Allora, in questa shot c’è
un personaggio di una mia long-fic che è scomparso circa nel decimo capitolo
quindi volevo dare l’idea di che fine abbia fatto!
Naturalmente chi non segue la mia fic non ci capirà un cavolo di questa shot! xD
Close To Me
Thomas uscì di corsa da un
palazzo nella periferia di New Orleans.
La mascella contratta per
il nervosismo e le mani, tremanti, chiuse a pugno.
Non poteva crederci. Non
si era mai sentito…rifiutato.
Entrò in macchina e poggiò
le mani e la fronte al volante.
Sentiva una strana
sensazione nel petto.
Anche se Brian gli piaceva
particolarmente, quella sensazione che sentiva non aveva molto a che fare con
quello che era appena successo. Brian forse aveva trovato l’amore e, con il modo
in cui guardava quel ragazzino che ora era il suo ragazzo, era riuscito a
metterlo, finalmente, a contatto con la realtà.
Quello che avevano appena
fatto a lui…lui lo faceva da molto ormai e mai, mai aveva pensato che potesse
essere così…doloroso.
Sbattè con rabbia le mani
sul volante e poi mise in moto la macchina, partendo a tutta
velocità.
Non avrebbe mai voluto
fargli del male.
Qualche minuto fermò la macchina in seconda fila davanti ad un palazzo dalla facciata un po’ rovinata.
Gli voleva bene. Non avrebbe davvero voluto fargli del male.
Corse a perdifiato per le
scale, mentre i capelli rossicci si scompigliavano al vento, prima di bussare
freneticamente ad una porta.
Qualche minuto dopo un
ragazzo dai capelli castano scuro, disordinati, ed occhi neri come la pece, andò
ad aprire.
- Thom…che ci fai qui? –
chiese, con un espressione divenuta improvvisamente triste, mentre si puliva le
mani sporche su una camicia altrettanto sporca di ogni sorta di
colore.
Thomas non riuscì a parlare a causa del fiatone e quindi si appoggiò allo stipite della porta per riprendere fiato.
Quale fiato? Quello che si era sentito spezzare davanti ai suoi occhi.
Scusa, scusa...mi dispiace.
Il ragazzo si portò
indietro i capelli un po’ lunghi sulla fronte, sbuffando.
- Thom…ho da fare. Devo
consegnare una tavola domani. Non ho tempo. – disse, facendo per chiudere la
porta, ma il rosso la bloccò con il piede.
- Oh insomma. Che vuoi ancora? Non hai un ragazzo ora? Cosa vuoi ancora da me? – chiese, improvvisante innervosito, voltandosi verso l’ospite indesiderato.
Mi dispiace, mi
dispiace...
- Mi dispiace…- soffiò
Thomas. – Mi dispiace davvero tanto, Col. –
Colin sentì un brivido
percorrergli la schiena. Sentiva il bisogno di spalancare quella porta e
abbracciare l’uomo che amava con tutto se stesso.
Ma no, non poteva. Non
dopo tutto quello che gli aveva fatto, quello che gli aveva permesso di
fare.
- Perché ti scusi? –
chiese, abbassando lo sguardo e lasciando la presa della maniglia, così da dare
la possibilità al ragazzo di entrare e chiudersi la porta alle
spalle.
- Perché ho capito che
sono un coglione. Che non avrei dovuto fare quello che ho fatto. Io…io lo so che
hai sofferto a causa mia…e io pensavo solo a cercare di dimenticarlo. Non avrei
dovuto usarti in quel modo dopo che la mia storia con Adrian era finita. Anche
se stavo male…non ho scusanti – disse, appoggiandosi alla porta e abbassando lo
sguardo.
Il cuore di Colin aumentò
i suoi battiti, ma scosse la testa e andò velocemente verso la tela che si
trovava al centro della suo salotto disordinatissimo.
Prese in mano il pennello
e continuò quello che aveva interrotto.
- Dì qualcosa per favore…-
mormorò Thomas alle sue spalle.
- Cosa dovrei dirti, eh? –
sbottò, girandosi verso di lui – Io ero qui, per te, ti ho consolato, pensando
che forse, quando saresti stato meglio, ti saresti accorto di me. Invece tu che
fai? Scopi con il primo ragazzo carino che incontri in una fottuta biblioteca. –
continuò mentre, se possibile, gli occhi si scurivano ancora di più a causa
della rabbia.
Thomas si vergognò come
mai in vita sua, e abbassò lo sguardo.
- è troppo tardi ora. Non
sono qui ai tuoi comodi…- disse allora il moro, vedendo che l’altro non aveva
nulla da ribattere. – Ora, per favore, lasciami solo. – gli chiese, tornando a
lavorare sulla sua tela, mentre sentiva il suo cuore andare a
pezzi.
Il rosso sospirò, sentendo
il bisogno viscerale di una sigaretta.
Guardò le spalle minute
che Colin gli mostrava.
Gli tornò alla mente lo
sguardo con la quale Brian aveva guardato quel ragazzo con il volto da bambino
mentre gli diceva di stare calmo, e ricordò il modo in cui il ragazzo aveva
ricambiato il suo sguardo.
Paura, aveva letto in
quello sguardo, paura di perdere una persona importante per
lui.
Quello sguardo
ora…caratterizzava anche lui.
Paura, indicibile,
profonda paura di perdere una persona importante che gli aveva donato amore
senza volere nulla in cambio, rispettando i suoi tempi e soddisfando i suoi
bisogni.
Come quel ragazzo non
avrebbe esitato un secondo a combattere per Brian, anche lui ora, doveva fare
qualcosa, qualsiasi cosa, per fare in modo che sia lui, sia Colin, vivessero
felici.
Coprì velocemente lo
spazio che lo separava dal ragazzo e lo abbracciò da dietro, circondando la sua
vita.
Colin sobbalzò. – Che fai?
– chiese, nel panico, muovendosi per liberarsi dalla sua
stretta.
- Non posso credere che
sia troppo tardi. Possiamo ancora tentare di essere felici e io devo essere
ancora in tempo per farti capire quanto sei importante per me. Quanto significhi
per me. – sussurrò, appoggiando stretto la sua guancia contro una spalla del
moro.
Il ragazzo sentì gli occhi
farsi lucidi e coprì con una sua mano quelle di Thomas posate sulla sua
pancia.
Forse quello che aveva
sognato per così tanto tempo si stava avverando?
Forse, finalmente, Thomas
si era accorto di lui?
Che non era necessario
cercare tanto lontano per trovare una persona in grado di amarlo senza farlo
soffrire, come aveva fatto Adrian?
- Solo qualche giorno fa,
mentre mi parlavi di questo Brian, non mi prendevi neanche in considerazione.
Cosa è successo? – gli chiese, abbassando lo sguardo sui suoi piedi scalzi e
iniziando ad accarezzare con il pollice le sue mani.
Il rosso lo strinse ancora
più a se e fece spallucce.
- Ho visto due persone
innamorate che, molto probabilmente, non sanno neanche di esserlo. – rispose con
un filo di voce.
Colin abbozzò un sorriso.
– Io so di essere innamorato di
te…-
- Io forse sono riuscito a
scoprirlo. – sorrise lui, dandogli un bacio dietro la nuca che fece rabbrividire
il moro.
- Non posso crederci di
averti avuto sempre qui, accanto a me…sono stato uno stupido. – sospirò
poi.
Colin si voltò velocemente
nel suo abbraccio e chiuse le sue braccia intorno al suo collo.
Le loro labbra erano li, a
meno di un centimetro di distanza, ma ancora separate.
Sobbalzò quando si accorse
di aver appoggiato il pennello sporco che aveva ancora in mano sulla spalla del
ragazzo.
- Oddio, mi dispiace, ti
ho sporcato la maglia. – sussurrò, preoccupato, allontanando il
pennello.
Thomas non fece una piega,
totalmente preso nell’osservazione del ragazzo bellissimo che era tra le sue
braccia.
- Non mi importa…- disse,
prese il pennello dalla sua mano e lo gettò a terra prima di posare le sua
labbra su quelle di Colin.
Il ragazzo non ci poteva
davvero credere. No che non l’avesse mai baciato, anzi, avevano fatto anche
qualcosa in più. Ma ora lo stava facendo con tutt’altro
significato.
Ora quello che avrebbe
fatto con lui non sarebbe stato sesso, o amore a senso unico…ora si poteva
davvero definire: fare
l’amore.
Quella mattina, quando si
era svegliato aveva immaginato un’altra pesante giornata passata in casa davanti
a quella maledetta tela che non gli piaceva neanche un
po’.
Era qualche tempo ormai,
che sentiva la sua ispirazione correre via da lui quasi a volergli fare un
dispetto. Nessuna, nessuna delle tele che aveva dipinto si erano avvicinate a
quelle che lui, con il suo talento, aveva fatto e che avrebbe ancora potuto
fare.
Anche il suo maestro
all’università se ne era accorto e gli aveva sorriso in modo paterno,
toccandogli una spalla come per consolarlo.
Forse, aveva pensato,
stava solo passando un momento che ogni artista, prima o poi, deve affrontare
nella sua vita.
Sorrise invece, mentre le
sue labbra continuavano a muoversi contro quelle del compagno, con le braccia
legate dietro il suo collo, quando si rese conto che l’ultima tela decente per i
suoi standard l’aveva creata il giorno dopo aver passato l’intera notte tra le
braccia di Thomas. E…il giorno prima che lui gli dicesse di aver incontrato una
persona che gli piaceva.
Dopo di che…era stato il
vuoto.
E ora…ora invece rivide il
suo mondo riprendere i suoi colori, ancora più vispi e accesi di prima.
Si alzò sulle punte, per
cercare di eguagliare l’altezza del compagno e lo strinse ancora più forte
quando furono costretti a staccarsi per riprendere fiato.
Sorrise, facendo toccare i
loro nasi e le fronti. Sentiva il bisogno, quasi fisico, di sentirlo li vicino a
lui. A strettissimo contatto con
lui.
- Ti amo. Ti amo tanto. –
gli sussurrò sulle labbra, mentre teneva i suoi occhi scuri fissi in quelli un
po’ più chiari del suo ragazzo.
Avrebbe voluto urlarlo quel suo!
Thomas sorrise.
Si era dimenticato quanto
potesse essere bello sentirselo dire. Ed era anche più bello perché la persona
che gliel’aveva detto lo pensava davvero e lui lo poteva vedere dai suoi occhi,
lo poteva sentire dal suo tocco, lo poteva saggiare dalle sue labbra e sentì
come un bomba, scoppiargli nel suo cuore ed inondarlo
completamente.
Beh si, non era necessario
cercare troppo lontano, forse bisognava semplicemente guardarsi intorno.
Forse la felicità era
sempre stata li, accanto a lui.
Okay, non so cosa ne sia
uscito. All’inizio, quando ho dato l’idea per uno spin-off ero nel panico perché
davvero, non sapevo che fine avrei potuto far fare a
Thomas.
Poi, qualche giorno fa, mi
è venuta quest’idea, incentrata sulla ricerca della felicità. In questa shot,
poi, ho voluto dare un idea, forse, completamente diversa da quella che ho dato
di lui in I Will Never Give Up.
Okay, non so davvero se sia leggibile o se faccia davvero schifo. Non lo so sinceramente, l’ho scritta domenica pomeriggio di getto e spero che non faccia poi così tanto schifo!
–///-
Vale