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Autore: Arya Tata Montrose    09/09/2015    3 recensioni
Seconda versione della mia precedente "Denti da latte", questa volta in chiave NaLu.
Natsu non attese un momento di più e, non appena Lucy ebbe varcato la soglia della Gilda, il ragazzo le fu addosso stringendola nel suo miglior abbraccio stritolante: «Lucy» disse, strascicando la “u” e la “y”. «Mi sei mancata tanto!» continuò, prima che all’abbraccio si unisse anche Happy.
Nel frattempo, nessuno dei due si era accorto che il corpo della ragazza si era fatto arrendevole e molle tra le braccia del ragazzo. Quel calore così familiare le aveva dato abbastanza sicurezza da lasciarsi andare e rimanere totalmente in balia del ragazzo da cui proveniva.
«Anche tu, Natsu.» mormorò.

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Sempre ignorando le mie pessime introduzioni, hope you enjoy!
[NaLu] [Accennti Gajevy]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy, Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Denti da Latte – '
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Denti da latte

La scatola intagliata

Spostò l’occhio in direzione di Gajeel, che stava lasciando la Gilda in quel momento. Si chiese cosa fosse lo sguardo di disapprovazione che aveva avvertito su di sé, senza però curarsene più del necessario, poi tornò ad osservare Happy che mangiava.
 
Passò così il pomeriggio, pensando e ripensando a cosa potesse fare. Happy era più volte volato da lui a proporre una missione, ma non c’era nulla che lo stuzzicasse; oramai era abituato a partire con Lucy.
Mirajane gli aveva portato qualcosa da mangiare e poi l’aveva di nuovo lasciato solo con i suoi pensieri.
 Happy, intanto era sparito, preoccupato per l’amico, a cercare un modo per tirarlo su di morale. Gray fu il primo che gli venne in mente: prima – e anche dopo, non ci facciamo idee sbagliate – che Lucy arrivasse in Gilda, Natsu trovava sempre un pretesto per fare a botte col mago del ghiaccio, ed erano uno più stupido dell’altro – i motivi, intendiamoci. Lo trovò a subire le amorevoli attenzioni di Juvia, arresosi dopo un’ora di estenuanti tentativi di fuga miseramente falliti e quando l’Exeed gli andò a raccontare di Natsu, indicandolo e gesticolando, il ragazzo fu ben felice di avere una buona ragione per scollarsi Juvia di dosso e iniziare una rissa degna di Fairy Tail.
 
«Ehi, fiammifero, non dirmi che oggi hai il culo pesante!» fece il moro, sbattendo con forza la mano sul tavolo nel tentativo di accendere la vena combattiva dell’amico.
«Sì, esatto.» fu la risposta, che mandò il tentativo di Gray direttamente nel dimenticatoio.
Mira poi tentò anche di rifilargli un arrosto in fiamme, ma la carne finì bruciacchiata e data in pasto ad un Droy in vena economista.
Poi Natsu decise che una passeggiata gli avrebbe fatto bene e se ne uscì, lasciando Happy a parlottare con Panther Lily. In realtà, “passeggiata” non era il termine esatto, poiché la meta l’aveva già impressa in mente, nemmeno fosse stata marchiata a fuoco. Il ragazzo costeggiò il fiume, tenendosi sempre ad un passo dalla riva, come faceva ogni volta che accompagnava Lucy a casa o quando, come in quel caso, s’intrufolava di nascosto nella suddetta casa.
 
Quando vi giunse, però, sembrava mancasse qualcosa. E no, non era come quando entrava prima lui per farle una sorpresa; in quel caso, al massimo avrebbe dovuto aspettare qualche ora, non altri tre giorni.
Dopo che due o tre imbarcazioni furono passate dietro di lui, chiedendo se aveva notizie di Lucy, decise che era il caso di entrare.
La stanza era in ordine e pulita, giusto qualche lettera e un bigliettino sulla scrivania, accanto al manoscritto di cui tanto si vergognava ed insieme andava fiera. Natsu non sapeva se l’avesse fatto leggere a Levy come pattuito ormai qualche anno prima, ma pensò che magari sarebbe stata lei stessa a mostrarglielo quando avesse raccattato un po’ di fiducia nelle sue doti di scrittrice. Il ragazzo si grattò la testa, considerando anche la possibilità che lei pensasse che una cosa del genere a lui non potesse interessare.
«Glielo chiederò direttamente.» si disse a mezza voce, appuntandoselo mentalmente per quando sarebbe tornata.
 
Chiunque l’avesse visto in quel momento, avrebbe potuto affermare senza ombra di dubbio che la sua espressione era del tutto nuova: la felicità che esprimevano gli occhi verdi e leggermente lucidi, uniti ad un sorriso appena accennato, facevano del suo volto una maschera di pace. Il naso del mago si muoveva impercettibilmente, assuefatto dall’odore della sua Luce che permeava l’appartamento.
Natsu seguì il suo naso fino alla maggior fonte di quel profumo che pareva un afrodisiaco, stendendosi sulle lenzuola fresche del letto della ragazza. Si mise prono, immergendo il volto nel cuscino che mille volte aveva usato assieme a lei, nelle notti in cui s’intrufolava a casa sua per dormire insieme.
Mai come prima di Hargeon aveva sentito di essere da solo, in quella casetta di pietra che condivideva col piccolo Happy, e sempre più spesso tornava in città e in qualche modo entrava nell’appartamento della maga degli Spiriti per starle vicino e condividere con qualcuno tutto quel calore che lo animava. E fino ad una settimana prima, stava dando per scontata questa parte importante della sua vita, colmata prima da Fairy Tail e poi da lei, che si era accorto essere un grande vuoto quando non erano insieme.
 
In quel momento, parte del vuoto che sentiva era ovattato dalla sicurezza del suo ritorno e dal suo profumo tutt’attorno a lui. Si girò supino, osservando il soffitto bianco della stanza che per tante notti era stato la tela di sogni sfocati, in cui riconosceva solo lei e sé stesso abbracciati. Non aveva mai capito a cosa potessero riferirsi, ma ora gli sembrava che la soluzione fosse proprio lì, nel posto vuoto accanto a lui: la voleva sempre accanto a sé, qualunque cosa succedesse.
 
Sospirò e decise che alzarsi e trovarsi qualcosa da fare non fosse una così pessima idea. L’immagine di lui e Lucy abbracciati nel letto gli balenò nuovamente nella testa e si ricordò che una volta avevano parlato di Layla, sua madre: in quell’occasione, lei gli aveva detto che se voleva, poteva leggere le lettere che le scriveva, che magari leggendo quello che lei condivideva attraverso le parole Natsu avrebbe potuto farsi un’idea di cosa volesse dire avere una madre. Lui non ne aveva mai sentito il bisogno; Igneel era stato un padre perfetto.
Si avvicinò alla scrivania, aprendo vari cassetti alla ricerca della scatola con le lettere. Aveva pensato che magari leggendole avrebbe potuto comprendere meglio cosa avesse significato per lei sua madre, perché a lui non era mai mancata come figura.
Finalmente, nel terzo cassetto trovò una scatola, decorata con un motivo differente rispetto a quella in cui erano contenute le lettere, ma pensò che lei l’avesse cambiata. Questa aveva intagli a spirale, tracciati con maestria, che talvolta formavano fiamme oppure onde, a seconda di come si guardavano le linee.
Se ne tornò sul letto, e stette per qualche minuto a rigirarsi la scatola tra le dita, indeciso se aprirla o meno. Certo, Natsu aveva qualche controversia con il concetto della tanto decantata “privacy di Lucy”, ma qualcosa gli diceva che questo sarebbe stato troppo. Lucy era sempre rimasta riservata sull’argomento; certo non si poteva dire che il passato fosse l’argomento preferito dei maghi di Fairy Tail.
 
Dopo qualche altro ripensamento, posata la scatola, si diede un ceffone, come a svegliarsi. Quell’indecisione non era certo da lui e, come gli aveva insegnato Igneel anni prima, non c’era niente di meglio di uno schiaffo in pieno volto per riprendere in mano le redini del proprio cervello impazzito.
Scosse di nuovo la testa e poi, ripresosi, tornò a guardare la scatola. Era sicuro che, se l’avesse chiesto, Lucy gli avrebbe detto quello che si sentiva di rivelare. E poi, rifletté, quella scatola doveva essere appartenuta alla madre di Lucy: il motivo ricordava delle gocce e, ricordò, la chiave di Aquarius era appartenuta a Layla Heartphilia.
 
Per l’ennesima volta, scosse la testa.
«Chiederò a lei, quando torna.» borbottò e rimise la scatola dove l’aveva trovata.
Decise che se ne sarebbe tornato in gilda, avrebbe raccattato Happy e una missione di poco conto, giusto per occupare la sua testa con qualcosa che non fosse Lucy per il tempo sufficiente al ritorno di lei e che poi le avrebbe chiesto, a suo modo, quello che aveva stuzzicato la sua curiosità.
 
Due giorni dopo era di nuovo in gilda al solito tavolo con un gruzzoletto accanto e tre giorni dopo la scena era la stessa, con la poca differenza che faceva un Makarov in lacrime che stringeva le fatture dell’ultima, distruttiva missione del Dragon Slayer del fuoco che se la rideva a crepapelle. Ad un tratto si zittì e la sua espressione si fece immediatamente seria, contratta dalla concentrazione dell’ascolto. Avrebbe riconosciuto tra mille quei passi, in tutte le loro forme. Di sicuro Lucy era stanca morta, da come camminava. Sì, certo, c’era pure Levy, ma importava più a Gajeel che non a lui.
Natsu non attese un momento di più e, non appena Lucy ebbe varcato la soglia della Gilda, il ragazzo le fu addosso stringendola nel suo miglior abbraccio stritolante: «Lucy» disse, strascicando la “u” e la “y”. «Mi sei mancata tanto!» continuò, prima che all’abbraccio si unisse anche Happy.
Nel frattempo, nessuno dei due si era accorto che il corpo della ragazza si era fatto arrendevole e molle tra le braccia del ragazzo. Quel calore così familiare le aveva dato abbastanza sicurezza da lasciarsi andare e rimanere totalmente in balia del ragazzo da cui proveniva.
«Anche tu, Natsu.» mormorò.
 
«Eh? Lucy?» Natsu sembrò andare nel panico, calmandosi solo sentendo il respiro regolare della ragazza addosso a lui. Le passò un braccio sotto le ginocchia e se la caricò in braccio, deciso a portarla a casa; tanto lui entrava sempre senza permesso e quella volta avrebbe avuto una ragione perché lei non fingesse di arrabbiarsi nel vederlo in casa sua.
Mosse un passo in avanti e si trovò spiazzato da una piccola verità che gli si palesò nella testa: voleva rimanere solo con Lucy, senza che Happy facesse quello che finalmente identificò come “terzo incomodo”. Gli doleva il cuore a dirgli di restare e gli mancava il coraggio; non voleva ferirlo in alcun modo, anche se era quasi certo che avrebbe capito, come aveva fatto Lily con Gajeel qualche minuto prima.
 
«Ehi, Happy!» Charles giunse, inconsciamente o meno che fosse, in suo soccorso. «Lily mi ha spiegato un gioco con le carte che ha scoperto nella sua ultima missione, ma ci serve il terzo partecipante, se no è noioso. Giochi con noi?» la gatta indicò dietro di sé, dove Lily, seduto sopra ad un tavolo in fondo al locale, cominciava a mischiare le carte.
L’Exeed dal pelo blu sorrise felice di quell’invito e guardò Natsu, come a voler chiedere il permesso. Natsu annuì e uscì dalla gilda sollevato dal quell’onere, totalmente ignaro dell’espressione complice dei tre Exeed al tavolo da gioco.
 
Non appena il corpo della ragazza toccò il morbido letto lasciandosi alle spalle il confortante calore di Natsu, lei aprì i grandi occhi color cioccolato e si guardò un attimo intorno, riconoscendo i colori della sua camera ed il motivo della sciarpa di Natsu, seduto accanto a lei mentre le dava le spalle.
Avvicinò la mano e prese un lembo della sciarpa, tirandola leggermente.
«Ehi.» quello di Lucy fu un mero sussurro, ma sapeva che sarebbe bastato per destare l’attenzione del Dragon Slayer, a maggior ragione a quella distanza così misera.
 
L’espressione di ingenua sorpresa che si dipinse sul suo volto una volta che si fu girato per guardarla la fece sorridere di un sorriso che riservava per lui solo. Lucy se n’era accorta da tempo, oramai: c’erano cose che riservava a lui solo, cose come momenti, ricordi, segreti, paure e quel sorriso; quello era la prova più lampante di quel sentimento che si portava nel cuore, nell’angolino più recondito e sicuro che possedeva.
 
«Ehi, ti sei svegliata! Comodo il pisolino?» chiese lui, con un sorriso smagliante. Se n’era accorto anche lui che Lucy aveva aperto gli occhi pochi secondi dopo che lui l’aveva lasciata, ma si ostinava a non ascoltare quella vocina che gli ripeteva costantemente di smetterla di far finta di nulla e di ammettere finalmente a sé stesso che l’amava in un modo del tutto diverso da come amava la gilda, i suoi nakama e da come aveva amato Igneel, suo padre.
 
«Comodissimo, grazie.» rispose, mantenendo quell’espressione di pura gioia. Si mise seduta sopra al cuscino, incrociando le gambe, in modo che lui potesse prendere posto dinnanzi a lei.
 
Lui fece così, sedendosi esattamente come aveva fatto lei, e prese a guardarla con occhi curiosi, in cerca di lividi o ferite che per qualche malaugurato caso avesse potuto riportare. Sapeva benissimo che la missione era tutta intellettuale ma nei giorni successivi alla prima visita in quell’appartamento non era riuscito a levarsi dalla testa l’idea che avesse potuto essersi ferita ed ora esigeva di controllare personalmente.
«A posto.» borbottò a sé stesso. Notò poi lo sguardo interrogativo di Lucy e si portò una mano alla nuca, sorridendo come faceva di solito.
 
Nah, non è vero. Lo sai benissimo che chiudi gli occhi, quando le sorridi. Altrimenti vedrebbe lo scintillio che hanno appena lei vi si riflette.
 
«Volevo solo farti una domanda.» disse, tornando serio. Lucy annuì, e lui si alzò per andare a prendere la scatolina con le fiamme e le gocce e tornò a sedersi come poco prima. «Me ne parleresti?» le fece e le porse l’oggetto.
 
Lei se la rigirò tra le mani, osservandola per qualche secondo. «Come…»
«Sono venuto qui, mentre non c’eri.» disse, anticipando la domanda della bionda. «Lo so che non avrei dovuto curiosare… ma stavo cercando le lettere di tua madre e… beh, ho trovato quella.» spiegò, indicandola.
 
«Capisco» fece semplicemente lei, osservando gli intagli dell’oggettino con nostalgia. Con lui non aveva bisogno di mascherare quello che provava davvero. Al contrario, quando con altri le sembrava quasi scontato nascondersi, con lui le pareva innaturale e sbagliato. Lucy non aveva mai avuto motivo di celarsi agli occhi di Natsu.
«Non ti preoccupare, va bene. Te l’ho detto io, no?» disse, rivolgendoglisi con un sorriso smontato dalla malinconia.
 
«Vedi, questa scatola me la regalò mia madre.» cominciò a raccontare, attirando ancora di più l’attenzione del mago e confermando la sua teoria.
«Mi disse che l’aveva fatta intagliare apposta per me una settimana dopo che le dissi del mio dolore ad un dente. “Dondola”, le dissi, e lei sembrò contentissima.» Cominciò, indicandosi un canino.
Natsu si era portato più vicino a lei, continuando a guardare lei e la scatola in alternanza. Le parole di Lucy avevano una nota di tristezza, appena percettibile, e lui voleva starle accanto il più possibile; forse un po’ si sentiva in colpa per averle fatto rispolverare quel capitolo della sua vita.
 
«Mi disse che stavo diventando grande, e che sarebbe stato un momento di gioia quando il dente mi sarebbe caduto. Fu lei in persona a staccarmelo e quando mi fui risciacquata la bocca, diede una piccola festa con tutti i collaboratori di casa per festeggiare il momento. Poi mi portò la scatola, che avevo lasciato in camera mia, e mi disse di mettere il dente lì dentro, per averlo sempre a ricordo.» terminò il racconto con un sorriso, la tristezza di poco prima del tutto scomparsa. Nemmeno nei suoi occhi non ve n’era più traccia.
 

«È una bella storia» commentò Natsu, sorridendole di rimando. «Tua madre doveva essere una persona bellissima ed è evidente che tu sia come lei.»

 
Lucy rimase interdetta per un secondo, all’udire quella frase. Per lei, sua madre era un mito, un modello a cui aspirare; per lei sua madre era la persona che avrebbe voluto essere. Sentire quelle parole proprio da Natsu, poi, era stato il colpo di grazia. Calde lacrime presero a solcare il volto sorridente di Lucy, mentre con voce rotta mormorava «Grazie.»
 
Posò la scatola e si sporse in avanti, gettando le braccia al collo del ragazzo, lasciandolo sbigottito per un attimo, prima che si riprendesse e la stringesse a sé. Restarono così, per un po’, abbracciati e con nessuna intenzione di lasciarsi.
Lucy prese di nuovo l’iniziativa, bisbigliando un nuovo ringraziamento al suo orecchio. Poi riportò di nuovo il viso di fronte al suo e fece toccare le loro fronti. «È la cosa più bella che mi avessero mai detto.» Lucy aveva ancora le guance bagnate dalle lacrime di pura gioia e sollevò gli angoli della bocca in un sorriso più contenuto e più intenso.
Oh, no, tu lo sai che ci sarebbe un’altra cosa in grado di farti più felice, sì.
 
Come se avesse sentito ciò che la mente di Lucy le suggeriva, il sorriso di Natsu si colorò della nota determinazione che lo contraddistingueva, mentre gli occhi esclamavano “sono tutto un fuoco!” ritenuto dal ragazzo, solo in questo caso, leggermente fuori luogo. Si sarebbe rifatto, comunque.
«E se ti dicessi che ti amo?» chiese.
 
Il viso di Lucy si colorò all’istante di una profonda tonalità di rosso, dettato dall’improvvisa risposta che si era lasciata scappare dalle labbra: aveva chiuso gli occhi e mandato a quel paese qualsiasi cosa che non le dicesse “bacialo”. E così aveva fatto; aveva fatto dapprima sfiorare le loro labbra. Natsu l’avrebbe aiutata col resto.
 
Lui sorrise sulle sue labbra, contento di quella risposta così chiara che perfino un ingenuo stupido come lui l’avrebbe compresa. Rispose a quel bacio accennato per qualche secondo, prima di socchiudere le labbra e iniziare a passare lentamente la lingua su quelle morbide di lei. Natsu se le era immaginate migliaia di volte, quelle labbra, e nemmeno nelle sue più dettagliate fantasie erano così morbide e deliziose.
Lucy esitò qualche secondo, concentrata sulle sensazioni così particolari che le donava quel contatto, prima di socchiudere anche lei le labbra e cercare con la sua la lingua del ragazzo. Cominciarono un’estenuante ed intensa danza fatta di gemiti accennati ed umidi con le bocche, mentre man mano le mani si staccavano dai loro originali appigli e si apprestavano ad esplorare il corpo dell’altro. Per Lucy tutto quello era nuovo: fece scivolare le dita sui muscoli torniti della schiena, accarezzandolo quanto più le era possibile da sopra la giacca.
Lui invece quel corpo lo conosceva benissimo, dopo le tante volte che l’aveva toccata con la purezza della protezione che le voleva offrire. Eppure si rendeva conto che c’era sempre stato dell’altro, capiva finalmente che lui aveva sempre voluto averla solo per sé. Percorse con le mani i fianchi della ragazza più volte, prima di sollevarsi in ginocchio a sua volta e poi spingerla fino a farla stendere sotto di sé. Aveva poi portato le mani a sorreggersi, in modo da appoggiarsi a lei senza schiacciarla col suo peso, premuroso.
 
Si staccarono poco dopo, in astinenza di ossigeno, guardandosi negli occhi appena riaperti ed ansimando leggermente.
«Ti risponderei che ti amo pure io.» Lucy bisbigliò la risposta alla domanda di prima tra un respiro e l’altro, senza mai interrompere quel contatto tra i loro occhi che poteva solo definire intenso e magico.
 
Per tutta risposta, il ragazzo si avventò nuovamente sulle sue labbra, riprendendo la lenta tortura di poco prima. Le mani tornarono attive, continuando ad accarezzare e toccare il corpo dell’altro, desiderose di scoprirne ogni anfratto. Piano le grandi mani del ragazzo scivolarono sul seno prosperoso di lei, coprendolo quasi del tutto. Non aveva mai pensato a quella porzione di lei in quel modo, ma ora il contatto lo stava portando su una via del tutto inesplorata. Prese a massaggiarle il seno con la mano destra, mentre con la sinistra ancora si teneva su, per permettere alla compagna di toccarlo a sua volta.
Ben presto le bocche si lasciarono, nuovamente sotto ordine dei loro polmoni bisognosi di aria e Natsu iniziò a percorrere con piccoli baci la sua guancia, il collo, tornando poi alla bocca. Sotto la sua mano, intanto, percepiva i capezzoli di Lucy farsi sempre più turgidi sotto il suo tocco. Con attenzione scostò la stoffa della maglia e prese il capezzolo tra le dita.
Lucy mugolava piano piano più forte, mentre le sue mani si spostavano verso il basso, arrivando ai pantaloni. Poteva sentire attraverso la stoffa l’erezione di lui, cominciando a stimolarla dall’esterno.
Si aiutarono a togliersi pian piano ogni indumento, fino a che non rimasero entrambi nudi. Nemmeno per un secondo pensarono di coprirsi: si erano visti così tante volte che oramai tra loro la vergogna aveva perso totalmente d’importanza. Si guardarono anzi un’altra volta, attenti ad ogni particolare. Poi un nuovo bacio ed una richiesta.
 
«Sei sicura, Luce?»
 
La ragazza sollevò gli angoli della bocca, mentre gli occhi castani le scintillavano gioiosi. Annuì. «Solo, fa’ attenzione.» disse, più che altro come monito per sé stessa. Lo sapeva, era la prima volta per entrambi e sapeva anche che le avrebbe fatto male. Ma sapeva che lui sarebbe stato attento, delicato e premuroso in ogni maniera, che avrebbe fatto di tutto pur di arrecare anche a lei lo stesso piacere che provava lui.
Per un solo attimo le tornò in mente il viso di Layla, mentre le diceva che dopo aver staccato il dente avrebbe sentito male, ma che poi tutto sarebbe andato a posto e sarebbe stata contenta. E fu esattamente la stessa sensazione ch’ebbe non appena anche lei ebbe raggiunto il culmine, assieme a lui.
 
I raggi del sole il mattino dopo non la risparmiarono, nonostante fosse stanca morta dopo aver fatto l’amore con Natsu.
Si voltò, trovandolo ancora profondamente addormentato al suo fianco, che la stringeva a sé in un abbraccio che le parve tenerissimo.
Lucy gli depositò un leggero bacio sulle labbra, ridacchiando quando lui l’attirò a sé per il bis.
«Ohi, Luce.» borbottò lui, ancora appeso alle braccia di Morfeo. «Vero che ora sei solo mia?»
 
Lucy non poté che ridacchiare ancora una volta, strofinando poi il naso sul suo, in un tentativo d’imitare un bacio che usavano al nord.
«Sono sempre stata solo tua.»
 


Angolo autrice
Buongiorno!
Finalmente riesco a pubblicare questo capitolo e porgo mille ringraziamenti a Sayaka chan 94 e LucySmile99 per avermi incoraggiata ad andare avanti e aver betato la storia. Davvero, senza di voi questa sarebbe ferma nel mio pc alle prime dieci righe.
E niente, spero vi sia piaciuta e vi invito a leggere anche l'altra storia (in chiave Gajevy) che ha dato il via a tutto questo. Se voleste darmi i vostri pareri sono tutta orecchi.
Grazie ancora – io ve l'ho sempre detto che ripeterò questa parola fino alla nausea – a tutti anche solo per essere arrivati fin qui.
Si spera, alla prossima,
Tata. 

 
   
 
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