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Autore: 1984    09/09/2015    1 recensioni
Dal testo:
Il cuore di Clary fece un balzo quando pensò che fra pochi minuti avrebbe visto Jace, il suo Jace, e il loro legame d’amore sarebbe stato sancito per sempre.
*Ho immaginato come potrebbe essere il matrimonio Clace, una delle coppie più belle dei TMI.
SPOILER per chi non avesse letto tutti i libri
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jace Lightwood, Jocelyn Fray, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Marzo 2015

 
Clary era tesa ma felice.
Il vestito non era ingombrante e sembrava cucito apposta per lei, e sorrise pensando che era proprio così. Convincere Magnus ad aiutarla era stato molto più semplice di quanto si fosse aspettata. Quando aveva bussato alla porta del suo appartamento, assieme a una Isabelle più sentimentale del solito, e una Jocelyn altrettanto stranamente intimorita ma felice, era stata accolta da un forte odore di bruciato e da quelle che a lei sembrarono, imprecazioni in una lingua sconosciuta. Isabelle e Clary si erano lanciate una breve occhiata e Iz aveva alzato un sopracciglio perfetto con fare interrogativo, mentre Jocelyn aveva agito, sfondando il portone laccato di nero del loft. Le tre si erano poi precipitate dentro, Isabelle che già brandiva la frusta scintillante dalla quale non si liberava mai, Clary, che quel giorno aveva con sé solo qualche coltello da lancio e non la sua Eosforos, ne aveva prese uno dall’interno della giacca e ora le stavano formicolando le dita dalla voglia di lanciarlo, e infine c’era Jocelyn, priva di armi come era suo solito, che aveva invece afferrato uno dei candelabri di ottone battuto ed era pronta a usarlo per difendersi. L’appartamento era inondato dal fumo e sotto a l’odore di bruciato si sentiva quello più fine del pomodoro.
“Che io sappia nessun demone profuma di pomodoro”, aveva urlato Isabelle, la voce coperta dall’orlo dell’elegante  vestito  rosso che si era premuta sul viso per non soffocare. Anche Clary era stupita e i suoi sensi, raffinati nel corso di anni di allenamento, avevano colto un guizzo di un braccio lungo e sottile e una mano che sventolava qualcosa di bianco davanti a sé, simile a una tovaglia. Magnus si era accorto della loro presenza e aveva urlato qualcosa, che però nessuna delle tre aveva colto e con uno schiocco di dita aveva dissipato il fumo e l’odore di bruciato. Quello di pomodoro però persisteva.
“Calma, calma, non c’è bisogno di accoltellarmi o ridurmi in brandelli”, aveva detto, rivolgendosi a Clary e Isabelle, con la faccia accaldata e gli occhi ridotti a due fessure per via del fumo. “Quanto a te, cara Jocelyn”, tossicchiando si era rivolto alla madre di Clary che ancora stringeva quello che adesso sembrava una statuina e le aveva puntato il sottile indice contro “faresti meglio a posare il mio Pulcinella, altrimenti saranno guai “, l’ultima parola era straniera, molto probabilmente, pensò Clary, guardandosi intorno, italiana. Non si era mai abituata ai continui cambiamenti del loft dello stregone, repentini e sensazionali. E sensazionale era lo stile con cui era stata arredato questa volta: le pareti erano state verniciate di rosso, vi erano stati appesi quadri raffiguranti paesaggi marini, alberi di limoni con i frutti maturi erano stati sparsi per la stanza, una tovaglia a quadri ricopriva il tavolo della sala in cui solitamente Alec e Magnus ricevevano i loro ospiti nelle feste che organizzavano periodicamente, e Magnus stesso era vestito in modo attinente all’ambientazione: portava un alto cappello da chef appoggiato sui capelli neri come la pece - che erano stati impomatati e pettinati all’indietro. E sul viso, proprio sopra il labbro superiore, si era fatto crescere un paio di sottili baffi con le punte arricciate. Era elegante come sempre, ma quel suo abbigliamento più rude non faceva che risaltare la sua apparente giovinezza, tradita dagli occhi, occhi di chi ha vissuto molto di più di quello che dà a vedere. Il viso era sporco di quella che sembrava farina e le mani sottili di una sostanza nera, come se si fosse trattato di cenere. Jocelyn aveva parlato con un moto di rabbia “Magnus, si può sapere perché diavolo ti sei conciato come un pizzaiolo e hai appiccato un incendio?”, aveva sbattuto Pulcinella sul tavolo della sala da pranzo con una tale forza da fare sobbalzare lo stregone. La situazione era così assurda che una parte di Clary voleva scoppiare a ridere, e d’altronde con Magnus la stranezza e la bizzarria erano sempre presenti, una cosa che forse si sarebbe dovuta aspettare, conoscendolo. Ma anche Isabelle era furente e aveva interrotto sgarbatamente Magnus che stava per rispondere a Jocelyn, mentre si riavvolgeva con rabbia la frusta intorno al braccio “Senti, mio caro mago baffuto quattro soldi” aveva detto, sistemandosi con una mano smaltata di nero il cappotto che presentava qualche bruciatura, ”siamo venute qui sperando che ci avresti potuto aiutare, visto che anche Alec aveva promesso di sì e si era perfino offerto di venire con noi, ma io ho rifiutato perché non c’è nessuno che mi può garantire che spifferi tutto a Jace… e tu… ti pare questo il momento di metterti a fare il buffone travestendoti da pazzo? Clary si sta per sposare!”  A quelle parole Magnus aveva spalancato gli occhi e lasciato cadere il grembiule per terra, poi si era avvicinato a Clary. “Tu, biscottino?”, aveva bisbigliato e l’aveva abbracciata, un gesto così insolito da parte sua da stupirla per la sua semplicità.  Jocelyn aveva guardato la scena con tenerezza, e Clary l’aveva fissata da sopra la spalla dello stregone. Si ricordava ancora di quanto aveva detto, il giorno in cui si erano conosciuti: “Ti ho visto crescere. Sei l’unica bambina che abbia mai guardato in quel modo, sai?”.  Lo stregone sapeva chi sarebbe stato lo sposo, non era necessario nominarlo: Jace era parte di Clary, in loro scorreva il sangue dello stesso angelo, erano cambiati assieme in meglio e il tempo non aveva fatto altro che evidenziare le loro affinità.  Da ormai un anno, dopo aver ristrutturato l’ampia e bellissima villa degli Herondale,  vi si erano trasferiti, anche se lei non si era mai soffermata troppo a pensare anche solo di compiere il passo successivo, cosa che lui aveva fatto.
Clary si accarezzò il vestito che aveva disegnato con sua madre, Isabelle e Magnus nel corso di quella stessa pazza giornata.  Dopo averlo aiutato a pulire la cucina – che Magnus aveva anch’essa trasformato, con un grande forno a legna al posto di quello multiaccessoriato a cui era abituata Clary - dai frammenti di pomodoro sparsi tutt’intorno e dalla confusione creata dal carbone bollente. Lo stregone aveva mostrato loro la sua immensa stanza armadio, grande quasi quanto la sala di ricevimento degli ospiti e stracolma di ogni genere di abito, nel senso letterario del termine. Isabelle aveva frenato il gusto estroso di Magnus, mentre Jocelyn e la figlia avevano abbellito i bozzetti creati precedentemente da Clary. Alla fine, dopo aver supplicato Magnus di non ''prendere in prestito" abiti da sposa nei negozi di boutique più famosi di New York, lo stregone aveva reso reale il bozzetto definitivo: un lungo abito di seta d’oro con un disegno di uccelli in volo ricamato nel fianco destro dell’abito si era materializzato loro davanti. L’intero perimetro era decorato con rude d’amore e del matrimonio, il lungo strascico si apriva con uno spacco interamente impreziosito di stelle e, come tocco finale, dietro le spalle, erano state ricamate due piccole ali. L’acconciatura era opera di Isabelle, impreziosita da un dono di Jocelyn: un piccolo diadema d’oro bianco a forma di stella, mentre Magnus si era occupato del trucco: l’eccentrico e fascinoso mago ne aveva infatti ideato uno leggerissimo, che accentuava i grandi occhi verdi e il colorito etereo della ragazza, ma le labbra rosse erano opera di Isabelle, la quale era rimasta quasi sconcertata dalla grande quantità di trucchi di Magnus, più numerosi persino dei suoi. Jocelyn aveva ideato il bouquet, un mazzo di stelle alpine, fiori di montagna pregiatissimi, che, con grande sorpresa di Clary, crescevano in quella che era rimasta per tutti loro la serra di Hodge, sebbene adesso venisse curata da Simon e Isabelle – quest’ultima aveva scoperto con gioia sua e di tutti (al contrario non era mai stata in grado di cucinare qualcosa di commestibile)  di avere il pollice verde -  la stessa serra dove lei e Jace si erano scambiati il loro primo, impetuoso bacio, molti anni prima.
Clary si sedette davanti all’alto specchio di casa Heroldale e si girò fra le dita l’anello di Jace. Aveva voglia di ricordare, ricordare come Jace si era inginocchiato, proprio come nei film, e le aveva chiesto di diventare sua moglie. L’ambientazione non era la classica ambientazione da film, ma per Clary nessun posto avrebbe potuto essere migliore del lago Lynn, dove erano successe così tante cose.
 Era capodanno, e si erano scostati dalla folla di nephlim festeggianti che si erano riuniti nella Piazza dell’Angelo. Jace le aveva sussurrato di seguirla e l’aveva portata al lago, mano guantata nell’altra mano, respiri che si condensavano nell’aria gelida. Il lago era ghiacciato e sempre bellissimo, un lucido specchio d’argento su cui si rifletteva la luna. “Clary,”, le aveva sussurrato con quel tono musicale che rendeva il suo nome sempre speciale “ci sono tante cose con cui potrei incominciare questo discorso – mi sono preparato molti modi per dirtelo, citazioni latine e non... sarei persino in grado di invocare un angelo, se solo mi mettessi in testa che deve far parte di questo momento speciale!”, Jace aveva gli occhi dorati accesi di gioia e tremava leggermente. “Angeli che noi nephlim non possiamo più evocare”, aveva ribattuto lei sorridendo, per stemprare la tensione. Jace, aveva smesso di camminare e si era girato, per starle di fronte. L’aveva guardata in modo serio, gli occhi che si soffermavano sul suo viso, viso che conosceva bene, tanto quanto lei conosceva il suo e poi si era improvvisamente inginocchiato, posando il ginocchio destro sulla bassa neve, con grazia. “Clarissa Adele Morgenstern”, aveva detto e l’aveva guardata dal basso, i capelli che gli incorniciavano il viso facendolo sembrare più giovane, le labbra che erano arrossate per il freddo, “Clary, la mia Clary… vorresti sposarmi e rendermi così l’uomo più felice sulla faccia del mondo mortale?”. L’aveva detto, aveva pensato Clary, mentre le lacrime le inondavano gli occhi. Avrebbe voluto urlare, gridare al mondo che sì, lo voleva, lo aveva sempre voluto, anche se si era mostrata nei confronti del matrimonio sempre schiva, ora lo voleva, voleva diventare Clary Herloldale, voleva consacrare il loro amore con il matrimonio. Invece, aveva annuito, sussurrando che sì, voleva sposarlo. Jace allora le aveva sorriso, la tensione era scomparsa dal suo viso, le aveva tolto il guanto e aveva scambiato i loro anelli, poi l’aveva guardata in modo adorante, per un secondo, prima che lei lo attirasse a sé, baciandolo appassionatamente.
Avevano tenuto nascosta la loro promessa per i due mesi successivi, cercando di organizzare tutto di nascosto, per stupire gli invitati il più possibile. Ovviamente era stato difficile nasconderlo ai rispettivi parabatai, Simon e Alec, ma era bastato portare gli anelli al collo con una catenina, nascosti alla vista, cosa che ricordò a Clary del lungo tempo che aveva portato al collo l’anello dei Morgenstern, nel lungo periodo buio della sua storia con Jace. Jocelyn aveva regalato alla figlia l’anello di famiglia Morgenstern per i suoi diciott’anni, con sua grande sorpresa. Ma era bello che il nome della sua famiglia, macchiatosi per tanto tempo di sangue innocente, potesse finalmente tornare a essere purificato, per opera sua e di Jace.
Isabelle irruppe nella stanza, mentre Clary guardava la sua immagine riflessa nel vecchio specchio, e la fissò per un lungo istante. Dietro di lei fecero capolino Jocelyn, Maia ed Emma. Tutte e quattro le donne la fissavano sbigottite e un po’ intimorite. Emma parlò per prima, facendo coro ai loro pensieri “Sei splendida, Clary”. E splendida lo era davvero, lo ammetteva persino lei. Magnus entrò per ultimo, sospirando quando la vide. Sarebbe scoppiata a piangere dalla gioia di vederli tutti quanti felici come mai prima di allora, se non fosse entrato il fratellino di Clary dalla porta socchiusa “Chiudete la porta, JJ potrebbe vedervi!”, e mostrò loro una faccina preoccupata. Jocelyn lo prese in braccio e gli diede un bacino sulla testina castana, e quello si girò a guardare la sorella, radiosa e bellissima. La fissava con la bocca aperta e Clary gli si avvicinò per tranquillizzarlo, “JJ non potrà vedere finché ci sarai tu a fare la guardia, tesoro”,  lo baciò su una guancia piena per poi seguire Magnus che la incitava ad uscire dalla porta per dirigersi verso il luogo in cui era stata allestita la cerimonia matrimoniale. Il cuore di Clary fece un balzo quando pensò che fra pochi minuti avrebbe visto Jace, il suo Jace, e il loro legame d’amore sarebbe stato sancito per sempre.  
   
 
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