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Autore: Tristano    10/02/2009    2 recensioni
Questa è una vecchia poesia che scrissi in un momento un pò particolare. Guarda caso stavo studiando "le solitudini" di salvatore quasimodo, più nota come "Ed è subito sera". Il riferimento a questa poesia però non era meditato, infatti la mia si discosta molto da quella, anche perchè come mi capita spesso prima scrivo il corpo della poesia, poi il finale, ed infine il titolo. Naturalmente, lo dò per sottinteso, ma ritengo comunque opportuno sottolinearlo, non mi sono ispirato a quella poesia, ma è solamente il finale che è riconducibile alla poesia di quasimodo, per chiudere il tutto con la mia visione pessimistica. Naturalmente non oso neppure paragonarla (già quasi mi vergogno per il riferimento ^^) a quella del Nobel Quasimodo. Naturalmente il contenuto è personale. Che Dio me la mandi buona^^!!!
Genere: Generale, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE MIE SOLITUDINI

 

 Piange una lacrima dal cielo confuso

Tante speranze ho nel cuore infuso

Di te, che ridi, il volto di rosso soffuso.

 

E nel silenzio mi sembra di star solo

Ma mi volto: sguardi mi penetrano in stuolo

Vaghi, o tristi, naufragano chissà da quale molo

 

Penso al nostro di naufragare incerto,

veloce, lento, a volte esperto

e mi chiedo se il mare sia forse un deserto.

 

La goccia si infrange in mille parti

Sul suolo, mi chiedo mai se possa amarti?

E ricucir la goccia con l’arte di mille sarti

 

Ma forse tutto è un volo cieco

Un sogno che cade con tonfo bieco

E di tutto non ti resta neppure l’eco

 

Ogni uomo giace su questa terra

Ucciso da un raggio di sole

E in sé, più alcuna luce serra.

  
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