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Autore: _DianaS_    19/09/2015    5 recensioni
[...]Dal primo capitolo:
La cosa peggiore era che nei giorni successivi non riuscivo a sentirmi in colpa per l'accaduto, era cattivo da parte mia ma non provavo rancore o almeno fino al fatidico giorno.
“Violetta è incinta. Vuole tenere il bambino”.
Bastarono quelle due parole per farmi cadere nel buio totale.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non so cosa quella notte mi spinse a commettere l'errore più grande della mia vita. Nonostante le ipotesi fossero tante, non riuscivo a trovare una motivazione a quel gesto, dopotutto avevo raggiunto solo uno dei miei tanti obbiettivi. Insomma avrei potuto contenermi, ma ritrovarmi la ragazza di mio fratello attaccata alle mie labbra come una sanguisuga mi fece perdere il senno della ragione. Forse l'acool che mi scorreva nelle vene mi arrivò al cervello tanto da non rendermi conto delle mie azioni, o semplicemente stavo realizzando uno dei miei tanti sogni proibiti: Violetta Castillo.
Aveva la mia età, quindi due anni in meno a Marcos – mio fratello – lui era al quinto anno mentre io ero al terzo. Tra noi non scorreva buon sangue, il nostro non era un legame affettivo tra noi c'era più che altro una sottospecie di competizione. Ciò che aveva lui dovevo avere io, e Violetta era una di queste cose. Eravamo diversi, ma infondo tanto uguali.
Lui era il figlio perfetto: responsabile, di buon animo ed un ottimo studente, aveva ricevuto una borsa di studio per una delle migliori università del Paese. Io? Ero esattamente il suo contrario. Non ero uno dei migliori allievi della scuola, non possedevo interessi e né tanto meno sarei riuscito ad ottenere una borsa di studio; e questo per i miei genitori era un vero e proprio problema.
Mia madre non faceva altro che ripetermi che dovevo iniziare ad essere indipendente: trovarmi un lavoro e magari anche una ragazza di buona famiglia, in poche parole desiderava che diventassi la copia esatta di mio fratello. Ma io avevo altri progetti per la testa, e il mio menefreghismo la faceva andare su tutte le furie.


Tutto iniziò durante la festa di Maximiliano Ponte uno degli amici in comune tra me e Marcos. Quella sera mi sentivo strano, durante il tragitto in macchina io e Marc avevamo avuto una accesa discussione e dentro di me si stava scatenando un odio profondo nei suoi confronti.
Quella sera mi sentivo stronzo.
Ero seduto su una delle tante poltrone in pelle bordeaux del salone sorseggiando della birra scadente da una bottiglia in vetro. Osservavo attentamente i ragazzi ballare al centro della sala concentrando il mio sguardo su una precisa figura. I capelli biondi le cadevano delicatamente sulle spalle coperte dalle spalline del suo vestitino bianco. Era da una buona mezz'ora che non facevamo altro che lanciarci occhiate provocatorie, e ciò mi lusignava.
Tra lei e Marcos le cose non andavano bene da qualche mese, non facevano altro che litigare per un solo ed unico motivo: la gelosia. Marcos era geloso di qualunque cosa, persino del cane. Si imbestialiva se Violetta in qualche modo cercasse di attirare l'attenzione su di sé, si imbestialiva addirittura se Violetta intratteneva una conversazione con un ragazzo che non fosse lui, era un geloso morboso.
Fu quello in primis che mi spinse a commettere quell'errore, saperlo incazzato mi rendeva soddisfatto per me era come un segno di vittoria.


Durante quella festa, sentivo un certo bisogno di abbordare Violetta in realtà però oltre a sguardi maliziosi non feci nient'altro per abbindolarla, fece tutto da sola ed io stetti al suo gioco. Raggiunsi il culmine quando con uno sguardo provocante Violetta – probabilmente ubriaca – mi invitò a raggiungere in sua compagnia una delle camere.
Mi guardai intorno cercando mio fratello che quasi sicuramente era in cucina con dei suoi amici a discutere di argomenti pallosi come il basket.
Bevvi l'ultimo sorso di birra e mi avviai euforico al piano di sopra.
Inutile dire che quando la raggiunsi non ce ne fu più per nessuno. Quella notte oltre a divertirmi trovai la mia pace interiore anche se a discapito di mio fratello.
La cosa peggiore era che nei giorni successivi non riuscivo a sentirmi in colpa per l'accaduto, era cattivo da parte mia ma non provavo rancore o almeno fino al fatidico giorno.
Passò più o meno quasi un mese da quella notte, le cose procedevano come al solito fin quando un giorno non sentii dei singhiozzi provenire dalla camera di Marcos. Ero assonnato, dopo tutto era notte tarda e come mio solito fare ero andato in bagno probabilmente non centrando neanche la tazza ma nonostante il mio stato di trans non riuscii a non avvertire quei lamenti. Poggiai una mano sulla maniglia spalancando la porta in legno coperta da un poster di Micheal Jordan. Avevo la vista offuscata per via del contrasto fra luce e buio ma notai la figura di mio fratello piegata in due con la testa fra le mani. “Ma che cazz..” riuscì a sussurrare cercando di nascondere le lacrime che gli cadevano lentamente dagli occhi. “Ma che succede” domandai assonnato passandomi una mano per i capelli “Vattene Leòn, non son affari tuoi” disse mascherando la voce rotta dal pianto.
Fu la prima volta che vidi mio fratello piangere disperatamente, mi passai una mano per gli occhi strofinandomeli cercando di aprirli completamente “Adesso mi dici cosa succede” sussurrai sedendomi al suo fianco. “Ho fatto un casino Leòn” riuscì a dire lasciando cadere le mani sulle ginocchia “Dai cosa puoi aver mai fatto per stare così. Non sarà uno peggio dei miei” risposi cercando di smorzare la tensione. Lo sentii sospirare vista la mia mano ancora poggiata sulla sua schiena “Violetta è incinta. Vuole tenere il bambino”.
Bastarono quelle due parole per farmi cadere nel buio totale.

 


 

   
 
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