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Autore: DanzaNelFuoco    09/09/2015    1 recensioni
Scritta per la "Winter is coming" week del gruppo fb We Are Out for Prompts -
giorno #1 Au
giorno #5: Rom-com
- Intro:
Era iniziato tutto quando la famiglia Watson si era trasferita nella piccola casa si periferia accanto a quella dei coniugi Holmes e figli.
John aveva undici anni all'epoca, la stessa età del più giovane dei fratelli Holmes, e i due erano diventati amici inseparabili.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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John cercò di controllare il tremore alle mani.

Avrebbe rivisto Sherlock.

Era l'unica cosa a cui riusciva a pensare mentre il treno arrivava in stazione. 

Oh sì, certo, tra le altre cose avrebbe rivisto la sua famiglia, ma... Sherlock era Sherlock.

Il suo vicino di casa.

Il suo migliore amico.

La sua prima cotta.

L'uomo che amava. 

 

Era iniziato tutto quando la famiglia Watson si era trasferita nella piccola casa si periferia accanto a quella dei coniugi Holmes e figli.

John aveva undici anni all'epoca, la stessa età del più giovane dei fratelli Holmes, e i due erano diventati amici inseparabili. Certo, Sherlock voleva sempre giocare ai pirati, mentre John preferiva essere un soldato, ma a quell'età era facile mettersi d'accordo.

John era rimasto stupito quando aveva saputo di essere il migliore, nonché unico, amico di Sherlock - quello umano, se non altro; si divideva il primato con Redbeard il cane e un teschio di plastica. 

John lo aveva difeso dai compagni che lo chiamavano strambo e psicopatico, senza vedere quanto Sherlock fosse speciale. 

Quando crescendo si era reso conto che l'affetto per l'altro avrebbe potuto essere ben più che semplice amicizia si era dedicato alla conquista di quante più ragazze possibili. 

John si era detto che la fine delle superiori non sarebbe stata una tragedia, certo si sarebbero allontanati - John sarebbe andato a studiare medicina in un college a un'ora di treno da casa mentre Sherlock sarebbe rimasto a Londra - ma si sarebbero comunque visti nei week-end.

Poi Sherlock aveva vinto una borsa di studio di chimica in Germania e John si era sentito crollare il mondo addosso. 

Lo aveva accompagnato in aeroporto e i signori Holmes erano stati tanto gentili da lasciar loro un momento da soli per salutarsi - tra l'altro era stato uno dei momenti più strani e imbarazzanti della sua vita. 

Nessuno dei due sapeva cosa dire. 

Alla fine Sherlock si era reso più ridicolo di John rivelandogli che il suo era un nome da femmina. Il ragazzo sospettava che ci fosse di più sotto, ma, come l'altro, non aveva avuto il coraggio di aggiungere altro.

"Ti aspetterò con il vento dell'Est." gli disse, ricordandogli quando da bambini prendevano in giro Mycroft per quelle insinuazioni stupide sul fratello. 

Poi Sherlock aveva peso un aereo ed era stato via sette anni. Si era laureato in anticipo sugli anni, primo del suo corso e gli avevano offerto un lavoro - non abbastanza stimolante per il suo geniale cervello che aveva dovuto ricorrere ad eccitanti e stupefacenti, sarebbe stato questo a riportarlo a casa.

Ad ogni modo, col passare del tempo John aveva visto sfumare la possibilità di rivederlo. Certo si tenevano in contatto via mail, con messaggi e chiamate, ma non era abbastanza per nessuno dei due. 

Alla fine John aveva smesso di aspettare Sherlock e si era arruolato. 

Cinque giorni dopo la sua partenza per l'Afghanistan Sherlock era tornato a casa, in fase di disintossicazione. 

In ogni caso le zone di guerra non sono un buon posto dove andare per restare in contatto con qualcuno e John era uscito dal radar. Era stato via tre anni prima di essere congedato e rispedito a casa con un proiettile in una spalla e una zoppia psicosomatica. 

Aveva quasi trent'anni e si sentiva come se avesse passato tutta la vita ad aspettare. 

Aveva visto la morte in faccia e aveva capito che se fosse morto quel giorno lo avrebbe rimpianto per sempre. 

 

Fill

 

Scese dal treno come se non credesse davvero di essere a casa. Caricò la sacca da viaggio sulla spalla sana e si avviò zoppicando verso casa. 

Era stato via tre anni, ma gli sembrava una vita intera. Accolse le aiuole ben curate della signora Holmes e la cassetta delle lettere storta di fronte a casa sua, quella che suo padre aveva provato infinite volte a raddrizzare senza successo, con gioia. 

Poi la porta della casa accanto si aprì e Sherlock si scapicollò giù dai pochi scalini attraverso il giardino per fermarsi a pochi passi dall'amico. 

"John!" 

"Sherlock." Il dottore posò la borsa a terra e si voltò verso l'alto imbarazzato. 

"Sei tornato." disse, passando si una mano tra i lunghi ricci spettinati. Era più magro di come lo ricardava, forse anche più pallido, ma John sapeva di essere l'ultimo a poter parlare di cambiamento. 

"Sì. Sono in Inghilterra da una settimana ormai, ma mi hanno tenuto in ospedale per dei controlli." 

Sherlock non era mai stato bravo con le relazioni umane, non sapeva come continuare perciò scelse il silenzio. 

--- "Pensi che dovremmo andare a dirgli qualcosa?"

"Oh, caro, stai zitto." La signora Watson rimproverò il marito continuando a sbirciare il figlio da dietro la tendina. "Non sia mai che questa sia la volta buona che riescano a mettersi finalmente insieme." ---

"Come sta Mary?" chiese infine Sherlock.

"Mary? Sherlock, non stiamo più insieme da quattro anni ormai, non ho idea di come stia." rispose, ritrovando il piglio che aveva sempre avuto con l'amico. "E Victor?" chiese invece più timidamente. 

"Io e Victor... ci siamo lasciati l'anno scorso." 

E la cosa si fece ancora più imbarazzante di prima. 

I buoni propositi di John erano spariti, dimenticati improvvisamente. 

Alla fine Sherlock occhieggiò la porta di John. "Forse è meglio che ti lasci andare a salutare la tua famiglia." si voltò per rientrare in casa. 

John si diede dell'idiota. Erano mesi che pensava al momento in cui avrebbe rivisto Sherlock e ora lo lasciava andare via così. 

"Sherlock! Aspetta!"

L'amico si fermò al centro del via letto, chiedendosi cosa ci fosse ancora. 

Non era andata bene, ma erano dieci anni che non si vedevano. Forse John aveva cambiato idea su di lui. Sherlock non pensava che confessargli adesso i suoi sentimenti disse una buona mossa. 

Poi John gli corse incontro, dimentico del bastone su cui si era appoggiato fino a qualche secondo prima, e lo abbracciò. 

--- Dietro una tendina di casa Watson la madre di John esultò del tutto ignara del fatto che a pochi metri di distanza Violet Holmes stava facendo la stessa cosa. ---

Sherlock ricambiò l'abbraccio, confuso, avvolgendo le braccia attorno all'uomo di cui era sempre stato innamorato. 

John alzò lo sguardo verso di lui e Sherlock pensò che l'avrebbe baciato, non avrebbe potuto farne a meno. Non andava bene, no, non andava affatto bene. 

Poi John lo strattonò verso il basso e lo baciò. 

Sherlock non poteva crederci. 

"L'ho fatto davvero." 

John si consolò con il fatto che almeno non lo avesse respinto. Erano ancora abbracciati, doveva essere un buon segno. 

"Tecnicamente l'ho fatto io." 

"Pensavo non fossi gay."

"Certe cose cambiano." si strinse nelle spalle come se non fosse importante, come se non asse aspettando con ogni fibra del suo essere di sapere se l'amico lo ricambiasse. 

Alla fine Sherlock lo baciò e tutti i suoi dubbi svanirono.  


Prompt di Donatella: Johnlock: AU in cui sono cresciuti assieme, forse con una cotta l'uno per l'altro, ma si sono dovuti allontanare (trasferimento dei genitori?) ... e si incontrano nuovamente in età adulta. 

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