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Autore: lukeisworthit    13/09/2015    0 recensioni
L’apparenza inganna.
Ciò che agli occhi di qualcuno può sembrare una cosa, in realtà è un’altra.
Occhi.
Vi siete mai chiesti come sarebbe la vita di una persona che non può guardare negli occhi nessuno? Ma soprattutto, come potrebbe essere la vita di una persona con un grande problema, ma con un orgoglio tale, da fargliene negare l’esistenza?
Nessuno si salva da solo.
Luke Hemmings è una di quelle persone ultra corazzate, che al di fuori sono della stessa sostanza di un bunker, ma che all’interno, urlano, piangono, soffrono, senza nemmeno rendersene conto.
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Ommetafobia: Ne soffre chi ha paura degli occhi altrui. Fatto che rende insostenibile guardare qualcuno in faccia, influendo molto sulle relazioni sociali. Non a caso è appunto definita una fobia sociale.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Weird

Luke è seduto sugli scogli. Nella sua bocca si sta consumando una sigaretta, che il ragazzo aspira e aspira, come se non mangiasse da sei mesi e quella fosse una grossissima fiorentina. Molte cose gli frullano per il cervello. Rimane inerme per almeno un’ora, fin quando non sente un movimento umano.
“Ancora quell’infermiera.” Pensa il biondo, alzandosi e andandosi a nascondere dietro uno scoglio un po’ più sporgente.
A Luke non piace essere disturbato durante le sue mattinate di riflessioni, poiché sono gli unici momenti che ha per rimanere da solo e staccare la spina dal resto del mondo.
“Se dice un’altra volta la parola sessione, giuro che le faccio mangiare quel camice puzzolente che indossa.” Luke è parecchio turbato per l’interruzione del suo momento.
I passi continuano, ma ad un certo punto cala il silenzio. Hemmings rimane immobile per alcuni minuti, per poi alzare cautamente lo sguardo e scrutare la persona che è appena arrivata.
“Cazzo.”
 
Lucy, incantata dalla bellezza dell’oceano, scorge una stradina appena fuori dalla mensa, che sembra portare verso la riva del mare. Intraprende questo sentiero tortuoso, lungo il quale si ergono due muraglie di vegetazione su entrambi i lati. Quando arriva a destinazione, nota un piccolo spazio con degli scogli e decide di andarsi a sedere su uno di quelli, per scrutare l’oceano.
Si adagia sulla protuberanza meno appuntita, e i suoi pensieri cominciano a vagare.
Partono da Liam, e si chiedono cosa stia facendo in questo momento. Lucy non ne sente la mancanza per adesso, ma sa che la sua relazione con il ragazzo non ha raggiunto un livello tale da essere parte della sua persona, quindi non se ne preoccupa.
Poi vede nella sua mente l’immagine delle due migliori amiche e si domanda come se la stiano cavando senza di lei. Pensa a Calum, ad Ashton, a Niall e poi a Michael.
Non è mai stata una ragazza nostalgica, anzi, ha sempre amato viaggiare e sempre odiato il suo paese. Lucy ha sempre pensato che l’Australia fosse un mondo a parte, lontano da tutto e da tutti, dal quale bisogna volare per minimo otto ore prima di uscirne.
 
Luke è ancora dietro lo scoglio. Scruta la ragazza, cercando di essere il più discreto possibile. Non vuole minimamente che sappia che lui è nella clinica, dato che potrebbe cominciare a fare le sue solite domande da ragazza che non ha mai provato dolore più grande della caduta dal monopattino.
Silenziosamente, scivola dietro agli scogli, fino ad arrivare all’ingresso del sentiero. Comincia a percorrerlo di corsa, non curandosi dei rumori che sta provocando. Corre fino a non aver più fiato, e ritorna nella sua stanza.

Inizia ad escogitare mille piani per non farsi vedere da Lucy.
“Potrei rimanere chiuso qui dentro fin quando non se ne va, e far spostare le sessioni - fa una smorfia- nella mia camera.”
Si camuffa con un cappello nero da baseball e dei ray-ban neri, per poi uscire dalla stanza cercando di farsi notare il meno possibile. Percorre i corridoi dei dormitori, provando ancora una volta quel sentimento di odio puro verso quel giorno in cui ha preso la decisione di venire a Perth. I suoi pensieri volano più veloci della luce. Comincia a chiedersi cosa ci faccia Lucy Hempton nella clinica dimenticata da Dio, per poi ricordarsi che accettano volontari all’interno di essa e supponendo che la ragazza stia cercando di prendere qualche credito extra.

Raggiunge l’ufficio informazioni del residence e incontra la donna che sperava.
«Chi non muore si rivede, Hemmings.» questa fa una smorfia non appena lo vede.
«Peccato, poteva essere la volta buona.» borbotta il ragazzo cercando di non farsi sentire.
«Se sei qui per chiedermi un altro pacchetto di sigarette, sappi che non te lo darò, hai già avuto la tua dose questa settimana.» sbuffa la donna, limandosi le unghie con aria annoiata.
«No, voglio solo spostare le mie cure all’interno della mia stanza.» Luke è irritato dalla scarsa attenzione che la receptionist gli sta rivolgendo.
«Non credo sia possibile, Luke.»
«Mettiamo che la mia famiglia non contribuisca più con la costruzione del nuovo centro sportivo, che per inciso, sta finanziando quasi completamente, in quel caso sarebbe possibile?» il biondo alza la voce, cominciando ad alterarsi.
Un secondo dopo si ricorda che la Hempton potrebbe essere nei paraggi, e cerca di nascondere il suo volto e di abbassare i toni.
«Senta, non glielo chiederei se non fosse così importante, - prende coraggio, e continua – e per giunta, io odio lei almeno quanto lei odia me. Non mi faccia creare casini se non vuole vedere la mia faccia costantemente da oggi in poi.»
La donna lo guarda per poi alzare la cornetta del telefono, sbuffando.
«Va bene, ma ora sparisci.»
 
Luke si gira per andarsene, ma non appena nota Lucy in lontananza, si rigira verso la reception. E’ nel panico più totale e sta cercando di prendere una decisione velocemente. Si nasconde dietro l’alberello che affianca il bancone.
Lucy avanza sempre di più, insieme ad Allison. Le due, avendo notato una figura completamente nera dietro alla pianta, si chiedono cosa stia succedendo.
«Sarà qualche paziente poco sano di mente.» azzarda ad ipotizzare l’amica di Lucy.
Non curandosene più molto, le ragazze superano Luke, continuando ad esplorare la clinica e parlando del più e del meno.
 
«E’ lei il motivo del tuo trasferimento Hemmings?» chiede la receptionist incuriosita, avendo assistito a tutta la scena.
«Una padellata di affari propri?» risponde Luke, in modo pungente.

Il biondo se ne torna in camera, per prepararsi a ricevere il primo incontro della seconda sessione.
La sua patologia non sta migliorando un granché: lo stanno aiutando solamente ad abbassare i livelli di ansia quando guarda qualcuno negli occhi. Luke pensava che sarebbe stato tutto molto più semplice, era convinto, infatti, che sarebbe bastato prendere qualche pillola magica tre volte al giorno e che in un mesetto sarebbe tornato a casa.
 
«Servizio pulizie, signore. Posso entrare?» chiede una voce familiare al di fuori della stanza.
Luke comincia a tremare, e Lucy continua a bussare sempre più forte.
«Un secondo solo.» risponde il ragazzo, cercando di imitare la voce di John Travolta.
Preso dal panico, si infila nel letto a pancia in giù e si tira le coperte fino alle orecchie. Rivolge lo sguardo dalla parte opposta della porta e grida «Può entrare, ora.»
Sente la ragazza che avanza e debolmente saluta. Luke risponde con un movimento del corpo, che lascia intendere che non vuole essere disturbato.
«Mi scusi, tornerei dopo se potessi, ma mi hanno annunciato che gli orari di pulizia non possono essere cambiati.» dice la ragazza, inquietata dalla situazione.
«Non si preoccupi, faccia quello che deve fare e poi se ne vada.» afferma il ragazzo, cercando di mantenere lo stesso timbro.
Completamente nascosto, Luke sta prendendo in considerazione l’eventualità di cambiare anche il servizio pulizie, oppure di cercare di essere fuori tutti i giorni per quell’ora. Escludendo la seconda opzione, dato che gli occhi della ragazza potrebbero ricadere su qualche documento con su scritto il suo nome, decide di tornare alla reception del residence non appena Lucy finisce di pulire.
Dopo una ventina di minuti, la ragazza annuncia di aver completato, ma Luke, immerso nei suoi pensieri, si lascia tradire dalla sua voce normale e dice «Grazie, arrivederci.»
Sente che la ragazza si blocca per un istante, quindi tossicchia pesantemente e fa finta di russare.

“Strano.” Pensa Lucy, escludendo immediatamente l’ipotesi che l’uomo nel letto sia un conoscente.
“Eppure quella voce mi sembrava familiare.” Continua a riflettere.
“Nessuno dei tuoi conoscenti è in questa clinica Lucy, avrà solo avuto un timbro familiare. Stai diventando matta anche tu per caso? A stare con lo zoppo si comincia a zoppicare.” La ragazza scuote la testa, si risveglia dalla sua riflessione e prosegue con il suo lavoro.
 
Nella stanza, Luke si sta maledicendo da solo.
“Se n’è accorta.” Il biondo ne è sicuro. Esce dal letto con uno scatto degno di Bolt, e corre fuori dalla stanza, sempre con molta discrezione, per andare dalla sua adorata receptionist a farsi cambiare il turno delle pulizie.
 
La sera, tutti i presenti nella clinica sono riuniti in mensa. Luke indossa il cappello e gli occhiali della mattina e decide di sedersi ad un tavolo con gente improbabile, in modo da deviare i sospetti. Dopo aver tentato per un’ora di convincere il direttore a farsi dare la cena in camera, quello ha risposto che il pasto sarebbe stato un momento di pura importanza nel cammino verso la guarigione, poiché sarebbe potuto essere un’opportunità di scambio delle idee. Così, Luke Hemmings si trova in un tavolo con emo depressi, pieni di piercing e di tatuaggi e con colori ai capelli improbabili. Ha stupidamente pensato che il labret sarebbe stato il biglietto d’ingresso in quella comitiva, ma si è sbagliato: uno strato di disagio aleggia nell’aria, e la diversità di Luke gli ricade tutta sulle spalle, come fosse un macigno di duemila chilogrammi.
 
Non molto lontano, Lucy è seduta ad un tavolo insieme alla compagna di stanza e ad altri ragazzi appena conosciuti.
«Così, questo maschione super palestrato, con degli addominali su cui avresti potuto spaccare il marmo, mi ha invitato a tornare a casa con lui e io gli ho risposto…»
«Louis, piantala. Ci sono due ragazze nuove che potrebbero non essere abituate al tuo essere.» un ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verdi interrompe quello che stava parlando.
«Scusate, io sono Harry e lui è Louis.» il riccio si rivolge verso le ragazze.
Louis ha i capelli mori, lisci e leggermente spostati verso destra. Ha due occhi azzurri chiari, e un leggero accenno di barba sugli zigomi e intorno al mento.
«Io sono Lucy e lei è Allison. Piacere di conoscervi ragazzi.» dice la mora sorridendo.
«Adoro le tue unghie, tesoro.» urla Louis, e le due ragazze scoppiano a ridere.
«Ve lo giuro, non si comporta sempre da checca in calore.» dice Harry scherzando.
I quattro ragazzi cominciano a conoscersi, e a parlare del più e del meno. Harry e Louis vengono dall’Inghilterra, hanno appena finito il liceo e hanno deciso di prendere un anno sabbatico per fare alcune esperienze. Harry vorrebbe andare al college per studiare scienze politiche, mentre Louis vorrebbe fare la drag queen (parole sue, lo giuro).
«La settimana scorsa il mio ragazzo voleva portarmi in un locale di drag queen.» afferma Lucy scherzando.
«Sicura che non gli piaccia l’anguilla?» chiede il moro dai capelli lisci.
«Effettivamente non al cento per cento.» ride Lucy.
Quando la cena finisce, i ragazzi si salutano. Lucy e Allison si dirigono verso la loro stanza.
 
Da dietro una colonna, Luke sta osservando la scena, cercando di tastare il territorio e di capire quando è più opportuno muoversi senza farsi notare. Appena vede la via libera, sbuca fuori e comincia a correre a perdifiato verso la sua camera.
“E oggi intanto me la sono scampata.” Pensa il biondo non appena si richiude la porta alle spalle. Vola in bagno a farsi una doccia, ma incappa in qualcosa che attira la sua attenzione.
Sul tavolino c’è una busta chiusa.
“Dev’essere quella che hanno consegnato la settimana scorsa.” Riflette Luke. Di solito non bada alla posta, motivo per cui arriva a leggerla anche con una settimana di ritardo.
Ma quello che attrae la sua attenzione più di tutto è l’indirizzo.
“Cazzo.” Pensa, per l’ennesima volta in quella giornata.
Sulla busta c’è scritto “Lucas Robert Hemmings". La sua identità è stata svelata sicuramente.


 

 


SPAZIO AUTRICE

Buongiorno a tutti, belli e brutti.
Avete presente quando decidete di andare in discoteca con tre amiche, riuscite a risolvere tutti i piccoli problemi che la cosa comporta, i vostri genitori per una volta sono disposti ad allungare il coprifuoco e tutto sembra perfetto?
Ecco, questo è esattamente ciò che ho provato ieri sera, prima che una delle tre amiche tirasse il pacco, solamente perché voleva andare in sagra, perché convinta che ci fosse un presunto ragazzo che alla fine non c’era.
Chi se ne frega, direte voi, avresti potuto andarci con le altre due.
No, si dà al caso che senza di lei neanche un’altra poteva venire, perché sarebbe dovuta andare a dormire dalla prima.
E quindi sono rimasta a casa ovviamente, e dopo la finale degli US Open sono andata a letto.
Va beh, scusate questo piccolo sfogo, ma davvero ho le palline che girano a mille.
In ogni caso, non vado granché fiera di questo capitolo, ma spero che almeno a voi piaccia.
Lasciatemi sapere cosa ne pensate, e come al solito, datemi pure le vostre FF da leggere e recensire.
Vi lascio i miei contatti sotto come sempre.
Twitter: @xehyguys
Wattpad: @luuukeeeyy
Un bacione a tutti!

  
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