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Autore: Lady_Pendragon    12/09/2015    2 recensioni
« Si può sapere qual'è il tuo problema, Morgana? » Le chiese alzando anche lui la voce ora, tenendola ferma con il solo uso delle braccia.
Ella cercò di divincolarsi da quella presa e scosse il capo, prima di guardarlo negli occhi.
« Qual'è il /mio/ problema? Vuoi davvero saperlo? Sei tu, A r t h u r ! Tu sei il mio problema, tu e tutte quelle ragazze che entrano in questa casa! » Esclamò Morgana alzando il tono di voce, rendendosi conto solo dopo di cos'aveva realmente detto, di quale confessione le era appena sfuggita dalle labbra. Lentamente chinò lo sguardo verso il pavimento e smise di dimenarsi, rimanendo quasi immobile.
« Ora lasciami stare, ti /prego/. » Mormorò quasi impercettibilmente, sentendosi estremamente vulnerabile in quel momento, e non più la ragazza forte e di ghiaccio che era fino a poco fa.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgana, Principe Artù | Coppie: Morgana/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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|| Modern AU || M o r g a n a & A r t h u r ||

https://www.youtube.com/watch?v=8Vqwu0cftPc

In casa Pendragon vi erano regole rigide da rispettare, ma un sovrano sempre lontano a causa del lavoro.
La loro villa regnava su tutta la città, e in assenza del padrone di casa era la dimora delle feste più popolari fra i giovani.
Quando mancava il Re, vi succedeva il Principe, ed in quel caso il figlio di Uther non tardò a prendersi libertà, senza contare le responsabilità ovviamente.
Era sempre stato più incosciente di /lei/ , la ragazza che il padre aveva preso in affidamento anni indietro.
Ella era figlia di un suo caro amico venuto a mancare, e non volendola vedere rinchiusa in una qualsiasi struttura, Uther decise di accoglierla in casa Pendragon.
A Morgana non mancò niente, se non il concetto di famiglia, una cosa che egli non aveva donato neanche al proprio figlio, il quale in quel momento era intento a far andare via le ultime due ragazze che si era tenuto per sé quella notte.

« E' stata davvero una bella festa Arthur; ci chiamerai ancora, vero? » Disse la biondina con la puzza sotto al naso, Vivian.

« Ma certamente! Tenetevi pronte, nel mentre. » Rispose il biondo, regalando alle due un paio di pacche sul sedere, un modo come un altro per avvicinarle maggiormente alla porta di casa e chiuderle fuori.
Morgana sospirò nel sentire il suono della porta chiudersi, e il silenzio regnare in casa, dopo il continuo parlottare di Vivian non avrebbe potuto sentire altro.
Lentamente il biondo tornò in sala, dove la mora era intenta a scolarsi le ultime bottiglie di vodka rimaste sul tavolo, il che lo fece ridere in modo puramente ironico.

« Mi dicono che qualcuno qui si sta ancora divertendo, M o r g a n a . »
La stuzzicò lui, incrociando le braccia al petto. 
La mora sospirò sonoramente, prima di puntare le iridi color del ghiaccio in quelle azzurro cielo del ragazzo.

« Non sono l'unica, a quanto pare. Fino a qualche secondo prima mi pare che anche tu non fossi da meno. » Rispose la ragazza, con un tono tagliente quasi quanto la lama di un coltello. 
Ella non era solita a partecipare a quelle feste, e se lo faceva era principalmente perché quella era anche casa sua e non aveva nessun altro posto dove andare.
Quella sera una coppia le aveva addirittura occupato la camera, il che la fece alterare e non poco. 
Non che lei non si intrattenesse con nessuno, per carità, la sua fama la possedeva anche lei nel pubblico maschile, ma era da un po' di tempo che nessuno la soddisfava completamente.
Non trovava più interessante passare la notte con qualcuno, se non per l'atto in sé.
Così, quella sera si era dedicata agli alcolici, nella speranza che la facessero crollare da qualche parte della stanza senza dover assistere a ciò che invece aveva visto /benissimo/.
Poteva ancora sentire i gemiti di quella stronzetta di Vivian provenire dalla stanza del Pendragon, accompagnati da quelli di Arthur, e poteva ancora visualizzare nella mente l'immagine di lei che si spalmava completamente sul corpo di lui in ogni angolo della casa, alla ricerca di continue attenzioni come una completa gatta morta.
Morgana non avrebbe voluto assistere a ciò, ma era come se una parte di lei volesse /controllarli/.
Bhe, di sicuro di quella sciacquetta non le importava niente, ma era di lui che si curava, lo stesso lui che ora la stava guardando con un aria fintamente imbronciata.

« Oh, Morgana, sei offesa perché nessuno stasera ha ceduto al tuo fascino? Non ti facevo così permalosa, o forse dovrei dire.... g e l o s a . » Fu proprio quell'ultima parola pronunciata dal biondo a far crollare del tutto la pazienza della mora.

« Ma sta zitto, Arthur! Cosa vuoi saperne /tu/ di gelosia?! Uno che passa le serate con chiunque, scommetto che neanche ricordi il nome della ragazza di stanotte! » E nel dire ciò, Morgana sbatté il bicchiere di vetro sul tavolo, provocando un rumore sordo e che portò svariati minuti di silenzio.
Ella non sollevò lo sguardo da terra, notando solo dopo di aver rotto il bicchiere in tre parti, taglienti quasi quanto il suo tono usato in precedenza.
Andò a massaggiarsi una tempia con la mano, sentendo i postumi di tutto quell'alcool rimbombarle nella testa e girarle nello stomaco come una giostra che non smette mai la corsa.
Arthur dal canto suo, rimase momentaneamente senza parole a quella reazione, non si sarebbe mai aspettato che ella alzasse così la voce, e soprattutto che gli rinfacciasse le sue abitudini sessuali.
Lentamente, fece il giro del tavolo e le offrì il proprio braccio, senza però incontrare il suo sguardo.

« Credo che tu abbia bisogno di riposo, vieni... » Le suggerì il biondo, prima che lei alzasse lo sguardo.

« Non è di quello che ho bisogno, lasciami. » Rispose lei, allungano un braccio per poter riprendere la bottiglia momentaneamente abbandonata, peccato che il biondo fu più veloce e gliela sottrasse.

« . . . Dammela. » Sibilò lei come una serpe prima di mordere, assottigliando lo sguardo gelido. Lui non si lasciò intimorire, e lentamente scosse il capo, andando a mettere la bottiglia su una mensola troppo alta per lei.

« Ti ho detto di ridarmela, Arthur! » Gridò a quel punto lei, andando accanto a lui, spintonandolo appena.
Il ragazzo a quel punto la guardò quasi confuso e scosse impercettibilmente il capo, prendendola per le spalle.

« Si può sapere qual'è il tuo problema, Morgana? » Le chiese alzando anche lui la voce ora, tenendola ferma con il solo uso delle braccia.
Ella cercò di divincolarsi da quella presa e scosse il capo, prima di guardarlo negli occhi.

« Qual'è il /mio/ problema? Vuoi davvero saperlo? Sei tu, A r t h u r ! Tu sei il mio problema, tu e tutte quelle ragazze che entrano in questa casa! » Esclamò Morgana alzando il tono di voce, rendendosi conto solo dopo di cos'aveva realmente detto, di quale confessione le era appena sfuggita dalle labbra. Lentamente chinò lo sguardo verso il pavimento e smise di dimenarsi, rimanendo quasi immobile.

« Ora lasciami stare, ti /prego/. » Mormorò quasi impercettibilmente, sentendosi estremamente vulnerabile in quel momento, e non più la ragazza forte e di ghiaccio che era fino a poco fa.
Arthur rimase a guardarla per qualche secondo, e poi senza dir nulla la prese in braccio, dirigendosi verso la stanza di lei.
Morgana non disse nulla, semplicemente si lasciò andare fra le braccia di lui, le quali erano così confortevoli e sicure che quasi parevano farti sentire a casa. 
Percorse le scale, egli aprì la porta della camera di lei, trovandola in completo disordine.
Sapeva quanto la mora odiasse che la gente toccasse le sue cose, dai gioielli, ai vestiti, ai libri, e in quel momento era tutto un bordello più totale.
Così, la fece distendere sul letto e benedisse il fatto che fosse troppo stanca per poter urlare contro quella coppia che le aveva smantellato mezza camera.
Morgana si strinse immediatamente al cuscino e guardò un punto indefinito dinnanzi a sé, mentre Arthur si occupava di coprirla con il piumone per non farle prendere freddo.
Ella pensava che da un momento all'altro egli se ne sarebbe andato, e l'avrebbe lasciata da sola con tutti quei pensieri nella mente e quelle mezze verità confessate a tormentarle l'anima, ma così non fu.
Sentì il materasso abbassarsi lievemente e subito dopo le stesse braccia che l'avevano portata fino a lì, la strinsero dolcemente.

« . . . Ti prometto che nessuna donna oltre te, varcherà la soglia di casa nostra, d'ora in poi. » Sussurrò il biondo nell'orecchio di lei, prima di dedicarle un bacio a fior di labbra fra i capelli scuri.
Ella fremette a quelle parole, stringendosi al piumone, mentre una marea di farfalle presero il volo nel suo stomaco, facendole salire il cuore in gola.
Lentamente, Morgana si girò, andando a nascondere il volto nel petto di lui, stringendosi al suo corpo.
Si era chiesta troppe volte come si sarebbe sentita in quelle braccia, respirando il suo profumo, e ora era come se si reputasse la donna più fortunata del mondo.
Era quello che mancava a tutti gli altri uomini della città, nessuno di loro era Arthur Pendragon, e mai lo sarebbero stati.

   
 
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