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Autore: Sachiko_    08/02/2009    2 recensioni
la pazzia, la morte di Ofelia.. Una. Due. tre gocce di acqua piovana dal ramo al fiume cadevano lente. Silenti. Ritmate nella loro discesa. Volevo cogliere il fiore più bello per donarlo a te mio amore. Ma quando recisi quel bocciolo, appena in fiore, appassì tra le mie mani scarne. Sentii il vento sussurrarmi fra i capelli parole d’amante ed il fiume ghiacciato inibire i miei sensi. Il fantasma del tuo passato mi persuase a riaprire ferite infette. Lo seguii fedelmente…tra le braccia della pazzia.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Fairest Rose

DROWNING  LESSON

 

 

 

Una. Due. tre gocce di acqua piovana dal ramo al fiume cadevano lente. Silenti. Ritmate nella loro discesa.

Volevo cogliere il fiore più bello per donarlo a te mio amore. Ma quando recisi quel bocciolo, appena in fiore, appassì tra le mie mani scarne. Sentii il vento sussurrarmi fra i capelli parole d’amante ed il fiume ghiacciato inibire i miei sensi. Il fantasma del tuo passato mi persuase a riaprire ferite infette. Lo seguii fedelmente…tra le braccia della pazzia.

 

Camminavo senza meta nella radura circostante. Raccoglievo i gladioli ed i papaveri ed i miei pensieri erano lieti. I piedi scalzi a contatto con l’erba fresca di rugiada calpestavano il terreno erboso. Alzai il mento verso l’astro luminoso e caldo e guardai le nuvole che comparivano e scomparivano dalla mia vista. Osservai il loro moto e i loro cambiamenti di forma. I grandi alberi rendevano alcuni tratti del sentiero irregolare, ombroso. Mi attardavo a riprendere il cammino in quei luoghi oscuri. La meta era vaga, se non assente. Alcuni usignoli cantavano il loro triste canto solitario. Le creste degli alberi si muovevano da destra a sinistra ed il fruscio che emettevano era confortante. Ero sola ma incredibilmente insieme alla natura circostante. Erano forse le tue braccia a spingermi verso l’ignoto? Forse i tuoi occhi meschini, indagatori, bugiardi e ricchi di speranze mi stavano spiando. Sentivo la loro presenza. Agognavo ogni tua attenzione nei miei riguardi…

Un arbusto di rose sedusse la mia attenzione. Erano i tuoi fiori. Quelli che aspettavo con ansia ogni mattina al mio risveglio. Dicevi che erano la lussuria e l’invidia ad averli creati. Erano dai mille colori, e belli alla vista. Apparivano docili e amorose ma nascondevano un cuore velenoso ed irto di spine. Erano superbe ed infliggevano dolore a coloro che ingenuamente tentavano di possederle per sempre. Mi apprestai a raccoglierne una. La più bella. Le tue labbra si disegnarono su di essa. La avvicinai lentamente verso il mio viso. Fu allora che sentii la mano bruciare. Cadde la rosa. Una. Due. Tre gocce tinsero il vestito candido, immacolato. Il sangue. Il sangue era vermiglio,caldo al tatto.

 Era un rimprovero quello che leggevo sul tuo viso? O forse tristezza? Non seppi mai la risposta…

Mi sdraiai prona e composi una corolla di margherite come da bambina.

Ti ricordi quando giocavamo felici ed inconsapevoli nei giorni della nostra infanzia? Io ancora ricordo la timidezza della gioventù e quel primo bacio nel giardino del reame. Che fai? Ridi? Hai ragione il tempo è passato e quell’amore che non ci permetteva di non amare l’un l’altro ancora oggi ci perseguita.

Un ruscello scorreva in lontananza ed il suo dolce richiamo giungeva alle mie orecchie. Mi avvicinai alla rive di quel che si manifestò un fiume in piena. Mi appoggia al tronco rugoso di un albero lì vicino. I suoi frutti erano maturi e pendevano dai rami carichi. Mi sporsi per raccoglierne qualcuno.

Non preoccuparti non cadrò nel fiume. Non scivolerò in esso. Lui non mi porterà via.

La gola secca era richiamata dalla freschezza dell’acqua biancastra. Nessun pesce all’interno o forma di vita. il fiume era come spento, morto ormai da tempo spettava che qualcun altro abitasse il suo letto. Le ginocchia indolenzite si piegarono al mio volere. Immersi le mani nella cristallina linfa di vita, ma subito le ritrassi quasi inorridita. Il tuo volto era stranamente delineato in quel liquido incolore. Ogni tratto del tuo volto, che pensavo aver dimenticato, era ora ricomparso come d’incanto. La grande fronte ampia. La bocca irregolare. Gli occhi sognanti. Avrei voluto riaverti tra le mie braccia ancora una volta. Una sola. Ma sapevo che era impossibile. Fu per questo che decisi di baciarti. Ma appena le mie labbra toccarono le tue, l’immagine che aleggiava nel fiume scomparve ed io caddi impaurita e inerte nel ruscello. La lunga veste mi fasciò il viso e non vidi più nessun colore se non il buio che da tanto tempo la mia anima celava. Tutti mi credevano pazza, ma era solo desiderio d’amore.

Quello che per troppo tempo mi era stato negato era la libertà di una fanciulla in fiore che io agognavo più della salvezza divina.

Sentii un corpo estraneo entrarmi dalla bocca, dal naso. Mi scese in gola senza la mia volontà ed iniettò il suo veleno nei polmoni che contratti non riuscivano a respirare. Io gemevo di dolore. Urlavo di disperazione e nessuno poteva udirmi. Fu con quella consapevolezza che rilassai tutto il mio corpo. Le mani non imprigionavano più la gola, ma erano riverse accanto ai fianchi. I piedi freddi lasciavano che l’acqua li accarezzasse dolcemente.

Era questo che volevi per me? una morte violentemente dolce? Io credo di si. Io la voglio ora. Ora che ti ho visto ed ho sfiorato il tuo viso. Ora che ti ho visto per un’ultima volta, farò finta di averti qui accanto e sprofonderò nell’anonimato dei giorni che verranno con la consapevolezza che tu mi ricorderai per sempre, e questo per me sarà sufficiente. Questo mi basterà per scomparire. fu allora che ti sentii la tua presenza. Prendesti la mia mano e la stringesti forte nelle tue, poi la conducesti al cuore. Sentii i miei battiti venir meno, secondo dopo secondo. La fine giunse lieta ed aveva il tuo volto amore.

 

 

 

 

 

  
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