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Autore: LadySweet    17/09/2015    4 recensioni
Ciao a tutte! =) Sono nuova nella sezione, e questa è la prima long-fic che scrivo sulla coppia StraberryXRyan, per cui siate buone! =)
Portato a termine il progetto Mew, Ryan decide di partire per l'America, rinunciando a Strawberry, felicemente innamorata di Mark. Ma poco dopo la sua partenza, la ragazza viene colpita da una tragedia che la porterà a intraprende un viaggio nella stessa nazione. Quattro anni dopo si incontreranno sullo stesso aereo che li riporterà a Tokio. Riuscirà Ryan a sfruttare questa seconda occasione e rivelare finalmente i suoi sentimenti alla ragazza che per tutto quel tempo non aveva mai dimenticato?
Spero di avervi incuriosite!! =)
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte! Non so davvero da dove cominciare… in questi anni di assenza sono successe alcune cose che per vari motivi hanno tenuto la mia mente bloccata e lontana dalla scrittura. Non so quante di voi sono rimaste ad attendere il continuo, ma per chiunque di voi sia rimasto do il ben tornato. Ho riletto la storia in questi giorni e ho sentito il bisogno impellente di portarla a termine in qualche modo. Anche se molto probabilmente non seguirà esattamente il progetto originale (per ovvi motivi) tenterò di dare un degno finale a questa storia che tutte voi avete sempre seguito e recensito con affetto. Dopo questa lunga introduzione vi lascio al capitolo che spero comunque vi piaccia!!
 
Ognuno dei componenti del gruppo iniziò a camminare per quel labirinto cercando di capire quale, e soprattutto SE ci fosse una direzione giusta da seguire per arrivare alle gemme. Il timore di non sapere contro chi/cosa avrebbero dovuto combattere non aiutava. Ciascuno di loro usava una propria logica per districarsi nel labirinto. L’unico obbiettivo che avevano era arrivare a quelle gemme e aprire la porta che li avrebbe condotti da Strawberry.                                                         

Mina andava un po’ a casaccio, spaventata e nervosa: voleva solo arrivare alla gemma, la strada aveva poca importanza. Prendeva una via a sinistra e una destra in ordine sparso. Ma girato l’ultimo angolo trovò un grosso ramo spezzato messo in obliquo a sbarrarle strada. Dietro questo ramo vedeva una luce blu che arrivava… LA GEMMA! Tento di scavalcare il tronco ma era troppo alto per lei. Allora tentò di passarci sotto dall’altra parte ma si sentiva schiacciare. Incuriosita si rimise davanti al tronco e studiò gli spazi vuoti: a guardarli sembravano agibili. Rifletté per qualche secondo e decise di fare movimenti più lenti stando in guardia. Appena tentò di scavalcare la parte bassa questa si alzò. Allora ritorno dall’altro lato per passarci sotto ma questo si appesantì fino a quasi schiacciarla. Appurato che il tronco aveva qualcosa che non andava… provò a guardarci dentro, ma non vide nulla. Si guardò alle spalle ma anche lì era vuoto. Quando voltò lo sguardo oltre il tronco però vide qualcosa. Un ombra nera che spiccava davanti la luce blu della gemma.
-Chi sei? – chiese la ragazza.
Nessuna risposta provenne dalla figura. Ma si avvicinò a lei con un balzo.
Mina la osservò da vicino e notò che aveva forma umana, ma era completamente nera, nemmeno i tratti del viso erano riconoscibili, tranne gli occhi, che sembravano due topazi color del cielo. Una cosa la notò però: le grandi ali dietro la schiena. La figura fece un gesto che Mina riconobbe all’istante, lo faceva sempre lei quando voleva schernire qualcuno, e in quel momento tutto fu chiaro: quell’ombra… era l’ombra malvagia di se stessa con le ali d’aquila!
Capì all’istante che se voleva arrivare alla gemma doveva sconfiggere la figura. Così si mise in posizione d’attacco, richiamò a se la propria arma e si preparò a scagliare il suo attacco… La lotta fu lunga ed estenuante, ma alla fine la mew bird riuscì a sconfiggere la sua ombra alata. Aveva incassato parecchi colpi ed era semi distrutta, ma aveva vinto. L’ombra svanì e lei, zoppicante protese le mani sulla gemma che era custodita nel nido dell’aquila. Quando la prese tra le mani comparve la strana creatura con il corpo da donna, la testa da gatto e le ali di farfalla:
-Congratulazioni Mina, forte guerriera. Dello scontro devi andar fiera! Ma un altro prezzo devi pagare se la gemma al suo posto vuoi portare!
-Che significa? – chiese la ragazza con le lacrime agli occhi. - Cos’altro vuoi ancora? –
- Non temere, non sarà doloroso. Ciò che ti chiedo è solo una goccia del tuo sangue coraggioso.
E così dicendo le porse un calice d’oro e un ago. Mina prese l’ago e si punse un dito, facendo cadere una goccia di sangue nel calice.
-Ora prendi la gemma e vieni con me. Gioia e riposo ci saranno per te!
La ragazza afferrò la pietra e prese la mano della creatura.
 
Lory andava seguendo le più svariate teorie probabilistiche, convinta che ogni strada avrebbe portato alla gemma. Prima prendeva sempre a destra, ma arrivò in un vicolo ceco. Così iniziò a prenderle tutte a sinistra, ma anche lì la strada era interrotta. Poi girava una a destra e una a sinistra e una volta tirava diritto. Quando finalmente vide il bagliore vede chiaro della gemma, iniziò ad affrettare il passo fino a correre. Era quasi arrivata, quando fu colpita. Cadde a terra con un grande tonfo, parecchi metri più indietro. Si rialzò dolorante e rimise gli occhiali. Appena messo a fuoco, vide una figura completamente nera, mezza umana con la coda da delfino, con occhi verdi come smeraldi, come fosse stata una statua. Solo che si muoveva verso di lei, con fare minaccioso. La ragazza diede una rapida occhiata alla gemma infondo al corridoio e si rialzò. Si mise in posizione e iniziò a studiare il suo nemico pronta a combattere… Nonostante il suo carattere pacifico, loro era una buona combattente e per quanto la battaglia fosse stata faticosa, con forza e costanza riuscì a battere il suo nemico. Era mal concia e molto dolorante e andò dritta alla sua pietra. Appena la toccò, apparve la creatura:
-Complimenti Lory, saggia ragazza, del tuo corpo hai fatto sia arma che corazza. Un ultimo forzo ora ti chiedo, per la gemma ed il suo impiego.
-Cosa devo fare?
-Per pagare così il pegno, una goccia del tuo sangue sarà il segno!
E le porse il calice e l’ago. Lory si punse il dito e lasciò cadere la goccia di sangue nel calice.
-Con la gemma ora ce ne andiamo, dove in pace al successo brindiamo.
La mew afferrò la pietra e seguì la creatura nella luce.
 
Pai passeggiava con fare tranquillo, seguendo l’istinto ad ogni bivio. Probabilmente fu il più rapido ad arrivare alla propria gemma. Quando arrivò vicino all’altare su cui era poggiata la gemma notò due grandi spade di roccia ai lati del tavolino. Subito non ci fece molto caso, e si accosto al tavolo per afferrare la gemma che era poggiata su una coppa d’argento. Ma non fece in tempo ad avvicinarsi che sentì il rumore di roccia sgretolata. Ritrasse subito le braccia e si allontanò. Le spade di pietra ora erano completamente nere, e avevano braccia e gambe, e delle orecchie a punta sull’estremità appuntita. Due piccole fessure rivelarono due occhi blu scuro come la notte. Le spade si fecero avanti verso di lui che aveva già sfoderato i grandi ventagli, pronto ad abbatterle per poter recuperare la sua gemma… Stanco, stremato e pieno di ferite, l’alieno sferrò l’ultimo potente e decisivo attacco contro il suo nemico che finalmente cadde a terra dissolvendosi. Per un attimo Pai cadde n ginocchio per riprendere le forze, poi si alzò e si trascinò contro il tavolo afferrando la pietra. La creatura gli apparve:
-Pai, maggiore dei tre, la tua battaglia era degna di un re! Mi duole perciò dire che una cosa ancora resta da fare se la gemma con te vuoi portare.
-Sentiamo, cosa sarebbe?
-Nulla di complicato, solo una goccia del tuo sangue da noi esasperato.
Gli porse il calice e l’ago. Pai si punse un dito e fece cadere una goccia.
-E ora seguimi mio prode, ti porterò dove della pace la tua anima gode!
Così Pai seguì la creatura.
 
Ghish non aveva alcun senso dell’orientamento, ma sembrava avere un qual certo talento nello scovare i vicoli cechi. Dopo l’ennesimo fallimento, intento nelle maledizioni più complesse, non notando dove stava andando, vide un bagliore marrone provenire dalla sua destra. Così si fermò e fece dietrofront, imboccando il sentiero illuminato. Finalmente era arrivato alla sua gemma. Notò che essa era contenuta in una specie di enorme scodella di acciaio. Stava per prenderla quando si ritrasse… era troppo semplice. Dov’era l’inghippo? Possibile che lui fosse stato così fortunato? Eppure la guardia aveva detto che avrebbero dovuto combattere… o ricordava male?! Fece per avvicinarsi all’altare ma non successe nulla. Protese le braccia verso la gemma, ma ancora niente. Ma appena la fiorò, dal fondo della scodella emersero sue luci marroni e questa si rigirò e si chiuse come una palla, nascondendo al suo interno la gemma. A questa palla d’acciaio spuntarono gambe, braccia e delle orecchie a punta. Gli occhi marroni erano ancora puntati su di lui. Il giovane alieno tirò fuori i suoi pugnali e si preparò al combattimento. Non seppe nemmeno lui quante volte era caduto e quante si era rialzato. I graffi e i lividi non li contava più, e quella maledetta palla non si era nemmeno scalfita. Poi notò una piccola crepa sulla parte sopra. Così, raccolse le ultime forze, e con un balzo conficcò entrambi i pugnali nella crepa e spinse con forza fino ad aprirla completamente. La palla si divise in due metà rivelando la gemma. Ghish rise di gusto e di liberazione e raccolse la pietra. La creatura gli apparve allora.
-Complimenti sinceri nobile soldato, alla tua forza devi essere grato! Ma un ultimo sacrificio ti è richiesto per debellare il destino funesto.
-Cosa?! Non dirmi che devo combattere di nuovo!!
-Nulla di tutto questo servirà, al contrario una goccia del tuo sangue basterà.
Gli porse il calice e l’ago. Ghish li prese, e con poca voglia si punse il dito, facendo cadere la goccia di sangue nel calice.
-Ora il riposo a te e concesso, vieni con me a celebrare il tuo successo.
Così l’alieno seguì la creatura.
 
Pam camminava a passo lento e scansava qualsiasi cosa non la convincesse. Temeva che vi fossero delle trappole nascoste lungo il sentiero. Ci mise meno di quello che si aspettava a giungere nel corridoio illuminato di viola dalla sua gemma. Non abbassò comunque la guardia e si avvicinò con passo felino, nonostante la smania di arrivare. La gemma era posata sulla punta di una katana di ferro. Scrutò bene il tavolo ma non vide nulla di sospetto. Così con movimenti lentissimi provò ad avvicinarsi alla gemma, ma appena fu abbastanza vicina, la gemma i fece più luminosa e prolungò l’ombra della katana per terra. Appena l’ombra prese forma, la gemma tornò alla sua luce fioca, ma l’arma aveva preso spessore e con braccia e gambe si era alzata da terra. L’impugnatura aveva assunto le sue sembianze, con i lunghi capelli che le ricadevano dietro mossi da una leggera brezza, esattamente come i suoi. Pam rimase un attimo inorridita da quella visione, ma poi fece un balzo all’indietro per mettere un po’ di distanza fra lei e quella cosa e si preparò allo scontro… Nonostante il ribrezzo per quella creatura, Pam aveva combattuto consapevole che il destino della sua amica dipendeva anche da lei. Così con la sua frusta scintillante aveva avvolto quel mostro e con l’ultimo sforzo l’aveva disintegrato, facendolo scomparire in mille pezzi. Distrutta cadde a terra, quando accanto a se vide una luce viola. Allora si alzò e andò a raccogliere la gemma. La creatura le apparve.
-Bellissima Pam, resti sola e vittoriosa. Con l’ultima prova gli eventi prenderanno una piega gioiosa.
-Un’alta prova dici? Di che si tratta?
-Un’ultima goccia del tuo sangue versata con coraggio, libererà il corpo dalla tortura e dell’oltraggio!
Così le porse calice e ago. Pam senza pensarci su, si punse e fece cadere la goccia di sangue nel calce.
-Ed ora mia cara, vieni, di pace i prossimi momenti saranno pieni.
E così Pam prese la mano della creatura e sparirono nella luce.
 
Tart svolazzava qui e là, tentando di sbirciare dall’alto dove fosse la gemma, ma più cercava di alzarsi più le pareti di siepe sembravano non finire. Così dovette rinunciare a quella scappatoia e mettersi a cercare via terra. Dopo essere finito in qualche strada chiusa finalmente vide una luce rossa e la seguì, fino a che arrivò in prossimità dell’altare dove la gemma rossa era poggiata tra le mani di una grossa scimmia di pietra. Il giovane alieno preso dall’emozione si tuffò sulla pietra. Una volta afferrata però non riuscì ad estrarla perché la presa della scimmia si era rafforzata. La pietra che costituiva il grosso animale stava prendendo vita, e subito i suoi occhi si illuminarono di un rosso acceso ed intenso. Tart allora prese coraggio e si armò, deciso a sconfiggere il suo nemico… Per quanto fosse grosso e forte quel mostro, lui era piccolo e più veloce. Nonostante i colpi incassati e le ferite subite il piccolo alieno riuscì a metter a tappeto quel bestione. Con fatica andò a recuperare la sua gemma. La creatura allora arrivò.
-Piccolo alieno hai vinto la battaglia, e di questo puoi gioire, ma un’altra prova dovrai affrontare per poter il tuo destino compire.
-Ohh, e i che pensavo di aver finito, mannaggia! – si lamentò il più giovane degli alieni.
-Non adirarti giovane amico, una goccia del tuo sangue mi serve ti dico.
E gli porse ago e calice. Un po’ riluttante Tart si punse il dito e fece scivolare la goccia nel calice.
-Come se non ne avessi già dato abbastanza di sangue. Contenta ora?
-Hai compiuto il tu dovere, ora nel riposo potrai rimanere!
E così i due sparirono nella luce.
 
Paddy scavalcava i muretti tra le siepi, grazie alle sue abilità da circense, e fu proprio tra un salto e l’altro che vide un bagliore giallo. Così seguì la luce finché non arrivo alla sua gemma. Il tavolo aveva incisa una croce in rilievo e la sua gemma era poggiata proprio al centro. La ragazza allungò un braccio per afferrare la pietra, ma un lato della croce si sollevò per schiacciarle la mano, cosa che non successe grazie ai riflessi sempre pronti della giovane. Tentò nuovamente dal lato opposto ma successe la stessa cosa. Come poteva fare ad afferrare la sua gemma se quella croce vivente voleva schiacciarle le dita… Le povere mani di Paddy erano viola e sanguinanti, con qualche osso rotto e parecchio indolenzite. Possibile che non riuscisse a trovare la strategia per prendere la gemma? Poi finalmente le venne l’illuminazione: lei aveva il potere di immobilizzare le cose!! Così con le mani distrutte tentò il suo attacco contro la croce che venne avvolta da una gelatina gialla gigante. La ragazza allora provò ad infilarvi dentro la mano più sana e con non poca fatica riuscì ad afferrare la gemma! Quando riestrasse la mano comparve la creatura.
-Piccola Paddy ci sei riuscita! Ma ahimè manca qualcosa per la via d’uscita.
-E cosa manca ancora?
-Qualcosa da poco, una goccia del tuo sangue di fanciulla di gioco!
E le porse il calice e l’ago. La ragazzina si guardò le mani martoriate e trovò il dito adatto. Lo punse e fece una smorfia di dolore, ma fece scivolare lo stesso la gocciolina nel calice.
-Ora dolce bambina, è giunto il momento di porre fine al tuo tormento.
Così la creatura poggiò le sue mani sulle spalle di Paddy e insieme sparirono nella luce.
 
Ryan, Kyle e Minami ascoltarono tutte le domande che erano state poste ai loro amici, ma quando questi entrarono nel labirinto, il segnale si spense, e loro rimasero completamente isolati. Non erano riusciti ad augurare loro buona fortuna né a fare qualche raccomandazione. Un senso di perdita aleggiava nella stanza.
Non sapevano più nemmeno loro quanto tempo era passato. Ryan era irrequieto e passeggiava avanti e indietro per il laboratorio, pensando sia ai suoi amici, ma soprattutto alla sua Strawberry, vittima di chissà quali atroci torture, pregando e sperando con tutto il cuore che fosse ancora viva… doveva esserlo per forza!! Minami per distrarsi stava continuando a lavorare sui progetti delle armi che servivano. Se fosse riuscita a finirle in tempo, magari avrebbe potuto mandarle alle sue zie, caso mai avessero incontrato quelle creature immonde.
Kyle dopo aver fatto tutte le ricerche possibili ed immaginabili, decise di salire in cucina e preparare qualche dolce… infondo era quello che sapeva fare meglio, e lo aiutava a distendere i nervi, almeno un po’.
Poi ad un tratto sentì le voci di Ryan e Minami che lo chiamavano. Così mollò tutto e scese di corsa. Arrivato nel laboratorio vide sullo schermo che gli stavano indicando, 7 puntini rossi in mezzo al nero. Erano riapparsi! Stavano tutti bene!!

I ragazzi infatti erano stati condotti ad uno ad uno in un grande giardino circolare, dove al centro vi era una enorme fontana.
Quando si rividero i abbracciarono tutti gli uni con gli altri. Le ragazze fecero un abbraccio di gruppo, e tutte (perfino Pam) scoppiarono in un pianto liberatorio e di gioia. Anche i tre fratelli furono felici di rivedersi e notare che, ammaccature a parte, stavano tutti bene.
Finito l’abbraccio di gruppo, Paddy corse da Tart che l’abbracciò forte mentre lei continuava a singhiozzare. Pai si avvicinò a Lory per asciugarle le lacrime rivolgendole un dolce sorriso. Ghish si avvicinò a Mina e Pam e le abbracciò entrambe. Poi si riunirono e si mostrarono a turno le proprie gemme raccontando le loro avventure e quello che avevano dovuto subire per averle.
Quando poi la creatura riapparve tutti le prestarono attenzione.
-Nobili paladine e valorosi guerrieri, avete compiuto gesta meravigliose. Per curare le ferite e i danni seri, immergetevi in queste acque prodigiose!
Paddy non ci pensò e corse ad immergere le sue mani nell’acqua. Una sensazione di ristoro e di pace la invasero, notò che le ferite si stavano rimarginando. Quando tirò fuori le mani dall’acqua erano come nuove. Le mostrò a tutti, che ne rimasero sopresi. Così l’intero gruppo si gettò completamente nella fontana per trovare riposo e cure. Quando ne uscirono erano completamente guariti e pieni di energie!
A quel punto la creatura parlò ancora.
-Ora è il momento per cui avete lottato, riunire le gemme in questo luogo fatato. Ognuno di voi prenda il suo posto, che riconoscerete dal simbolo vostro. – e tutti presero posizione davanti al simbolo che gli era stato assegnato all’inizio. - Dei piccoli fori vi appaiono davanti. Mettete la gemma all’interno e sentirete dei dolci canti. Fate adesso un passo indietro, con cautela, perché il passaggio dinnanzi a voi, ora si svela!
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Bene, capitolo abbastanza lungo ed elaborato. Mi ci è voluto un sacco per arrivare a questo dalla bozza che avevo lasciato anni fa. Spero che comunque sia un risultato decente che possa almeno in parte compensare la (troppo) lunga attesa. Finalmente abbiamo tutte le gemme che servono per aprire il passaggio… ma dove porta questo passaggio? CI saranno altre prove o troveranno la povera Strawberry? E lei come starà? Sarà ancora viva? Lo scoprirete nel prossimo episodio, che giuro arriverà molto presto (mi ci metterò nel weekend per postarlo ad inizio settimana). Spero di ricevere qualche vostro commento, da chi ancora è rimasto! Un bacio e un grazie a chi ci sarà!! 
   
 
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