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Autore: rocchi68    08/09/2015    2 recensioni
Avete mai pensato cosa comporta la fiducia negli altri? Tu la guadagni o la cedi agli altri…e poi?
Nessuno vi può garantire che questa sia riposta in buona o cattiva fede.
Si vive solo di illusioni e con l’illusione che ci sia un futuro, si muore.
Non c’è nascita senza morte e senza la morte non vi è la vita: è come un cane che si morde la coda.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Dawn, Duncan, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Avete mai pensato cosa comporta la fiducia negli altri? Tu la guadagni o la cedi agli altri…e poi?
Nessuno vi può garantire che questa sia riposta in buona o cattiva fede.
Si vive solo di illusioni e con l’illusione che ci sia un futuro, si muore.
Non c’è nascita senza morte e senza la morte non vi è la vita: è come un cane che si morde la coda.
Un cane se insegue le macchine lo fa per divertirsi: non saprebbe cosa farne se le prendesse.
Allo stesso modo nessuno saprebbe cosa farci ad essere vivi e morti nello stesso momento.
Molti credono che esistano infiniti universi paralleli ed esiste sempre un altro essere uguale a noi e che si differenzia da noi solo per poche caratteristiche.
C’è chi è il sovrano di un intero mondo e il vicino dello stesso universo vive come un pezzente a fare l’elemosina.
Eppure è proprio questa variabile che è introvabile.
Nessuno potrebbe mai sapere se tutti questi noi, finiranno con l’incontrarsi un giorno o l’altro, magari in un regno ultraterreno, ma non sussiste il problema.
Il difficile non è capire chi si è in realtà, ma come dimostrare a lei o a lui di essere migliore di tutte le altre possibilità.
Noi in vita esistiamo solo per rendere felici qualcuno, di cui per buona parte dell’esistenza non sappiamo nemmeno l’aspetto esteriore.
Quello che crediamo giusto non lo è mai stato e quello che consideriamo in cima alla nostra lista di sogni e desideri, una volta ottenuto scopriamo solo che è una chimera dettata dall’egoismo.
In una vita intera sono più gli elementi di tristezza e di assoluta insoddisfazione che quelli di felicità.
La felicità è una morte apparente della tristezza che resuscita quando si è realizzati, per piazzarti un colpo a sorpresa.
Morte, tristezza, rabbia, vendetta e potrei andare avanti all’infinito.
Eppure quando si parla con gli altri, non si parla di questo. Si parla di lavoro, sogni e futuro, mentre questo pane quotidiano resta segregato in noi come se fosse dotato di una forza in grado di sottometterci.
Solo in un luogo si parla di questo e dinnanzi alla croce, lui dice che è il male sottoforma di vesti o di trucchi che noi comuni mortali non conosciamo.
Lui dice che la fede è la migliore difesa contro il buio, lui dice che la fratellanza è la pistola che uccide l’ignoranza e lui dice che il perdono è la medicina contro la vendetta.
Ditemi una cosa però.
Se in quel luogo si parla di un essere superiore e onnipotente che ha creato tutto, perché ha realizzato anche il male estremo?
Perché non è buono come crediamo. Ha capito che errore ha fatto donandoci la vita e siccome non può porre rimedio a questo, preferisce accanarsi piuttosto di ammettere un errore.
Io non sono nessuno per ammettere che la perfezione sia importante, anzi più si è imperfetti meglio è, ma allora perché qualcuno combatte per l’ingiustizia, ben sapendo che non otterrà nient’altro che problemi?
Prendiamo un poliziotto che arresta un criminale implicato in una serie di omicidi e che tale essere venga giustiziato, cosa succederebbe se quella persona in realtà era innocente?
Ormai è morta e un morto non può tornare indietro per chiedere un risarcimento.
La famiglia potrebbe vendicarsi e uccidere il poliziotto, per poi scoprire che il colpevole in verità vive sotto lo stesso tetto dell’agente. Come sarebbe scoprire un simile scenario?
Drammatico, direi così a pelle, ma riflettendoci non è solo questo a colpire noi tutti.
Se voi foste dalla parte della legge e scopriste che vostra moglie è un assassina, voi la porreste davanti ad un giudice?
Nemmeno il più incorruttibile saprebbe rispondere e per pochi secondi potrebbe essere tentato di fregare la giustizia con le sue stesse mani.
L’ingiustizia che frega la giustizia per salvare un assassino che ha paura di essere assassinato.
Ma perché si giunge ad una situazione così estrema?
Si potrebbe vivere in pace, ma se non siamo in pace con noi stessi come speriamo di essere in pace con il nostro vicino di casa?
Chi potrà mai restituirci il sorriso di una persona cara e chi potrà mai sorreggerci nel momento del bisogno se siamo incapaci anche di capire se il nostro bastone è un amico o un nemico? Noi siamo i giudici, giuria e boia di noi stessi.
Noi ci giudichiamo per primi e se sentiamo che i nostri ideali, veri, falsi, comprati o venduti che siano, sono stati rispettati non dobbiamo incontrare le altre due figure.
La giuria siamo noi e tutti gli altri che con occhio critico osservano ogni singolo passo non solo della mia figura, ma anche della mia ombra, come se lei senza di me possa essere in grado di strangolare le persone.
Infine il boia.
Il boia è imparziale, fa solo quello che decidiamo noi e gli altri, eppure a volte fa come meglio crede.
Il boia è il cuore pulsante di tutti noi e spesso siamo noi stessi a ricoprire questo ruolo.
Lui sceglie il metodo per essere giustiziati e noi scegliamo allo stesso modo come morire o come rendere la vita insopportabile agli altri.
Se io mi rendo odioso, il boia potrebbe essere il mio migliore amico o il mio peggior nemico, se invece mi sento uno schifo, potrei essere il boia di me stesso.
Quante volte si sente dire che la nostra vita sia gettata al vento e puntualmente riceviamo critiche su critiche che ci invitano a farci avanti prima che sia troppo tardi.
Troppo tardi per cosa? Nel viaggio finale tutti hanno una buona puntualità e il cambiamento avviene di pari passo con la pazienza.
Chi diceva che viaggiare piano porta alla salute e ti fa andare lontano era un santo.
La vita va affrontata senza fretta e ognuno deve avere i suoi tempi.
C’è chi è già maturo a 20 anni, chi si sveglia a 30, chi muove i primi passi a 40 e chi nemmeno a 80 capisce una mazza di niente.
Eppure si è sempre in tempo per fare qualcosa di grande, si è sempre in tempo per trasformare sogni in solide realtà o in maledizioni senza fine e si è sempre in tempo per chiedere perdono.
 
Forse è per questo motivo che questa sera mi ritrovo qui a fissare il cielo pieno di stelle, mentre rimugino su quello che mi è successo.
Avevo sfogato la mia rabbia su di lei, ma chi non l’avrebbe fatto.
Ho sorpreso la mia ragazza intenta a baciarsi con uno sconosciuto, mentre io contando sulla sua fedeltà ero partito per qualche giorno con i miei colleghi dell’Università.
Giurare che è la prima volta, con 4 giorni a disposizione in precedenza, non è credibile.
È come se in una stanza ci fossero un ubriacone, un astemio e il capo di un bar. Il vino cala sempre più, ma nessuno riesce a capire chi sia il colpevole.
Sapendo che il capo non può bere senza rimetterci e sapendo che l’astemio non tocca l’alcool, chi resta se non l’ubriacone? Quest’ultimo può giurare anche allo sfinimento che non sia vero, ma è indifendibile.
Eppure quando si sbaglia, le ragazze hanno sempre un alibi: non mi riservi abbastanza attenzioni oppure non mi capisci oppure è stato solo un errore.
Lo facciamo noi ragazzi: siamo da ergastolo e da pena di morte incorporati.
Ecco perché, al termine di quella discussione e dopo aver sopportato anche le parole di circostanza al telefono della madre di quella oca, mi ritrovo a guardare le stelle nel vecchio parco e talvolta ad alzarmi per passeggiare innervosito.
 
Non avevo molta voglia di restare il quel dannato appartamento per sentirmi dire le solite cose.
Il perdonami o scusami non sarebbe bastato a risaldare un rapporto che procedeva abbastanza bene, ma quel colpo aveva frantumato l’equilibrio perfetto che avevamo creato.
Se poi avessi avuto la sfortuna di ascoltare quella là per un tempo superiore ai 10 minuti, ecco che il suo sbaglio si sarebbe trasformato in un mio errore.
Secondo quella là, io negli ultimi mesi la trascuravo, ma se mi è permesso dire qualcosa, direi che è falso.
Io non l’avevo mai trascurata e mai l’avrei fatto, ma ringrazio il cielo di essermi accorto per tempo con che ragazza avevo la sfortuna di convivere.
Lo so che sarebbe stato tremendamente più duro se l’avessi scoperta a farmi le corna dopo un ipotetico matrimonio, ma anche così è terribilmente triste.
Sembrerò un ragazzo particolare e forse all’antica, ma sognavo di trovare l’amore della mia vita e di poterci passare molto tempo assieme. Avremmo avuto dei figli e poi arrivati alla pensione avremmo coltivato i nostri interessi. Secondo i miei calcoli quando i ragazzi si sarebbero costruiti il loro futuro e uno di loro mi avrebbe concesso la gioia di stringere tra le braccia un nipotino, solo allora mi sarei spento sul candido letto dell’ospedale, rincontrandomi poi con la mia anima gemella.
 
Quel bacio ha spazzato via questo e molto altro.
Un bacio ci aveva uniti e un altro ci stava separando per sempre.
Non avevo bisogno di nessuno, avevo bisogno di restare solo con la mia malinconia e con il freddo pungente di gennaio.
La luna mi sorrideva, quasi si divertisse un mondo a vedermi soffrire come un cane.
Lei era completa: aveva il sole che si prendeva cura di lei.
Ognuno aveva qualcuno con cui completarsi, mentre io ero solo ad ascoltare i grilli che accompagnavano la triste melodia di quella notte.
Di solito passeggiavo in quel parco per rilassarmi un po’ e ogni cosa mi rendeva felice.
Quel giorno invece ogni cosa aveva un effetto deprimente e devastante sulla mia psiche, già di per se, malandata.
Nemmeno lo scorgere la figura del solito bambino a spasso con il cane mi aveva portato un sorriso.
Tutto mi abbatteva sempre più, ma non correvo rischi nel farmi beccare a piangere.
Avevo una voglia irrefrenabile di piangere, ma l’orgoglio e qualcos’altro mi imponevano di fare diversamente.
In quei frangenti mi sembrava di essere uno di quei poveri vecchi che viene abbandonato all’ospizio, in attesa da parte dei figli che il maledetto crepi, lasciando tutta l’eredità in mano a persone non meritevoli.
 
Un’altra chiamata persa e una decina di messaggi provenienti dallo stesso numero.
Ero stanco di sentire questa pietosa volontà di scusarsi. La mossa migliore fu quella di bloccare telefonate e contatto di quella stalker che sapevo non mi avrebbe mai lasciato in pace.
Risposi solo ad un messaggio e fui abbastanza laconico a riguardo.
Hai fatto la tua scelta. Esulta: mi hai illuso con il tuo amore e ora sarai felice di avermi buttato via. Sii felice con quello là.”
Se non si fosse trattato di un regalo di mia madre, avrei distrutto anche quel dannato aggeggio, ma non avrei risolto nulla.
Osservai l’ora sul display e decisi di andarmene in giro.
I miei genitori abitavano lontano e non avevo molta voglia di rompergli le scatole con le mie questioni amorose del cavolo. E poi non avevo intenzione di stare ad ascoltare il mio vecchio che mi ripeteva che me l’aveva detto che lei non era fatta per me e tanto meno volevo sentir singhiozzare mia madre a riguardo di quella situazione.
I miei zii erano ancora in Giamaica e col cavolo che prendo e parto per andarli a trovare.
I miei colleghi dell’Università erano troppo impegnati a studiare e mi rimaneva un'unica possibilità: la cara vecchia nonna.
Mia nonna abitava a qualche chilometro dal mio, ormai, ex appartamento ed era da molti mesi che non andavo a farle visita. Mio nonno invece era ancora in ospedale a seguito di un operazione all’anca e restava nella struttura per seguire un periodo di riabilitazione.
Fu così che giunsi alla sua abitazione, ma a dire il vero restai per circa 10 minuti appoggiato al cancello, non capendo se era il caso di suonare, disturbare e rendere partecipe dei miei problemi quella benedetta donna, oppure scappare e farmi ritrovare morto e schiacciato dal primo treno della mattina.
 
“Signora c’è uno strano ragazzo appoggiato al cancello, non sarebbe il caso di chiamare la polizia?” Non vi avevo detto che mia nonna a seguito di un’incessante preghiera di qualche mese prima ad opera di una sua amica d’infanzia, aveva accettato la di lei nipote per permetterle di vivere in compagnia di qualcuno. I genitori della ragazza erano sempre in viaggio per affari e l’anziana signora viveva ancora con il marito in una casetta troppo piccola per 3 anime. Fu così che mia nonna accettò quella giovane signorina e andò a vivere con lei nella sua casa.
L’anziana si alzò dal divano e dopo aver guardato alla finestra, tornò a sedersi al suo posto.
“Non preoccuparti Dawn, è mio nipote. Chissà cosa è venuto a fare.” La ragazza non aveva abbandonato i propositi di chiamare gli sbirri fino a quando non era stata rassicurata dalla sua vecchia coinquilina.
 
Dopo aver riflettuto per un po’ decisi di suonare al campanello e venne ad aprire la ragazza di cui vi avevo parlato poco prima.
“Mi scusi signorina, ma questa non è la casa di Fanny?” Chiesi alla giovane, rimanendo per un attimo spaesato per quello che stava succedendo. Una ragazza bionda, bellissima e a prima vista buona mi era venuta incontro. Mi sembrava un angelo, altro che Courtney: dannata arpia.
“Certo, la signora mi ospita per qualche periodo.” Detto questo mi fece strada e mi fece entrare nella casa che conoscevo bene.
“Scott nipotino mio, è da tanto che non vieni a farmi visita. Come mai da queste parti?” Mi chiese non appena riuscii a sedermi sul divano.
“Un sacco di problemi.” Risposi affossandomi ancora di più in quel giaciglio.
“Forse è meglio che vada di sopra. Voi vorrete parlare in santa pace e non sono sicura sia il caso che una sconosciuta ascolti i vostri discorsi.” La ragazza si stava già avviando verso le scale, ma ascoltare anche un suo consiglio mi sarebbe tornato utile.
“La prego resti. Se mia nonna l’ha voluta con se, vuol dire che apprezza la sua compagnia e la sua gentilezza.” Arrossì per un breve istante e tornò al suo posto, mentre io non riuscivo a capire come iniziare il discorso.
“Allora?”
“Ho beccato Courtney intenta a baciarsi con il suo ex. Quando ho visto tutto questo me ne sono andato e l’ho lasciata senza possibilità di riappacificazione. Sospettavo però che da qualche tempo mi facesse le corna, ma non immaginavo di dover assistere al suo tradimento di prima persona. Sono scappato dal mio appartamento e li ho lasciati intenti a scambiarsi coccole ed effusioni, ma ho la chiara intenzione di riprendermi quella casa. In fin dei conti l’ho comprata con i miei risparmi: quando gli altri li spendevano per oggetti inutili, io li mettevo da parte e il lavoretto come cameriere mi ha permesso di prenderla.”
“Se sei sicuro di quello che hai visto, posso solo dirti che hai fatto bene a lasciarla.” Mia nonna per una volta approvava la mia scelta e anche la ragazza sembrava d’accordo con me.
“Il problema è un altro. Se io ritorno in quell’appartamento rischio che lei mi getti le braccia attorno al collo ed io sarei così fesso anche di perdonarla.”
“Ho capito. Vorresti l’appartamento, vorresti che lei se ne andasse e vorresti evitare di fare scemenze.” Mia nonna nonostante avesse 82 anni aveva un cervello migliore di molti quindicenni scapestrati e a volte i suoi consigli erano davvero come oro colato.
“Esattamente, ma non so come fare. Quella maledetta conosce tutte le mie amiche e quelle sono già impegnate e di certo non posso mettermi insieme con qualcuno di più grande di me. Non vorrei nemmeno ricorrere alla carta di qualche sconosciuto e agire per vie legali non mi sembra il caso.”
“Bel dilemma. E tu cosa ne pensi Dawn?” Aveva un nome bellissimo per una creatura così buona e armoniosa. Sì mi sembrava sempre di più un angelo sceso in terra per dare conforto ai bisognosi.
“Ecco…io non saprei.”
“Non si preoccupi troppo, può dirmi tutto quello che pensa.” Cercai di rassicurarla, per quanto fosse possibile e lei rinfrancata da quelle parole, iniziò a parlare.
“Io aspetterei quanto meno una settimana, poi tornerei lì con una ragazza e mi farei restituire l’appartamento.” Aveva avuto le nostre stesse idee, ma il problema riguardava proprio la ragazza che doveva inscenare con me l’inizio di una nuova storia d’amore.
“Il problema sta proprio nella scelta della ragazza.” Ripresi interrompendola bruscamente e facendo innervosire parecchio anche mia nonna che era scattata come una molla.
“Lascia finire la ragazza Scott. Hai la stessa brutta abitudine di nonno Anselmo, sempre che interrompi gli altri.” La figura del burbero nonno brontolone mi fece per un secondo sorridere e quel generale che aveva combattuto in guerra, continuava a stagliarsi imperturbabile. Se una guerra, la crisi e altri problemi non avevano buttato giù quell’arzillo 87enne cosa mai l’avrebbe fatto?
“Mi scusi signorina.” Nonostante conoscessi il nome di quella graziosa creatura non avevo alcuna intenzione di chiamarla per nome, se non me lo avesse permesso lei per prima.
“Lei ci ha detto che la sua ex conosce tutte le sue amiche, ma a dire il vero non conosce ancora qualcuno.” Aveva buttato lì una frase che non riuscii a capire, forse per via del mio cuore e della mia testa non ancora ripresesi al meglio.
“Mi scusi, ma non capisco.”
“Ho capito cosa hai in mente Dawn e la tua idea mi piace assai.” Se persino mia nonna ci era arrivata allora la soluzione era fin troppo semplice
“Volete essere più chiare.”
“La signorina si sta offrendo per inscenare la parte della tua ragazza nel confronto che avrai con Courtney.” Davvero quella ragazza avrebbe fatto qualcosa per uno sconosciuto del quale non ha la piena fiducia? Fidatevi, ero commosso.
“Grazie mille…”
“Dawn.” Riprese lei e mi fece capire che da quel momento potevo chiamarla per nome quanto desiderassi.
“E dove dormirai?” Mia nonna risolta apparentemente quella questione, mi pose in una brutta situazione.
“Ti prego nonna, fammi dormire in questa casa. Accetto anche il pavimento, ma non voglio andare dai miei genitori.”
“Non occorre, puoi utilizzare la stanza degli ospiti e nell’armadio ci sono ancora i vestiti che tuo zio usa quando viene qui la domenica.” Mia nonna, manco fosse dotata di sesto senso, aveva già predisposto il tutto e questo mi fece sorridere.
Con la chiara intenzione di accompagnarmi, si alzò dal divano, ma invece fu l’angelo a farsi avanti.
“La prego signora, accompagnerò io suo nipote nella stanza. Non vorrei si stancasse troppo a fare tutte quelle scale.” Fu così che mi accompagnò alla mia destinazione e la pregai di entrare nella stanza per fare conoscenza, dato che conoscendo almeno un po’ la bizzarra figura di mia nonna, la vecchietta si era già addormentata e lei sarebbe stata costretta ad annoiarsi in compagnia di quel bradipo.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autore:
 
Mi scuso con tutti coloro a cui avevo promesso di pubblicare il primo capitolo di un’altra long, ma abbiate ancora un po’ di pazienza. Essendo un opera un po’ lunga, la sto rileggendo per bene e nel frattempo butto giù qualche idea su altre storie. A proposito di vecchie storie: per coloro che hanno letto e recensito “I’m a monster” va un ringraziamento particolare e siccome non conosco altri modi per rispondere al gioco dell’altra storia, la soluzione ve la scrivo qui.
Il titolo del libro è: “Jack Frusciante è uscito dal gruppo.”
Per quanto riguarda questa storia non so ancora con quale cadenza uscirà e nemmeno quanto sarà lunga. Per le altre mie opere scrivo sempre il numero di capitoli previsti, ma questa volta improvviserò.
La long promessa uscirà non appena sarà tutto perfetto e non appena finirò questa storia che ad intuito dovrebbe essere al massimo di 5 capitoli (ho detto 5 ma potrebbero essere anche di meno, o perché no, di più.)
Alla prossima
 
 
 
   
 
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