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Autore: ChocoMokaChoco    08/09/2015    0 recensioni
NOTA: Una parte della storia è composta da flashback.
***
A Coralise, principessa e futura regina di un piccolo regno della Francia, la vita di corte stava decisamente troppo stretta.
Lottando a tutti i costi per ottenerla, però, aveva trovato una via di fuga.
E adesso, sul ponte di quella nave in cui aveva visto con i propri occhi un amore che va oltre quello per se stessa, la sensazione di appartenere finalmente a qualcosa e numerose altre emozioni che non possono essere legate alla felicità prima di averle vissute veramente, si sentiva libera.
Un viaggio in nave e un viaggio indietro nel tempo.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Inutilmente cercheremo la felicità lontano e vicino, se non la coltiviamo dentro di noi stessi” -Jean Jacques Rousseau

NOTA: Una parte della storia è composta da flashback.
 
"Gran bella nave, vero?"
I suoi occhi scuri smisero di ammirare l'imponente nave e si posarono su una graziosa ragazza che le sorrideva.
"Si, è.. è davvero bella" cercò di sorridere e tornò a guardare quel gigante di legno che galleggiava dolcemente sulle acque del porto. Aveva una sfumatura quasi minacciosa, ma tenendo conto della bandiera nera che sventolava in alto, quell'aggettivo probabilmente era anche legittimo.
"Ti piacerebbe salirci?"
Quella ragazza sembrava proprio in vena di fare conversazione, a differenza sua. Il sorriso gentile che ancora le rivolgeva la costrinse a rispondere educatamente. Aveva un accento strano, probabilmente neanche lei proveniva da quelle parti.
"Beh.. credo di sì"
"Farci un bel viaggio magari. In posti lontani e, perchè no, ancora sconosciuti"
Questa volta le parve che il sorriso della ragazza più che dolce fosse malizioso. La situazione stava davvero diventando strana e imbarazzante. La sua silenziosa risposta convinse quella a parlare ancora.
"Hai mai pensato di lasciare l'Inghilterra?"
Socchiuse le labbra stupita da tutte quelle domande, evitando ancora di rispondere.
Cos'era quello, un interrogatorio?
"Non sembri inglese"
Esasperata, si convinse a rispondere. Forse così l'avrebbe lasciata in pace.
"No, non sono inglese. Sono nata e cresciuta in India. E lasciare l'Inghilterra è l'unica cosa che in questo momento vorrei, se proprio lo vuoi sapere" aveva alzato leggermente la voce finendo di pronunciare la frase e di certo il tono che aveva usato non era amichevole. Sospirò per calmarsi.
Dopo qualche istante di silenzio si convinse di aver finalmente fatto tacere quell'invadente ragazza, tuttavia quest'ultima parlò nuovamente.
"Proprio come pensavo.." mormorò "Va' a casa e prendi tutte le tue cose. Ci rivediamo qui al calar del sole, torni in India"
 
"Tu devi essere completamente impazzita"
"Oh suvvia, Jonathan. Io penso sia un'idea meravigliosa e conveniente per tutti. Dov'è finito il tuo spirito d'avventura?"
"Se n'è andato quando sei arrivata tu"
L’uomo e la donna  stavano andando avanti in questo modo da diversi minuti ormai.
Lei era seduta comodamente sul letto della loro cabina, quella posizione non le impediva di avere un'aria di assoluta fermezza.
L'altro invece, in piedi davanti a lei, si stava massaggiando la fronte con aria esasperata.
Sapeva già che quella era una battaglia persa in partenza.
"Si tratta dell'India, non siamo mai andati laggiù"
"Allora è arrivata l'ora di andarci"
Guardando l'emozionato sorriso di lei, capì che poteva ormai considerarsi sconfitto.
Non sarebbe mai riuscito a dirle di no.
"Jonathan, aveva lo stesso sguardo che avevo io quando vidi per la prima volta questa nave. Lì, in Francia"
La ragazza adesso si era alzata e lo stava guardando con serietà.
Adesso non poteva proprio tirarsi indietro, con quelle parole voleva fargli capire quanto quel viaggio fosse importante per lei. E non voleva deluderla.
"Ma quella volta tu volevi andartene da casa, non tornarci"
Lei incrociò le braccia al petto e inclinò un poco la testa verso destra, l’espressione torva. Non poteva ribattere oltre.
“Che India sia, allora”
Non riuscì a non sorridere quando la ragazza si precipitò tra le sue braccia ridendo.
 
Dharini amava passeggiare per il porto al tramonto, poco prima di rincasare.
Il porto era l'unico luogo dove si sentiva a casa.
Probabilmente perchè il mare era l'unica cosa lì che la legava, a casa sua.
 Il prossimo mare che avrebbe ammirato, però, era proprio quello della sua India. La perplessità che l’aveva colta quando quella ragazza le aveva detto che l’avrebbe portata così lontano, aveva lasciato il posto alla più pura felicità quando si era resa conto che le sue parole erano vere.
Quella le aveva detto che la nave era sua e perciò poteva tranquillamente riportarla in India. Poi le aveva ripetuto nuovamente di andare a casa a prepararsi per il viaggio ed era corsa via, lasciandola sola davanti la maestosa nave scura. Adesso si ritrovava esattamente in quel punto, con delle sacche contenenti i suoi effetti personali e i modesti soldi che era riuscita a guadagnarsi aiutando una sarta a cucire abiti. Quel mostro di legno non era più silenzioso stavolta, si sentivano delle voci maschili provenire dal suo interno.
“Sei arrivata!”
Non si erano neppure presentate. Questo pensò Dharini quando la vide affacciarsi dalla nave tutta allegra e sorridente.
“Coraggio, a bordo!”
Qualche minuto dopo era sull’immenso ponte della nave che si guardava attorno estasiata. L’amava già.
I numerosi marinai si stavano preparando per salpare e ognuno sembrava svolgere il proprio compito con grande entusiasmo e concentrazione. Tuttavia non mancarono diversi sguardi curiosi verso la sua direzione. Cercò di non badarci: era lei l’estranea lì, quindi non avevano certo torto ad essere interessati alla nuova arrivata. Ci avrebbero fatto l’abitudine.
“Vieni, ti mostro la tua cabina”
La ragazza, se possibile, adesso era ancora più pimpante.
Fu solo allora, mentre la seguiva verso la sua nuova camera, che Dharini pensò veramente alle parole dette da lei quella mattina: “La nave è mia”.
Come poteva una ragazza, seppur così energica ma pur sempre una donna, essere al comando di una nave come quella? Una nave pirata, come quella.
Senza dimenticare tutti i marinai al suo servizio.
Rimase impressionata da tale pensiero.
Finalmente erano arrivate alla cabina e la prima cosa che fece fu posare in terra le sacche. Poi si guardò attorno.
Le piaceva. Era di media ampiezza, perfetta per una sola persona, con un letto, un tavolo, una sedia, un armadio, una vasca in cui lavarsi e c’era anche un oblò da cui si vedeva il mare.
“Comunque, il mio nome è Coralise”
Quella ragazza, per quanto non fosse proprio tanto normale, le stava offrendo praticamente di tutto e lei come una perfetta stupida senza un briciolo di educazione non si era ancora presentata.
“Dharini” sorrise cercando di rimediare alla pessima figura fatta “Non so come ringraziarti, è bellissima”.
Quella fece un vago segno con la mano sorridendo entusiasta “Non preoccuparti, finalmente non sarò l’unica donna qui dentro”
“Ecco, parlando di questo.. stamane hai detto che questa nave è tua. Cosa intendevi dire?”
Coralise non rispose, almeno non subito. Inizialmente si limitò soltanto a guardarla con un sorriso pacato e dolce, gli occhi luccicavano emozionati.
“Mettiti a tuo agio e poi vieni sul ponte, tra poco salperemo e io devo presentarti una persona”

 
   
 
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