A volte, lungo la mia via
la morte s’appende alle mie spalle
come calda cappa d’inverno.
Le sue lunghe fredde dita stringono la mia gola,
gelando il mio respiro.
I cristalli di vita si fanno pesanti e mi sembra
che scivolino via lentamente, bruciando la mia pelle.
I miei piedi sono spinti a terra da questo mantello,
spronfondano.
Come se le radici di un albero mi reclamassero nella
nera terra,
come se fosse il mio posto
la casa dei morti.
Ma non ci sono radici, nessuna voragine,
costretta sono su questa terra,
ben ancorata dalla vita.
La morte mi decanta le ore, ridendo,
perchè manca ancora troppo,
Perchè il mio tempo è ancora lungo in sua compagnia.
La scorgo dietro ogni sorriso, dietro gli angoli luminosi
si nascondono le ombre.
Mi osserva dietro ogni amico,
tira i fili dell’amore, con le forbici pronte.
Mai mi ha abbandonato,
ed ho la paura che mai lo farà.
Allora mi chiedo perchè siano lunghe le mie ore,
se non per sadico gioco.
Se si gioca però c’è una soluzione,
un vincitore, dunque si può
Dunque…
Comunque morirò, lei ha già l’eternità
Ma quel poco che posso dovrò provare a conquistarlo.
E allora ricominci...