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Autore: rotondum    16/09/2015    0 recensioni
"Non mi hai mai detto perché ti sei tagliata i capelli. Quando eri piccola erano lunghissimi, tutte le bambine ti invidiavano. Sembravi una principessa".
Haruki abbassò lo sguardo.
"Nuoto".
"Cosa?".
"Nuoto", mormorò, "me li sono tagliata perché erano fastidiosi quando nuotavo".
Masato sbattè le palpebre. "Oh" rispose. "Giusto. Nuoto".

In cui Masato ha una cotta per la sua migliore amica e non sa cosa fare.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender
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I still don't know what to do
o1; maybe you can help me to guess

 

“Andate via, lasciatela in pace”. Masato si stupì di quanto la voce di Haruki fosse ferma. Anche i bambini di fronte a loro lo percepirono, perché sembrarono indugiare – solo il ragazzo al centro ebbe il coraggio di fare un passo avanti e ringhiare “vattene via, Nanase, non sono affari tuoi!”.
Haruki gli scoccò un'occhiata talmente storta che lo fece raggelare sul posto. “Masato è mia amica, quindi sono affari miei. Smettetela”. Si fermò. “Andate via”.
“E' colpa sua”, si intromise un altro bambino, indicando Masato. “Ha un nome da maschio, perché si mette le gonne e i fiocchi? E' stupida!”.
Masato tremò dietro Haruki, appoggiando una mano sulla sua spalla. “Haru-chan”, mormorò, gli occhi liquidi di lacrime. “Non importa, davvero”.
Haruki la guardò seria. “Ti hanno tirato i capelli, vero, Masato? Ti hanno fatto male”. Si rivolse ai ragazzi. “Siete voi gli stupidi. Masato può fare quello che vuole. Anche io ho un nome da maschio, perché ve la prendete solo con lei? La verità è che siete dei codardi perché sapete che io posso picchiarvi e avete paura”.
Il bambino al centro spalancò gli occhi e tremò di rabbia. “Non è vero! E' lei che dovrebbe imparare a difendersi! E poi tu le stai sempre attaccata, è strano! Dovete solo –”.
“Andate via”, disse Haruki senza vacillare, per la terza ed ultima volta. Il bambino chiuse la bocca, la riaprì, poi fece loro la linguaccia e scappò via, seguito dagli altri.
Solo in quel momento Masato si rilassò e si accorse di quanto forte aveva stretto la stoffa del vestito di Haruki.
"Scusa, Haru-chan”, sospirò, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. “Hanno ragione loro, devo imparare a difendermi. Scusa”.
“Masato, smettila”.
La bambina sussultò.
“Smettila di scusarti, sono loro gli stupidi. Non devi dargli retta”.
“Sì”. Haruki notò che il fiocco che aveva tra i capelli bruni era storto e sporco di terra. “Scusa, Haru-chan”.
La bambina sospirò e le prese la mano.



La prima volta che Masato vide Haruki con un taglio sotto l'occhio e il vestito sporco di polvere avevano entrambe undici anni e non poté fare altro che piangere. Pianse anche quando Haruki cercò di calmarla dicendole che andava tutto bene, ma Haru-chan aveva il volto sporco di sangue, era ovvio che non andava tutto bene. Andarono insieme a casa di Masato, dove sua madre si prese cura delle sue ferite mentre la bambina le teneva la mano, singhiozzando. Poi Haruki chiese di usare il loro bagno, e Masato la seguì – si ritrovarono insieme dentro la vasca. Haru aveva il mento appoggiato sulle proprie ginocchia e Masato, dietro di lei, le pettinava lentamente i lunghissimi capelli.

“Haru-chan, i tuoi capelli sono tutti sporchi.” Tirò su col naso. “Sono pieni di nodi. Scusami”.
"
Non scusarti”, rispose lei d'istinto.
“E' colpa mia. Scusami”.
“Non è colpa tua.” Si zittì, il rumore dell'acqua che s'increspava nelle orecchie. “Ti stavano dando di nuovo fastidio”.
“Sì, ma...!”, cercò di protestare, e quando sentì un singhiozzo spezzato Haruki capì che aveva di nuovo preso a piangere, “Non dovevi immischiarti, Haru!”.
“Masato”.
“Ti hanno fatto male, ti hanno...”, la spazzola si bloccò, “ti hanno picchiata, Haru-chan, non è giusto, sono terribili. Scusami. Non è giusto”.
Stava piangendo e non cercò nemmeno di nasconderlo. Haruki stette in silenzio, a disagio, e per un minuto nel bagno risuonarono solo i singhiozzi di Masato.
“...la maestra li ha visti, ha detto che chiamerà i loro genitori. Non ti daranno più fastidio, Masato”.
Il pianto si fece più rumoroso.




“Aspetta, Haru-chan”.
Masato non riesce a credere che la morbidezza dei capelli di Haruki sia reale mentre raccoglie che la foglia che il vento ha portato fin sul tetto della scuola e sofferma le dita un po' più del dovuto tra le ciocche nere. Gli occhi di Haru si aprono, piano, umidi dai residui di sonno e la guardano. Lei sorride. “C'era una foglia”.
“Dove sono Natsuo e Ryu?”.
“Avevano ginnastica, sono scese prima per cambiarsi”.
Haruki abbassa gli occhi, e Masato è pronta a dirle di ritornare a riposare. Le piace vederla dormire, è l'unico momento in cui può guardarla quanto vuole senza dover temere le conseguenze. E' l'unico momento cui può ammirare quanto siano lunghe le sue ciglia e quanto siano rosse le sue labbra, immaginare che sapore avrebbero, sulle proprie, che consistenza (sarebbero morbide, ne è sicura), cosa farebbe Haru, se la lascerebbe fare, se si lascerebbe baciare senza dire nulla, se arrossirebbe, o la respingerebbe, come sarebbe affondare le mani tra le sue ciocche more, bloccare lo sguardo dentro i suoi occhi lucidi 
Masato sbatte le palpebre mentre Haruki la guarda curiosa. Dannazione. L'ha fatto di nuovo. Non ricorda da quanto tempo ha questo genere di pensieri osceni (probabilmente fin da piccola, quando ancora non sapeva che baciare una ragazza è considerato strano), ma ogni volta che finisce così si sente dannatamente in colpa. Non sa che faccia farebbe Haru se venisse a scoprire che cosa succede ogni volta tra loro nelle sue fantasie, probabilmente ne sarebbe disgustata. Sì, è così, si allontanerebbe, perchè Masato è super convinta che avere questo genere di pensieri sulla tua migliore amica che conosci da quando avevi tre anni non è normale. E Masato vorrebbe smetterla, vorrebbe davvero, ma il blu degli occhi di Haruki è troppo blu per esistere, non può fare a meno che fissarla, perché la sua pelle è così pallida, le sue labbra così lucide, i suoi capelli –
"Masato". La sua voce è così calma che la fa trasalire. "E' suonata la campanella".
Masato si morde un labbro. "...Giusto". Sospira. "Torniamo in classe, Haru-chan".
Anche il modo in cui si alza è così elegante che le fa girare la testa.

  
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