Strinse con forza la penna nel palmo della mano, maledicendo la sua inaspettata reazione ad una scena che aveva sempre visto sin da bambino. Eppure, in quel momento, quella stessa innocente scena non gli era mai sembrata così equivoca: Diana stava gustando tranquillamente il suo gelato alla fragola, ignara di come il corpo del suo compagno s’irrigidisse ogni volta che passava la lingua sulla cremosa sfera rosa.

Maledì il professor Urban per avergli ordinato delle ripetizioni di biologia, maledì sé stesso per non aver studiato prima ed aver chiesto alla sua amica di aiutarlo ed infine maledì il camioncino dei gelati, che aveva deciso proprio quel giorno per passare accanto al campus.

Appena Diana aveva sentito la musichetta, ormai familiare, era schizzata in piedi, come se una molla fosse spuntata dal pavimento, ed era corsa fuori dalla stanza come un razzo. Era tornata cinque minuti dopo con un cono alla fragola in mano, tutta fiera di sé, e da quel preciso istante era iniziato il suo tormento.

Lui si odiava per la risposta naturale del suo corpo a quella scena, ed hai pensieri poco casti che gli passavano per la mente. Strinse convulsamente le gambe per cercare sollievo e distolse lo sguardo dalla compagna, concentrandosi sul paesaggio fuori dalla finestra. La stanza di Diana era al secondo piano, quindi riusciva a vedere solo il ramo di un ciliegio ed il cielo limpido e sereno, in contrasto con la bufera di emozioni contrastanti che stava avvenendo dentro di lui. In quel momento un uccellino si posò proprio su quel ramo e Martin colse al volo l’occasione per concentrarsi sul piccolo esserino; lo vide sbattere le ali e guardarsi intorno, zampettare sul ramo e volare un po’ più avanti. La scena era talmente noiosa che stava sortendo l’effetto sperato; il suo corpo stava tornando alla normalità. Stava per tirare un sospiro di sollievo quando udì un gemito di piacere provenire dalla sua destra, e sapeva anche da quali labbra era uscito quel suono così eccitante. La calma ritrovata con così tanta fatica sparì ed il corpo di Martin si tese di nuovo.

Maledetta strega!, pensò rivolto alla compagna.

Diana non poteva essere così ingenua da non accorgersi quali effetti gli stavano provocando i suoi gesti ed i mugolii estasiati che emetteva. Avrebbe volentieri afferrato quel gelato per gettarlo dalla finestra. In quel momento odiava tutti i camioncini dei gelati e gli gelatai del mondo, e soprattutto odiava il suo corpo traditore! Perché doveva svegliarsi proprio con Diana poi!

Sono solo gli ormoni, in fondo sei giovane, si disse.

“Oddio Martin! Dovresti provarlo.” Esclamò estatica la ragazza, facendolo deglutire faticosamente. Sentiva di star sudando, all’improvviso in quella stanza faceva un gran caldo ed aveva voglia di correre alla finestra, aprirla e lasciare che il fresco venticello, che segnava l’arrivo dell’autunno, lo investisse.

Doveva andarsene da quella camera e subito, al diavolo cosa avrebbe pensato Diana del suo comportamento visto che era colpa sua se si trovava in quello stato pietoso.

“Martin stai bene? Ti vedo teso.” La ragazza gli appoggiò una mano sul braccio e lo fissò con espressione preoccupata.

Lui s’irrigì di più a quel contatto e, senza nessun preavviso, si alzò di scatto e corse fuori, imprecando contro gelati e gelatai.

Diana riportò la sua attenzione al gelato, sorridendo soddisfatta.

-NOTE DI EVELYN

Salve! ** Sono sempre io; EvelynChan, ma con un altro nick. Da quanto tempo non scrivevo su questo fandom, ma Martin e Diana mi mancavano troppo. Così ho scritto subito questa shot appena mi è passata per la mente, non so nemmeno io come sia venuta fuori e sono stupita di aver scritto una cosa del genere. So che come shot è molto corta e nulla di incredibile, ma dovevo assolutamente scriverla e spero vi piaccia!

Baci!