…Glaub…
Le spalle contro la
roccia, in questa caverna così scura.
Mi guardo attorno,
distinguendo a malapena il contorno delle cose. Il mio sguardo,
involontariamente cada su di “lui”, il Dio della grotta, quella stupida lampada
che proprio tu, hai portato qui.
Il Dio della grotta,
illuminava le riunioni dei poeti estinti.
Tu, Neil,
illuminavi le nostre vite.
Ora il Dio è
abbandonato in un angolo. Sono qui, solo, io e questa sigaretta, unico puntino
nell’oscurità…
Clack.
Un sassolino,
dall’entrata, rotola fino al mio piede.
Alzo il volto, di
colpo, la parte più stupida di me, che spera di vedere te, apparire da quella apertura.
Un secondo.
“Signor Dalton…”
Espiro,
poi abbozzo
il mio solito mezzo sorriso, prima di abbassare il capo. La mia mano, la
sigaretta ancora accesa, sfiora il terreno. “Signor Keating…”
rispondo.
“Posso, Charlie?”
domanda ancora lui, sebbene sia entrato e si sia già
accomodato sulla sua roccia preferita.
“Prego…” rispondo io, continuando a fissare la sigaretta che, lentamente,
muore, abbandonata al suolo.
I minuti passano.
Entrambi, lasciamo che
sia così, che il tempo passi, in perfetto silenzio.
“Come mai è qui, Signor
Keating?” domando poi io, all’improvviso.
Un secondo.
Alzando il capo, vedo
lo sguardo un po’ triste e gentile del professore di letteratura appoggiato su di me.
“Ovviamente, cercavo
lei, Charlie…”
Un altro secondo.
Un sorriso appare sul
mio viso. Con la mano, mi indico il petto “Me,
Professore? Perché?”
Il Signor Keating, sposta un secondo lo sguardo altrove, poi lo riappoggia su di me. Tace.
“L’ha saputo?” chiedo ancora, fissando il mio sguardo su di lui “Dell’espulsione,
intendo…”
Il professore annuisce,
affranto.
Un secondo, alza il
volto. I suoi occhi tristi, sono di nuovo nei miei. “Non avrebbe dovuto farlo,
Charlie… Così si è giocato il suo futuro… Allora, non è servito a niente il
discorso sulla differenza tra coraggio e stupidità che le ho
fatto all’ultima sua bravata…”
Sul mio viso, c’è
ancora quel mezzo sorriso. Espiro. “Probabilmente ha avuto più presa quello
sulla passione e l’amore… L’unica cosa che danno all’uomo la forza di andare
avanti, di distinguersi dalle bestie…”
“Quindi,
anche il pugno…?”
“Si. Anche il pugno… E’
stato un gesto di enorme passione…” inizio, prima di
fermarmi ad espirare “Passione e utilità… Qualcuno doveva chiudere la bocca a quell’idiota di Cameron…”
Il Signor Keating continua ad osservarmi, lo sguardo interrogativo.
Sbuffo.
“Si,
lo ammetto, è stato stupido…Lei ha cercato di insegnarci a pensare ed io,
invece di farlo, rispondo alzando le mani…”
la caverna ripiomba nel
silenzio. Io, lo sguardo al suolo, prendo una sigaretta. Me la porto alle labbra, la accendo.
“Neil
si sarebbe arrabbiato, se mi avesse visto perdere le staffe così…” mormoro.
“Forse…” interloquisce
il professore.
Sorrido, rialzando il
capo. “Si, forse… Ma in fondo, penso che se fosse stato
al mio posto, avrebbe fatto qualcosa di simile, ma meno stupido…”
“Si…”
Deglutisco,
poi mi passo una mano tra i capelli. Fisso il soffitto.
“Neil…
Neil, se ne è andato… Neil ci ha lasciato soli… Ha tentato, ma non ce l’ha
fatta... E si è lasciato andare… Lei, non centra nulla con questo…”
“Si sbaglia, Charlie…”
Sgrano
gli occhi, la sigaretta, per un pelo, non mi cade di mano.
Il professore fissa il
suolo. “Mi ha mentito, Charlie. Neil mi ha mentito ed
io, non sono nemmeno riuscito a capirlo… Se l’avessi capito… Se avessi
insistito… Lui, forse…”
“No, non è colpa sua…”
rispondo io, convinto. “lei ci ha insegnato a vivere seguendo i nostri sogni. Neil è morto, ma prima di morire, ha conosciuto la felicità
e si è ucciso proprio perché pensava che non avrebbe più potuto essere felice…”
Mi
interrompo,
alzandomi in piedi.
Un paio di passi, sono
di fronte a lui.
“…’Per sbaragliare
tutto ciò che non era vita e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto…”
Sorrido ancora,
tristemente. “Neil, ci ha creduto davvero…”
Il professore annuisce,
tornando a fissare il terreno. “Ma non avrebbe
dovuto…”
Mi siedo, di fianco al
professore, continuando a fumare. “No, non avrebbe dovuto lasciarci… Ma, in
fondo, lo capisco… Noi tutti siamo nella sua stessa
situazione. Viviamo il sogno dei nostri genitori. Neil
ha sentito di non poterlo fare. Ha scelto la strada più facile, in un certo
senso…”
Sospiro.
“Però,
gli sembrava l’unica strada…”
Il professore continua
ad ascoltarmi in silenzio.
Un secondo.
Butto
la cicca, poi cerco i suoi occhi. Abbozzo un lieve sorriso. “La
colpa non è sua. Solo una persona ottusa, può pensarlo davvero. Io e i ragazzi,
sappiamo come sono andate le cose… Anche i genitori di Neil,
lo sanno, anche se, per loro, è molto più comodo, fingere che la colpa non sia
loro… Lei è il migliore professore che abbiamo mai avuto. Non
solo perché ci faceva ridere a lezione ma, soprattutto, perché crede davvero
che l’opinione di un diciassettenne valga la pena di essere ascoltata…”
Il professore mi
sorride. “Grazie, Charlie… Grazie…” si ferma, un secondo, asciugandosi gli
occhi.
Io sorrido
“E pensare che avrebbe dovuto consolare lei, me!” esclamo, scherzando.
Lui mi sorride ancora “Sarà per la prossima volta, allora…”
Annuisco. “Non me ne
dimenticherò…” concludo, alzandomi e avvicinandomi
all’entrata. La luce mi colpisce il viso. Mi fermo, mi volto.
“Cosa
farà adesso?” domando.
“Fino a pochi minuti
fa, pensavo di cambiare mestiere, ma ora credo che Neil
si arrabbierebbe se lo facessi…” risponde subito lui.
“Di sicuro!” concordo
“E non solo lui… Il mondo avrebbe bisogno di più
professori come lei…”
“Anche di alunni come lei, Charlie…”
Sorrido, ricominciando
a camminare.
“Lei, invece, cosa ha intenzione
di fare, Charlie?”
Mi fermo, voltandomi.
Il mezzo sorriso sul mio volto, gli occhi fermi. “Farò quello che avrei dovuto fare da tempo, affrontare i miei genitori. Poi,
in qualsiasi modo vada, realizzerò il mio sogno…”
Il professore,
nell’oscurità della grotta, mi sorride di nuovo, mentre esclama “Addio,
Charlie…”
Anche io sorrido.
“Arrivederci, mio Capitano!”
Caro Todd,
Mi dispiace tantissimo,
lasciare te e gli altri così, ma so che capirete.
Nel momento in cui ho
tirato quel pugno a Cameron, sapevo quello che
avrebbe comportato, le conseguenze di questo mio gesto. Ma
sono certo che anche tu, capisci perfettamente ciò che ho provato. Tu, che di
solito, esprimi difficilmente i tuoi sentimenti, a causa della tua timidezza,
quella volta, non sei riuscito a trattenerti.
Per me è stato lo
stesso. Non potevo trattenermi. Non potevo, dopo aver perso Neil,
fingere, oltretutto, che la colpa fosse dell’unica persona oltre a noi che,
davvero, aveva voluto fosse felice. Che
realizzasse se stesso.
Ora, io sto per
lasciare questa scuola. Anche se non vorrei andare,
devo farlo. Affronterò ciò che mi aspetta fuori, con la capacità di pensare che
ho sviluppato in questo periodo, portando con me i ricordi belli e quelli
brutti.
Non dimenticherò nulla.
Non dimenticherò Neil, e so che anche tu farai lo
stesso perché, come è successo a me il primo anno, è
stato lui ha portare un po’ di luce nella tua vita scolastica. Una amicizia così, non si può dimenticare e va’ oltre la
morte.
Allo stesso modo, non
ho alcuna intenzione di dimenticare te, voi. Vi scriverò spesso.
Un’amicizia, quando è
vera, non ha bisogno della quotidianità. Non sono belle parole, dette sul
momento. Io ci credo, Todd, e spero che ci crederai
anche tu.
Credo nella nostra
amicizia.
Credo in te. Ho iniziato
a crederci nell’istante in cui ho sentito che Neil
faceva lo stesso e non ho intenzione di smettere ora solo perché non potremo
più vederci tanto spesso.
Credo in te, e credo
nei ragazzi. So che Knox saprà tenerti su, come
avremmo fatto io e Neil, se avessimo potuto essere
lì, perciò, vai avanti per la tua strada, tranquillo, Todd.
So, che dopo ciò che è successo, penserai seriamente a
ciò che desideri per te. Qualsiasi cosa sia, io e gli
altri, saremo al tuo fianco.
Per quanto riguarda me,
lascio questo posto, quasi senza rimpianti.
Neil è nel mio cuore. Lì,
continuerà a recitare Puck, continuerà ad essere
felice. Per sempre. Lì non morirà mai.
Il primo poeta estinto
a raggiungere l’immortalità.
Saluta gli altri.
Charlie.