John aveva sempre trovato affascinante la voce di Sherlock, non avrebbe mai potuto negarlo, aveva quel timbro basso e profondo che pensava sarebbe risuonato nella propria cassa toracica - all'altezza del cuore - e in testa anche quando il proprietario di questa avesse taciuto. 

Poi c'era stata quella notte - LA notte, come John ancora la chiamava nella sua testa, cercando di non pensare ai sogni che l'avevano popolata - quella subito dopo essere stato rapito, imbottito di esplosivo e scaricato in una piscina pubblica con un auricolare in un orecchio.

Forse era stata colpa di Sherlock, di quanto fosse stato vicino alla sua zona lombi nell'armeggiare con il giubbotto esplosivo e spogliarlo - doveva essere colpa di Sherlock, perché John non era gay e di sicuro non aveva fantasie sul suo coinquilino. 

Eppure durante LA notte tra sprazzi di ricordi dell'Afghanistan e bombe che si sovrapponevano a quelle ancorate al suo petto, John ricordava il sogno che l'aveva svegliato. Perché non poteva dimenticare Sherlock nudo di fronte a lui, pallido e meraviglioso che gli si avvicinava lentamente fino a premerglisi addosso. Gli aveva solamente sussurrato il suo nome, con quella voce profonda da cui John era sempre stato intrigato - e se avesse avuto il coraggio di ammetterlo, avrebbe dovuto riconoscere che era "anche in quel senso" - e John si era svegliato con la chiara sensazione di avere i pantaloni stretti e troppo poco spazio lì sotto. 

Forse se non avesse diviso l'appartamento con Mr. Sherlock Sono-sposato-con-il-mio-lavoro Holmes avrebbe anche potuto mettere da parte tutte quelle seghe mentali del "io-non-sono-gay". Invece non poteva far altro che rabbrividire ogni volta che Sherlock lo chiamava per nome.     


Prompt di Benedetta: Johnlock, Il giorno in cui John scoprì gli effetti della voce di Sherlock.