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Autore: xingchan    12/09/2015    4 recensioni
[Racconti Incompiuti]
“Vuoi sapere perché, Túrin, mio Beren? Perché la mia vita è cambiata da quando hai varcato la Cintura di Melian, perché da quel giorno nel cuore ho una dolcezza che fa male. E se te ne andrai via, il dolore crescerà fino a raggiungere vette che solo le creature di Elbereth osano sfidare.”
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nellas, Túrin Turambar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’ombra della luce

 

 

 

 

Sorge un nuovo giorno nel Doriath, e lesta Nellas si accinge ad attendere il ragazzo Uomo con trepidazione, come una giovane innamorata attende l’amante. Sì, è questo che la ragazza Elfo non può fare a meno di credere. Ma pensare simili parole non è consono al compito che le è stato affidato.

Sorveglialo.

Melian la Maia aveva detto una sola parola in proposito, quando la incaricò di seguire i passi del giovane figlio di Húrin. Forse perché aveva capito che lei, fra tutti gli Elfi, lo avrebbe fatto senza esitazione alcuna; così come sapeva che i suoi occhi si accendono di un fuoco nuovo ogni qualvolta li posa su di lui. Lo avrebbe fatto anche ora, lo avrebbe fatto sempre, a costo di schiacciare il suo orgoglio di anima solitaria e, cosa più importante, la sua timidezza, sua fedele compagna di sempre.

Scende dal ramo dell’albero su cui era acquattata, guardandosi intorno.

Poco dopo l’alba, quando il sole non è ancora alto, aveva detto Túrin con la sua voce avvolgente la prima volta ch’erano stati insieme, promettendo di attardarsi con lei.

Ma il sole ha già abbandonato la linea d’orizzonte, ed è inquietudine quella che Nellas sta provando. Affranta per quel che la sua mente avverte come un ritardo, Nellas cade seduta a terra, per poi specchiarsi nelle fresche acque della sorgente dei boschi che abita, non riconoscendo la giovane selvaggia che ama la libertà più di qualsiasi altra cosa.

Non l’ha mai fatto durante la sua esistenza, non si è mai preoccupata del suo aspetto o del suo abbigliamento. Perché prima non c’era la benché minima ragione di compiere quei normali, vanitosi gesti di una qualunque fanciulla di Menegroth.

Ma Nellas non è come le altre fanciulle della città di pietra, non è solita agghindarsi per il piacere degli occhi altrui. Il suo unico ornamento sono sempre stati i diamanti d’acqua che si indossano nelle stagioni calde, e che svaniscono con la più fievole brezza meridiana.

Ma da allora, da quando per la prima volta il suo sguardo curioso ed attento s’incrociò con quello freddo e fuggevole di Túrin usa intrecciare fiori fra i suoi capelli, sicura che questo le riservi sembianze più graziose, andando incontro alla quell’eccesso di vanità che tanto spesso definisce detestabile. Non si chiede cosa sta facendo, non si sofferma a pensare con quanta brutalità antepone Túrin a se stessa, deturpando la sua selvaggia libertà.

Ciò che importa è presentarsi ogni giorno a Túrin figlio di Húrin, facendo sì che i loro incontri siano intimi e dolci come il canto di Lúthien che avvinse Beren in una catena fatta con anelli di amore e desiderio.

Perdendosi nei suoi pensieri, non si è resa conto che Túrin è arrivato nei suoi amati boschi e si sta guardando intorno. Per Nellas, è piacevole pensare che stia cercando lei, provando a scorgerla oltre gli alberi e le piante. Anzi, ne è certa, perché al di fuori di Menegroth non conosce nessun altro.

Túrin getta lo sguardo verso di lei, e Nellas come una creatura boschiva spaventata quale è si cela nella fitta vegetazione, pregando affinché non si renda conto che lo stia osservando; e quando distoglie lo sguardo il suo viso si riaffaccia esitante, per poterlo osservare ancora e ancora senza che lui veda le fiamme sulle sue guance, senza che traspaia la gioia di chi è innamorato e non sa come sarà il domani.

È ancora un ragazzino, perfino per il breve computo degli Uomini, ma nasconde in sé la certezza della beltà dei più grandi figli della sua stirpe. I suoi capelli corvini sono un mantello di oscurità che si avviluppa sulle sue spalle, i suoi lineamenti fanciulleschi hanno ben poco da invidiare a quelli Elfici.

Ma non è soltanto a causa del suo aspetto che Nellas si sente turbata. Come una freccia, ogni giorno la sua perenne tristezza le trafigge il cuore lacerandolo nel suo punto più vulnerabile. Da quando lo segue, come un’ombra segue il proprio corpo, non lo ha mai visto sorridere, né accennare il minimo, vago sentore di ilarità. Ma lei lo vuol vedere, il suo sorriso, e se ne vuol beare fino alla fine del tempo.

Silenziosa si avvicina a lui, sempre tenendosi ben nascosta. Fu Beren ad essere al suo posto nel giorno del suo primo incontro con Lúthien, se ne rende conto solo adesso che non poteva essere tutto altrettanto perfetto; ma ciò che è importante è che lei sia per lui fonte di felicità, così come lui è l’artefice dei suoi sospiri.

Prendendo improvviso coraggio, scosta le fronde che la separano da Túrin figlio di Húrin e si erge in tutta la sua statura.

Túrin si ferma, e incatena i suoi occhi ai suoi. È sorpreso, ma per nulla spaventato. Oramai sa chi è la giovane donna elfo, e sa che è un’amica e non una minaccia. Tuttavia non accenna a parlare. Nellas sente il suo sguardo indagatore su di lei, studiandola centimetro dopo centimetro come la prima volta che la vide, mentre lei si avvicina e gli sorride.

Per un attimo s’illude di vederlo rispondere a sua volta allargando le sue labbra, ma deve aver sognato troppo per pretendere ciò. Anzi, il suo volto sembra molto più austero di quel che era in precedenza, e Nellas si domanda come possa succedere. Deve averle letto negli occhi la domanda, perché lesto si avvicina a lei, prendendole le mani fra le sue, guardandola con una serietà nuova, quasi spaventosa.

“Insegnami” le chiede, gli occhi scuri più limpidi e brillanti che mai “perché io riesca ad imparare in fretta tutto quel che è necessario apprendere sul tuo popolo.”

La giovane sorride, sforzandosi di apparire comprensiva di fronte alla sua giovanile impazienza, mentre in realtà vorrebbe fuggire per celare la sua vergogna.

Sciocca, cosa credevi ti chiedesse?

“Sarò più che lieta di farti da maestra, ma pazienta. Io non ho mai istruito nessuno, e farlo richiede molto più tempo di quanto tu non immagini.”

Comincia ad illustrargli le costumanze dei suoi simili, perché è ciò che così gentilmente le chiede; e mentre apprende la lingua della razza cui lei appartiene, Nellas guarda indietro nel tempo, vedendo come i semplici incontri si sono trasformati in giochi, ed i giochi in lezioni necessarie per la sua permanenza nel Doriath.

Ha le sue parole più mansuete, e quando la accetterà avrà le sue carezze più amabili. Gli sarà amica più di quanto non lo sia già, e se un giorno Túrin vorrà perfino schiava.

 

 

 

Con il trascorrere dei giorni, Nellas si rende conto che Túrin è un Uomo acuto, sottile; questo pare lusingarla come insegnante, ma d’altro canto ciò potrebbe far sì che in un tempo non molto lontano non ci sarà più nulla da insegnargli. Nellas sa bene che non è quello il suo posto, benché Re Thingol l’abbia accolto sotto la sua ala; sa che non appena porrà termine alle sue lezioni l’Uomo se ne andrà via per sempre.

Per quale ragione, poi, avrebbe dovuto cercarla? Non per i giochi, perché essi non hanno posto nel cuore degli adulti, e Túrin sta crescendo di minuto in minuto; ed oltre l’amicizia che prova per lei, non c’è nulla che lasci intendere che Túrin l’ama, salvo per il contatto tiepido delle loro mani strette, unico sentore di un legame indefinibile.

Così, Nellas agisce con quella che le sembra la cosa più efficace, per quanto possa durare. Fa di tutto per esser tardiva con i suoi insegnamenti, rendendogli ogni cosa più difficile di quanto non sia.

Ma la reazione di Túrin non tarda ad arrivare. Sul calar della sera del terzo giorno della sua determinata decisione le porge la sua perplessità.

“Perché fai di tutto per attardarti? ”

Il figlio di Húrin è perspicace anche in questo, ma in cuor suo Nellas sperava non lo fosse fino a questo punto. Come può spiegare gli impedimenti che impiega per questo compito, cosicché il suo apprendimento avvenga il più lentamente possibile, senza lasciar trapelare il suo amore?

Vuoi sapere perché, Túrin, mio Beren? Perché la mia vita è cambiata da quando hai varcato la Cintura di Melian, perché da quel giorno nel cuore ho una dolcezza che fa male. E se te ne andrai via, il dolore crescerà fino a raggiungere vette che solo le creature di Elbereth osano sfidare.

“Molte cose dovrai imparare, e desidero che tu le assimili nel migliore dei modi.”

Si dimostra comprensivo e disponibile di fronte a quella risposta, e la giovane donna Elfo quasi si sente in colpa per avergli detto la verità solo in parte. Túrin vuole sapere quanto più delle usanze del suo popolo, e lei in quanto sincera amica dovrebbe facilitarglielo.

Scossa poi da quel pensiero, si pente di aver mentito specchiandosi in quegli occhi intelligenti, certa che prima o poi verrà tradita dalle sue stesse guance, e dal suo sguardo languido.

Túrin si lascia sfuggire un sorriso indecifrabile, e solo i Valar sanno se è dettato dalla tenerezza dell’amicizia o dall’acidità della derisione. Ma non importa granché: finalmente lo sta facendo. Sorride, e Nellas ne è la causa. Túrin non può neanche lontanamente immaginare quanto questo la renda felice.

Le cinge le spalle incitandola a continuare, perché la sua sete di conoscenza è così forte da non poter essere rimandata, né ostacolata; e Nellas nient’altro può fare che arrendersi, e ricominciare nuovamente a nutrire la sua mente come faceva in precedenza.

E quando una sera, preso congedo da lui, si perde nei meandri della sua coscienza, apprende da se stessa con angoscia che questo amore nient’altro è che un fuoco fatuo che arde e galleggia sopra il suo stesso sepolcro.

Nellas lo comprende, sa che molto probabilmente quella fiamma che le brucia dentro prima o poi finirà per affievolirsi e spegnersi. Ora si lascia cullare dalla testarda convinzione che comunque è un sentimento forte ed irrefrenabile, che nessuno può escludere un gaio esito da una complicità semplice e pura, che persino Eru Ilúvatar avrebbe riconosciuto in loro Beren e Lúthien.

Ma arriverà il giorno in cui Túrin non farà più visita ai suoi boschi, né si premurerà di venire a cercarla; e con il passare del tempo anche lei allontanerà i suoi pensieri da lui, figurandolo come un’ombra in un lasso di tempo così breve che si chiederà se mai sia davvero esistito o sia solo un frutto dei suoi sogni inquieti. Si dimenticherà di lui, dei suoi occhi, del suo sorriso. Ma quest’idea non può accettarla, ora.

Preferisce concentrarsi su di lui, e lo vede grande e forte come il suo giovane corpo promette di essere. Ma poi lo vede oltrepassare la Cintura di Melian, nonostante il suo intervento, prendendo la sua strada, addossandosi la sua maledizione. Lo vede ritirarsi, e amare, e affliggere, e uccidere, e annegare nel suo stesso sangue suicida, debole e angosciato dai suoi stessi atti.

Ora più che mai Nellas vorrebbe proteggerlo ed averlo accanto a sé; perché finché l’amore dura, nient’altro è più forte di esso.

 

 

 

 

 

 

 

 

NDA

So bene che Nellas qui sembra molto più presa da Túrin di quanto i Racconti Incompiuti lascino intendere, ma l’ispirazione che mi ha guidata nella stesura di questa ff è stata questa: una giovane donna Elfo - direi una ragazzina, sempre tenendo presente il computo elfico - che cade innamorata di un Túrin che la confina senza ritegno nella friendzone - abbandonandola del tutto successivamente; e che lei dopo una figuraccia delle più banali ben presto si rende conto che quello non era propriamente un innamoramento, bensì qualcosa di notevolmente più fievole.

Ebbene, non sono pienamente soddisfatta del risultato. E i motivi sono tanti. Primo fra tutti è che questo non è un tipo di personalità che sento vicina alla mia - per cui, sono riuscita ad identificarmi molto poco. Forse avrei fatto meglio se l’avessi scritta un po’ di anni fa. xD

Ma per qualche strano e recondito motivo ci tenevo tantissimo a scrivere qualcosa su questo personaggio. Non so perché. Forse perché oramai parlare dei personaggi affiliati a Túrin per me è un po’ come entrare nel reame dell’Angst e siccome è il mio campo preferito ci sguazzo allegramente.

Spero vi sia piaciuta, in ogni caso. xD

 

 

PS.: Le “rivelazioni” profetiche che Nellas ha di Túrin le ho aggiunte di mia iniziativa. Lo so, baggianata unica nella sua specie.

PPS.: Sono stata due mesi - sì, mi odio per questo - incerta se utilizzare il presente o il passato, perciò vogliate scusarmi per alcune sviste. Nel caso, sarebbe magnifico se me le faceste notare.

   
 
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