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Autore: Nono23    08/09/2015    3 recensioni
[Accenno Shonen-Ai]
Breve One-shot scritta in prima persona. Raccoglie la riflessione del Baronetto del Calcio, abbozzata nel quarto capitolo de ‘Il diario ‘segreto’ di Jun Misugi’, su una parola semplicissima, molto vicino ad ognuno di noi, eppure, per molti, irraggiungibile ed oscura. La domanda che lo tormenta è solo una: ‘Cosa significa il verbo ‘Amare’?’
Dedicata a BJ, Slanif, Gratia, Amily Ross e a tutte le fan del personaggio di Jun Misugi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, cari lettori e lettrici!
Non mi aspettavate, vero? Lo so che devo finire ‘Japanese Holiday’ e ‘Il diario ‘segreto’ di Jun Misugi’, ma attualmente non riesco a scriverli come vorrei, perciò dovrete attendere ancora qualche giorno… sapete, me ne dispiaccio moltissimo di questo, tanto più che ho l’idea in testa, ma le parole non vengono fuori… non come desidererei io…
Ma non sono qui ad asfissiarvi con queste chiacchiere. Sto scrivendo tutto ciò per presentarvi brevemente questa One-shot, che mi è venuta in mente proprio mentre abbozzavo il quarto capitolo de ‘Il diario ‘segreto’ di Jun Misugi’.
È una riflessione cominciata da Jun, ma interrotta da Ken. Perciò ho deciso di riprenderla ed ampliarla.
Ci terrei davvero molto dedicare questa storia alle appassionate di Jun Misugi, sperando di non offenderle, giacché non è la mia intenzione, a BJ, la mia prima vera sostenitrice, a Slanif, mia grande maestra per le GenzoxKarl, a Gratia, amante dell’introspezione, a Amily Ross, che ama moltissimo il Baronetto del Calcio, e a tutti coloro che vorranno dedicarmi del tempo, leggendo questa riflessione nata per caso, ma, credo, vicina ad ognuno/a di noi.
Buona lettura a tutti!


Amare: voce del verbo amare, prima coniugazione, modo infinito, tempo presente.
Voler bene, provare profondo affetto, sentire affetto, sentire un’attrazione per qualcuno, esserne innamorato.


Mi sono sempre domandato cosa significasse questo vocabolo, ma, non so il perché, non ero mai andato a cercarlo su un dizionario. Eppure, di solito, se non capivo qualcosa, era il primo libro che aprivo per sanare la mia sete di conoscenza e sapere. Non in quel caso. Ogni volta che per qualche ragione tornavo a quei pensieri, non riuscivo mai a darmi risposte. Sinceramente, non credo di averle neppure ora. Che poi… perché mai ci tengo così tanto a conoscere l’essenza del verbo ‘Amare’. Voglio dire, è un verbo come un altro. Perché intestardirmi proprio su quello? Tante volte mi detestavo per la mia caparbietà. Eppure il secondo dopo mi dicevo che se non fosse stato per quella mia caratteristica non avrei potuto fare un sacco di cose. Prima tra tutte giocare a calcio. Purtroppo la mia malattia al cuore mi ha portato a vivere un po’ in isolamento, accerchiato spesso e mal volentieri da medici e dottori. Mi sentivo come se m’avessero imprigionato in una campana di vetro. Ero e, a tratti, sono come una farfalla rara, così rara che mi hanno catturato e rinchiuso in un barattolo. Però ho detto a tratti. E questo grazie a Waka… Ken. Ogni tanto scordo che devo chiamarlo per nome. Il punto è che proprio a causa della mia malattia non ho mai stretto rapporti confidenziali con nessuno. Neppure con i miei genitori. L’unica che mi era sempre stata accanto era Amy. Lei l’ho sempre vista come una bambina che tentava in tutti i modi di liberare la farfalla rara dal barattolo, ma che purtroppo non era abbastanza forte da stapparlo. Però ci provava costantemente. Ammetto che ammiro la sua perseveranza nello starmi accanto, pur conoscendo le mie condizioni. E di questo non posso fare altro che ringraziarla con tutto il cuore, ma nulla di più. Già, l’unico che riesce a forzare il tappo del barattolo in cui sono stato rinchiuso è Ken. Lui mi aveva colpito subito, sin dalla sua prima apparizione in campo. Ed è proprio a lui che dono un pezzo del mio cuore ogni volta che stiamo insieme, vuoi per gli allenamenti, che sono riuscito a riprendere abbastanza costantemente, vuoi per un appuntamento fissato silenziosamente attraverso i nostri sguardi. Io e Ken stiamo insieme perché lui mi fa vivere e provare emozioni come mai mi è capitato. Ed è per questo che lo ringrazio. Lo ringrazio cercando di dargli tutto l’amore che possiedo e sento quando sono con lui.

È forse questo che significa ‘Amare’? Voler passare più tempo possibile con una persona, fargli sentire ciò che provi in sua compagnia, sentire il contatto con le sue labbra come una necessità prima che un gesto… E’ questo che significa? Non lo so.

Ken riesce a farmi provare tutti i sentimenti come nessuno. Forse perché non ho mai avuto grandi contatti con qualcuno che non sia lui, a parte il medico che mi controlla periodicamente. E quando dico tutti è perché sono proprio tutti. Dalla gioia al dolore, dalla rabbia alla delusione, dalla voglia di amare alla voglia di prenderlo a pugni, già sapendo che perderei in partenza contro un karateka. Sento che per lui sarei disposto anche a spostare il Monte Fuji, se solo me lo chiedesse. Farei qualunque cosa, anche la più pazza per lui. E sarei felice di farlo. Se ciò significasse vedere il suo sorriso illuminargli il viso, allora considerala già fatta. Perché non c’è spettacolo più bello della piegatura all’insù delle sue labbra. È la miglior alba e il miglior tramonto uniti in un unico spontaneo gesto.

E quindi cosa significa ‘Amare’? Voglio sapere il suo significato preciso. Possibile che per questo verbo non ci sia? Perché lui dovrebbe far l’eccezione? Perché mai ci tengo così tanto a conoscere la sua vera essenza? Sono forse egoista? No, reclamo solo l’acqua che possa chetare la mia sete di conoscenza.

Tra i vari dubbi che sono nati da questo pensiero, ce n’è uno che mi ha colpito al cuore più della mia malattia. Io mi merito Ken? Se sì, perché? Perché lo amo. Lo amo intensamente giorno e notte, senza tregua alcuna. Questa è stata la prima risposta che mi sono dato. E mi soddisfa. Al primo colpo, come si suol dire. Direi però che è molto istintiva. Io, che invece prediligo la razionalità, apprezzo questa risposta dettata da un impulso del momento. Proprio come Ken. Lui è impulsivo e imprevedibile, proprio come la natura che ci circonda. Proprio come il mio cuore, che sembra impazzire ogni volta che lo vedo.

Emozioni folli, elevate al massimo esponente, sommate ai nostri gesti quotidiani, che fanno impazzire il partner, sono l’equazione dell’amore. E l’incognita x che ricaviamo altro non è che il personale significato del verbo ‘Amare’. Ora l’ho capito, ora sono soddisfatto, ora andrò a telefonare a Ken: voglio sentire la sua voce che pronuncia il mio nome in modo unico, come solo lui è in grado di fare. Perché io amo Ken ed è l’unica consapevolezza che voglio avere.

Fine.

Note finali:
Allora, cosa ne avete pensato? È impulsiva questa One-shot, proprio come Wakashimatsu. Ho cercato di analizzare una parola, cinque lettere, a prima vista semplicissime, eppure con un significato così profondo, quasi impossibile da carpire totalmente, come vorrebbe Misugi. Anche se alla fine elabora una sua teoria, chi lo dice che sia quella giusta? Nessuno.
Spero di essere riuscita trasmettervi le emozioni che ho provato io nel scrivere questa FF. Detto questo vi saluto calorosamente!
A presto,
Nono23.

Disclaimer: i personaggi appartengono al grande maestro sensei Yoichi Takahashi. La storia non è stata scritta a scopo di lucro o plagio.

   
 
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