WE ARE OUT FOR PROMPT - WINTER IS COMING WEEK 31 AGOSTO - 6 SETTEMBRE
Titolo: one to be maimed, one to die
Personaggi: Eteocle; Polinice; Creonte. Eteocle/Polinice.
Prompt © Aika Morgan: Eteocle ha allontanato Polinice da Tebe per avere il potere, ma i giorni passano ed è come se li mancasse una parte del suo corpo.
Note: Il titolo è una citazione da Gichin Funakoshi: "Quando due tigri combattono, di certo l'una verrà ferita, l'altra uccisa."
[Per correttezza, scrivo che è un poco riveduta dall'originale, nonostante sia rimasta perlopiù identica. Ho solo cambiato qualche parola e l'ordine di un passaggio o due, per rendere il tutto più scorrevole.]
OoOoOoOoOoO
Avevano preso un impegno l’uno con l’altro, tra fratelli,
tra uomini. Ma Eteocle diventa re, e un re cessa di essere uomo.
Un re è qualcosa di più: un padre, un figlio, una lancia e
uno scudo. Ha una volontà, ma non è la propria. Gli Dei lo guidano sul cammino
solo sino a un certo punto; il suo primo dovere è essere una pallida effige
della saggezza d’Atena, della potenza di Ares, del potere di Zeus divino.
Un re si sposa per dare figli alla patria, e, presto, Eteocle lo farà.
Non importa che la mente femminile sia una disgrazia per
gli uomini, o che il suo corpo rifugga l’idea di unirsi a una donna: Eteocle
assaggia il potere (e con esso il dovere), e il sapore agrodolce gli piace.
Sarà un re anche migliore di suo padre, dice Creonte, la
richiesta evidente nella voce cavernosa.
Suo padre, Edipo il cieco, Edipo incestuoso, non ha
rinunciato agli impulsi e ha macchiato una volta di più la stirpe di Cadmo col peccato. Eteocle
ha fatto lo stesso, ma un Eteocle diverso, che ancora
non sapeva cos’era esser re.
E dunque fa quello che deve.
Lo sguardo di Polinice negli occhi uguali ai propri gli dice che non ci sarà perdono.
Parte a bordo del cocchio, ed è come guardare se
stesso allontanarsi, un altro sé solo all'apparenza, perché in Polinice
germoglia il seme del pericolo che Eteocle in sé non vede.
Lo lascia andare, voltando lo sguardo. Eteocle è coraggioso,
e arrogante, direbbe qualcuno, ma la sua forza è restare coi piedi ben
piantati a terra, un re tra gli uomini, un essere senza cuore.
E poi, i giorni passano, e Tebe non è abbastanza.
L’uomo lentamente muore, appassisce.
Resta il re, che tuona di furia nel vedere il fratello
usurpatore sotto le mura della città natia, pronto a uccidere uomini valorosi
di cui mai si è curato, a ridurre le sue donne in schiavitù in case straniere.
Le loro stesse sorelle.
L’uomo, nel suo sudario, vede il fratello e l'amante, e giubila che sia venuto a uccidere. O morire.