Bruce spostò lo sguardo su Tony, tirandosi su gli occhiali sul naso.
“Non sarebbe più semplice”, disse, “cercare un modo per eliminarlo?”.
Tony voltò il capo, aggrottò la fronte stringendo i fogli con una mano, gli occhi arrossati e incavati in occhiaie spesse due dita.
“Chi?” chiese.
Bruce sospirò, incassando il capo tra le spalle ricurve.
“Lui. L'Altro”, rispose, “perché vuoi tenerlo in vita?”.
Tony spinse la sedia facendo scivolare le ruote sul pavimento fino alla postazione di Bruce, si poggiò con i gomiti al tavolo e si sporse verso di lui socchiudendo gli occhi castani.
“Non sarai geloso, vero?”.
Bruce strinse le labbra, scostandosi di due passi con la sedia, sfilò gli occhiali e massaggiò la fronte con due dita.
“Preoccupato”, corresse, “L'Altro è una minaccia e tu fai di tutto per tutelarlo”.
Tony scrollò le spalle, si avvicinò nuovamente e gli passò un braccio attorno alle spalle, attirandolo a sé.
“Solo perché il Bestione fa di tutto per tutelare me”.
Bruce gemette frustrato, lo scostò e sospirò.
“Alle volte mi chiedo seriamente chi tu preferisca”.
Tony sorrise smagliante, allargò le braccia e si gettò di peso contro lo schienale della sedia.
“Lui!”, esclamò, “almeno non passa circa quattro ore e cinquantasei minuti al giorno chiedendosi chi sia il mio migliore amico!”.
Bruce arricciò il labbro, sospirò e si pulì gli occhiali con il camice, li infilò e passò la mano tra i capelli.
“Sono serio, Tony” si lamentò.
Tony sorrise, si alzò e gli poggiò le mani sulle gambe abbassandosi.
“Quello che non capisci”, disse, “è che per me non c'è differenza”.
Bruce deglutì arrossendo, sentì il battito cardiaco accelerare e tirò indietro il capo. Tony gli baciò il naso, sogghignò.
“Io vi amo entrambi”.