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Autore: Weleo    11/09/2015    1 recensioni
Clara sta per laurearsi quando conosce Christian una sera in un bar. La loro sembra una semplice storia d'amore come molte altre, ma si ritroveranno sulle torri gemelle di New York l'11 settembre e tutto cambierà.
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Mi misi a girare per le strede limitrofe senza una meta precisa, e senza uno scopo preciso, forse cercavo soltanto un volto familiare. Mi sentivo estraniata dal mio stesso corpo, i piedi andavano avanti, uno davanti all'altro, eppure sembrava che non fossi più io a controllarli, avevo perso ogni forza di volontà ore prima.

Mi fermai di fianco a un bar.Dentro il propritario stava distribuendo acqua gratis, la tv accesa collegata con la CNN, che parlava delle torri, di altri possibili attacchi e del pentagono. Avevano tirato giù una delle pareti di uno degli edifici più sicuri del mondo.Stava cadendo tutto a pezzi.

La gente quando aveva sentito del pentagono non ci poteva credere, ma era la dura, semplice, crudele verità della storia che diventa cronaca e sangue. Credo che nessuno di noi potesse comprendere fino in fondo come la nostra vita non serebbe mai stata più uguale. Come le nostre esistenze, individuali e di comunità, erano per sempre cambiate.

Restai seduta lì per almeno dieci minuti prima di vederlo. Era un bambina, piccola e da sola, che come quasi tutti guardava in altro verso le torri, l'espressione imbambolata. Una donna urlò qualche metro più avanti e la gente intorno fare molto trambusto mentre indicava ancora una volta le torri in alto. Cercaii di capire il motivo del loro stupore, non ci misi molto e quando lo capii il cuore mi balzò i gola. Un uomo stava precipitando, anche un altro stava cadendo. Per un attimo pensaii che fossero scivolati o che fossero caduti per un incidente. Fino a che più in alto non si gettarono nel vuoto anche altri due, si tenevano per mano. Non ci misi molto a capire perchè lo stessero facendo. Se non fossi riuscita a scendere l'avrei fatto anche io. Meglio cadere piuttosto di bruciare vivi. Meglio poter avevere ancora una scelta davanti ed era meglio morire perchè lo si aveva deciso, ogniuno con proprio termini, come con un sinistro patto con la morte stessa, piuttosto che lasciarsi andare alla disperazione data perchè qualche idiota ti aveva fatto schiantare un aereo addosso, cercando di uccidere più gente possibile. Per un attimo pensai che anche Christian potesse aver deciso di buttarsi noi vedendo via di uscita. Potevo quasi riuscire a immaginarmi lui che si lasciava cadere nel vuoto, in una discesa che durava secondi per finere a schiantarsi sul cemento o magari sul tetto di un palazzo. Riuscii quasi a vedere i suoi occhi azzurri, ma spenti come il ghiaccio, circondati dal rosso intenso del ghiaccio. Cercai di scacciare il pensiero, mi alzaii e andai in contro alla bambina.

Mi inginocchiai davanti a lei e la girai per non farle vedere la gente che continuava a buttarsi.

-Ehi piccolina, come ti chiami?-

-Riley Blue-

-E dimmi, Riley, dov'è la mamma?-

-Lassù- mi disse indicando le torri. Cercai di non farmi trapelare sul viso la paura che forse avrebbe invaso anche lei, se solo fosse stata abbastanza grande per capire.

-E papà?-

-Era qui con me prima, poi mi sono persa.-

La presi in braccio:- Che ne dici se ti aiuto a trovarlo, si?-

Annuì, iniziai quindi ad avanzare fra la folla.

-Hai idea di dove possa essere andato?-

-Parlava di cercare la mamma e poi non l'ho più visto.-

-Da quanto l'hai perso?-

-Poco credo.-

Dopo qualche minuto che camminavamo, a qualche isolato di distanza dalle torri si senti un forte botto, come una bomba. La gente in giro si guardava intorno spaventata cercando qualcuno che avesse risposte, mentre l'unica cosa che riuscivo a pensare io era:"Ancora? Non ce la faccio più." E non lo pensavo con rabbia, ma con tristezza, erano solo le dieci del mattino e il mondo era stato stravolto. Guardai le torri ancora una volta, quella che non sapevo che sarebbe stata l'ultima per me, e vidi la cima della torre sud incassarsi dentro se stessa in unesplosione di fumo e cenere, e iniziare la discesa verso terra sempre più veloce. Il fumo sta perraggiungere la terra quindi corsi direttamente in un vicolo laterale curvando alla curva, e carcai di riparami il viso e mi premetti in viso di Riley sul petto cercando di proteggerla il più possibile dalle ceneri. Fotunatamente essendoci riparate in un vicolo stretto e secondario arrivo meno fumo da noi, che rimanemmo ricoperte solo da una sottile patina di cenere marroncina, ma appena tornammo sulla strada principale mi resi conto di quanto molto più grave fosse la situazione. Nell'aria aleggiava ancora una specie di nebbia e non viera colore diverso dal grigio, a terra vi erano fogli sparsi caduti dalla torre. Quando tornai a guadare il volto della bambina, la vidi molto più preoccupata e sull'orlo delle lacrime.

-Hey piccola Riley, tranquilla andrà tutto bene.- non mi rispose continuando a guardarsi intorno.

- Sai dove lavora la mamma? In quale torre?-

-Nella sud.-

Il cuore mi balzò in gola, ma in fondo c'era ancora speranza che anche lei fosse scesa in tempo.

-Allora dobbiamo andare a chiedere ai volontari se l'hanno vista, scommetto che anche il tuo papà è lì.- Prima che potessi finire la frase si mise a scalciare indicand un un seduto uomo seduto su un gradino. Senza pensarci due volte mi avvicinai per parlargli:

-Scusi è...- Quando alzò la testa vidi che le lacrime che gli sciolavano dalle guance gli pulivano il viso dalla polvere. Mi sentii quasitrafitta dal suo sguardo di immenso dolore, guardò Riley e aprì le braccia per accogliela in un abbraccio

-Vieni, mia piccola Riley.-

-Dov'è la mamma?-

-Shhh, andrà tutto bene.-

Me ne andai senza dire una parola, mentre gli occhi mi iniziavano a bruciare. Dallo sguardo che mi aveva dato suo pade la mamma di Riley era morta, e lei veniva dalla torre sud, proprio come Christian. Mi misi a corre verso il banco per chiedere di nuovo di Christian sperando con tutto il cuore che loro sapessero qualcosa.

Quando arrivai un uomo stava salendo su un tavolo con un megafono in mano:- È con immenso dolore che vi informo che dalla torre sud non è arrivato nessuno da sopra il 60°piano, pertanto tutte le persone che si trovavano al di sopra vengono considerate cone disperse. Le ricerche e i soccorsi sono già iniziati sebbene le macerie siano ancora instabili...- Non lo ascoltai più, mi venne un capogiro e poi una forte nausea, mi appoggiai al muro con gli avambracci. Non credo diessere mai stata così male in tutta la mia vita, sia fisicamente che mentalmente. Perchè? Perchè tutto questo era successo a me? Perchè era successo a lui? Strinsi un pugno e urlai mentre lo scaglia forte alla parete, aprendomi una ferita e lasciando una macchia di sangue sul muro. E continuai fino a che qualcuno non mi tirò indietro, io per risposta lo spintonai via andandomene. Potevo sentire gocce di sangue che gocciolavano dalle ferite pusanti e cadevano a terra. Altre esplosioni arrivarono dalla torre nord e quando vidi che cadeva anche quella non feci niente per scappare, semplicemente continuai a camminare in direzione opposta coprendomi il viso con le mani. Il movimento d'aria che mi investì mi fece quasi cadere a terra, e per vari secondi continuò a spingermi.

Quando cessò mi tolsi le mani dal viso e mi guardai intorno in un silenzio assordante, la città che non taceva mai, ora non osava neanche emettere un suono. Intorno a me continuavano a cadere fogli,documenti, lettere che fino a qualche secondo fa si trovavano sulla cima delle torri. Tutto era ricoperto dalla cenere e assumeva un colore grigio marroncino, e mentre io tossivo per la polvere che mi è andata in gola e mi faceva lacrimare gli occhi, in alto scorsi per un attimo uno stralcio di cielo azzurro e limpido come lo era stamattina, come se nulla fosse successo. Lassù sembrava un paradiso, qui tutto monocolore era un triste purgatorio, qui dove tutto aveva un sapere di terra, ma il vero inferno era sulle torri, dove tutto bruciava. Qui noi dobbiamo fare i conti con quello che rimane, e molto di più con quello che non c'è più. Le torri non ci sono più. Christian non c’è più. Non aveva neanche potuto dirmi addio. Solo qualche ora fa ho detto che le torri non potevano crollare. Mi sbagliavo. Niente è costruito per rimanere. Le persone non sono fatte per rimanere. Mi appoggio a una macchina lì vicino mentre si ricominciano a sentire alcuni suoni e io inizio a piangere. In lontananza si sente una radio che manda in onda una canzone di speranza. Ma dov’è la speranza adesso? Un camion dei pompieri arriva da dietro l’angolo e alcuni newyorkesi iniziano il coro: - U.S.A!U.S.A!-

Eccola la speranza, racchiusa in un coro di persone che ancora credono in qualcosa. Non ce la faccio a unirmi al gruppo però, è troppo difficile anche solo pensare di muovermi, mentre sento la terra mancarmi sotto i piedi. Inizio a singhiozzare e mentre la realtà che ormai conoscevo si sgretolava intorno a me, piangendo tra la cenere, mi accasciai sull’auto e mi misi a sedere lentamente nella strada desolata, cadendo a pezzi.

------Nota dell'autrice.

Eccomi con un imperdonabile ritardo di un mese. e con il capitolo che avete appena letto dubito sarete più propensi a perdonarmi. Almeno sono riuscita a pubblicare l'11 settembre.

Ci tengo a dire che per scrivere questa storia mi sono informata bene sulle vicende e alcuni personaggi che ho fatto comparire solo esistiti realmente. Mi chiederete perchè sono andata a cercare persone vere dato che potevo benissimo inventarmele. La risposta è che nel mio piccolo voglio fare qualcosa per ricordarli, dato che almeno qui sembra che non se ne parli quasi più e la cosa mi fa molta rabbia.

Ci vediamo al più presto con l'epilogo.

la canzone a cui mi riferisco verso ilfinale è Song of the century dei Green Day (https://www.youtube.com/watch?v=y2leZ75VKg0)
   
 
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