Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |       
Autore: SofiFlo    12/09/2015    2 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction, si tratta di una rivisitazione in chiave moderna della vita di Regina riassunta in 4 capitoli. Mi sono presa la libertà di apportare tutte le modifiche che ho ritenuto corretto apportare, per cui la vita di Regina rimane solo una traccia generale, uno sfondo nel quale possiamo riconoscere nomi, ma in cui i personaggi e gli eventi vengono modificati (e a volte spostati cronologicamente). Spero che piaccia a tutti e accetto volentieri qualunque critica e consiglio. •Sofia
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cora, Regina Mills
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Regina sedeva sul bordo della finestra di quella casa diroccata da ore, ma questa volta non  se la sentiva di tornare indietro – o, per essere precisi, se la sentiva meno delle altre volte. Nonostante il controllo che sua madre esercitava su di lei fosse ormai qualcosa che poteva dare per scontato - oltre che qualcosa che sembrava marchiarla ogni volta che andava da qualche parte, facendole ottenere da parte di tutti solo ed esclusivamente rapide occhiate compassionevoli – e la sua solitudine fosse ormai pane quotidiano, non riusciva ancora ad abituarsi alla partenza, avvenuta già da una settimana, dell’unica amica che avesse mai avuto. Emma era stata per lei un’ancora di salvezza, l’unica persona che le avesse parlato senza preoccuparsi del fatto che la sua personalità fosse praticamente nulla, l’unica che, arrivata da lontano senza sapere assolutamente nulla delle vicende di Storybrooke, le aveva chiesto il permesso di sedersi vicino a lei a mensa, quando le due avevano sei anni e fare amicizia era – per tutti tranne che per Regina – la cosa più semplice del mondo. Gli altri bambini, sicuramente istruiti al riguardo dai genitori o dai fratelli maggiori, si limitavano a salutarla, e lei, da brava bambina ubbidiente, seguiva sempre sua sorella Zelena ovunque tranne che a lezione, essendo più piccola di due anni. Quando Emma era arrivata in città, Zelena era a casa malata e, una volta tornata a scuola, il fatto di aver trovato la sorella in compagnia di un’amica l’aveva sorpresa, ma aveva lasciato che questa persona entrasse nella vita di Regina, visto che nulla nel regolamento di mamma Cora diceva che ciò fosse vietato ( e che, una volta riferito il fatto alla madre aveva ottenuto, come semplice risposta, “ti sembra che sia interessata a qualcosa di simile? Lascia che quella bambina ti si allontani un po’ e scopra da sola quanto poco valgano le persone che ci circondano.”). L’amicizia con Emma era stata in quei dieci anni tutto quel che Regina aveva considerato importante nella sua vita, aveva sempre saputo che un giorno Emma sarebbe dovuta partire – i genitori dell’amica detestavano restare a vivere per molto tempo nello stesso tempo – ma aveva sempre pensato che il momento della loro separazione fosse lontano, che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi – ed Emma aveva certamente collaborato con quest’idea, dicendo che ai genitori la piccola città iniziava a piacere e che anche se avevano già parlato di andarsene era convinta che sarebbero rimasti a lungo. Erano però passati quasi dieci anni dal loro primo incontro e entrambe sapevano che a breve sarebbero state separate e una mattina d’estate della settimana precedente Regina si era trovata l’amica davanti alla finestra, venuta a salutarla e a lasciarle un numero di telefono – che Regina non avrebbe potuto chiamare, visto che il telefono di casa era sotto il controllo di Cora e che la madre riteneva che un cellulare avrebbe distratto la ragazza dagli studi, e che quindi non fosse una buona idea averne uno prima del necessario, ovvero, per  Cora, quando Regina sarebbe andata all’università. Era uscita di soppiatto dalla finestra della sua camera, al primo piano, e aveva abbracciato l’amica, senza sapere cosa dire, poi la porta di casa si era aperta e la madre l’aveva richiamata. Era certa che Emma avesse visto lo schiaffo che le era arrivato mentre varcava la soglia, ma, si consolava, almeno non sapeva che ce n’erano stati altri, nascosti dalla porta, incapaci di farle male, in quel momento, visto che l’unico dolore che sentiva era una stretta al cuore, che le ricordava che la sua vita era ritornata alla stessa situazione di dieci anni prima. Dieci anni prima, lo stesso periodo in cui, dicendo di andare in biblioteca, aveva scoperto quella vecchia casa in pietra  ormai praticamente distrutta in cui rifugiarsi dal mondo che la circondava. Regina non si era mai sentita spaventata lì, nonostante fosse una casa abbandonata, senza tetto e con la maggior parte delle pareti alte circa un metro, e quel luogo era diventato la custodia del suo cuore, anche quando non aveva una scusa per uscire di casa, volava lì con il pensiero, pur stando in camera sua, circondata dalle camere da letto dei suoi parenti, imprigionata a insaputa di tutti in quella prigione dorata, in quella casa che era l’estrema esibizione della ricchezza dei suoi genitori, l’orgoglio di sua madre, amante dell’ostentazione delle ricchezze che possedevano. Regina sapeva che non sarebbe mai sfuggita a quella vita: aveva pensato, progettato per mesi interi fughe incredibili nelle quali si ritrovava a chilometri di distanza, in mezzo a campi di grano o in qualche prato verde irlandese, o nei frutteti del Sud dell’Europa, vivendo di quel che guadagnava ogni giorno facendosi assumere come lavoratrice della terra. Si era sempre detta che a frenarla era Emma, ma sapeva benissimo che questa non era la verità, sapeva che, ovunque si fosse nascosta, sua madre l’avrebbe trovata e che la sua vita non avrebbe fatto altro che peggiorare, che i suoi sogni sarebbero stati disprezzati dalla sua famiglia  che lei non avrebbe potuto fare altro che rimanere chiusa in camera sua per mesi, anni, o tutta la vita.
Regina si alzò, non voleva assolutamente lasciare quel posto – il posto in cui per la prima volta aveva rivelato ad un’amica di essere innamorata di un ragazzo, il posto in cui per la prima volta si era fatta un taglio sul braccio sinistro, nella speranza di sfuggire alle sue preoccupazioni, il posto in cui aveva portato i libri di Baudelaire che amava leggere, ma che sapeva che la madre le avrebbe vietato non appena li avesse visti. Aveva ancora dieci minuti prima di dover tornare a casa – impiegava mezz’ora a piedi per andare in biblioteca e mezz’ora per tornare, dicendo di esserci stata mezz’ora aveva un’ora e mezza, e dato che impiegava un quarto d’ora ad arrivare alla casa abbandonata poteva stare lì massimo un’ora – e voleva fermarsi ad un ruscello lì vicino per raccontargli quel che avrebbe voluto poter dire alla sua amica, come aveva parlato solo con quel corso d’acqua prima dell’arrivo di Emma in città. Attenta a non sporcare i vestiti, toccò l’acqua – sapeva che così facendo le si sarebbe rovinato lo smalto, ma non le importava, andava bene così, che sua madre la sgridasse pure perché le sue unghie non erano curate – e parlò, senza freni. “So che può sembrare stupido, e che a sedici anni alla maggior parte delle ragazze sembra probabilmente normale, ma mi ha baciata. Daniel mi ha incontrata mentre attraversavo il parco, c’eravamo solo io e lui, e  mi ha baciata. Ha detto che erano mesi che aspettava il momento adatto  per farlo e che è disposto ad aspettare tutto il tempo che voglio, ma che vuole stare con me, che non gli importa quando, che lui sarà sempre lì e vorrà sempre stare con me. Lo voglio anch’io, lo sai. Eppure, lo sai tu e lo sa lui, non posso, non apertamente. Voglio che la scuola inizi così che lo possa vedere tutti i giorni, magari tenerlo segreto, ma vederlo. Devo resistere, questa settimana.” Poi si alzò e torno, sola, a casa. Sua madre la mandò subito a cambiarsi d’abito per la cena, ma lei si prese cinque minuti per entrare nello studio di suo padre e farsi abbracciare, senza dargli un motivo. Gli chiese solo di avvolgere le braccia attorno a lei e tenerla stretta, per un po’.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: SofiFlo