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Autore: Macy McKee    11/09/2015    1 recensioni
[Prima classificata al contest "Meno di mezza stagione"]
Doveva esserci qualcuno nei paraggi, ma non vedeva nessuno.
Rei rabbrividì e tutto il colore sulle sue guance sbiadì.
Un fantasma?
Impossibile. Non esistevano i fantasmi.
Ma se fossero esistiti…
Un nuovo suono riempì la notte. Era un rumore sommesso, regolare e grave. Come un respiro, ma più profondo.

Piccola What if?, basata sul presupposto “e se Nagisa e Rei si fossero incontrati prima di conoscersi a scuola?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia si è classificata prima al contest Meno di mezza stagione sul forum di EFP

Note: Sono settimane che voglio scrivere qualcosa dedicato alla ReiGisa che sia un po’ più articolato di quanto ho scritto fino ad ora, e questo contest mi ha dato lo spunto perfetto per farlo. Quindi, yay contest *w*
Come sempre, ho impiegato più tempo per fare ricerche (in questo caso specifico, relative alle costellazioni che si possono osservare in Giappone) e per rivedere la storia di quanto io ne abbia utilizzato per la stesura. Questo perché sono una pazza pignola, credo xD
È necessaria una menzione speciale per il mio cuginetto, che ha fatto da cavia e mi ha permesso di fargli qualcosa di molto simile a un interrogatorio nel tentativo di comprendere meglio come parlano i ragazzini della sua età. Sei stato sfortunato, cuginetto, a passare da me proprio il giorno in cui stavo scrivendo di Rei e Nagisa alla tua età U.U
Infinite grazie a Giulia per il suo aiuto per farmi superare la mia crisi da “e io come la intitolo questa fanfiction, ora?”. Anche senza poter leggere la storia, mi ha salvata.
Altrettanti ringraziamenti senza fine a Rica, la mia auto-dichiarata fan numero uno, che mi incoraggia sempre e sopporto i miei deliri. 
Il banner è stato realizzato da me, ma la fanart che vi ho inserito non mi appartiene. Credits

 
Di costellazioni e pinguini
Il cielo si gettava nel mare all’orizzonte, un’unica chiazza blu scuro punteggiata di piccole luci che tremavano sopra l’acqua quasi immobile.
Nuvole dense si ammassavano in lontananza, così remote da sembrare sul punto di correre oltre la Terra e oltre la volta celeste.
La scogliera si affacciava sul mare proprio nel suo punto più buio, dove le stelle scintillavano sulle onde deboli con la loro luce più intensa.
Le voci e le risate della festa, che fino a pochi istanti prima avevano riempito l’aria, ora sembravano appartenere a un altro mondo, a un’altra epoca.
La notte stava avanzando, e i suoni si facevano sempre più deboli.
Sul bordo della scogliera, esistevano solo il mormorio sommesso dell’acqua e il sussurro della brezza marina che portava via il calore del Sole che ancora indugiava sulle rocce.
«Se lì c’è Rigel…»
Un borbottio si sovrappose ai bisbigli del vento, seguito dal fruscio di pagine sfogliate con foga.
«Ma non è possibile. Dovrebbe essere lì» brontolò la voce. Era una voce acuta, ancora infantile, ma controllata. Si fondeva con il paesaggio notturno come se ne fosse stata una parte integrante. Come se la scena non potesse essere completa, senza il suo mormorio.
Il proprietario della voce era un ragazzino di nome Rei, intento a stringere gli occhi mentre sfogliava con più energia le pagine. Ma la luce della luna era appena sufficiente per permettergli di distinguere le sagome sulla carta.
Forse sarebbe stata una buona idea prendere in prestito una di quelle lanterne allineate, come tante sentinelle luminose, lungo le bancarelle del festival.
Rei lanciò un’occhiata dubbiosa dietro di sé, domandandosi per un istante se valesse la pena di correre a recuperarne una.
Scosse la testa, risoluto. Non sarebbe tornato indietro, no. Aveva letto e riletto quel libro fino a impararne interi passaggi a memoria e aveva studiato alla perfezione ogni dettaglio del suo piano. Non l’avrebbe cambiato dopo aver programmato tutto con tanta precisione.
«Perché i libri non parlano?» si domandò a mezza voce, lanciando un’occhiata frustrata alle pagine.
E, in quell’istante, il libro rispose.
«Yawwn.»
Rei saltò in piedi di scatto, indietreggiando.
Il libro aveva parlato.
Anzi, sembrava più che avesse sbadigliato.
Il ragazzino si chinò sul volume con uno sguardo sospettoso, allungando un dito per toccarne la copertina.
Rimase fermo per qualche secondo, in ascolto. Non era possibile che il libro avesse sbadigliato. Non era logico.
Doveva esserci qualcuno nei paraggi, ma non vedeva nessuno.
Rei rabbrividì e tutto il colore sulle sue guance sbiadì.
Un fantasma?
Impossibile. Non esistevano i fantasmi.
Ma se fossero esistiti…
Un nuovo suono riempì la notte. Era un rumore sommesso, regolare e grave. Come un respiro, ma più profondo.
Sembrava che qualcuno stesse russando, e non era il libro: il suono proveniva dai cespugli appollaiati sull’orlo della scogliera.
Rei s’immobilizzò, riflettendo freneticamente. Se fosse stato qualcuno di pericoloso, sarebbe stata una pessima, pessima idea avvicinarsi.
Ma avrebbe potuto essere qualcos’altro.
Un gatto, ad esempio. Un cucciolo.
L’immagine di un gattino che russava quieto riempì la mente di Rei, superando in forza la paura. Sarebbe stata un’immagine tanto bella da vedere.
Sarebbe stato bellissimo.
Lentamente, raccolse il libro di astronomia e lo alzò sopra la testa, avvicinandosi ai cespugli con fare circospetto. Se ci fosse stato un pericolo in agguato, si disse, avrebbe sempre potuto difendersi con quello.
A mano a mano che si avvicinava, il rumore si faceva più intenso. Rei allungò una mano verso i cespugli, avvolgendola attorno a un ramo sottile per scostarlo.
Non era un gatto, quello che vide.
Era una creatura, un esserino rosa con una chioma bionda scarmigliata appallottolato fra le foglie.
Rei sobbalzò con un urlo, indietreggiando. Il libro gli sfuggì dalle mani, cadendo proprio sopra la creatura.
La figura si mosse lentamente, raddrizzandosi. Sollevò la testa verso Rei, fissandolo con grandi occhi spalancati.
«Ehi! Mi hai fatto male» esclamò, massaggiandosi la testa con il dorso della mano.
Rei lo fissava con gli occhi sgranati, il cuore che ancora gli martellava nel petto.
«Sei umano» si lasciò sfuggire, costernato.
«Certo! Cos’altro dovrei essere? Aspetta. Vuol dire che tu non lo sei? Non lo sei? Sei un alieno? Da che pianeta vieni?»
Rei sbatté le palpebre per un istante, allontanando con il braccio la creatura saltellante – il ragazzino saltellante, si corresse: per quanto sospettosamente troppo vivace, l’individuo davanti a lui sembrava un essere umano in tutto e per tutto. Rei non era certo di quando fosse accaduto, ma a un certo punto della breve conversazione lo sconosciuto gli si era avvicinato con un balzo.
«Non sono un alieno» rispose Rei, raccogliendo il suo libro.
«Oh» commentò il ragazzino biondo, un’espressione di profonda delusione negli occhi. «E chi sei?»
Rei lo fissò per qualche istante, turbato da tanta vivacità.
«Chi sei?» ripeté il ragazzino, convinto di non essere stato udito.
«Mi chiamo Ryugazaki.»
«Ryugazaki? È uno strano nome.»
«È il mio cognome» borbottò Rei.
«Non hai un nome?»
«Sì.»
«Ti chiami Sì?»
Rei sospirò, facendo qualche passo indietro.
«No, mi chiamo Rei» si arrese alla fine.
«Rei» ripeté l’altro. Poi, all’improvviso, assunse l’espressione radiosa di chi aveva appena compreso qualcosa di molto complicato. «Rei-chan!» esclamò.
Rei si fece rosso in viso, abbassando lo sguardo.
«Non chiamarmi così.»
«Ma è un nome da ragazza. Però tu non sei una ragazza, vero, Rei-chan?»
«Ho detto di non chiamarmi così» brontolò.
«Non vuoi sapere il mio nome?»
«No.»
Ci fu qualche istante di silenzio.
«È Nagisa.»
«Avevo detto che non volevo saperlo. Ehi, aspetta. Ma anche Nagisa è un nome da femmina.»
«Ma io sono un maschio» replicò Nagisa, come se fosse una risposta perfettamente logica.
Prima che Rei avesse il tempo di replicare, il ragazzino biondo si chinò di scatto per leggere il titolo sulla copertina del suo libro. Non riuscendoci, si raddrizzò bruscamente e avvicinò quei suoi grandi occhi al viso di Rei.
«Allora, Rei-chan. Cosa facevi qui?»
«Stavo cercando la tsuzumi boshi.»
«Cos’è? Sembra qualcosa che si mangia.»
«Non si mangia! È una costellazione» spiegò Rei. «Vedi? Lì c’è Rigel, che fa parte della costellazione. E lì dovrebbe esserci Kappa Ori, ma… ehi, l’ho trovata!»
Nagisa gli rivolse un sorriso saggio, come se fosse stato lui a fargli trovare la stella.
«Non vuoi sapere cosa facevo fra i cespugli?»
«Cosa facevi fra i cespugli?» domandò Rei, con un sospiro leggero.
«Cercavo un pinguino.»
Rei rimase in silenzio per qualche secondo, attonito. Poi, alzò lo sguardo per studiare il volto di Nagisa.
«Tu lo sai che i pinguini non vivono qui, vero?»
«Ma esistono i pinguini saltarocce. Ho pensato che, dato che lì c’erano delle rocce…»
Rei scosse la testa, coprendosi gli occhi con una mano.
«Guarda che non funziona così.»
«Uffa.»
Nagisa incrociò le braccia, mettendo il broncio. Rei lo fissò, sorpreso, domandandosi se ci fosse rimasto davvero male o se stesse esagerando di proposito.
Per qualche ragione, provava l’impulso di proteggerlo e farlo sorridere di nuovo.
«Uhm, se vuoi possiamo cercare quel pinguino fra le stelle. Magari esiste una costellazione del pinguino saltarocce[1]
«Davvero?» esclamò Nagisa, sorridendo.
Rei fu costretto a distogliere lo sguardo, senza saperne il motivo. C’era qualcosa nel sorriso di quel ragazzino che gli faceva battere il cuore in uno strano modo, in un modo che non comprendeva.
Era simile al modo in cui batteva quando Rei si trovava di fronte a una scena di rara bellezza, di quel genere di bellezza che già inseguiva e bramava.
Fece qualche passo verso il punto in cui era stato fermo alla ricerca della costellazione prima di essere interrotto. Nagisa lo seguiva da vicino, tenendo il viso quasi incollato alla sua spalla.
Rei avrebbe voluto chiedergli di non stargli così attaccato, ma scoprì di non riuscirci.
In silenzio, si sedette e si distese, appoggiando la schiena contro le rocce.
Nagisa si sdraiò accanto a lui.
Con gli occhi incollati alla volta celeste, a Rei pareva quasi di sentire le lunghe ciglia di Nagisa sbattere freneticamente.
Era sorprendente la rapidità con cui aveva memorizzato i tratti distintivi di quello strano ragazzino, considerò.
«Secondo me è quella» disse Nagisa, dopo un po’, indicando un punto indefinito nel cielo. L’altro ragazzo strizzò gli occhi, ma non riuscì a vedere nulla.
«Cosa?»
«La costellazione del pinguino saltarocce.»
Rei si scoprì a sorridere.
«Non credo.»
Passò qualche istante, trascorso in silenzio, prima che Nagisa si voltasse di scatto a guardarlo. Rei non poteva vedere il suo sguardo, ma se lo sentiva bruciare sul volto.
«Mmm, Rei-chan?»
«Cosa?»
«Ma adesso, quando guarderai le stelle…»
«Sì?»
«Penserai a me?»
Rei si scoprì ad arrossire.
«C-cosa?»
«Sì, insomma, hai trovato una costellazione per me.»
«Non è per te. E non l’ho ancora trovata» protestò debolmente Rei.
«Ma quando la troverai penserai a me.»
Lo farò?, si chiese Rei.
Grandi occhi scintillanti gli invasero i pensieri, insieme a quella voce acuta che ripeteva «chi sei
Attorno a loro, la brezza marina che sfiorava le onde risaliva la scogliera, trasportando l’odore di salsedine e l’umidità che rendeva l’aria più densa.
Aveva ricominciato a spirare solo ora, quel vento gentile, come se la notte avesse trattenuto il fiato in attesa del loro incontro.
E ora soffiava felice, come se ogni cosa fosse andata esattamente come doveva andare.
Sopra di loro, le stelle sembravano brillare più forte.
Rei sapeva che non era realmente possibile, ma aveva l’impressione che il cielo stellato si fosse fatto un po’ più luminoso.
Certo che penserò a te, si disse Rei, scuotendo piano la testa. Non incontrerò qualcun altro che sia cosi pazzo da addormentarsi dietro un cespuglio alla ricerca di un pinguino e sdraiarsi a guardare le stelle con uno sconosciuto.
Il respiro di Nagisa si fece più profondo, più regolare.
«Oh, andiamo, non ti vorrai addormentare di nuovo» bisbigliò Rei.
Nessuna risposta, se non la brezza che sfiorava il terreno vicino alle loro teste.
Rei lanciò un’ultima occhiata al cielo, notando che le nuvole che aveva osservato prima si erano fatte molto più vicine.
Potrebbe arrivare una tempesta, pensò per un istante. Poi, il pensiero si dissolse in un’ondata di torpore tiepido.
Non si accorse che la sua testa era scivolata più vicina a quella di Nagisa e che il respiro del ragazzino ora gli sfiorava una spalla.
No, io non mi addormento sulle scogliere come lui, non è affatto bello, pensò un istante prima di scivolare nel sonno.
Fu svegliato dalla voce familiare di suo fratello che lo chiamava, scrollandolo con più violenza di quanta fosse necessaria.
«Rei!» ripeté suo fratello.
Il ragazzino sbatté le palpebre un paio di volte, svegliandosi all’istante.
«Rei-chan» si scoprì a borbottare prima di rendersene conto. Serrò le labbra di colpo, imbarazzato.
«Come?» gli chiese il fratello.
«Niente.»
Rei si voltò verso il punto in cui Nagisa avrebbe dovuto essere, ma lo trovò vuoto.
Alzò gli occhi verso il cielo, come temendo che la costellazione del pinguino fosse scomparsa.
Ricordò di non averla ancora trovata mentre il suo sguardo incontrava nuvole scure dall’aspetto un po’ troppo crudele.
«Dobbiamo andare. Sta per piovere» lo incoraggiò suo fratello, dandogli un ultimo strattone totalmente non necessario.
Rei si mise in piedi, lanciando un’ultima occhiata al terreno.
Strinse il libro di astronomia al petto.
Cercherò la tua costellazione, Nagisa, disse fra sé.
Sono sicuro che la cercherai anche tu.
 
 
 
Piccola nota tecnica aggiuntiva: In questo racconto Rei e Nagisa dovrebbero aggirarsi attorno agli undici anni, se non ho sbagliato completamente i calcoli. Per quanto riguarda il momento specifico in cui questo episodio accade, ci ho riflettuto a lungo e ho deciso di non contestualizzare in modo restrittivo la storia dal punto di vista temporale. La notte in cui è ambientata, con i riferimenti al festival e alla tempesta, potrebbe essere la notte in cui il padre di Rin e il pescatore sono morti. In questo modo, tutti i personaggi sarebbero collegati fra loro da quella notte, creando un legame antecedente a tutto di cui nemmeno loro sono consapevoli. Ma ho deciso di lasciare libera l’interpretazione, permettendo al lettore di decidere se la notte sia la stessa oppure no.
 
 
 
[1]Questo è un riferimento diretto all’episodio 6. Nel mio headcanon, se Rei e Nagisa si fossero incontrati effettivamente in circostanza simile da ragazzini, la conversazione in quella puntata potrebbe essere una conseguenza diretta di quest’episodio: Rei, prima di crescere, avrebbe sicuramente controllato l’esistenza della costellazione e scoperto che non esisteva, mentre Nagisa avrebbe continuato a cercarla. 
   
 
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