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Autore: Hamartia    18/09/2015    1 recensioni
«A causa di questo buio tutto assume un'atmosfera tetra, le sagome perdono spessore, assumendo forme dai contorni indefiniti. Se non li osservo attentamente, con la coda dell'occhio ho la sensazione che si muovano e che mi osservino, come demoni che aspettano il passaggio di uno sventurato per rapirlo e portarselo in un mondo di incubi perpetui.»
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi Gialli

 
Mi sveglio di soprassalto. Ho gli occhi aperti ma il buio tutto intorno non mi permette di vedere nulla. Sono distesa su un letto, sopra le coperte. Forse ho fatto un pisolino pomeridiano che è durato troppo.
Gli occhi cominciano ad abituarsi all'oscurità e riconosco il grande guardaroba sulla destra, lo specchio sulla sinistra, il ritratto di quando ero piccola e la foto del giorno del matrimonio di mamma e papà sulla parete di fronte. La camera dei miei genitori.
Mi volto verso sinistra e noto la luce proveniente dal soggiorno che passa attraverso la porta socchiusa della camera. Era forse già ora di cena? O forse tardo pomeriggio, il momento giusto per uno spuntino.
Le sveglie elettroniche sui comodini ai lati del letto segnano uno 00:00 lampeggiante. Ci sarà stato un black-out e di certo la mamma non ha voluto disturbare il mio sonnellino per sistemare l'ora.
Mi alzo dal letto per andare in soggiorno. La mente è ancora annebbiata dal sonno poiché non ricordo il motivo per cui indosso un vestitino pomposo rosa e rosso tutto pizzi e merletti. Probabilmente abbiamo avuto ospiti. Tra un momento ricorderò sicuramente.
Entro nel soggiorno, dove vengo accolta dal profumo di caffè; il lampadario che sovrasta la grande tavola rotonda illumina tutta la stanza e quasi acceca i miei occhietti, ancora mezzi incollati dal sonno. Sopra la tavola ci sono due tazze piene di caffè fumante, appena fatto, ma nessuno è seduto a gustarsi quella meravigliosa bevanda calda.
Lo stesso vale per la cucina: luce accesa ma di mamma o papà neanche l'ombra. L'orologio sulla parete è fermo, entrambe le lancette sul 12. Fuori è buio ma non può essere mezzanotte. Non capisco cosa stia succedendo.
Mi incammino verso la porta. Voglio andare al piano terra, dove abitano i miei nonni, di certo loro una spiegazione me la daranno. Scendo le scale in fretta, attraverso il portico ed entro senza bussare. Nessuno. Non c'è nessuno nel soggiorno, nessuno in cucina o nelle camere, nessuno in bagno. Dove sono tutti?
Il panico arriva, improvviso. Il mio piccolo cuoricino batte come non mai, il respiro affannoso, forse per aver fatto le scale di corsa o forse per la paura, probabilmente per entrambe le cose. Guardo le mie manine, così piccole e pallide, cominciano a congelarsi e ha sudare freddo.
Devo provare a chiamare qualcuno, magari mi hanno solo fatto uno scherzo e sono tutti nascosti da qualche parte: «Mammaaa!!! Papààà!!! Nonnooo!!! Nonnaaa!!!», la mia boccuccia articola le parole alla perfezione, ogni vocale e consonante, ogni sillaba, ma nessun suono ne fuoriesce. Non riesco ad urlare.
È come se qualcuno mi avesse strappato le corde vocali nel sonno o, per magia, le avesse fatte sparire. Mi stringo la gola con entrambe le mani, apro la bocca ma la voce non vuole uscire, rimane bloccata lì a soffocarmi nell'angoscia.
La mia ultima possibilità di uscire da quest'incubo è la casa degli zii. Almeno lì qualcuno dovrà pur esserci.
Mi giro di scatto e corro in giardino, attraverso il cancelletto di ferro e qui inizia il sentiero. Non l'ho mai percorso di sera, e forse un motivo c'era: nessuna illuminazione, attrezzi lasciati per terra, macchine agricole.
A causa di questo buio tutto assume un'atmosfera tetra, le sagome perdono spessore, assumendo forme dai contorni indefiniti. Se non li osservo attentamente, con la coda dell'occhio ho la sensazione che si muovano e che mi osservino, come demoni che aspettano il passaggio di uno sventurato per rapirlo e portarselo in un mondo di incubi perpetui.
Continuo a percorrere il sentiero di sassi che, in questo innaturale silenzio, fanno un rumore quasi assordante al contatto con le mie scarpine rosa. Finalmente! Ecco la casa degli zii. Prima di trovare l'entrata principale bisogna passare davanti al garage che è sempre aperto e pieno di attrezzi da contadino antiquati e arrugginiti.
Qualcosa all'interno di esso cattura la mia attenzione. Sopra il ceppo di legno che mio zio usa come sgabello c'è un fagotto nero e alto. Sembra qualcosa di vivo, come se qualcuno si fosse rannicchiato all'interno di un mantello scuro per proteggersi dai pericoli in agguato nel buio. Mi avvicino.
Più accorcio la distanza da quella specie di involto, più mi accorgo di quanto è grande e dopo pochi passi sovrasta la mia statura di bambina. Ora gli sono di fronte e noto un movimento: quello che sembra un mantello si apre leggermente, rivelando due enormi occhi gialli. Sono spaventata ma incuriosita allo stesso tempo.
Non riesco più a muovermi, quegli occhi gialli mi tengono incollata a loro. Voglio vedere cosa succede.
Il mantello si apre sempre più fino a rivelare la sua vera forma: si spalancano due immense ali nere con, ai bordi, qualche piuma colorata dei toni dell'arcobaleno. Il resto del corpo di quella specie di uccello è una massa informe e scura, che si confonde con le tenebre tutt'attorno.
Inaspettato, il panico mi afferra il cuore, le viscere si contorcono. Non so per quale motivo ma sento che dovrei scappare, urlare. Fare tutto tranne che stare lì ferma. Ma sono ancora incapace di muovermi, inchiodata a quegli occhi gialli che mi fissano.
Fulmineo, l'essere sbatte le ali, a mezz'aria mi si avvicina. Oramai è troppo tardi per fare qualsiasi cosa, mi ha presa, non posso fare altro che attendere in quell'oscurità opprimente.
Come in un abbraccio, avvolge le sue ali nere attorno a me. Sono così calde, quasi come una coperta. Mi avvolgono tutta, dalla testa ai piedi.
I sassi del sentiero svaniscono. Il garage degli zii svanisce. Quei grandi occhi gialli svaniscono. Pian piano tutto se ne va.
Ora c'è solo il buio intorno a me.
 

Questa storia è tratta da un sogno che facevo spesso da bambina, ho solo aggiunto qualche dettaglio ma per il resto è frutto del mio subconscio. È stato l'unico sogno che ho fatto più volte e in modo identico e forse è per questo che mi è rimasto talmento impresso nonostante siano passati veramente tanti anni. E forse anche perché mi mette tuttora una certa inquietudine.
Spero di aver reso in modo discreto quello che mi fece provare allora.
Detto questo ringrazio chi legge e chi recensisce (sempre se qualcuno lo farà) :)
Bye!
   
 
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