Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: CerseitheChaos    17/09/2015    2 recensioni
Euridice è la figlia maggiore di Cersei Lannister.
Ha combattuto fianco a fianco dello zio Tyrion durante la Battaglia della Acque Nere, andando contro tutti e tutto, e soprattutto, ottenendo un esito sorprendente.
Approdo del Re sembra essere caduta ai suoi piedi dopo averla guidata, inaspettatamente, alla vittoria.
E si sa, il fiore migliore viene sempre colto per primo.
Soprattutto se, quel fiore, serve ad un giovane Re, pronto a tutto per vendicare la morte del proprio padre e riavere le sorelle.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Robb Stark, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Two.


Il viaggio non fu dei più divertenti.
In particolare, Euridice non li apprezzava.
Il rumore degli zoccoli  dei cavalli e l' incessante nitrire erano le uniche cose che sentiva da giorni.
-Ne vale la pena- pensava. 
Non vedeva Myrcella da tanto, ormai. 
Insieme a Tyrion era stata la responsabile del suo allontanamento. Non lo aveva mai ammesso, ma segretamente si sentiva un po' in colpa.
Improvvisamente sentì un enorme fardello, quasi come se stesse trasportando il mondo. 
Portò la mano al collo istintivamente per sentire se era ancora presente. 
Quando con le piccole dita lo sfiorò tirò un sospiro di sollievo.
Era lì,  al suo posto.
Il Leone dei Lannister inciso su un medaglione d' oro.
Un ciondolo che Cersei aveva fatto forgiare con l' oro di Lannisport per le sue figlie femmine.
Ma era molto più di un semplice accessorio.
Quel ciondolo le legava, le rendeva unite. Anche quando i loro cuori erano lontani.
Un filo trasparente, ma così forte, le rendeva inseparabili.
Per quanto spesso avesse odiato la madre, sapeva di non potersi privare di quell' aggeggio.
Non era la sua ragione a suggerirglielo, ma un istinto proveiente dai suoi più profondi meandri dell' anima.
Una cosa così irrazionale da sembrare quasi inverosimile. 
-Ricorda- disse Cersei, mentre legava, con un gesto deciso, il leone dei Lannister al collo della figlia maggiore
-Potrai continuare a respingermi per l' eternità, a detestarmi e a non capire ciò che ho fatto e perchè l' ho fatto,  ma io e te non siamo nient' altro che due facce della stessa medaglia. Che si amano e si nutrono a vicenda.
Fino a quando gli Dei me lo permetteranno, io veglierò su di voi. Perchè sono vostra madre-
Cersei era poi  scoppiata a piangere, riuscendo a scalfire persino il cuore di Euridice. 

Un fruscio di foglie bastò per distoglierla dai suoi pensieri. 
Alzò gli occhi verso gli alberi dell' immensa foresta verso la quale si stavano addentrando.
I rami degli alberi ondeggiavano catturati dal vento. 
-Non c' era vento, prima- sussurrò - E solo questi alberi si stanno muovendo- 
Diede un colpetto sui fianchi del cavallo e galoppò in testa alla fila. 
-C'è qualche problema? Sei stanca, principessa?- uno dei soldati si rivolse ad Euridice con immenso rispetto.
-C'è qualcosa che non va- rispose guardandosi intorno, vigile più che mai. 
Si affiancarono l' uno all' altro, continuando a perlustrare l' ambiente circostante. 
Quello che sembrava vento si calmò. 
Una pallida luna illuminava il cielo, quella notte. 
Un altro fruscio sulla sua destra.
Quello decisamente non era vento.
Nitriti in lontananza.
Un incessante scalpitio.
Euridice capì. 
-Ci stanno attaccando!- gridò. 
I soldati la fecero indietreggiare e la circondarono. 
Un coro. 
-Il Re del Nord!-  centinaia di voci lo urlarono, lo cantarono come un inno solenne.
Euridice sfoderò la spada e provò ad avanzare a cavallo, ma poco dopo la rinfoderò.
Quella non poteva essere una semplice imboscata.
Era lei che volevano.
E se si fosse lanciata nella mischia, l' avrebbero presa. 
Non poteva stare a guardare, però.
Uomo dopo uomo, la sua scorta stava cadendo a pezzi.
I soldati degli Stark non stavano risparmiando nessuno.
Euridice pensò che non sarebbe stata con le mani in mano ad aspettare, ancora una volta, che il suo destino avesse luogo. 
Già una volta aveva provato ad aspettare, e la storia si era conclusa con lei che scendeva in battaglia ed ideava una strategia per la salvezza.
-Scappa!- le urlò uno della sua scorta prima di essere trafitto da una spada. 
Euridice nel suo cuore sapeva che quella era la cosa giusta da fare, per una volta doveva starsene fuori.
Altrimenti avrebbero vinto.
E decise di seguirlo. 
Doveva arrendersi, e sì, stare con le mani in mano. 
Nonostante la rabbia che stava montando dentro di lei  per aver perso il controllo della situazione e non poter intervenire.
-Corri più veloce che puoi- urlò al suo cavallo, facendolo girare per poi partire al galoppo subito dopo. 
Il vento le sferzava la faccia, la treccia si era ormai quasi del tutto disfatta. 
Non aveva nè  il tempo nè la forza per voltarsi a vedere chi ci fosse dietro di lei.
Forse nessuno si era accorto della sua partenza. O forse li aveva seminati. 
Un ramo le graffiò la guancia. Non se ne curò.
Al buio tutto appariva minaccioso e indefinito. Nulla aveva contorni. 
Questo dettaglio la spaventava, ma allo stesso tempo la eccitava. 
In lontananza vide delle sagome scure come la notte che la cirdonava.
Per un attimo, senza un preciso perchè, le sembrò la salvezza. 
Qualcosa, accanto alle sagome, ondeggiava fieramente.
Nel momento meno adatto del secolo, Euridice notò che il vento era tornato.
Era ormai vicina, presto le ombre senza contorni non sarebbero più state macchie sfocate, ma solide realtà. 
Il cavallo impennò a poco da loro, impaurito da ciò che aveva davanti.
Euridice sbalzò dalla sella battendo la testa contro il terreno ricoperto da foglie secche.
Stordita, si rigirò a pancia in giù. 
Passarono anni, secoli, vite terrene, o forse secondi.
Questo non le fu chiaro.
Sentì sopra di sè una presenza.
Un braccio la tirò verso l' alto con molta poca grazia.
Un istante dopo un' altra sagoma fu accanto a lei.
Non riusciva ancora a tenere gli occhi del tutto aperti.
Lentamente, la sagoma al suo fianco ebbe un volto.
Uno banale, scialbo, di quelli che si dimenticano dopo un istante.
Si voltò, e ne vide un altro. 
Poi lentamente spostò lo sguardo davanti.
Riconobbe i ricci ribelli.
Non le servì altro per capire che era Robb Stark quello davanti a lei. 
-Dove credi di andare, Principessa Ribelle?- 
Si avvicinò così tanto che sentì la punta del naso di Robb sfiorarle l' orecchio.
-Ora- Il Giovane Lupo sembrò indugiare solo per arrecare fastidio alla ragazza -Sei mia prigioniera-
Dietro di lui, il vessillo dei Stark danzava seguendo il ritmo del vento.
Mentre Euridice non riusciva nemmeno a sentirlo, il ritmo.




Forse qualcuno aveva messo un peso sulla testa di Euridice.
O forse un bue.
O forse sulla sua testa c' era quell' orribile specchio in camera di sua madre.
Dava l' impressione di pesare un quintale. 
Aprì gli occhi lentamente.
La luce filtrava dallo spacco di una tenda giallognola, in cui evidentemente si trovava.
Era limpida, riusciva addirittura a vedere i granelli di polvere che aleggiavano illuminati.
Dietro di sè qualcosa di solido e sottile. 
Un palo di legno, probabilmente.
Provò a muovere le mani per cercare di aiutarsi a voltare il corpo.
Bloccate.
Mosse le dita, mentre i suoi occhi si sbarravano.
Con la punta, riconobbe una corda. 
Poi il dolore l' attraversò come una lama. 
La testa le doleva, e i lacci, forse troppo stretti, le facevano bruciare la pelle.
Euridice si dimenò, fino a quando non udì qualcuno schiarirsi la voce. 
Voltò la testa.
Gli stessi ricci ribelli che aveva visto la sera prima. 
Solo che questa volta li trovò accompagnati da due schegge di ghiaccio al posto degli occhi e una barba di parecchi giorni.
Robb Stark era decisamente cambiato dalla prima, e unica, volta in cui lo aveva visto, a Grande Inverno. 
-Liberami immediatamente- ordinò Euridice con un tono di voce levigato e carico d' odio. 
Robb si avvicinò. 
-Ora sei mia prigioniera, sta a me decidere- 
-Quando mio nonno scoprirà che sono stata rapita ti ucciderà nel peggiore dei modi.. e io guarderò, deliziata dallo splendido spettacolo della tua morte- 
Euridice sapeva di poterlo provocare. 
Robb rimase impassibile. Nessun sorriso ironico sul suo volto.
-Mancami ancora una volta di rispetto e te ne farò pentire-
Dentro di sè Euridice rabbrividì. Ma non lo diede a vedere.
Piuttosto, emise un ghigno per ribadire la sua posizione di superiorità, in ogni caso.
-Che cosa vuoi da me?- domandò, secca.
Per un attimo pensò di essere instabile.
Robb sembrò ammorbidirsi. Ma non troppo.
-Molto bene. Vedo che hai capito. Non ti farò del male, non preoccuparti.-
Attese qualche istante.
-Beh.. a meno che la tua famiglia non lo faccia alle mie sorelle. Ti trovi qui come garanzia. Manderò a tuo Nonno una proposta di scambio. Tu in cambio delle mie sorelle. Le vostre vite sono direttamente proporzionali. Loro muoiono, tu muori.- 
Sembrava divertito, ma allo stesso tempo il suo tono di voce era serio. 
-Oh, ma che mossa, Lupacchiotto- lo schernì Euridice.
Il sarcasmo scorreva nelle sue vene da sempre. Le piaceva pensare che era una caratteristica ereditata da Tyrion.
 -Per una volta ne hai azzeccato una, dovrai sentirti davvero un prodigio- 
-Attenzione, Principessa- pronunciò l' ultima parola in modo del tutto canzonatorio, e questo irritò Euridice. 
-Stai continuando a mancarmi di rispetto, credevo di essere stato chiaro- 
-Mi avevi anche detto che alla seconda volta mi avresti punito. Però so che non lo farai, perchè la mia vita è direttamente proporzionale a quella delle tue sorelle,no? 
Così come lo è il nostro trattamento, per ogni graffio su di me, ne troverai altrettanti sui loro corpi.- 
La sua risposta spiazzò Robb. 
Tornò cupo ed austero. Euridice pensò che quella era la classica espressione di un uomo del Nord. 
Strinse i pugni.
-Tuo fratello è pazzo. Che cosa ha fatto alle mie sorelle?- domandò, contenendo a stento l' ira. 
-Niente. Sansa sta bene. Arya è scomparsa da quando..- 
-Da quando quello psicopatico di tuo fratello, il Re, lo ha ucciso. Puoi dirlo. Sei stata insensibile su tutto il resto, mi sorprende che tu non lo sia anche su questo.-
Euridice spostò lo sguardo. 
Quando lo rialzò trovò Robb immobile, privo dell' espressione austera che poco prima possedeva il suo volto, ma pur sempre serio. 
Fece qualche passo avanti, e si abbassò, appoggiando il braccio sulle propria ginocchia. 
Piantò i suoi occhi, chiari come quelli del padre, in quelli di Euridice, decisamente diversi. 
Scosse la testa, con uno strano ghigno sulla faccia. 
-Sei proprio una di loro.- 
Euridice rispose prontamente. 
-Una di loro chi?- 
-Una Lannister- 
-Ti ringrazio- lo disse un po' perchè lo prese come complimento, un po' perchè voleva irritare il Re del Nord. 
-Oh, non è un complimento. Siete la peggior feccia che io abbia mai conosciuto.-
Euridice ghignò, mentre la rabbia le ribolliva dentro.
-Oh, ti prego, un lupacchiotto senza neanche i peli sul petto che giudica un leone. Sembra quasi una barzelletta. Potresti essere un bravo attore, chissà, magari ti prenderebbero per interpretare.. mmh.. vediamo.. una latrina, forse?- 
Robb ignorò il sarcasmo di Euridice.
-Che sia ben chiaro, il leone sbranerà il lupo, e tu ti pentirai amaramente di avermi preso e legato ad un palo come se davvero fossi un sacco di letame.- 
Robb sembrò scaldarsi. 
-Non mi pare che tu sia nella posizione di parlare, visto che ti trovi legata davvero ad un palo, e sì, proprio come un sacco di letame.- 
-Non durerà per sempre.- 
-Fino a quando non riavrò mia sorella indietro.- 
I lembi della tenda si spostarono, e Catelyn Stark entrò con andatura decisa. 
-Dove sono le mie figlie?- gridò contro Euridice, dirigendosi rabbiosamente verso di lei. 
-Madre, madre- Robb l' afferrò per le braccia e la fece indietreggiare, mentre Catelyn continuava ad inveire. 
-Oh, fantastico, ci mancava solo quest' urlatrice professionista ad alleviare il mio mal di testa- sussurrò tra sè e sè Euridice, alzando gli occhi al cielo.
Provò a sollevare le braccia per incrociarle sul petto, com' era solita fare quando era infastidita, ma notò con disprezzo che ancora era legata.
-Manderò a Tywin il corpo di sua nipote morto, se solo toccherà Sansa!- continuava a gridare sulla faccia di Robb.
-Madre, non le faremo niente. Sappiamo che Sansa è viva, non possiamo ucciderla, altrimenti non la riavremo mai-
Euridice si sentì un oggetto in vendita al mercato.
La sua vita non valeva più di quella di un bue, per quelle persone.
Sarebbe restata in vita solo se agli Stark avesse arrecato qualche vantaggio.
Altrimenti l' avrebbero ammazzata come un animale al macello, senza provare alcuna pietà. 
Catelyn Stark uscì dalla tenda, lasciandoli nuovamente da soli. 
Robb sembrava in procinto di andarsene, quando si bloccò nello spiraglio di luce.
-Ci stiamo per spostare. Mio nonno è mancato. Finiremo il nostro discorso più tardi- 
-Perchè c'è altro da aggiungere, forse?-
-Puoi giurarci.- 






Angolo Autrice.
Ciao a tutti!
Ed eccoci qua con il secondo capitolo!
Avrete notato che in questa parte della storia non è presente il POV di Robb. 
Ebbene sì. Non ho ritenuto necessario, o meglio, non ho trovato il momento adatto, per inserirlo.
La protagonista della storia comunque è Euridice, i POV per la maggior parte sono suoi.
Ma non temete, nel prossimo capitolo sarà presente anche quello di Robb. 
Abbiate pazienza, la storia deve ancora avviarsi. 
Dalla prossima finalmente inizieremo con il racconto vero e proprio e supereremo questa fase di 'stallo'. 
Ringrazio tantissimo i recensori e chi ha inserito la storia tra preferite/seguite. 
A presto.



 
 
 
  
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