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Autore: poetaperiferico    21/09/2015    1 recensioni
Una poesia dedicata alla mia vicina, che è stato come una nonna. Una morte che provoca malinconia.
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pendolo che segnava l'ora giusta solo due volte al giorno, non c'è più ed è andato via con le foto, che su quel comodino prendevano spazio e ricordi.

Quel televisore che troppe volte avevamo guardato insieme, attendendo l'arrivo di mia madre, si spegneva quasi come guasto, come fosse rotto.

In corridoio il telefono quello per l'urgenze, squillava spesso ultimamente, ed ogni volta sembrava segnalasse un addio tra noi.

L'asta del bagno, quella accanto al bidè, non ti sollevava più, mentre versavi l'ultime lacrime aspre del corpo e dell'anima.

Non trovo più la felicità che avevo da bambino, nel guardare il portaombrelli di legno vuoto, in questa casa ormai abbandonata.

E quel balcone, che troppe volte mi permetteva di vederti e di credere ancora alla tue bugie, verrà portato via con le sue piante e con il mio pianto.

Il dondolo l'ho preso io, come se fosse l'unica eredità da te lasciata, in casa si muove sempre ed è fastidioso, sapere che a muoverlo è il vento.

L'anima e il corpo non possono fare nulla contro la morte, ma sono le sole chiavi per sapere cosa c'è dietro, cosa c'è dopo, ed intanto la mia vita non è più la stessa.

   
 
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