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Autore: rocchi68    16/09/2015    2 recensioni
Avete mai pensato cosa comporta la fiducia negli altri? Tu la guadagni o la cedi agli altri…e poi?
Nessuno vi può garantire che questa sia riposta in buona o cattiva fede.
Si vive solo di illusioni e con l’illusione che ci sia un futuro, si muore.
Non c’è nascita senza morte e senza la morte non vi è la vita: è come un cane che si morde la coda.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Dawn, Duncan, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era mezzanotte e ormai la tv parlava a vuoto. Lei dormiva beata ed io fissavo solo lei, mentre lo schermo mandava immagini prive di significato.
Non sarebbe stato corretto nei suoi confronti, lasciarla dormire sul divano dopo che mi aveva fatto compagnia.
Mi alzai lentamente, prestando attenzione a non fare troppo rumore ed evitando quindi di svegliarla dal suo sonno.
Spensi l’unico televisore della casa e poi dolcemente la presi in braccio. In fin dei conti non era una ragazza pesante e fare qualche gradino non mi avrebbe di certo spaccato la schiena.
Senza volerlo era stata proprio lei a dirmi dove si trovasse la sua stanza e cercando di non schiantarmi contro i mobili, riuscii a depositarla sul suo letto e a coprirla per bene date le temperature glaciali a cui quel maledetto gennaio ci costringeva.
Evitando di fare confusione, andai nella mia stanza e dopo aver dato una rapida occhiata al cellulare che mi portavo dietro, mi buttai a dormire.
Dormii tranquillamente per tutte le successive 8 ore e quando mi alzai, trovai mia nonna intenta ad inzuppare i biscotti nel caffelatte e Dawn a cucinare qualcosa ai fornelli.
“Buongiorno.” Dissi sbadigliando appena e portandomi rapidamente una mano alla bocca.
“Scott ti sei alzato finalmente. Fra qualche minuto esco per pagare le bollette, voi due potreste nel frattempo fare amicizia ed inventarvi qualcosa per mandare via Courtney.”
“Abbiamo ancora molto tempo e poi Dawn la conosco molto meglio di quanto sembri.” Le feci un sorriso e tornai a sorseggiare il caffè, il quale risultava fin troppo zuccherato per i miei gusti.
“È vero signora, ieri ci siamo messi a parlare dopo che è andata a letto e abbiamo scoperto che abbiamo molte cose in comune.” Era molto brava anche a mentire, ma in questo caso mi andava bene che reggesse il gioco.
“Sono contenta per voi.”
“Vedi nonna, ti abbiamo fregato.” Dissi osservando la povera 82enne che non capiva in cosa l’avessi ingannata.
“Come?”
“La povera Dawn si è messa a dormire quasi subito e non abbiamo parlato poi molto. Se siamo riusciti ad ingannare una donna sveglia come te, pensa come sarà facile con quell’oca giuliva di Courtney.” Mia nonna iniziò a ridacchiare e dopo aver terminato la colazione, andò a prepararsi e uscì in direzione della banca.
 
 
Eravamo rimasti da soli, ma non avevo paura di lui.
Però c’era una cosa che mi premeva chiedergli, ma avevo paura di passare per una pazza sclerotica.
“Scott posso chiederti una cosa?”
“Chiedimi tutto ciò che desideri.”
“Mi hai portato tu a letto ieri sera?” Lo chiesi arrossendo lievemente e sembrava essersi accorto del mio cambiamento.
“Non credo tu abbia il potere di volare con gli occhi chiusi.”
“Scommetto che ero pesante.”
“Ma vuoi scherzare? Se diventassi ancora più magra non ti vedrei più. Vuoi diventare invisibile per caso? Perché in tal caso, se non dovessi più notare la tua figura, mi preoccuperei molto.” Non so perché, ma mi sentii sollevata da quello che mi aveva detto e il fatto che si preoccupasse della mia salute, mi rendeva felice.
“Non succederà.”
“Ottimo e ora con il tuo permesso, vorrei aiutarti nello studio.” Questa era una cosa che mi innervosiva un po’. Il fatto che qualcuno volesse aiutarmi nello studio, significava che si considerava superiore a me e questo non mi andava a genio.
“Sono anche capace di studiare da sola.” Solo quando dalla mia bocca uscì l’ultima parola, capii di aver fatto una grande cazzata. Se volevo essere sua amica non dovevo rispondergli così, ma dovevo essere maggiormente disponibile.
“Non credo dato che la nonna mi ha detto che in letteratura sei un po’ scarsa.”
“Lo sapevo che dovevo stare zitta. Perché tu credi di aver un voto migliore del mio?” Chiesi sfidandolo apertamente.
“27/30 nell’ultimo test, mi sembra un risultato discreto.” Nonostante fosse trasandato, un simile risultato era ottenibile solo dimostrando buone doti e un’ottima intelligenza.
“Come fai ad avere un simile voto con il professor Bonelli? Con quel dannato è già tanto se arrivo a 20/30 e tu riesci ad essere addirittura il migliore. Questo è troppo.” Lo dissi con un tono che lo fece ridere, ma forse aveva ragione. Nonostante odiassi chiedere aiuto agli altri, quella volta avevo bisogno di lui.
Avevo bisogno di lui. Avevo bisogno del suo sorriso e avevo bisogno dei suoi occhi che mi fissavano meravigliati.
Ma che dico? Ho bisogno solo di un suo aiuto. Perché mi faccio tutte queste paranoie?
Era da circa 2 ore che continuavo a fargli domande sugli ultimi argomenti spiegati e lui con una pazienza infinita, ripeteva anche mille volte se necessario la stessa frase.
“Il segreto sta tutto in queste poche pagine. Quando lui dice che qualcosa non è importante, è la cosa che lui desidera che conosciamo meglio. L’ho capito quando durante il primo test avevo preso un 18/30 per miracolo e osservando bene le domande, mi ero reso conto che quelle che non conoscevo si rifacevano ad argomenti studiati approssimativamente. Perciò la prossima volta quando senti qualcosa del genere, annotati subito quegli argomenti da lui considerati inutili.”
“Sei sicuro che questa tecnica funzioni?” Chiesi scettica su quel metodo che non avevo mai brevettato.
“Su una decina di test che ho avuto con lui, almeno su 8 ha usato questa strategia e infatti se osservi i voti dei miei colleghi, ti renderai conto che buona parte con Bonelli non ha possibilità di arrivare alla sufficienza.” Erano circa le 11 ed iniziavo ad essere stanca di quelle ore di letteratura forzata e presi a stiracchiarmi per permettere alla schiena di tornare a funzionare come al solito.
“Ho capito.”
“A che ora dovrebbero arrivare i tuoi amici?” Mi chiese scrutando l’orologio del cellulare. Il suo sguardo però era cambiato e infatti notai che qualcosa non gli andava a genio. Si era spento e tratteneva a spenta la rabbia che stava attraversando il suo corpo.
“Cosa c’è?”
“Nulla.”
“Un nulla non ti butta giù in questo modo.” Avevo usato le stessa frase che mi aveva detto contro di lui e per un attimo sembrò recuperare il sorriso.
“Hai ragione. Mi è arrivato un messaggio dell’arpia e vorrebbe che mi ritrovassi con lei, per parlarle di quello che ho visto. In poche parole vuole farmi fesso e vuole che ci rimettiamo insieme, ma purtroppo per lei, io non sono un giocattolo che può essere preso e buttato quanto si desidera. Credo di avere anch’io dei sentimenti e sono stanco di sentirmi dare dell’ insensibile quando non mi mostro interessato a qualcosa.” Tutta la rabbia che aveva accumulato stava uscendo poco per volta e anche se spesso parlava a sproposito, notai che pian piano si stava calmando. Di tanto in tanto si asciugava gli occhi che facevano fuoriuscire tante lacrime amare, mentre io non potevo far altro che fissarlo sconcertata.
“Tu non sei come ti descrivono gli altri.”
“Lo credevo anch’io.”
“Io vedo in te molto di più di quello che sei in realtà. Sei gentile, educato, cordiale e simpatico. Tu sei tutto il contrario dell’insensibile e non devi credere a ciò che dicono gli altri.
Quando ero bambina mi descrivevano come una pazza, ma dopo un po’ impari ad ignorare ciò che gli altri dicono di te e ti abitui a sentirgli dire scemenze.” Risollevò il capo dal tavolo che stava fissando e sembrava essersi rasserenato dopo quello che gli avevo detto.
“Come ti ho promesso ieri, forse è il caso di iniziare a parlarti della mia vita finora.”
“Ti ascolto.”
“I miei genitori erano sempre troppo impegnati per divertirsi con i loro amici e non si sono quasi mai occupati di me. È per questo che venivo spesso a trovare i nonni e odiavo e non sopporto tuttora i miei vecchi. Mio padre grande capo di banca ha sempre la puzza sotto il naso e anche mia madre avvocatessa penalista in carriera non mi ha mai capito.
Ho avuto brutte amicizie, ragazzi che mi sfruttavano, ragazze oche che non capivano la mia sofferenza e così dopo qualche tempo ho iniziato a chiudermi in me stesso.
Avevo trovato Courtney che era riuscita ad aprirmi per poi accorgermi che mi prendeva in giro e si divertiva alle mie spalle. Mi mollava e ci riunivamo in tempi rapidi, ma dentro di me sentivo che nemmeno così stavo bene.
Qualche giorno fa ne ho avuto la riprova, ma forse me lo merito. Ho sempre riposto la mia fiducia nelle persone sbagliate e questa è una punizione per tutti gli errori che ho commesso.”
“Non sempre.” Dissi cercando di vedere in lui uno sguardo più vivo e accattivante.
“Cosa?”
“Non hai sempre riposto la fiducia nelle persone sbagliate. Ci sono ancora io a farti forza.” Detto questo mi alzai e andai a telefonare ai miei genitori, i quali furono entusiasti della mia chiamata e si trovavano nella sala d’attesa di un importante ufficio di Montreal dove speravano di firmare un contratto molto ricco.
 
 
Dovevo avere fiducia di una ragazza che conoscevo appena? Mi aveva chiesto questo, ma non ero sicuro che quella fosse una scelta corretta.
Anche la mia ex mi ripeteva che dovevo dargli fiducia e poi guardate come è andata a finire. Quella là lo diceva soltanto per prendermi in giro e non ero sicuro che Dawn provasse per me ciò che io provavo per lei. Forse era un'altra sosia di Courtney, forse erano dello stesso stampo e forse le donne erano davvero tutte uguali come dicevano i trentenni al bar, soli e abbandonati a loro stessi.
Parlavano come se conoscessero il mondo e forse poteva anche essere così, ma non ero sicuro che fosse vero.
Nemmeno io potevo essere certo di qualcosa: la vita dopotutto è in continua evoluzione e solo il più forte e furbo vince.
Per quanto riguarda la fiducia verso Dawn non ero sicuro della mia furbizia.
Avevo gettato troppe volte il cuore oltre l’ostacolo e ogni volta lo avevo frantumato in milioni di pezzi. Poi arrivava una ragazza, lo sistemava e tempo pochi mesi, lo distruggeva in pezzi ancora più piccoli.
Ma va bene così. Forse lei è la ragazza del mio destino, forse lei è veramente la donna che riuscirà a ricompormi per sempre e forse io riuscirò a fare lo stesso con lei.
Tanto valeva rischiare di nuovo: non avevo più nulla da perdere.
Senza nemmeno accorgermene si erano già fatte le 14:30 e a distanza di pochi minuti entrarono 4 ragazzi che non avevo mai visto prima.
Si vedeva lontano un miglio però che tra quei 4 c’erano due coppiette che spiccavano e non ci voleva questa grande attenzione per rendersene conto.
“Ciao Zoey, ciao Mike. È da un pezzo che non ci si vede.” Dawn già dalla porta aveva iniziato a salutare i suoi amici ed era corsa incontro alla ragazza, abbracciandola con tutte le sue forze.
Decisi di alzarmi dal divano che occupavo da circa un’ora e mi avviai verso la soglia per fare la conoscenza di quei nuovi giovani.
“E lui chi sarebbe?” Il fidanzato della rossa Zoey aveva bisbigliato appena per non farsi sentire, ma il mio udito era fin troppo sviluppato.
“È il nipote della signora Fanny e se vi ho invitato qui è per dirvi che può aiutarci con lo studio.”
“Piacere mio, sono Scott.”
“Mike.”
“Zoey.” Strinsi le mani di quei due strani ragazzi, mentre Dawn veniva raggiunta da altri due giovani.
“Ciao Gwen e ciao anche a te Duncan.” Mi voltai appena e mi ritrovai gli occhi incuriositi di altri due ventenni che mi fissavano come pesci lessi.
“Prego accomodatevi.” Mi avviai seguito a ruota dai nuovi arrivati e nel frattempo iniziai a parlottare con Duncan che mi aveva incuriosito e attirato per la sua simpatia.
“E così Dawn ti sei trovato il ragazzo.”
“È davvero carino e devo dire che era ora che trovassi qualcuno con cui passare il tempo.” Gwen e Zoey avevano preso in disparte la diretta interessata, mentre io ricevevo le stesse parole, solo a parti invertite.
“Non è il mio ragazzo.” Rispose lei cogliendo di sorpresa quelle impiccione delle sue amiche e per sua fortuna non ebbero il tempo di ribattere dato che eravamo appena arrivati in salotto.
 
“Vediamo, cosa non avete capito degli ultimi argomenti?” Chiesi spostando lo sguardo da uno all’altro dei quattro appena arrivati.
“Siamo sicuri che sia in gamba come dici Dawn?” Gwen sembrava scettica a riguardo e anche Mike e Zoey sembravano dello stesso avviso.
“Io mi fido di lui.”
“Sono al penultimo anno d’Università e se posso essere d’aiuto alle matricole ne sono felice.”
“Cosa ne pensi del Professor Mancinelli?” Duncan aveva iniziato con il chiedermi le mie opinioni si quello di fisica.
“Se lo conosco bene, i prossimi programmi per voi matricole dovrebbero riguardare leve, leggi di Newton e principi base della fisica quantistica.”
“E la professoressa Verini?” Mike non andava bene in filosofia e infatti per miracolo portava a casa la sufficienza.
“Test su strutture semplici di testi latini e greci, credo Aristotele o forse Platone.”
“E la Barbieri?” Fu il turno di Gwen a pormi una domanda difficile, ma alla quale seppi rispondere con rapidità.
“Dovrebbe parlare di Shakespeare e autori inglesi suoi contemporanei. Un consiglio: quando vi dirà che Manzoni non verrà affrontato con attenzione, studiatelo con un occhio di riguardo. Era un grande autore e se imparate per bene le sue opere fondamentali, vi prenderà sotto la sua ala protettrice.”
Zoey al contrario degli amici sembrava invece molto più preparata e infatti non mi fece alcuna domanda e preferì osservare i colleghi che studiavano e ripetevano sempre le stesse frasi.
 
Il tempo in compagnia di quei ragazzi era volato e infatti verso le 18 erano già tornati alle loro case, mentre io stavo sistemando il disordine che avevamo provocato in quelle poche ore di studio e di divertimento.
Per la prima volta nella mia vita mi sentivo parte di un gruppo di persone che mi volevano bene non per quello che avevo o per quello che ero in grado di dare, ma per quello che rappresentavo per loro.
Ero un appoggio, ero un valido consigliere e speravo di diventare un ottimo amico.
Se Dawn si fidava di me, perché gli altri non avrebbero dovuto essere dello stesso avviso?
Non avevo motivi per pensare di non essere degno della loro amicizia.
 
“Come ti sembrano?” Ero seduto tranquillo a fissare la televisione e lei era venuta per sapere l’opinione che avevo riguardo i suoi amici. Chi sono io però per descrivere qualcuno senza conoscerlo appieno?
“Sembrano davvero dei bravi ragazzi, sei molto fortunata ad avere degli amici così.”
Si accontentò di così poco e lei tornò ai suoi impegni, mentre io continuavo ad osservare la sua figura che zampettava in giro per la casa.
“Credo comunque sia il caso di andare al mio appartamento prima della settimana prossima. Non mi sento bene a stare qui e a non fare nulla per tutto il tempo.” Dissi, facendola voltare mentre lei era intenta a spolverare in giro.
“Si vede che sei impaziente di tornare a vivere in quella casa. Non è che ti sentirai solo dopo che Courtney ti restituirà l’appartamento?” Non avevo pensato affatto che senza l’arpia sarei stato costretto ad arrangiarmi a fare tutto o quasi da solo.
“Chi ti dice che sarò solo?”
“Intuizione femminile.”
“In questo caso ti sbagli. Ho già in mente qualcuno che potrebbe essere felice di stare in quell’appartamento.”
“E sentiamo chi sarebbe?” Me lo chiese con uno strano tono e forse avevo capito di cosa si trattava: gelosia nei confronti della persona che sarebbe diventato mio coinquilino.
“Essendo stata arredata con i gusti della mia ex, credo che i miei amici uomini non verrebbero mai a viverci. Per questo sto pensando di chiedere ad una ragazza di venire da me, ma non so ancora come chiederglielo.”
“Ho capito.” Era diventata triste e se ne stava andando chissà dove, mentre io mi chiedevo da quanto ero diventato così codardo.
Presi uno slancio e le afferrai dolcemente il polso cosicché non potesse scappare e la trascinai con me sul divano.
“Cosa c’è che non va?” Chiesi facendola sedere sul divano.
“Dovevo andare in camera mia per sistemare alcune cose e per…”
“Piangere? Nonostante tutto le donne le conosco abbastanza bene e nei tuoi occhi leggo un desiderio. Quando imparerai ad esprimerti liberamente senza avere paura del giudizio altrui?”
“Non stavo piangendo.” Rispose con un sorriso falso che nascondeva tutta l’amarezza che si sarebbe liberata con l’uscita delle lacrime.
“Certo come no.” Ridacchiai appena per non farla arrabbiare.
“Io pensavo che…”
“Lo so cosa stai pensando e se lo desideri quell’appartamento aspetta solo te.” La interruppi e le feci una leggera carezza al viso che mi fissava ancora imbronciato.
“Evviva.” Urlò come una pazza cogliendomi di sorpresa.
“Ci voleva tanto a chiedermelo?”
“Quando andiamo?” Mi chiese cogliendomi di sorpresa, mentre si stava già avviando verso la porta per vedere il mio nuovo appartamento.
“Se vuoi ci andiamo domani.”
“Magari.” Non elaborammo nessun piano e nessuna strategia per l’indomani e senza nemmeno rendermene conto era arrivato il momento tanto atteso.
 
 
 
 
Angolo autore:
Finalmente mi ricordo di avvertirvi della prossima uscita. Domenica è il giorno previsto per il prossimo capitolo e dato che non ho più nulla da dirvi, vi saluto e vi auguro una buona giornata.
 
 
   
 
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