. Vuoi partire? Fallo durante le vacanze come tutte le persone normali!
È cominciato un nuovo cartone. Adesso sono ancora più interessata perché è uno dei miei preferiti.
- Voglio prendermi un anno sabbatico!
- Anno sabbatico - ripete mia madre.
- Già..
- E da che cosa?
- In che senso?
- Non studi, non lavori.. da cosa ti dovresti prendere una pausa?!
- Voglio un anno sabbatico, non una pausa!
- È la stessa cosa! Un anno sabbatico vuol dire un anno passato in giro a non fare niente!
- Non ho detto che non voglio fare niente!
- Non mi hai nemmeno detto cosa vuoi fare però..
- Non me lo hai chiesto!
Il lupetto del cartone corre tra la neve ed è così carino che vorrei prenderlo e stringerlo tra le mie braccia.
- Britt, no - taglia corto mia madre.
- Non me lo puoi impedire!
- Sono tua madre..
- Io ho anche un padre.. e a lui sta bene!
Mia madre si porta una mano sugli occhi e se li massaggia. Per alcuni secondi non parla, rimuginando su ciò che ho detto.
- Vai da lui? - mi chiede con un filo di voce.
- Si! - rispondo sicura.
- Gli hai parlato?
- Si!
- E cosa aspettavi a dirmelo?
- Te lo avrei detto sicuramente..
- E Madison?
- Cosa?
- C'è spazio per tutti e tre in quella casa?
- Se non c'è dormo da qualche altra parte..
- Brittany!
- Cosa?
- Niente.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto. Il tempo per rendermi conto che partirò e per rendersi conto che non può farci nulla.
- Vado a Londra.


6


'Io ho anche un padre.. e a lui sta bene!' penso. Come mi è venuta?
Cioè, io un padre ce l'ho. Ma il punto è che lui non sa nulla. Non so se ha spazio in casa perché io lì non ci sono mai stata.
Sono stata a New York, a Los Angeles, a Parigi.. città dove è rimasto per poco tempo.
La maggior parte delle volte veniva lui da me, da solo o con Madison. Ma in questa casa, dove a quanto pare si è stabilito per sempre, non ci sono mai andata.
Dall'altoparlante la voce di una donna annuncia che un volo è stato annullato, generando sbuffi da varie persone vicino a me.
Osservo l'aggiornamento continuo delle possibili destinazioni: Madrid, Berlino, Barcellona, Londra.
Parto? O rimango qui?
Vado da mio padre oppure no?
Sono di nuovo all'aeroporto perché mi sembra il luogo migliore per potermi tranquillizzare e riflettere. Riflettere sulla mia partenza che potrebbe trasformarsi nella cazzata più grande della mia vita.
Parlando con mia madre, sembrava l'unica scelta possibile ma ora, da sola, vengo assalita dai dubbi.
La mia testa è da un'altra parte.
Non vuole darmi una risposta perché preferisce ammirare l'umanità dell'aeroporto, come se la soluzione fosse nelle valigie degli altri o nei loro occhi.
A pochi passi da me, sedute l'una affianco all'altra, ci sono due ragazze che sembrano avere la mia età.
Gli sguardi fissi nel vuoto, il volto privo di emozione.
Ogni tanto la mora alza la testa ma nessuna delle due dice niente.
L'altoparlante annuncia un ritardo e la tensione tra le due diventa ancora più evidente.
A un tratto la bionda si alza, e senza degnare l'altra di uno sguardo, comincia a dirigersi verso le scale mobili. La mora rimane immobile.
È molto bella. Una di quelle che è bella anche da arrabbiata. Magari è bellissima quando è felice, ma ora quell'espressione le sta d'incanto.
Con un gesto tira indietro i capelli con una molletta, scoprendo il suo bel viso dal colorito olivastro.
Parto? O rimango qui?
Pro: vivo da sola, conosco nuova gente, nuove ragazze e imparo il loro perfetto inglese.
Contro: litigo con mamma, litigo con Noah, magari non faccio mai più l'università, tutti i miei amici si fanno una vita perfetta.
Noto solo ora che davanti alla mora c'è uno zaino. E la bionda aveva solo un borsone.
Forse si stanno salutando per sempre, però la bionda non avrebbe dovuto allontanarsi così, doveva rimanere lì, con la bella mora.
Infatti, torna a sedersi al suo fianco.
La mora le prende la mano e le chiede qualcosa, supplicandola. Per farlo ha messo da parte l'espressione arrabbiata e avevo ragione, è bellissima.
Ora mi fa persino tenerezza.
A questo punto i loro toni cambiano e una piccola folla assiste alla loro conversazione interessata.
- Compro un biglietto.. - esclama la mora alzandosi.
- Non hai neanche dei vestiti!
- Non me ne frega niente! Comprerò qualcosa lì..
La bionda la tira verso di sé ridendo, anche se io non ci trovo proprio nulla da ridere. Le bisbiglia qualcosa all'orecchio.
- Non mi importa se ci guardano tutti, perché non partiamo insieme?
- Non possiamo, punto! - esclama la bionda alterandosi - Non puoi! - aggiunge obbligandola.
Che stronza.
- Mi verrai a trovare.. però prima devo vedere la casa!
Che cagata. Probabilmente siamo in tanti a pensarlo. Un uomo al mio fianco sbuffa scuotendo leggermente la testa. Cioè, se stai con qualcuno non puoi dirgli di non partire perché non sai la dimensione precisa della tua casa.
- Ma tu poi sparisci, lo so già!
- Non sparisco..
A questo punto il pubblico è quasi tutto dalla parte della mora che è senza speranze e dovrebbe semplicemente mandare al diavolo l'altra ragazza.
Io non tratterei mai la mia ragazza in questo modo.
Lei le dice qualcosa e, a quanto pare, la situazione si calma perché la bionda abbassa il tono della voce mentre l'altra sembra calmarsi.
Prende la borsa e si alza. La tensione è al massimo. La mora si avvicina per baciarla e per un secondo penso che si scosterà, rifiutandola. Invece con la mano libera, l'afferra per il fianco e si appoggia sulle sue labbra. Si sfiorano appena, senza dare troppa importanza al bacio. Poi si stacca e se ne va.
La mora comincia a piangere. Un pianto che non fa preoccupare perché in un aeroporto è all'ordine del giorno.
È bella anche quando piange. Sembra un cucciolo, vorrei andare da lei a chiederle se sta bene per poi offrirle la colazione. Così decido di tirare fuori le palle.
- Stai bene?
Ecco, l'ho detto.
- No - mi risponde secca.
- Posso offrirti un caffè? Qualsiasi cosa..
- No, non ho bisogno di una ragazza che ci prova con me! Se non te ne sei accorta, sono già impegnata!
Esco dall'aeroporto leggermente sconvolta. Santo cielo, che caratterino. Sembrava così dolce, e invece è una gran stronza.
Accendo la moto e il telefono mi vibra nella tasca.
È un messaggio di Evelyn.


  
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