Like
fathers, like children
Chapter
3: Cake pranks
La
caccia ha inizio il giorno dopo e la lista degli items è
online. Sono assurdi,
sconclusionati, alcuni palesemente illegali e beh, perfetti.
E’ adesso che arriva il
bello ed è adesso che West deve giocarsi le sue carte.
E forse, non solo lui.
JJ è seduta sul divano con il laptop sulle cosce e fissa
mangiucchiandosi il
pollice le varie sfide, mentre gli altri la circondano.
“A volte mi domando cosa ci sia nella testa di tuo padre,
West…” mormora
Thomas, fissando allibito le proposte di quest’anno.
“Insomma, come fa a tirar
fuori sempre qualcosa di nuovo e ancora più improbabile e
imbarazzante?”
Maison si gira a guardare Thomas, sollevando le sopracciglia.
“Non fare domande
idiote, Tom”.
“Ok, zitti tutti!” esclama JJ. “Dato che
noi siamo un team a ordinamento
speciale e siamo solo sei dobbiamo lavorare molto più degli
altri. Maison, tu
sei l’addetta a ogni cosa artistica. Farai tutti i disegni,
ok? Shepherd è il
più bravo a lavorare con le mani, quindi questa…
uhm, torre di Pisa fatta
interamente di foglie di basilico, ad esempio, la farai tu…
se ci riesci”.
Gli items vengono così distribuiti rapidamente, in base alle
caratteristiche di
ognuno e alla disponibilità di William a Londra, sino a
quando, ormai giunti al
numero duecento cinquanta, è West a prendere le redini.
“Questo è mio e di JJ”
dice subito, più sfacciato di quanto credeva di poter essere.
“… item 250.VIDEO. Tempo
20 secondi. Fai
il “Gioco della bottiglia” con una persona sola e
facci vedere come due
tredicenni sanno divertirsi (niente sex tape, Gishbot potrebbe
esplodere).”
legge Tom ad alta voce, guardandolo poi crucciato.
JJ arrossisce, ridacchiando appena ma senza opporsi, segnando
silenziosa i loro
due nomi accanto quell’item.
“E perché dovresti farlo tu, West?”
chiede Tom.
“Perché sono il più grande, a te non
cresce neanche la barba, sarà più buffo
con me. Poi ho un’idea geniale, verrà un bel
video, vedrai”.
“Beh, allora io prendo il 253, quello sulla torta a forma di
cuore.
Quarantacinque secondi di video sono molti e…”
“Oh no no no, Tom! Anche quello è mio. Ci starebbe
benissimo un “Cooking Fast
and Fresh” edizione speciale. Se ricordi bene il
più cliccato di quei video fu
quello che facemmo io e JJ a casa mia. Tumblr impazzirà se
ne facciamo un
altro!”.
Thomas lo guarda, accigliato. “Certo. Tumblr. Non ci pensi
che magari anche noi
potremmo divertirci a far impazzire il web, mh?”
“Ma tu puoi fare quello che vuoi, Tommy.
Non hai bisogno del mio permesso.” risponde sorridente West,
sollevando le
sopracciglia per irritare l’altro ancora di più.
“Non chiamarmi Tommy.” risponde secco.
“Oh, andiamo. Non mettere il muso, ok? Questi due e quello
sul Destiel sono
miei. Ne hai già un bel po’! Che ti cambia fare
qualche item in più con JJ
oppure no?”
“Ma io non-” prova Tom, fermandosi di botto. Non è JJ che voglio.
“Dai, basta così, stiamo perdendo
tempo!” squittisce JJ, alzandosi dal divano
col portatile in mano. “Io, West e Tom stamattina raccogliamo
il materiale, i
costumi e telefoniamo in giro per vedere se riusciamo a trovare una
mucca e un
cavallo. Nel pomeriggio Shepherd e Maison cominceranno già a
lavorare su ciò
che c’è da creare, così che non si
ritrovino pieni di roba durante lo sprint
finale. Tutto chiaro, ciurma?”.
Tutti annuiscono e finalmente la gara ha inizio.
****
“JJ mi ha chiesto se so dove trovare un cavallo da portare in
un centro
commerciale. Misha, perché devi sempre mettermi in queste
situazioni?” chiede
Jensen, trovandolo nella stanza dei cimeli in fondo al corridoio del
primo
piano.
“Beh, guarda il lato positivo: non ti ha chiesto prima di
vestirti da
Stortrooper mentre cavalchi una mucca in una
farmacia…” commenta distratto
l’altro, vagando per la stanza con le mani dietro la schiena.
“E’ incredibile
quanta roba tu abbia conservato dal set di Supernatural, Jay. Davvero.
C’è di
tutto… e su qualsiasi personaggio!” osserva Misha,
prendendo in mano la spada
angelica di Castiel, compagna di infinite storie. E’ strano
vederla lì, fra le
altre cose, come se fosse solo un souvenir.
“Supernatural mi ha cambiato la vita. Il minimo che potessi
fare era dedicargli
una parte della mia casa”.
Misha annuisce, rimettendo al suo posto la spada e alzando lo sguardo
verso una
grande mensola in legno, dove Jensen ha allineato tutti i premi vinti
in
carriera. E’ pronto a giurare che quella sia stata opera di
Danneel più che di
Jensen, ma cambia idea in un attimo quando nota l’ordine dei
premi e quali sono
posti in evidenza rispetto agli altri.
I loro Teen Choice sono lì, schierati come soldati,
fieramente in ordine
cronologico. Sono quattro, tutti dedicati alla fantomatica
“chimica” di Dean e
Castiel. Misha sbuffa una risata un po’ amara e si gira a
guardarlo, le sopracciglia
sollevate ironicamente. “E questi?”
“Sono i nostri premi”.
“Lo so, Jay. Ma non te n’è mai importato
niente di questa roba, di quello che i
fan pensavano di noi due, fuori e sul set”.
Jensen lo fissa, stringendo appena gli occhi e serrando la mandibola.
“Stai
generalizzando”.
“Non è una cosa che faccio”.
“Beh, la stai facendo ora!” ribatte seccato Jensen,
avvicinandosi e guardando
insieme a Misha i premi sulla mensola. “Non me
n’è mai importato un accidente
del Destiel e di tutte quelle altre diavolerie, è vero. Non
più di quello che
bastasse a far impazzire i fan, perlomeno. Ma tu… tu sei una
cosa a parte. Non
sei… una cosa creata dai fan.” dice, la voce priva
di inflessione mentre
ostinato fissa le tavole da surf colorate sulla mensola.
Misha non dice niente, fissandolo sbigottito mentre cerca il modo di
rispondere
a una cosa del genere. Quando è stata l’ultima
volta che Jensen si era aperto
così con lui? Quattordici? Quindici anni forse? Prima di
quello che li aveva
divisi, prima di quel passo che sembravano non essere pronti a fare e
che nonostante
tutto Misha aveva mosso?
****
Al piano di sotto, più o meno contemporaneamente, la
realizzazione dell’item
dedicato all’edizione speciale di Cooking
Fast and Fresh with West è in atto. Sono tutti
pronti, la cucina resa
strategicamente caotica per riprodurre il tipico disordine e JJ
è già dietro il
bancone che dà un’ultima occhiata alla torta
cucinata.
“Shep quindi è a casa vostra a realizzare la torre
di Pisa in basilico?” chiede
JJ sovrappensiero a Thomas, che annuisce, poggiando i gomiti sul lato
opposto
del bancone di marmo. Dietro di loro Maison in silenzio finisce di
montare il
cavalletto, masticando perennemente un’altra gomma alla
fragola.
“Sì, mi ha appena mandato un messaggio. Credo stia
per piangere per la
disperazione…”. JJ sbuffa, ridacchiando appena e
controllando un’ultima volta
la glassa rosa che ricopre il dolce. “West
dov’è?” continua Tom.
“Oh, ancora in bagno credo…” risponde la
ragazza e si gira verso il lavandino,
versando un altro po’ di farina sul lavabo come ultimo tocco.
C’è silenzio in
cucina, uno apparentemente tranquillo e che sembra precedere risate e
tempesta.
Thomas lancia un’occhiata a Maison alle sue spalle, cercando
la sua attenzione
e non ricevendola nemmeno ‘stavolta. La più
piccola di casa Collins è infatti
troppo impegnata a controllare che la telecamera sia a fuoco e ben
solida sul
cavalletto. Tom si morde le labbra, abbassando gli occhi sul bancone e
fissando
la torta a forma di cuore ricoperta di glassa, così
invitante e così
potenzialmente utile. Vorrebbe fosse così semplice come
mangiare un dolce,
vorrebbe fosse come nei film dove basta fare un gesto più o
meno eclatante per
avere ciò che si vuole.
La torta rosa a forma di cuore continua a fissarlo imperterrita e
candida e
quando si sentono finalmente i passi di West che ritorna in cucina, Tom
semplicemente… agisce secondo i
suoi geni.
Allungando una mano, prende il piatto su cui la torta è
posata e la solleva,
approcciandosi all’entrata della cucina. West gira in quel
momento l’angolo e
in un secondo l’intero dolce gli viene spiaccicato sulla
faccia con tutta la
forza del caso. Tom scoppia a ridere, vedendolo traballare sotto il
colpo e
addirittura sbattere contro una parete. Maison prima si mette una mano
sulle
labbra e poi ride anche lei, fissando l’espressione sconvolta
del fratello e la
panna che gli ricopre viso, collo e capelli.
“Oh mio dio, Tom!” strilla JJ, invece, correndo da
West con uno strofinaccio
pulito. “Ma che fai, lo uccidi così! Westie, ti
sei fatto male?”
West si gira a guardarla, leccando la panna che ha sulle labbra e
scuotendo la
testa. “Ma no… no, Jay, tranquilla…
ouch! Fai piano!”
JJ lo guarda, gli occhi preoccupati mentre indietreggia e smette di
pulirgli la
faccia. “… ti sta sanguinando il naso…
andiamo in bagno, vieni. Cristo, Tom! Un
po’ più forte e gliela staccavi la
testa!” sbraita la bionda, lanciando
un’occhiataccia
al ragazzo dietro di lei, mentre Maison ancora trattiene le risatine.
“E tu non
ridere! Cerca di recuperare una torta per il video!”.
****
“Cos’è stato questo rumore?”
chiede Jensen in pensiero, dando le spalle a Misha
e avvicinandosi alla porta. “Vicki e Dani non tornano prima
delle quattro. Avranno
rotto qualcosa giù?”
“Jay…”
“Forse qualcuno si è fatto male.”
“Jensen!”
“Cosa?!” Jensen finalmente si gira e Misha lo
guarda, le sopracciglia curvate,
gli occhi blu enormi e imploranti.
“Ti prego. Parliamo. Ora e come si
deve…” mormora piano. “Da quando siamo
arrivati mi dici delle cose… cose che non combaciano con
quello che hai deciso
tempo fa, Jay… cosa vuoi che faccia?”.
“No, aspetta un attimo, ehi!”. Jensen avanza,
additandolo e premendo l’indice
contro il suo petto. “Io non ho deciso niente da solo,
abbiamo deciso insieme quindici
anni fa questa situazione. Siamo rimasti amici, buoni
amici”.
“Non so di cosa tu stia parlando, Jensen.” risponde
Misha irritato, serrando la
mascella e scostandogli il dito premuto sul suo petto, il tono della
voce fin
troppo alto. “Perché quando è finito
Supernatural io ti ho detto quello che
provavo e tu hai fatto tutto da solo, tu hai…”
“Shhh!! Abbassa la voce, cazzo!”
“Certo. Ovvio. Devo abbassare la voce”. Misha
sospira esasperato. “Jensen, è
troppo chiederti per una volta di essere sincero con me? Ci prendiamo
in giro da
tipo vent’anni, sarei un po’ stanco!”
****
“Oh, Westie… mi dispiace così tanto,
Tom è… Tom è un… coglione,
certe volte!”
mugola JJ, in ginocchio sul letto della sua stanza, mentre tampona il
sangue
che esce dalle narici dell’altro. “Guarda che ti ha
fatto…”
West ride a sentirla imprecare e la guarda, lasciandosi accudire
placidamente. “Va
bene, non ti preoccupare… meglio me che te”.
“Con me non ci prova nemmeno se non vuole che lo prenda a
calci…” sbuffa lei,
accarezzandogli con due dita l’orecchio dentro e cancellando
l’ultima traccia
di panna. Istintivamente si porta le dita alle labbra leccando appena i
polpastrelli, sotto gli occhi attenti di West. Quando si accorge di
essere
fissata arrossisce e poi ride piano. “Dai,
smettila…”
“Cosa? Non ti posso guardare ora? Continua quello che stavi
facendo, sembrava
interessante. Vuoi altra panna? Fruga nei miei
capelli…” dice lui, arruffandosi
di più la zazzera sul capo.
“West!” JJ ride più forte,
schiaffeggiandolo sul braccio come fa sempre e poi
passando entrambe le mani fra i capelli di West, sorridente. Li pettina
con le
dita piano e gli va vicino, riordinandoli e finendo poi con
incorniciargli le
guance. Le unghie laccate di rosso contro la pelle abbronzata e la
barbetta
chiara spiccano ancora di più e JJ si morde le labbra a
guardarlo, trattenendo
un sorriso. “Dovremmo tornare giù. Dobbiamo fare
il video”.
West annuisce piano, mantenendo però il viso fra le mani di
lei e senza mai
staccare gli occhi. “JJ, ci sono più o meno un
milione di cose da fare in
questa vita… concentriamoci su quelle prioritarie”.
“… tipo?”
“Vieni più vicino…” le chiede
calmo, sebbene il cuore gli martelli in petto e l’infarto
sia vicino.
****
“Oh no no no… non è seriamente il
momento di parlarne, Mish. Non ora, non qui,
non con i nostri figli qui sotto
che
giocano!”.
“Non usare la scusa dei bambini con me. Sono adulti, ormai,
Jay!”
Jensen non gli risponde e si allontana di nuovo, andando verso la porta
della
stanza. “Vado a controllare che cosa hanno combinato quei
quattro…” dice, senza
aspettare risposta e varcando subito dopo la soglia. Cammina svelto per
il
lungo corridoio, le scarpe che quasi si schiantano sul parquet sotto i
suoi
piedi per la foga con cui scappa. Misha non lo segue e Jensen non sa se
sia veramente una buona cosa, non
è certo di
volere sul serio che Misha smetta di rincorrerlo. Non ora. Non adesso
che era a
tanto così…
Scuote la testa, agitato e spaventato dai suoi stessi pensieri, e fa
una
deviazione verso destra per controllare la camera di JJ –
più per abitudine che
per vero e proprio bisogno. La porta è aperta quando arriva
sulla soglia e lo
scenario che gli si presenta davanti è… beh.
E’ sia tenero che agghiacciante.
“Che state facendo?”
West e JJ si staccano in un secondo l’uno dalle braccia
dell’altra.
Ironicamente, tanto per cambiare, non erano ancora arrivati al punto di
baciarsi.
“P-papà… Tom ha… ha buttato
una torta in faccia a West e… gli stava sanguinando
il naso… e nel bagno della mia stanza avevo cerotti e
disinfettante e…” JJ lo
guarda, rossa come un pomodoro, e scrolla le spalle. Si alza dal letto,
guarda
West e sorride nervosa. “Uhm… v-vado
giù. Bisogna rifare la torta e… e Tom
avrà
dato fuoco alla cucina. Penso. Uhm”.
West annuisce, l’espressione di chi vorrebbe tutto tranne che
essere lì. “Scendo
subito, Jay. Mi lavo un’altra volta la faccia e sono
pronto…” dice, mentre JJ
esce dalla stanza scansando il padre e lasciando i due uomini soli.
Come già detto, sebbene non sia proprio parte del suo
corredo genetico, West si
è sempre ritenuto una persona più o meno
paziente. Sulla carta, addirittura,
pare sia un genio. Quindi in teoria non è azzardato
aspettarsi da un ragazzo
come lui spessore culturale, profondità intellettuale e,
perché no, anche coraggio
da vendere.
L’unica cosa che riesce a pensare ora, però,
mentre fissa gli occhi verdi di
Jensen sbarrati e con l’espressione più strana e
combattuta che West gli abbia
mai potuto vedere indosso, è che la settimana di Gishwhes
sarà davvero, davvero
lunga quest’anno.