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Autore: CrazygurlMadness    17/09/2015    1 recensioni
Sicuramente racconteranno ai bambini delle sue numerose ed eroiche gesta, di come salvò Hyrule dalle mani avide e malvagie di Ganondorf, ma non diranno mai e poi mai di come in realtà fosse solo un montato. Zelink.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Link, Princess Zelda
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Ciao a tutti. Ecco una oneshot scritta mentre mi occupo di altre storie più impegnative. Praticamente, è una piccola "guerra" botta e risposta tra Link e Zelda, insieme a un po' di tiro con l'arco. Sorprendentemente, ho abbandonato le mie vecchie abitudini e l'ho scritta non-AU. Comunque, non preoccupatevi. Tornerò ai miei piccoli piani malefici molto presto.

Non è proprio la mia oneshot migliore, ma nemmeno la peggiore. Comunque, è la più lunga che abbia scritto fino ad ora.

Avvertenze: Nessuna, ad eccezione di qualche allusione di poco conto.



Traduttrice: Ciao! Sono Nopheam (mi trovate tranquillamente su Efp per qualsiasi cosa). Che dire, questa è la mia prima vera traduzione più "impegnativa" del solito. Ho cercato di fare del mio meglio, e spero di esserci riuscita.

Ho ovviamente il permesso dell'autrice, datomi tramite e-mail.

Fatemi sapere se ci sono errori, se avreste sistemato meglio qualche frase, o qualsiasi altra cosa. Accetto ogni tipo di commento o critica; dato che sono una principiante nel campo per me è molto importante, considerato il fatto che ho deciso di intraprendere professionalmente questo percorso. Buona lettura!

P.S. Trovate il link alla pagina dell'autrice nella bio dell'account.



"Don't get me mad,
Don't tell no lie,
Don't get me sad,
Don't pass me by...

Baby, are you holding...
Holding anything but me?
'Cause I'm a real straight shooter,
if you know what I mean." – Straight Shooter, Mamas and the Papas



Straight Shooter
By CM


Link, nonostante la miriade di difetti che abbia, è davvero bellissimo. A dir la verità lo è sempre stato, fin da quando lo conosco - ovvero da undici anni - ma ai tempi era semplicemente dolce e carino. Gli anni e la pubertà hanno provveduto a trasformarlo a uomo schifosamente e peccaminosamente bello.

I suoi occhi sono di un blu intenso, luminosi e ridenti; la sua pelle è sempre abbronzata grazie al lavoro fisico che pratica ogni giorno sotto il sole; i suoi capelli, anche se perennemente disordinati e mal tenuti, gli stanno così bene che quando li aveva tagliati, l’anno scorso, avrei voluto strozzarlo.

In ogni caso, di difetti ne ha molti. Moltissimi. Difetti che ogni volta, puntualmente, mi fanno diventare matta, come per esempio la sua strana abitudine di scomparire senza preavviso, per poi farsi vivo improvvisamente giorni dopo. E il bello è che ogni volta che succede, quando ritorna, si scusa con una tale ingenuità che sembra non gli interessi il fatto di avermi causato un trauma.

Inoltre mangia solo cibo crudo, come per voler ricordare ogni dannata volta tutta la storia della sua eroica avventura di sopravvivenza che non esita a tirare in ballo di continuo. Patetico. Sa parlare solo di quello.

Ma non posso biasimarlo. Non è mai stato abituato a mantenere un qualsiasi tipo di relazione a lungo termine. O meglio, quando era piccolo ne aveva avute alcune, ma poi era rimasto privo di sensi per sette anni e non aveva dovuto preoccuparsene. Poi quando era tornato aveva salvato il mondo all’ultimo secondo, e tutti l’avevano perdonato per non essersi fatto sentire per tutto quel tempo. Insomma, aveva compiuto gesta eroiche, aveva sofferto e faticato, e quindi era stato naturalmente riaccolto a braccia aperte.

Penso, però, di aver dimenticato di menzionare il suo peggior difetto. Quello che è venuto fuori nel momento in cui si è svegliato e si è ritrovato un corpo bellissimo, con cui mi ha incontrata – anche se, ovviamente, non sapeva che fossi io – e con cui ha fatto un commento sprezzante su come il mio corpo maschile sembrasse quello di una donna. Naturalmente aveva ragione. La cosa non mi aveva offesa. Ma era un tantino arrogante.

Esco nel grande cortile del castello. Fontane e viti rigogliose decorano tutta la zona. Amo davvero i giardini, ma devo ammettere di preferire i campi all’esterno, dove soldati e reclute praticano il loro allenamento pomeridiano. Raggiungo la fine del sentiero e do un’occhiata in giro. Alcuni stanno combattendo, e sui loro volti si può vedere chiaramente l’adrenalina che li pervade e quanto si stiano godendo il tintinnare delle spade. Allenarsi è un fantastico antistress, che mi ha aiutata molto qualche anno fa. Quando il castello di Hyrule è stato ricostruito l’ho praticato molto anch’io, tanto che alla fine ho convinto i generali a reclutarmi per poter continuare.

Ho visto Link appena sono entrata nel campo di allenamento, e a quanto pare anche lui mi ha notata. Comunque non ho tempo da perdere per andare a salutarlo. Solo perché quel piccolo bastardo è così perfidamente bello non significa che-

Oh, bene. Eccolo che arriva.

Come ho già detto, Link è più bello di qualsiasi divinità, più principesco di un re, ma allo stesso tempo è anche pieno di difetti.

Mi circonda le spalle con un braccio e avvicina il viso al mio orecchio, sussurrandomi un saluto, con quel suo sorriso che sembra non voler lasciare il suo volto divino.

Il suo arrogante, presuntuoso, troppo sicuro di sé volto divino.

«Beh, cosa abbiamo qui?» chiede, e io cerco di respingere il caldo che mi ha assalita così all’improvviso. Benedico il sole cocente per avermi dato un capro espiatorio. «Potrebbe essere che la straordinaria e rigida principessa Zelda abbia deciso di unirsi a noi soldati per una piccola battaglia pomeridiana?» Fa un suono di disapprovazione. «Non è per niente femminile.»

Eccolo qua. Il più grande e leggendario difetto di Link, l’unico particolare che gli storici dimenticheranno di menzionare alle future generazioni. Sicuramente racconteranno ai bambini delle sue numerose ed eroiche gesta, di come salvò Hyrule e la sua bellissima principessa – date un po’ di crediti anche a me – dalle mani avide e malvagie di Ganondorf, ma non diranno mai e poi mai di come in realtà fosse solo un montato.

Ma in fondo non posso biasimare neanche loro. Non è mai piacevole scoprire che l’eroe della tua infanzia in realtà è un asino con manie da protagonista. È questo il più grande difetto di Link. È sexy, e sa di esserlo.

Avendoci avuto a che fare per gran parte di tutta la missione “abbassiamo Ganon”, posso dire con certezza che è in lui è scattato qualcosa quando si è svegliato e ha scoperto di essere così bello. Durante tutta il viaggio per risvegliare i saggi continuava a ripetere – quando ovviamente non era impegnato a ricordarmi di come io, sottoforma di Sheik, sembrassi una donna – che una persona così bella non avrebbe dovuto avere niente a che fare con questi problemi da persone mortali. Lo diceva scherzosamente, ma era chiaro che gli piaceva essere di bell’aspetto. A volte, nel bel mezzo di una battaglia, mi urlava che avrebbe dovuto stare con gli dei, non con enormi draghi sputafuoco.

Il numero di volte in cui lo avrei schiaffeggiato supera di gran lunga la quantità di rupie nascoste nella cripta del castello.

Comunque, ci sono stati anche dei momenti in cui perdeva la sua espressione arrogante e lasciava, solo per poco, che gli sfuggisse uno sguardo di vaga preoccupazione. Come quella volta in cui, nel villaggio Calbarico, fummo attaccati da Bongo Bongo. Lì era saltato di fronte a me per difendermi, ma per farlo si era ferito.

Vedere il suo viso perfetto un po’ ammaccato mi aveva fatto male, tanto quanto doveva aver fatto male a lui. Alla fine comunque mi ero arrabbiata lo stesso, perché quando l’avevo ringraziato e gli avevo fatto i complimenti per quanto fosse stato coraggioso, si era voltato e mi aveva sorriso, ancora una volta arrogante, e aveva detto che era ovvio che fosse coraggioso, avevo qualche dubbio, per caso?

Oppure quando gli avevo rivelato che non ero Sheik in realtà, ma Zelda, mi aveva guardato con un’espressione sorpresa, facendola però scomparire subito dopo e dicendo che ora capiva il motivo per cui ero così femminile nonostante fossi un uomo. Dato che era tardi ed ero stanchissima, per quella volta evitai di arrabbiarmi e fargli la predica, e penso sia stato da quel momento che abbia cominciato a pensare che fossi rigida.

Quel bastardo.

Oh, poi c’era stato anche il momento in cui Ganondorf mi aveva rapita e Link si era arrabbiato tantissimo. Suppongo non fosse abituato a perdere i propri compagni all’improvviso. Si era svegliato solo da pochi mesi e non aveva vissuto tutto il dolore e la tragedia avvenuti in quei sette anni. Non mi aspettavo che sarebbe venuto a salvarmi così in fretta, ma quando lo avevo visto varcare quella porta, coperto dal sangue degli scagnozzi di Ganondorf e con un’espressione omicida, ero stata felice di non averlo mandato a quel paese in precedenza. Link aveva ascoltato il discorso di Ganondorf in un silenzio atipico, e poi, quando aveva finalmente finito di parlare, gli aveva detto qualcosa che, a pensarci oggi, mi fa ancora sorridere, anche se non glielo confesserò mai: “Beh, c’è da dire che sei proprio un fallito.”

Aveva combattuto con una rabbia che non avevo mai visto prima. Sconfisse Ganondorf così velocemente che ancora oggi mi stupisco pensandoci. Non voglio illudermi credendo che il mio rapimento abbia in qualche modo alimentato quella sua furia, ma non credo che lo avrebbe sconfitto con la stessa fretta se Ganondorf non mi avesse portata via da lui. Quando Ganondorf era caduto in ginocchio, sputandogli il suo sangue in faccia, il maledetto Eroe del Tempo si era solo preoccupato di pulirsi la guancia con una faccia disgustata. Ganondorf si era infuriato per questo, perciò aveva spaccato tutte le finestre intorno a noi, investendo Link con una pioggia di schegge e vetri rotti che avevano tagliato la sua pelle perfetta e lo avevano fatto tentennare. Ma lui, per una volta, non si era preoccupato del suo aspetto, e non aveva commentato. Aveva solo assunto uno sguardo omicida, lasciando indietro la sua parte strafottente e trasformandosi in una macchina da guerra.

Quando poi il castello aveva cominciato a crollare, mi aveva seguita diligentemente e senza protestare, mantenendo un silenzio colmo di rabbia che in qualche modo mi aveva spaventata. Avevo dovuto chiudere gli occhi quando aveva cominciato a distruggere i nemici che si trovavano sulla nostra strada, dato che era così infuriato che li aveva ridotti in brandelli. Ricordo che a un certo punto aveva spezzato l’osso di uno Stalfos accanto a me, ferendomi il volto con una delle schegge che erano saltate via. Mi aveva guardato con aria assente e si era scusato senza troppo sentimento.

Non ricordo come avevo potuto pensare una cosa così disumana e innaturale, ma in realtà in quel momento avrei di gran lunga preferito il suo lato arrogante. Vederlo ferito aveva un certo effetto su di me. Ero preoccupata per lui.

Allora aveva afferrato la mia mano con la sua tutta sanguinante e appiccicosa, e mi aveva trascinata fuori. Avevamo corso fino a rimanere senza fiato. Dopo essere stato colpito e martoriato da schegge di pietra e mattoni – mi aveva protetta con il suo corpo più volte di quanto mi piaccia ammettere – eravamo finalmente usciti dalla fortezza. Ci eravamo fermati a guardarla crollare, quando lui si era girato verso di me, mi aveva rivolto un sorrisetto irritante e aveva chiesto: “Era preoccupazione quella che ho visto quando lo Stalfos mi ha colpito?”

Tutto il mio rispetto era improvvisamente sparito. L’avevo guardato con tutta la rabbia possibile e avevo messo il broncio. Naturalmente, non avevamo finito con Ganondorf. Mentre si trasformava in Ganon, Link era corso nel cerchio di fuoco, spingendomi indietro e dicendomi, brevemente, che quella era la sua battaglia e che io avevo fatto abbastanza. Era diventato di nuovo serio, e ricordo che quell’immagine di lui mi aveva provocato profonda ammirazione e, beh, affetto nei suoi confronti.

Quando Ganon gli aveva strappato la Spada Suprema dalle mani, gettandola via, mi ero sentita così preoccupata che avevo sussultato e tentato di raggiungerlo tra le macerie. Lui intanto aveva preso il martello continuando a combattere, anche se entrambi sapevamo bene che la Spada Suprema era un elemento chiave per sigillare Ganon fuori da questo mondo. Continuando a tenere il mostro occupato, mi aveva concesso un po’ di tempo per recuperare la spada e lanciargliela.

Quando Link l’aveva afferrata, continuando ad evitare i colpi di Ganondorf, e aveva continuato ad attaccarlo senza pietà, ero riuscita a vedere le profonde ferite provocate da quelle enormi lame. Il senso di colpa mi aveva assalita. Se solo non gli avessi lanciato l’ocarina anni fa… tutto quello che aveva passato, tutta la sua tristezza che ogni tanto lasciava trapelare dalla sua maschera di spavalderia, era colpa mia.

Avevo sentito la mia magia crescere dentro di me, e poi l’avevo incanalata verso Ganon per immobilizzarlo.

Link si era voltato verso di me alzando un sopracciglio. “Credo che sia frustrata. Pensi ci sia qualcosa che il mio corpo perfetto possa fare?” aveva detto a Navi. Gli avevo lanciato un’occhiataccia e gli avevo detto di infliggergli il colpo di grazia. Lui aveva obbedito, cosa che, alla luce delle nostre precedenti avventure, era stato un evento raro e insolito. Non è più successo in futuro, ad eccezione di una sola volta.

La volta in cui gli avevo chiesto di restituirmi l’ocarina.

Aveva obbedito, meraviglia delle meraviglie, ma dopo avergli spiegato quello che avevo intenzione di fare, si era lasciato prendere dal panico. Mi aveva appoggiato una mano sulla bocca – senza un minimo di delicatezza, si badi bene – e aveva detto: “Ma sei impazzita? Questo corpo mi ha dato così tanti privilegi! Sai quanto ho faticato per ottenere quella tessera di Gerudo onorario?”

Bene. Avevo spostato bruscamente la sua mano dalla mia faccia, commentando la sua perversione palesemente evidente. Mi aveva rivolto uno dei suoi sorrisetti provocanti e si era stretto nelle spalle.

Aveva detto che avrei potuto tenere l’ocarina, ma che avrei fatto meglio a non rimandarlo indietro.

È per questo che ho il suo braccio sulle spalle, in questo momento: perché, per una volta nella mia vita, ho fatto l’errore di obbedire all’Eroe del Tempo. Credo che l’unica ragione per cui l’abbia fatto è che, beh, non volevo mandarlo indietro. E credo che lui lo sappia.

Ovviamente, da quel momento crede che io abbia una sottospecie di cotta per lui, cosa che è talmente assurda che quasi mi offende. Per questo motivo ha preso a cercare di sedurmi. Io lo spingo sempre via perché è ovvio che non abbia una cotta per quel bastardo così bello e provocante, ma questo alimenta la sua insistenza nel chiamarmi continuamente “rigida”.

«Mi piace allenarmi» rispondo semplicemente al suo commento sulla mia presenza nei campi dei soldati.

«Non tanto quanto ti piace la mia compagnia» dice con semplicità, mentre cerca di trascinarmi verso una zona più appartata. Cerco di liberarmi principalmente per due motivi: uno, voglio veramente allenarmi con i soldati, e due, non mi fido di né di me stessa né di Link in una zona appartata.

Devo ammettere, a questo proposito, che la mia povera mente sola è piuttosto attratta dalle offerte e dalle promesse che continua a farmi. Di notte mi perseguita nei miei pensieri, e nonostante non sia io a cercarlo, non è che mi dispiaccia poi tanto stare con la mente proiettata su di lui. Perché, beh, ammetterò anche questo: Link mi fa venire voglia di spingerlo sulla schiena e cavalcarlo fino a quando non perde i sensi e la coscienza di se stesso.

Ma questo è tutto. Non è una cotta. È solo un uomo molto, molto bello che stuzzica una donna normale. A volte, mi sorprendo a chiedermi cosa succederebbe se gli lasciassi fare tutto quello che vuole con me. La mia ipotesi è che sarebbe piuttosto piacevole.

Sono rimasta in silenzio troppo a lungo. Link mi spara un sorriso, e anche se è ancora un ghigno, si è addolcito. «A che pensi?»

“A me sopra di te” mi rifiuto di dire. Arrossisco leggermente, ma lui se ne accorge comunque. Sorride.

«Oh, la mia principessa sta crescendo così in fretta?»

«Basta, Link» dico, e mi allontano da lui. Lui mi raggiunge, torna al mio fianco mantenendo il passo e sembrando indifferente.

«Adesso sono curioso però» dice furbamente. «Come potrei averti fatta arrabbiare quando ti ho semplicemente chiesto a cosa pensi? Spero vivamente che non sia un altro uomo. Non sarebbe carino, non trovi? Inoltre, sappiamo bene entrambi che sono il più bello di tutto il paese. Dubito che tu possa trovare qualcuno meglio di me come se fosse nien-» Oh, adesso è troppo!

«Link, dove sei stato nell’ultima settimana?»

Lui ferma il suo sproloquiare, guarda il cielo con aria pensierosa e dice: «Uhm… penso fosse Holodrum, stavolta.»

«Ah, Holodrum.»

«Sì» dice lui, felice di poter parlare ancora un altro po’ di se stesso. «Stavo consegnando un pacchetto di vitale importanza.»

«Davvero» dico con non poco interesse. «Beh, questo spiegherebbe il motivo per cui non puoi immaginare a chi stia realmente pensando in questo momento.»

Lui ride in tono canzonatorio. «Oh, Zelda, povera innocente. Lo so che sono io quello a cui continui a pensare.»

Eccolo con le sue manie di protagonismo. Afferro l’occasione per distruggergli quel pensiero stupido.

«A dir la verità, Link, c’è un principe piuttosto bello che è venuto a far visita a palazzo questa settimana.»

I suoi occhi si tingono di una luce competitiva e anche di qualcosa di più serio – non troppo, comunque. Ok, è in trappola. Ora devo solo chiuderlo e fargli ammettere la sconfitta. «Ah, un bel principe, eh?» dice sguainando la spada e porgendomi uno dei suoi pugnali. Potrebbe sembrare una lotta sleale, ma in realtà nessuno dei due ha mai vinto una partita contro l’altro, dato che finiscono sempre in parità.

Lui attacca per primo. Io mi scanso e blocco l’affondo tenendo il pugnale all’indietro.

«Sì» sussurro. «È alto, bello e misterioso. Proprio il tipico cavaliere in armatura scintillante.»

Link solleva un sopracciglio. Affonda un altro colpo, ma lo paro di nuovo. Questa volta cerco di attaccarlo io da dietro, ma lui prevede la mia mossa e si allontana di pochissimo, quanto basta per farmi mancare l’obiettivo. Sa come combatto, ma io so prevedere quello che ha intenzione di fare.

«Non sapevo ti piacesse il tipo» dice. «Ma lo terrò a mente.»

«Gli piace la poesia.»

Link scoppia a ridere. Hm. Avevo dimenticato che sa quanto io odi la poesia. Faccio un salto per colpirlo alla gola, e lui mi blocca senza il minimo sforzo.

«Non sei convincente» dice mentre mi spinge indietro.

«Ha le mie stesse idee politiche. Mio padre pensa che saremmo una bella coppia.»

Link aggrotta la fronte. Un altro passo nella mia trappola. Gli concedo un affondo, lo schivo facendogli perdere l’attenzione e punto il pugnale al cuore. Blocca il colpo con meno velocità del solito, ma la sua forza non è per niente diminuita. Non l’ho ancora convinto del tutto.

«Una bella coppia?» chiede.

«È elegante, conosce le buone maniere.»

Ride di nuovo, ma gli manca un po’ il fiato. Ognuno sta faticando per trovare le debolezze dell’altro.

«Mi ha baciato la mano per salutarmi, e non mi ha disgustata.»

Link si acciglia, affonda la spada ma io mi abbasso e rotolo verso le sue gambe. Cerca di colpirmi, ma mi manca nuovamente. Mi sposto dietro di lui e gli porto il pugnale sotto il mento.

«Non ti ha disgustata?» Mi sono tenuta quest’elemento per la fine. Non conosce il mio approccio con i dignitari stranieri, quindi non sa come un bacio sia una cosa che fanno tutti. Di solito è abituato a sentirmi lamentare di ogni contendente.

«Oh, certo che no. Anzi, è stato bellissimo. Mi ha fatto salire i brividi lungo la schiena. Poi mi ha chiesto di fare una passeggiata, e ho scoperto che è un uomo molto interessante e acculturato.»

«…Davvero?» Link non suona del tutto convinto. Cerca di colpirmi allo stomaco con l’elsa della spada, ma io mi sono già spostata. Lo attacco io stavolta e lui fa un piccolo salto all’indietro. Conosce la portata del mio braccio.

«Davvero» dico. «Ma è molto modesto a riguardo. È chiaramente uno studioso, anche se si rifiuta di dirmi di più. È intrigante.»

Link aggrotta di nuovo la fronte, e dice: «Perché un uomo che ti nasconde qualcosa dovrebbe interessarti? Pensavo preferissi qualcuno di onesto.» La sua maschera sta scivolando. Appena se ne rende conto, con un colpo di spada un po’ altalenante che smentisce le sue parole, aggiunge: «Inoltre, nessuno potrebbe mai essere migliore di me.» Mi aspettavo che tornasse di nuovo tra le sue mura di presunzione, così gioco la mia ultima carta, quella che so per certo lo ferirà e distruggerà ogni sua difesa. «È incredibilmente ricco.»

La sua spada vacilla mentre cerca di colpirmi, e poi cade. Appena la punta tocca il suolo, Link mi guarda con occhi attoniti e spalancati. Stiamo fermi a guardarci, senza fiato, e Link non dice una parola. Sembra che stia cercando di impedire che vengano fuori.

«Link?» chiedo dolcemente.

Non dice niente. I suoi occhi stanno cercando di leggere i miei, la sua bocca si apre e si chiude, il suo petto si alza e si abbassa respirando, ma nulla esce fuori dalle sue labbra stranamente silenziose.

«Ricco?» gracchia all’improvviso. «Incredibilmente?»

Annuisco. Lui rinfodera la spada, e io il mio pugnale.

«Beh» esordisce all’improvviso, «quando hai intenzione di sposarlo?»

Lo guardo sorpresa. Non credo si sia reso conto che questo principe non esiste.

Continua a parlare anche se non gli ho ancora risposto. «È un peccato, davvero, specialmente con tutti quei soldi che sto raccogliendo ultimamente.» La sua zona sicura è appesa a un filo. Guarda il cielo, senza incrociare il mio sguardo. Non pensare che non l’abbia notato.

«Mi… dispiace?» chiedo, perché non ho davvero idea di cosa stia parlando.

Lui fa un sorriso forzato, e con una sorta di finto tono scherzoso, dice: «Beh, lo sai. Devi sposare un uomo ricco e con un qualche titolo, no? Quindi ultimamente ho lavorato ore extra e ho fatto qualche lavoretto in più per risparmiare un po’ di soldi, contando sul mio nome di Eroe del Tempo per soddisfare il secondo criterio.»

Cosa?

«Ma perché dovresti fare una cosa del genere?»

Ride, ora, e sento la sua sicurezza fare ritorno. Si sposta i capelli dagli occhi, mi guarda e dice: «Sei più lenta del solito, Zelda.»

La prendo come un’offesa, e lui lo nota. Mi dà un colpetto sulla fronte, io squittisco. Come osa guardarmi così dall’alto in basso?

Prendendomi il mento tra le dita dice, lentamente, come se non fossi abbastanza intelligente: «Ti sto solo avvertendo.» Sorride. «Non pensare neanche per un minuto che abbia creduto a questa sceneggiata dell’ “amo questo principe”. So che sei perdutamente innamorata di me, principessa. E, dato che non sono il tipo che delude le persone, ho tutte le intenzioni di fare abbastanza soldi per potermi permettere di diventare uno dei tuoi pretendenti.»

Spalanco gli occhi sconvolta. Gli lancio un’occhiataccia, anche se sembra non servire a fargli abbassare quella maledetta cresta. «Devi essere davvero pazzo, per immaginare come funzioni il mio cuore.»

Ride. «Io non immagino, Zelda. Io so. Ora, chiamiamo questo primo incontro un pareggio e sfidiamoci al poligono di tiro, che ne dici?»

Si allontana, ma io rimango ferma.

«Non ho mai detto che ti amo.»

Si gira a guardarmi. Sta in silenzio per un po’, poi sospira. Torna indietro verso di me. «Pensavo che questa discussione fosse chiusa.»

«Beh» dico, «non lo è.»

Lui sospira di nuovo e scuote la testa. Quanto mi fa venire i nervi.

«Zelda» dice con tono grave, «non essere infantile. È ridicolo.»

«Io? Infantile?» esclamo. «Beh, senti chi parla.»

Porta di nuovo il braccio sulle mie spalle, e si appoggia in modo che il suo viso sia vicino alla mia guancia. Si gira quel tanto che basta per potermi sussurrare nell’orecchio. «So che mi desideri. Te lo leggo negli occhi. Il modo in cui ti allontani sempre da me, il modo in cui cerchi di evitarmi la maggior parte del tempo, il modo in cui mi guardi durante i banchetti, il modo in cui cerchi di superarmi in qualsiasi cosa, il modo in cui ti chiudi nella libreria solo per guardare dalla finestra che dà sui campi di allenamento quando ci sono io, il modo in cui ti arrabbi quando me ne vado, il modo in cui ti preoccupi quando torno. Zelda, basta fingere. Dovresti saperlo meglio di me.» Sorride, sfiorando con il naso la zona dietro il mio orecchio. «Il tuo sopracciglio destro si alza quando menti.»

“Cosa?” penso, e mi sento accaldata. Ha ragione, quel piccolo bastardo.

Non potrò mai ammetterlo, però.

«Poligono di tiro» dico. «Il vincitore sceglie il proprio premio.»

«Tesoro» dice Link sorridendo, sicuro di sé. «Alzare la posta mi fa solo venire voglia di impegnarmi di più.» Comincia a camminare con disinvoltura verso la zona di tiro con l’arco. «Non chiamarmi tesoro» dico digrignando i denti. Sa che odio quei nomignoli ridicoli. Li usa appositamente per farmi innervosire.

«Va bene allora, la smetto.» Prende l’arco e la faretra da dove sono appoggiati al muro. «Ok, giochiamo pulito. Tu hai cinque colpi, e io tre.»

«Link…» comincio, avvertendolo.

«Zelda» risponde con un sorriso paziente, «ho sconfitto i Grandi Poe e ho conseguito la pratica di tiro con l’arco delle Gerudo. Sono uno dei migliori, se non il migliore arciere di Hyrule. E Labrynna» aggiunge successivamente, ripensandoci e ricordando i suoi campionati. «Ti sto solo dando una minuscola possibilità di battermi.»

Gli sorrido. «Vedremo se riesci a non spararti da solo, eroe.»

Si inchina, invitandomi ad iniziare. «Cominciamo.»

Mi fermo dietro la linea bianca disegnata per terra. Distendo i muscoli delle braccia e strizzo gli occhi verso il bersaglio. Link ha scelto quello di difficoltà media. È stato corretto. «Il centro vale cinquanta punti. La zona rossa venti, quella bianca dieci e l’altra rossa all’esterno cinque. Le frecce rotte o cadute non valgono» dichiaro. «Se vinco, sposo il primo uomo decente che bussa alla mia porta. Se vinci… beh, decidi tu.»

Link perde improvvisamente il sorriso. Mi fissa. «Il primo uomo che– Ma…!»

«Immagino dovrai evitare di perdere» gli rispondo semplicemente mentre incocco la prima freccia. Miro con attenzione e rilascio la corda. Quella si tende, inviando la freccia che percorre un arco lungo e basso. Per fortuna, colpisce l’esatto centro.

Link annuisce con ammirazione. «Guarda un po’. La tua mira è migliorata dall’ultima volta. Ah beh, pazienza.»

Incocca una freccia, tira la corda con un movimento rapido, prende la mira e la rilascia, il tutto in meno di un secondo. Si conficca così vicina alla mia che le provoca una grande crepa sul legno.

Lui si imbroncia, piega la testa di lato e dice: «Beh, sarebbe potuta andare meglio.»

Ho una gran voglia di urlargli. Invece tiro la corda del mio arco, e lancio un’altra freccia.

Colpisce solo leggermente a lato del mio colpo precedente, sul bordo, appena all’interno del centro. Bene. Non è stato un colpo perfetto, ma sono comunque altri cinquanta punti. Link sorride con un sopracciglio alzato. È incredibilmente bello sotto il sole accecante. Oh Dee, perché deve essere così attraente ma allo stesso tempo un tale idiota? È ingiusto e crudele. «Qualcosa l’ha distratta, mia grazia? L’ultimo era un po’ fuori.»

Ho un po’ paura che Link abbia dormito durante quelle lezioni di etichetta per cavalieri, in fondo. Non è un segreto che abbia stregato la vecchia direttrice con la sua bellezza, anche se non c’è dubbio che abbia eccelso in ogni test finale – ovviamente senza l’aiuto di nessuna direttrice incantata.

Ma dove diavolo era quando gli hanno insegnato a non chiamare qualcuno della famiglia reale con un possessivo alla prima persona singolare?

Ignoro la sensazione di calore che si diffonde nel mio corpo ogni volta che mi parla. Per Din, uno potrebbe pure pensare che ho effettivamente una cotta per lui.

Prende un’altra freccia e la carica. Questa volta, però, sembra mirare più a lungo, gli occhi socchiusi e lo sguardo focalizzato sull’obiettivo. Sono un po’ sorpresa di scoprire che sta cercando di far andare perfettamente a segno ogni colpo.

Ho difficoltà a credere che stia prendendo sul serio questa cosa. L’unica volta in cui l’ho visto così era durante la sua battaglia con Ganondorf! Penserà a me come suo nuovo acerrimo nemico?

Sono così occupata a pensare al suo cambiamento di atteggiamento – e ad ammirare il modo in cui la luce del sole rende il suo viso già perfetto un dono degli dei – che non mi accorgo che la sua freccia ha appena distrutto la mia in tre pezzi, grazie alla potenza del suo tiro.

Come osa! Strapparmi cinquanta punti in quel modo! E dal momento che la sua freccia è ancora ben piantata nel centro, se li tiene lui! Sono cinquanta punti dietro di lui adesso! Si asciuga la fronte e si gira a guardarmi, ogni traccia di serietà andata. Dopo aver fatto un sorrisetto indica con un cenno la mia freccia fatta pezzi che ora stanno a terra. «Che ne dici?»

«Se è questo il modo in cui tratti i tuoi avversari» rispondo seccamente, «è un miracolo che tu non sia ancora stato assassinato.»

Lui ride. La sua risata mi fa venir voglia di trascinarlo dietro un fienile e– beh, ho già parlato di intenzioni come quelle, e non gliene concederò altre, né a lui né alla mia mente perversa.

«Zelda» dice con voce roca, suonando come un amante difficilmente sazio. «Dubito di averti sconvolta così tanto. Non perdere le speranze. Potresti ancora battermi.»

Lo guardo male e incocco un’altra freccia. Lo vedo, con la coda dell’occhio, mettere giù il suo arco e avvicinarsi a me. Prima di potermi concentrare almeno un po’, mi raggiunge e mi appoggia le mani sulle braccia. Il suo tocco mi fa battere forte il cuore, quasi dolorosamente, e le mie gambe sotto di me tremano e le sento cedere. La semplice sensazione del suo calore mi fa desiderare averlo solo per me.

Oh, Dee.

Lo ammetto.

È esattamente come dice lui. Sono cotta.

Voglio lasciare che conosca tutto di me, corpo e mente, meglio di chiunque altro. Mi fa paura quand’è arrabbiato, è impossibile da capire, è troppo sicuro di sé ed è inappropriato, però è così affidabile, mai violento, ha una mentalità aperta, si prende sempre cura di me e per Din! Basta solo vedere cosa mi fa un suo semplice tocco!

La sua voce nel mio orecchio è abbastanza per farmi sentire debole.

Sta facendo uso di quella stessa voce proprio adesso, con il viso nell’incavo del mio collo, mentre di proposito – lo sa cosa mi fa, quel bastardo – e in maniera terribilmente seducente, dice: «Se vuoi raggiungermi, dovrai usare i tuoi ultimi tre colpi per raccogliere abbastanza punti da superare i centocinquanta. Un altro centinaio intero, principessa. Questo è l’unico modo per avere la vittoria.»

Devo raccogliere tutte le mie forze prima di poter dire, non senza un tremolio nella mia voce, «In questo caso, ti prego di allontanarti un po’ in modo da lasciarmi muovere bene.» Le sue mani mi stringono lievemente le braccia. Non riesco a vedergli il viso, ma posso sentire la sua tensione. Che abbia finalmente realizzato che lo sconfiggerò?

Alzo il mio arco per puntare ancora una volta, ma sono ostacolata dalla sua presenza immobile.

«Link» dico, il più freddamente possibile.

«Non far caso a me» dice lui, facendo finalmente un passo indietro. Anche sotto il sole caldissimo, sento improvvisamente freddo.

Miro con attenzione. Si è sicuramente allontanato, adesso. Lo vedo dall’altro lato, vicino ai bersagli, a qualche passo da me. Mi guarda con un’espressione indecifrabile sul volto. Cerco di non perdere la concentrazione, quindi guardo di nuovo verso l’obiettivo.

Un movimento che intravedo con la coda dell’occhio riporta però la mia attenzione su di lui. Fa un lungo sospiro e comincia a togliersi la tunica. La tira su fino a sopra le spalle e se la sfila con un movimento rapido. Ruota le spalle larghe e quadrate, appallottola i vestiti, li lancia a terra nel prato accanto a lui e infila le mani nelle tasche dei suoi pantaloni sbiaditi e grossolani.

Forse è solo un’impressione, ma credo che il sole si stia vendicando.

Oh, Dee. È perfetto. Lo sapevo già che fosse così in forma, ma l’avevo solo sentito dire. Vederlo con i propri occhi è tutta un’altra cosa.

Sento che il mio braccio non riesce più a mantenere la posizione, e improvvisamente lascio andare. Giro la testa appena in tempo per vedere la freccia conficcarsi nel bersaglio. E mancare il centro con un ampio margine.

Dannazione!

Link strizza gli occhi, guardandomi e fingendo di essere sorpreso ma allo stesso tempo compiaciuto. È tutta colpa sua, anche se non posso accusarlo. Ammettere che mi ha distratta sarebbe come dargliela vinta.

«È stata un po’ deludente come performance» mi dice da lontano. «Solo venti punti? Dovrai fare di meglio se vuoi battermi.»

Ah si? Bene. Per dispetto, prendo un’altra freccia e, mirando, la scocco colpendo l’esatto centro. Link spalanca gli occhi, alza un braccio e mi indica con uno sguardo esterrefatto. «Ehi, non vale! Quello doveva essere il mio tiro!»

Lo guardo compiaciuta. È stato davvero un ottimo tiro.

«Solo altri trenta punti, Link» gli dico. «Posso farcela tranquillamente.»

Link tace, sorprendendomi alquanto. È un evento piuttosto raro. Immagino che in questo momento il suo cervello stia lavorando per calcolare le possibilità di vittoria, e a quanto pare ha raggiunto la mia stessa conclusione: per vincere, nel prossimo colpo dovrò fare cinquanta punti pieni.

Gli sorrido dolcemente. «Ti va di lanciare la tua ultima freccia?»

Non mi risponde, limitandosi a prendere la mira e sparare. Come previsto, colpisce il centro perfetto, la freccia incastrata contro la punta della mia, come in un bacio metallico. Stringendosi nelle spalle e con aria di sconfitta, dice: «È un vero peccato che non si possa mirare a un punteggio più alto del centro.» Si gira verso di me. «Vediamo di finire questo piccolo torneo.»

Prendo l’ultima freccia dalla faretra e la posiziono con cautela. Vedo Link, bellissimo come al solito, mentre cammina avanti e indietro dall’altro lato del campo, avvicinandosi sempre di più a me.

Ho un brutto presentimento.

Mi concentro sull’obbiettivo fino a quando mi rendo conto che è proprio dietro di me.

«Non mancarlo» sussurra. Mi sorprende che tutt’a un tratto desideri perdere. È piuttosto… insolito. Fa una pausa, poi aggiunge: «Troverò un modo per averti.»

Lo dice con una semplicità disarmante, e senza un minimo di arroganza. È come se stesse solo facendo una promessa precisa, che non avrà difficoltà a mantenere.

«Non distrarmi» lo avverto, senza spostare lo sguardo dal bersaglio.

«Il tempo vola, eh?» osserva, senza badare a quello che ho detto. «I soldati sono già dentro a mangiare. Siamo tutti soli.»

Non posso far altro di notare che è vero. Il cortile fino a un attimo fa era piuttosto movimentato, ma adesso è talmente silenzioso che riesco a sentire il soffio del vento, che sposta i fili d’erba e solleva le foglie.

«Questo posto è piuttosto isolato, non ti pare?» commenta Link. Ecco che torna il familiare tono provocante. «Nessuno immaginerebbe mai cosa possa essere successo qui.» «Cosa stai insinuando, Link? Preferiresti uccidermi piuttosto che perdere e stai apprezzando come questo posto sia appropriato per un omicidio?» Parlo senza perdere la mira. «Non ucciderti, Zelda» dice in un sospiro rauco e peccaminosamente allettante.

«Ricordati che sono una principessa» dico in tono severo per mascherare il mio disagio.

«Sciocchezze. Per me sei sempre Zelda.»

«Non potresti nemmeno permetterti di parlarmi in questo modo. Non sarebbe adatto a un re, se mai dovessi diventarlo.»

Non dice niente.

«Non è il titolo di re che voglio» conclude dopo un po’. Mi tocca delicatamente la base della schiena. Sussulto, non aspettandomi quel movimento. Mi mette un braccio attorno alla vita, per poi sussurrarmi sul collo: «Quello che voglio è passare tutta la vita con te.»

Mi trema la voce mentre cerco di tenere la freccia tirata e il corpo vigile. «Lasciami andare, e continua a ricordarti che sono una principessa.»

C’è una pausa lunghissima, ma alla fine cede e mi lascia. Mi preparo a sparare, ma con la coda dell’occhio lo vedo chinarsi e raccogliere le sue cose. Non mi sta neanche guardando, non sembra nemmeno curioso di sapere se vincerà o meno. Raccoglie semplicemente le sue cose…

…E comincia ad allontanarsi, le spalle leggermente piegate, come se stesse portando un peso enorme.

Forse in un altro momento ne sarei stata felice. Avrebbe voluto dire che si era arreso almeno per oggi, anche se sarebbe tornato ancora più arrogante di prima.

C’è un vecchio detto Hylian che dice: “Rifiutando un regalo fatto con il cuore, rifiuti sia il regalo che il cuore stesso.”

In questo istante, mi sento come la donna più cattiva e spietata del mondo.

La mia mano lascia andare la freccia, che colpisce la zona da dieci punti con un rumore sordo.

Il suono fa irrigidire Link, girato dall’altra parte. «Ho perso» dice rassegnato, nonostante non abbia dato nemmeno un’occhiata al mio ultimo colpo. È stranamente tranquillo. «Quindi sceglierai qualcun altro, dopotutto.»

La mia voce è debole mentre pronuncio il punteggio finale. «Tu hai segnato centocinquanta punti. Io ne ho segnati… centotrenta.»

Si ferma di botto, e si gira lentamente verso di me.

Sposta lo sguardo sul bersaglio, contando velocemente il totale. Poi mi guarda, scioccato. E il suo volto, come immaginavo, viene diviso a metà da un enorme sorriso. Sono pronta al peggio. Credo che sarò derisa, che Link comincerà ad auto compiacersi, a vantarsi, a ballare, cantare, innervosirmi, elencare una lista infinita delle sue condizioni di vittoria e quant’altro per farmi vergognare.

Ma non fa niente di tutto ciò.

«Ora che abbiamo stabilito che ti distraggo molto più di quanto tu possa ammettere, non potremmo semplicemente sposarci per eliminare queste tue reazioni fastidiose provocate dalla tua cotta segreta per me?»

Scuoto la testa, abbasso l’arco e comincio ad allontanarmi. «Quando riuscirai a rimanere serio per almeno un minuto, ti ascolterò.»

«Un bacio» dice all’improvviso.

Lo dice con semplicità, e la sua voce mi raggiunge tra l’aria calda e asciutta. Strabuzzo gli occhi e guardo verso di lui. Lo vedo lì, in piedi, mentre aspetta a torso nudo e con le mani di nuovo affondate dentro le tasche, le sue cose per terra accanto a lui e i suoi occhi così blu che potrebbero confondersi con il cielo.

Una parte di me sa che è una trappola.

Ma l’altra parte sta urlando che non sarà poi tanto male baciare le labbra di quel bastardo così bello.

Probabilmente sono diventata completamente pazza, perché mi giro e torno lentamente indietro da lui. Sembra rilassato come sempre mentre mi aspetta senza muoversi di un passo. Una volta che gli sono davanti, mi guarda e mi chiede: «Me lo concederai, un bacio?»

Quella semplice domanda è abbastanza per mandarmi il cuore e lo stomaco in un turbinio.

Prima che possa rispondergli, si china verso di me e preme dolcemente le sue labbra sulle mie. Subito dopo appoggia le dita sulla mia spalla e stringe leggermente per tenermi ferma, facendomi sentire un fuoco che irradia da quel punto. Alzo il braccio e lo avvolgo intorno al suo collo, appoggiando il palmo della mia mano sulla sua pelle abbronzata e sentendola bruciare. Le mie dita cercano la sua nuca, e appena la trovano le faccio passare tra i capelli corti che crescono lì. La pressione che sente dietro il collo, insieme alla mia carezza, lo fa sorridere e rilasciare un respiro profondo dal naso, premendo con più insistenza le labbra contro le mie.

Quasi non mi controllo. Devo ammettere di aver già baciato Link una volta, quando eravamo bambini, molto tempo prima che entrasse nel Tempio del Tempo. Era più di un semplice grazie, ma lui non ne era sembrato troppo entusiasta. Ragazzi!

Questo, però, è totalmente diverso. È come se Link fosse stato dotato di qualsiasi tipo di talento durante i sette anni nella Camera dei Saggi, inclusa la capacità di far impazzire di desiderio qualsiasi donna.

Dopo un po’, cautamente, si stacca da me, mantenendo comunque le labbra vicine alle mie. I suoi occhi sono ancora più blu visti da vicino. Sorride dolcemente, senza arroganza, senza aria di sufficienza, senza quella sua aria perennemente divertita. Sorride. E questo lo fa sembrare incredibilmente gentile.

«Vorrai sposarmi, quando sarà il momento?»

Alzo un sopracciglio. «Hai già avuto il tuo premio, e io ho concluso l’affare. Se vuoi, dovrai di nuovo vincere contro di me.»

«Non sto giocando niente. Sto solo chiedendo un favore.»

Lo guardo sorpresa. «Un favore? Da quando chiedi favori?»

«Non l’ho mai fatto prima. Sto pregando che funzioni nonostante ciò.»

Mi fermo. Forse dovrei confessargli che aspetterei anche una vita per avere un altro bacio come quello.

O forse potrei solo sorridere, sciogliere l’abbraccio e andarmene.

Mentre cammino verso le porte del castello, Link sembra scioccato e non completamente sicuro sul da farsi. Ma non deve preoccuparsi, davvero.

«C’è un eroe piuttosto bello che è venuto a far visita a palazzo questa settimana» gli dico.

Link fa un sorrisetto, raccoglie le sue cose e comincia a seguirmi.

«Ah, un bell’eroe, eh?»

«Sì» sorrido. «Alto, biondo e bello. Il tipico cavaliere in armatura scintillante.»

«Ho sempre saputo che era il tuo tipo» risponde lui, allungando il passo per arrivare al mio fianco.

«Non gli piace la poesia.»

«È un uomo sensibile» commenta con tono grave.

«Ha le mie stesse idee politiche» dichiaro, per poi aggiungere, in tutta onestà: «Mio padre pensa che saremmo una bella coppia.»

«Una bella coppia?» chiede con un tono sollevato. «Sul serio?»

«È poco elegante la maggior parte del tempo, ma conosce anche le buone maniere, se ne ha bisogno.»

Scoppia a ridere, annuendo ogni tanto, come se stesse ammettendo che ho ragione.

«Mi ha baciata oggi, e non mi ha disgustata.»

«Non ti ha disgustata?» Solleva un sopracciglio e mi fissa intensamente, per farmi ammettere la verità.

«In realtà, no. Anzi, è stato bellissimo. Mi ha fatto salire i brividi lungo la schiena, e non mi sono mai sentita così prima d’ora.»

«Interessante» dice Link, con evidente orgoglio.

«Si potrebbe dire così, sì» concordo. «Anche se so che non mi farà mai dimenticare che l’ho detto.»

«Hai assolutamente ragione.» Link annuisce vigorosamente. «Mi assicurerò che sia ben stampato nella tua mente.»

Ci avviciniamo sempre di più al castello, mentre Link continua il suo sproloquiare. Sembra che sia tornato quello di sempre. Quell’asino. «Dì, Zelda, ora che abbiamo concordato che mi sposerai, potresti smetterla di farti supplicare per un bacio? Insomma, è evidente che tu sia disperatamente innamorata, e sappiamo entrambi che non troverai mai qualcuno come me…»




Autrice: Questo è tutto per Straight Shooter. Ripeto che questa è una delle opere che non ho annunciato nel mio profilo, e che è una oneshot, pertanto non ci sarà nessun prequel o capitolo seguente.

Devo dire che il tono di Zelda in questa oneshot rasenta la crudeltà nei confronti di Link. Però credo che nessuno sarebbe stato capace di rimanere paziente con l'atteggiamento arrogante di cui Link si vanta all'inizio, quindi immagino sia giustificato.

È divertente cimentarsi nella personalità di personaggi senza voce. Cambia totalmente il mondo in cui si evolvono. Cambiano le interazioni che hanno con gli altri, insieme alle proprie percezioni delle cose. È davvero un ottimo esercizio.

Comunque. Se volete recensite, oppure scrivete anche qualcosa di stupido che vi piacerebbe condividere, come per esempio un'inspiegabile dipendenza dal gelato al biscotto, come la mia. (Hmm, biscotti.)

Con amore,
CM



Traduttrice: Nient'altro da dire; spero solo che abbiate apprezzato e, se ve la cavate un pochino con l'inglese, vi consiglio con tutto il cuore di fare un salto nel suo profilo e di leggere le sue altre fanfiction. Ci sono un sacco di Zelink, promesso.

Sperando di risentirci presto,
Nopheam

   
 
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