Capitolo
1
“Sei una buona a
nulla! Non sei nemmeno capace di prendere una palla al volo!” E dopo questo
urlo la partita terminò e perse la mia squadra, per la terza volta. Non è colpa
mia se non sono brava a giocare a Dogeball… mi scendono le lacrime e la maestra
sgrida Matthew per avermi urlato contro, ma per fortuna arriva Lucas che mi
abbraccia. Se lui mi abbraccia posso superare qualsiasi ostacolo mi si ponga
davanti.”
“Maya
attenta alla palla!” Le grida dei suoi compagni la fecero tornare alla realtà
appena in tempo per essere colpita dalla palla. Lei non ci fece molto caso ed
andò a sedersi in panchina. Le era tornato un altro ricordo di Lucas, e la cosa
che più desiderava al mondo è che lui fosse lì con lei ad abbracciarla.
“Ti
sei offesa?” Le chiese la sua compagna di classe Elizabeth, nemmeno lei era
molto atletica ed infatti, era stata eliminata per prima.
“No,
ormai sono abituata agli stupidi commenti dei nostri compagni.” Le rispose Maya
tornando nel suo mondo. Anche se era una ragazza molto bella e simpatica
preferiva restarsene da sola con i suoi ricordi, piuttosto che con i suoi
compagni che lei considerava infantili.
Terminata
la lezione corse più veloce possibile in mensa per prendere un pezzo di pizza
prima che venisse terminata.
La
cuoca, che era nervosa come al suo solito, rimproverava tutti gli studenti per
la loro impazienza; Maya venne spintonata a destra e sinistra per poi essere
superata dalle sue compagne di classe che la detestavano.
“Ci
sarebbe la coda da rispettare sapete?” Gli disse lei gridando, ma loro la
ignorarono facendo passare avanti di lei dei loro amici e prendendo i pezzi di
pizza più grandi.
Quando
finalmente Maya riuscì ad arrivare davanti ai vassoi dovette prendere
l’insalata perché la pizza era finita, e poi si diresse verso un tavolo in cui
vi erano solo due ragazzi con gli occhiali che parlavano tranquilli fra di
loro.
La
pausa pranzo rappresentò una rottura per Maya, e lo stesso vale per le due
lezioni successive. Quando finalmente ritornò a casa si distese sul divano e
accese la televisione, con l’intento di dimenticare un’altra brutta giornata di
scuola.
“Com’è
andata oggi?” Chiese la madre dalla cucina.
Lei
non le rispose e mise un canale di musica a tutto volume. Mary capì che anche
quella giornata era stata deludente e non insistette più con le domande.
Passarono
alcuni minuti prima che la madre tornò nuovamente in salotto dalla figlia per
chiarimenti.
“Cosa
è successo?” Le chiese dolcemente sedendosi accanto a lei.
“Ho
rivisto una scena in cui c’era Lucas…” Mentre raccontava il flashback avuto
durante l’ora di ginnastica gli occhi le iniziarono a lacrimare.
“Maya,
non serve che sopporti tutto questo… Ne abbiamo già parlato, se vuoi uno
psicologo può aiutarti…”
“No!
Io non voglio nessuno psicologo! Voglio solamente sapere dov’è finito mio
fratello! È tutta colpa mia se ora non è qui…” La voce le divenne rauca e
decise di rimanere zitta, mentre la madre la abbracciava e la rassicurava per
l’ennesima volta.
“Ce
la farai a ricordare le sue parole, ne sono sicura. E poi non devi sentirti in
colpa, hai fatto tutto involontariamente. Lo aveva detto anche lo psicologo da
cui ti avevamo mandato; hai involontariamente rimosso tutti i ricordi che lo
riguardavano per non soffrire della sua partenza.”
“Ma
non avrei dovuto… Insomma mi ricordo benissimo che quel giorno lui mi aveva
detto che se ne voleva andare e che non avrei dovuto mai dire il luogo, che
voleva che lo raggiungessi non appena avessi compiuto sedici anni… Come ho
potuto dimenticare il luogo… è come se avessi tradito la sua fiducia…”
“Ora
che non c’è più vostro padre non serve che lo raggiungi, l’importante e
trovarlo e farlo tornare qui… Così potremmo ricominciare ad essere una vera
famiglia.”
Quella
notte sia Mary che Maya fecero fatica ad addormentarsi.
Alla
madre mancava tantissimo suo figlio e sapere di non poter far nulla per
ritrovarlo la faceva sentire profondamente in colpa. Nemmeno la polizia era
riuscita a trovarlo, solo Maya sarebbe stata in grado di farlo. Nel suo subconscio
sapeva il luogo in cui suo fratello si era trasferito, il difficile era
ricordarlo.