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Autore: scintilla23    15/09/2015    1 recensioni
Scesi le scale lentamente. Non sentivo il peso del mio corpo ne il peso della mia anima. Non avevo più una vera anima, e nemmeno un vero corpo.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi alzai lentamente dal letto e andai verso la porta della camera. Camminai lentamente tra i corridoi del secondo piano. Quando arrivai alle scale sfiorai con una mano la balaustra di ciliegio. A pochi metri da li, sospeso nel vuoto, era stato trovato il cadavere di mio padre. La polizia aveva archiviato il caso come suicidio e in quel momento, probabilmente, mi stavano cercando in qualche regione nel sud degli USA. Grazie a Costance Langdon, la nostra vicina, gli agenti credevano che fossi scappata con il mio fratellino.

Scesi le scale lentamente. Non sentivo il peso del mio corpo ne il peso della mia anima. Non avevo più una vera anima, e nemmeno un vero corpo.
Arrivai nel vecchio salotto e mi misi a sedere sulla poltrona di mio padre. Era assurdo pensare quanti omicidi avesse visto quella casa. Omicidi e Suicidi.

Vidi il pacchetto delle mie sigarette sul tavolino basso e, senza ripensamenti, ne sfliai una dal pacchetto.
Presi l’accendino che tenevo in tasca e, dopo aver portato la sigaretta alla bocca l’accesi inspirando. Sentì il fumo in bocca, scendere per la trachea, fino ai bronchi. Riuscivo ad immaginare il lento fluire di quelle sostanze nel mio corpo. Una volta probabilmente mi avrebbero ucciso, ma in quel momento? Non poteva più farmi del male.
Ero morta. Mi ero suicidata e nemmeno lo sapevo. Probabilmente il mio cadavere stava ancora marcendo in soffitta.

Tate. Era stato lui a nascondere il mio cadavere, a nascondere la mia morte. L’aveva fatto per proteggermi emotivamente, ma l’aveva fatto.
Lui mi amava e io amavo lui. L’avevo amato e odiato contemporaneamente. Da quando questi due sentimenti erano così simili eppure così diversi? Lui era stato il mio primo vero amore. Non era stata una relazione particolarmente mielosa e dolce, ed era questo che mi piaceva. Lui mi aveva aiutato a liberarmi di una bulla che, in qualche modo aiutò il mio suicidio quando mi diede quelle pastiglie. Lui era un assassino, uno stupratore, uno psicopatico. Avva ucciso così tanti ragazzi innocenti e, poco dopo, la polizia aveva ucciso lui; sotto gli occhi di sua madre.
Aveva stuprato mia madre, portandola alla morte durante il parto. Non sarei mai riuscita a perdonarlo totalmente per questo.

Rinuì le ginocchia al petto e chiusi gli occhi, continuando a fumare indisturbata. Crcavo di svuotare la mente dagli avvenimenti dell’ultimo anno ma inutilmente. Anche se ero morta i pensieri e le preoccupazioni non volevano andarsene. Non potevo cacciare via i pensieri come avevo cacciato Tate. Lo avevo cacciato. Fatto sparire, ma non per sempre. Lui era ancora con me e riuscivo ancora a percepirlo.
Aprì piano gli occhi quando sentì il calore della sigaretta tra le dita. Ormai era colpetamente consumata.
Appoggiai il mozzicone sul posacenere di cristallo e alzai lo sguardo.
-Cosa fai qui?- chiesi con voce roca
-La mia anima è intrappolata quì così come la tua-
I suoi occhi neri erano così scuri da potersi perdervi all’interno.
-Vai...- cominciai
-Aspetta Violet!- mi interruppe stendendo il braccio destro difronte a se  facendomi segno di calmarmi
-Tate...- dissi –Io ti ho amato..Tanto!-
-Io ti amo Violet-
-Come  hai potuto farmi una cosa simile?- chiesi
Le lacrime cominciavano ad annebbiarmi lo sguardo.
-Come hai potuto fare questo a me? Alla mia famiglia!- dissi –A mia madre! A mio padre!-
-Tuo padre? Colui che volva separarci?- rispose con non troppa forza mntre le lacrime cominciavano a rigare anche le sue guancie.
-E forse aveva ragione...- risposi
-Violet...-
Non dissi nulla
-Ho ucciso quelle persone...-disse risentito – E ho stuprato tua madre-
Scossi la testa impercettibilmente.
Non disse nulla mentre  le lacrime cessavano di sgorgare
-Tu sei l’oscurità Tate, tu sei il male. Ma il male non esisterebbe senza il bene, quindi in te c’è anche bene, e io l’ho visto più di una volta- dissi –Hai cercato di salvarmi la vita e poi mi hai mentito sulla mia morte, grazie a te ho smesso di tagliarmi. Tutto grazi a te. Sei uno psicopatico Tate o che so io...quella è materia di mio padre-
-Violet, so che non hai paura di niente,  quindi non hai motivo di avere paura di me- sussurrò
-Oh, ma io non ho paura di te Tate, non mi fa paura l’oscurità. Ho più paura delle persone vive che di te-
Non rispose
-Lo so che è questa casa Tate. So che anche questa maledttissima casa e la causa dl nostro sconforto e del nostro comportamento-
-La casa ti sente, la casa si insinua in te e prende possesso della tua mente, dl tuo corpo e della tua anima-
Fece un passo verso di me e io liberai le braccia che da qualche minuto erano incrociate davanti al busto.
-Non hai paura di me?- chiese quasi in supplica
-Non mi hai mai fatto del male, Tate- risposi –Hai fatto del male alla mia famiglia, non a me-
Il silenzio
-Non mi hai fatto del male quando ho perso la mia verginità quella notte, non mi hai fatto del male proteggendomi dai fantasmi di quei ragazzi che ti perseguitavano, non mi hai fatto del male cercando inutilmente di salvarmi la vita-
Mi misi a sedere sul legno e lui, poco dopo, fece lo stesso.
-Ti amo Violet- sussurrò spostando una ciocca bionda dei miei capelli dietro il mio orecchio destro
-Si, anche io Tate- dissi piegando lievemente il viso verso la sua mano
  
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