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Autore: alessia21685    12/09/2015    1 recensioni
Quando si precipita su un isola deserta l'unica cosa che non si vorrebbe e' di finirci con la persona che piu' si odia al mondo. Lizzy e Aaron sono fratellastri e apparentemente non si sopportano. Lei crede che lui non sia altro che un bell'imbusto il cui passatempo pare essere quello di ripassarsi tutte le ragazze della scuola, dal canto suo Aaron sembra ignorare completamente la sorellastra, evitando ogni contatto che non sia strettamente necessario a causa della vita familiare.
Ma quando la tanto sognata vacanza nella casa dei loro ricchi genitori si trasforma in un incubo dopo un incidente aereo, finendo entrambi su un'isola sperduta in mezzo al mar dei Caraibi, entrambi saranno costretti a collaborare e ad appianare le rispettive divergenze se vogliono sopravvivere. Lizzy scoprira' che Aaron l'ha sempre evitata per un motivo ben preciso, un sentimento sbagliato che fra fratelli non bisognerebbe nemmeno nominare. Soprattutto quando corrisposto.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Masticavo rumorosamente un chewingum formando di tanto in tanto palloncini color rosa shocking mentre scrivevo sul mio cellulare con le cuffie dell Ipod nelle orecchie e la schiena appoggiata al mio zainetto preferito. Seduta a gambe incrociate sulla mouquette profumata di disinfettante del Terminal 8 cercavo solo di isolarmi dal mondo e soprattutto di coprire con la musica dei Beatles la voce irritante di mio fratello che rideva mormorando parole sconce alla sua ultima ragazza, Zoe. Purtroppo la pace sarebbe durata poco dato che la carica della batteria si stava esaurendo, e mi avrebbe obbligata presto a sentire quell'ammasso di porcherie. Per fortuna intravidi mia madre venire verso di noi con due bei bicchieri di caffè fumante, obbligando Aaron a riattaccare il telefono. "L'idrovolante dovrebbe arrivare fra 2 ore circa!" Esclamò porgendomi il mio caffe macchiato alla cannella. "Grazie mamma!" mormorai mentre mi scottavo le labbra a contatto con il coperchio di plastica. "Aaron tesoro non ti sembra che faccia freddo per stare solo con quella maglietta?C'è un 'aria condizionata micidiale!" Il mio arrogante e vanitoso fratello sfodero' il suo sorriso a trentadue denti e fece spallucce. "Non ho mica freddo, sono un uomo vissuto io. " Si', come se non indossasse quella t-shirt attillata di Abercrombie solo per mettere in mostra il suo fisico palestrato. Che idiota. "Non sono mica come la nonnina qui che se non si mette il golfino ha i reumatismi!" aggiunse subito dopo lanciandomi un occhiata di scherno. " Aaron!" Lo ammoni' mia madre lanciandogli un'occhiataccia. " Ahahah... che simpatico, tanto per mettere le cose in chiero questo e' un maglioncino di cashmere firmato Chanel, imbecille... " Mi madre alzò lo sguardo al cielo, per lei ormai era la norma sentirci insultare e punzecchiare a vicenda. Aveva sempre desiderato avere una famiglia numerosa, ma aveva dovuto accettare il fatto di non potere piu avere figli dopo l'isterectomia che aveva dovuto subire quando io avevo solo 3 anni. Era stato un duro colpo per lei, intendo il cancro e tutto il resto, soprattutto quando mio padre nel bel mezzo del periodo peggiore della chemioterapia aveva deciso di scappare con la sua segretaria. Ma mia madre e' una dura, non si era arresa per la sua malattia e non lo avrebbe certo fatto per un uomo idiota e egoista come mio padre. Sono stata molto contenta quando ha conosciuto Bob, finalmente la vedevo ridere di nuovo. Lo aveva conosciuto ad un convegno di Los Angeles, entrambi avvocati di successo, entrambi divorziati, non sarebbe potuto essere piu perfetto, se non fosse che Bob una volta sposata mia madre si porto' con sé nella nostra casa di Malibu un figlio di due anni piu di me. A dire il vero nei primi tempi ero felice di acquisire un fratello, essendo figlia unica ne avevo sempre desiderato uno, e quando avevo conosciuto Aaron - Io avevo 13 anni e lui 15- mi era sembrato un ragazzo dolce e sensibile, simpatico e divertente, purtroppo pero' nel giro di un anno tutto è cambiato, lui era cambiato, incomincio' a evitarmi e a trattarmi come una sorellina troppo noiosa per stargli tra i piedi. Prima passavamo molte serate in famiglia, seduti tutti e quattro sul divano per vederci una maratona di film dell'orrore corredata da pop corn e schifezze di vario tipo, ci divertivamo, ma da quando Aaron era entrato al Liceo era sempre in giro con i suoi amici idioti, per feste e festini vari, e non rimase più in casa con noi nella serata cinema. Era il classico ragazzo ricco, bello e viziato, era molto popolare a scuola e praticamente tutte le ragazze gli morivano dietro. Io ero molto gelosa, perché avevo perso mio fratello e lui mi mancava tanto, mi mancavano i tempi in cui si divertiva a farmi il solletico fino a farmi ridere a crepapelle, mi mancavano i pomeriggi di pioggia passati a giocare a videogames. Quando anche io iniziai la prima superiore dell' evitamento Aaron incomincio a punzecchiarmi e a deridermi ogni volta che mi vedeva, commentando in modo sarcastico la mia mania di perfezionismo nel vestire, e facendo osservazioni inopportune sul fatto che ancora frequentavo il coro della chiesa, ma la cosa piu insopportabile era vederlo ogni settimana con una ragazza diversa. Conoscevo bene la sua fama di sciupafemmine- spesso le mie compagne di classe me ne raccontavano di cotte e di crude- ma un conto era sentire certe cose, un altro era incrociarlo nei corridoi mentre ficcava la lingua in bocca alla cheerleader di turno. Una volta che mamma e papa non c' erano me lo trovai addirittura sul divano di casa nostra intento a pomiciare con una bionda ossigenata dai gusti sul vestire parecchio scadenti. Quel giorno mi infuriai e litigammo di brutto. Lui sapeva benissimo che io a differenza sua non avevo mai baciato nessun ragazzo e non esito' a rinfacciarmelo quando lo invitai ad uscire da casa nostra per fare certe cose. Mi aveva definito miss perfettina casa-e-chiesa, e forse era vero. Da allora sembrava provarci quasi gusto a sbattermi in faccia le sue conquiste, era un suo giocino perverso credo. Ecco perche ero cosi felice di andare con mamma e papà nella loro casa ai Caraibi, percheà speravo di passare tre settimane fantastiche sdraiata a gordermi il sole come una lucertola, e soprattutto percheà sapevo che Aaron non sarebbe venuto con noi visto che aveva da studiare per recuperare l'insufficienza in algebra. Invece con i suoi soliti trucchetti e i suoi modi affascinanti e manipolatori era riusciti a intenerire mia madre, supplicandolo di non escluderlo da quella che doveva essere una vacanza in famiglia. Io ovviamente sapevo che avrebbe passato tutto il tempo a rimorchiare sulla spiaggia affascinanti turiste europee e asiatiche e non certo per passare del tempo con noi. Ma a quanto pareva sia Bob che mia madre conclusero che era davvero troppo crudele lasciare il povero piccolo Aaron a casa e che avrebbe comunque potuto ripassare algebra anche ai Caraibi. Papà era ancora sull'aereo partito da San Francisco dove aveva lavorato nel fine settimana e ci avrebbe raggiunto a breve. Mia madre comincio' a fare il check out per l'imbarco sull'idrovolante. "Signora Smith ci sono dei problemi con il suo idrovolante, siamo completi" L'omino in uniforme blu della compagnia aerea si spiegava in un inglese un po' stentato, ma a quanto pareva i quattro posti prenotati da noi sull'idrovolante erano magicamente diventati due. "Cosa? ma come facciamo adesso? Noi siamo quattro! Sta arrivando mio marito!" "Mi spiace, ci devve essere stato un errore, qui il computer mi dice che avete due posti sul primo volo delle 14 e altri due posti sul volo delle 18 di pomeriggio. Altrimenti per avere quattro posti bisogna aspettare domani." "Non possiamo aspettare domani mattina!" Sentenzio' mia madre alterata. "Dovremmo dormire in aeroporto!" si sentiva l'autorità da avvocato spuntare fuori. "mi spiace." non c'erano alternative. "senti mamma non è un dramma, io e Lizzy andiamo col volo delle 14 e quando arriva papà prendete il volo dopo." Da dove arrivava tanta saggezza? "non so, non me la sento di lasciarvi volare da soli..." sospirò mia madre pettinandosi nervosamente i capelli con le dita. "sempre meglio che spaccarsi il culo a dormire per terra come barboni" rispose lui asciutto. Complimenti per il linguaggio. Dovevo ammettere pero' che l'idea di passare la notte in aeroporto non allietava nemmeno me. "alla fine è solo un ora di volo." borbottai. Per un ora potevo riuscire a sopportare il mio stupido fratellastro. Forse. "Va bene ragazzi, allora prendete i vostri bagagli..." mentre tiravo dietro di me la pesante valigia rosa confetto sentivo il cuore battere a mille. Non ho mai avuto paura di volare, ma non ero mai stata su un idrovolante, e quello che vedevo ora parcheggiato in pista sembrava pericolosamente vecchio e instabile. "Tenete un paio di bottigliette d'acqua. " Mia madre ci mise in mano le bottiglie e ci stampo' a entrambi un bacio sulla guancia. "Ci vediamo alle 19!" Una volta saliti ci sediamo sui due posti vicino all'ala destra. Di fianco a noi siedono due turisti anziani giapponesi. Io comincio a mordermi le labbra e a stringere la cintura di sicurezza e Aaron mi guarda e scoppia a ridere. "Siamo nervose principessa?" Odio quando mi chiama cosi'. Mi lancia un occhiata di derisione mentre si stravacca sul sedile- ignorando completamente la cintura di sicurezza e anche le buone maniere- e si infila una sigaretta in bocca. Sta per accenderla quando gliela tolgo dalle labbra e la butto nel posacenere. "Non puoi fumare su un aereo imbecille. Siamo in un luogo pubblico e forse è anche pericoloso!" Lui richiude l'accendino guardandomi carico d'odio e se lo rificca in tasca. "Scusa mammina". Sto per controbattere ma il pilota sale sul velivolo e accende il motore. Mi stringo al bracciolo e dico mentalmente una preghiera- si lo so , la storia della Casa-e-chiesa forse non è cosi' infondata- "Si parte!" mormorò Aaron con un sorriso storto.
  
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