Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: lovebirds964    22/09/2015    2 recensioni
Durante le vacanze di Natale, un po’ per noia e un po’ per alleggerire la mente e allontanarsi dalla numerosa famiglia che ogni anno per le feste si riuniva a casa sua, a Lauren viene la fantastica idea di trascorrere le due settimane restanti prima che le lezioni riprendano il proprio corso nella baita in montagna dei nonni ormai defunti da anni. Con la scusa delle abbondanti nevicate sulle montagne canadesi, convince gli amici a seguirla per una rinfrescatina ai polmoni e un po’ di sano sport sulla neve. Le due settimane di vacanza trascorreranno così lentamente che il tempo pare essersi fermato nel resto del mondo. Lauren e i suoi amici trascorreranno giorni indimenticabili, e niente, nemmeno la cosa più banale, andrà come era prevista.
Sperduti sulle montagne innevate, i nostri protagonisti vivranno esperienze da brivido, e non solo a causa della neve.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vacanze innevate

- La famiglia Richard -

 

 

Tanto per cambiare, anche quella mattina fui svegliata dal vociare continuo dei parenti e dalle vocine acute dei miei cugini.

Ogni anno per tutto il periodo delle festività natalizie, casa mia si trasformava in un meraviglioso ostello per parenti e amici che la mia famiglia ospitava senza neanche preoccuparsi di come tutta quella gente si sarebbe sistemata in casa nostra. In effetti non c’era molto da preoccuparsi. Tra tutti gli zii materni e paterni che avevo, nessuno di loro aveva una casa estremamente spaziosa come quella dei miei genitori. E come diceva sempre nonna Wanda, il Natale andava festeggiato tutti insieme, o il Natale non era il Natale. Tutti erano cresciuti con quella filosofia di vita, e tutti erano molto fieri di passarla da generazione in generazione.

Erano solo le dieci e trenta di un freddo 26 dicembre, ed io ero in vacanza. I corsi all’università riprendevano tra due settimane esatte, e il fatto che fosse solo il 26 dicembre non mi rilassava affatto. No, perché per la mia famiglia era festa fin quando non ricominciava la scuola per i ragazzi e finivano i giorni di ferie per gli adulti. Niente, e dico niente, avrebbe reso le mie giornate serene e senza urletti fin quando non fosse ricominciata la vita mondana di tutti i giorni, e a quel punto ci sarebbe stato comunque lo stress per gli esami da dare.

Poco alla volta abituai i miei occhi alla luce chiara e limpida che entrava dalla finestra. Le sottili tende bianche lasciavano entrare i debolissimi raggi solari e la luce candida che solo dopo una lunga nevicata illuminava il mondo.

Aspetta un attimo. Lunga nevicata?

Scostai le pesanti coperte dal mio corpo, improvvisamente colpito da un’ondata di freddo gelido che mi fece accapponare la pelle. Mi sporsi dalla finestrella che dava sul giardino, e con la mano aprii un varco per vedere meglio strofinandola sui vetri appannati.

Bianco. Tutto era incredibilmente bianco. Mia sorella Zoe, i gemelli, il primogenito di mio fratello Oliver e la carica di cugini che avevo giocavano in giardino a palle di neve, continuando ad urlare senza motivo. Un sorriso leggero si affacciò sulle mie labbra, era impossibile trattenerlo di fronte uno spettacolo simile. La neve era già caduta da un pezzo in città, ma durante la notte era arrivata una piccola bufera che aveva imbiancato ogni cosa, e la neve più sottile sugli alberi luccicava alla luce tenue del giorno. Era magico tutto ciò.

Senza fretta mi trascinai nel mio bagnetto privato e aprii l’acqua della doccia per farla scaldare. In famiglia eravamo tanti, e da quel punto di vista ero contenta di aver scelto la soffitta come stanza. Era piccola, all’ultimo piano di quella grande casa e con un bagnetto minuscolo solo per me.  Un tempo apparteneva a mio fratello Oliver questa stanza, ma dopo il suo matrimonio ho preso la palla al balzo e me ne sono impadronita, prima che lo facesse qualcun altro. Per la cronaca, oltre al fratello sposato, che ormai tocca i 31, ho un altro fratello di 27 anni; David, una sorella di 23; Zoe, e due gemelli eterozigoti, un maschio e una femmina di 15 anni; Jonah e Maya. Io sono nata tre anni dopo Zoe, e dopo ben 5 anni i miei genitori hanno pensato che quattro figli non bastavano, così sono arrivati anche i gemelli.

La mia famiglia è un casino, e parlare di ognuno di loro significherebbe perderci delle ore. I temi a scuola per me erano un incubo. Mi piace scrivere, e forse proprio per questo quei semplici temi diventavano pagine e pagine di biografie. Ero sempre l’ultima a finire e l’unica che impiegava più di un foglio. Ricordo che alle elementari ero felice quando lasciavano quei temi in cui bisognava parlare della propria famiglia o descrivere i propri fratelli, ma più avanti andavo con gli anni, più mi piaceva scrivere e più cose scrivevo su di loro. Ho sempre pensato che i prof ad un certo punto della correzione dei mie temi si mettessero a sbuffare. Lo avrei fatto anche io al posto loro. Adesso frequento la Carleton University, rinomata per i suoi programmi di studio su giornalismo e affari internazionali.

 

 

Dopo essermi lavata e preparata scendo di sotto, non prima di prendere un profondo respiro e socchiudere gli occhi.

Non appena metto piede in cucina, completamente piena di donne che si danno da fare per il mega pranzo, il profumo di almeno sei pietanze diverse mi riempie la testa. Qualcuno di molto piccolo di aggrappa alla mia gamba, e quando abbasso lo sguardo mi accorgo che è solo Nadine, che vuole essere presa in braccio. Nadine è l’ultima arrivata, la seconda genita di Oliver. Ha appena compiuto un anno e sa appena camminare, seppur con molto poco equilibrio. E’ già un passo avanti che ci sia riuscita, visto la sua nascita un po’ prematura.

Nonna Wanda è super impegnata a preparare il suo famoso sformato di carne e patate, ma pare sia l’unica che si sia accorta della mia presenza, a parte Nadine. Mamma è impegnata a preparare i primi piatti, un paio di zie stanno preparando montagne di dolci e le cugine più grandi si occupano degli antipasti, perché tutto quel ben di Dio non bastava. La nonna mi chiede se ho voglia di fare colazione, ma rifiuto subito visto che sento già lo stomaco pieno solo per l’odore di varie cibarie.

Portandomi dietro Nadine faccio un giro della casa. Nella sala da pranzo trovo tutti gli uomini adulti seduti a tavola che parlano di sport e lavoro. Discorsi troppo impegnativi, invece, per gli uomini meno “adulti” di questa casa, come mio fratello David e i cugini vari al seguito, che se ne stanno nella stanza adibita ai videogiochi e console di ogni tipo. Nessuno sembra accorgersi di me anche dopo aver urlato leggermente un << Buongiorno >> per sovrastare il suono troppo alto della televisione e delle loro voci che parlano tutte insieme. Cos’è, sono invisibile adesso?

I cugini più piccoli li trovo nella stanza indicatami da Nadine. E’ una stanza di media grandezza rispetto le altre, e un tempo era la camera in cui si rintanava mia madre per dedicarsi al fai da te, una delle sue più grandi passioni. Questo molto prima che nascessero i gemelli però, perché poi le camere da letto divennero troppo piene di giocattoli al punto che era diventato impossibile non inciampare ogni due secondi, e dopo l’ennesima botta in testa di Maya e l’ennesimo mattoncino colorato schiacciato da Jonah mia madre decise di adibire quella stanza a camera dei giochi. Di ogni tipo, ogni misura, ogni colore, purché le camere da letto restassero in ordine. I miei non erano persone fissate con l’ordine in casa per fortuna. Era possibile mantenere l’ordine con almeno due figli, ma con sei proprio no. Era normale ritrovarsi trenini, bambole e orsacchiotti in giro per casa, ma almeno quei poveri giocattoli avevano un posto in cui albergare quando non venivano utilizzati.

Vorrei precisare che mamma non ha messo da parte la sua grande passione per il fai da te, ma ha solo spostato la sua roba in un capanno che papà ha costruito per lei in giardino, così adesso si rintana lì quando gli viene la botta di creatività.

Vorrei andare in giardino anche io a vedere cosa combina il resto della famiglia che si diverte sulla neve, ma con Nadine in braccio non posso, e non voglio nemmeno portarla fuori, visto il freddo che fa. Le chiedo dove sia il papà, ovvero Oliver, e Nadine fa spallucce e si perde a fissare un punto nella sala da pranzo mentre si mordicchia la mano. Allora penso che probabilmente è nello studio di papà che è attaccato alla sala da pranzo, così vado dritta in quella stanza.               Oliver e sua moglie Edith sono infatti seduti di fronte il portatile di papà che parlottano tra di loro. Sono una coppia stupenda quei due, e Edith è la ragazza migliore he mio fratello abbia mai avuto. Non per niente adesso sono sposati già da quattro anni.

Anche in questo caso do il buongiorno anche a loro, solo che questa volta vengo considerata. Entrambi sollevano la testa dal portatile e mi sorridono, ricambiando il saluto.

<< Cosa fate? >> chiedo avvicinandomi a loro con Nadine che sporge le braccia in avanti per essere presa in braccio dalla madre.

<< Stiamo programmando un viaggetto prima che le vacanze finiscano. Senza i bimbi però >> Oliver mi fa l’occhiolino e capisco che vogliono rifarsi una piccola luna di miele soli soletti. Sono d’accordo con loro, purché Edith non ritorni con un altro bebè in grembo.

<< Beati voi. E dove lascerete i bimbi? >>

Anche Edith sembra essere d’accordo con mio marito, quindi rispondono quasi all’unisono << Qui dai nonni, ovviamente. >>

Certo, come se non bastassero tutti questi piccoli marmocchi a gironzolare in casa. E la cosa peggiore è che io sarò costretta a stare con loro, qui, chiusa in questa casa finché non finiranno le vacanze. I piccioncini ritornano a cercare posti da favola sul computer, mentre io mi allontano da loro e vado verso il giardino. Ora che Nadine è con la mamma posso indossare il mio cappottino rosso e la pesante sciarpa di lana bianca, e uscire fuori a vedere quanta neve è caduta stanotte.

In giardino ci sono i gemelli completamente ricoperti di neve, che adesso fanno l’angelo coricati per terra. Zoe e il suo bel pancione fasciato da un piumino verde salvia sta giocando a palle di neve con un paio di cugini poco più piccoli dei gemelli, e senza rendermene conto una freddissima palla di neve arriva dritta sulla mia faccia, risvegliandomi di colpo.

Solo in quel momento si accorgono tutti della mia presenza.

<< Scusa Lauren, non l’ho fatto apposta! >> urla Zoe da dietro un albero.

Zoe è la bionda di casa, l’unica che abbia preso lo stesso colore di capelli color miele della mamma. Non è affatto stupida, nonostante spesso venga chiamata bonariamente “bionda” in famiglia o dagli amici. Studia per diventare farmacista come papà e proprio all’università ha conosciuto un ragazzo – davvero carino – con cui dopo un anno ha deciso di mettersi insieme. Non devono sposarsi, non convivono e non trascorrono neanche le vacanze di Natale insieme, eppure la mia Zoe aspetta già un piccolo pargolo che presto ci ritroveremo a gironzolare per casa. Per fortuna, e dico per fortuna, la mia è una famiglia molto aperta a questo genere di eventi. Non ha pregiudizi e non segue particolarmente le tradizioni, per cui sono tutti molto felici di viziare Zoe e non vedono l’ora che arrivi anche il suo bebè in famiglia.

I gemelli si sollevano improvvisamente da terra e mi fissano sorridenti, poi si fissano tra loro e poi guardano di nuovo me. Non voglio neanche sapere cosa stanno pensando, e faccio per girarmi verso casa, quando all’improvviso sento un urlo da parte di Jonah che mi immobilizza all’istante.

<< Palle di neve a tutta forza per Lauren! mirate, fuocooo >>

Un insieme di palle di neve colpisce la mia schiena, la testa non coperta da un cappello e le mie gambe fasciate solo da un jeans. La neve mi entra anche dentro gli stivali che indosso, dentro il cappottino e sotto il maglione. Ho neve ovunque e mi sento i capelli leggermente umidi. Resto immobile per qualche secondo, ma quando decido di voltarmi un paio di palle colpiscono la mia faccia o la mia fronte. Alcune le schivo abilmente, mentre tutti scoppiano a ridere, contagiandomi.

<< Volete la guerra? E guerra sia! >> rispondo alzando un po’ il tono di voce.

Inizio anche io a preparare palle di neve e lanciarle in aria come se non ci fosse niente di male. Insomma, la neve fa tornare tutti un po’ bambini, soprattutto quando è così tanta.

Restiamo a giocare un po’ in giardino, fin quando qualcuno non ci chiama per pranzare. Non mi sento più le mani, visto che non avevo messo nemmeno i guanti e ormai ho i capelli zuppi. Papà mi lancia un’occhiata divertita quando rientro in casa, mentre la nonna mi sgrida perché dice che potrei prendermi una polmonite grave o qualcosa di peggiore. Mi terrorizza quando fa così. Prima di pranzare, quindi, mi costringe ad asciugarmi i capelli, così sono costretta ad andare in bagno e munirmi di fon e pazienza, fin quando non li sento più umidi.

La tavola nella sala da pranzo è imbandita di ogni tipo di pietanza e bevanda. Mangio così tanto che mi sembra di poter scoppiare da un momento all’altro. Non ho la forza di alzarmi dalla sedia, come se il mio sedere si fosse unito alla sedia trovandola incredibilmente comoda in quel momento. Quando arriviamo al dolce è tardo pomeriggio, e se assaggio anche solo un cucchiaino di quella buonissima torta che ha preparato zia Eda rischio davvero di esplodere come quando un palloncino troppo gonfio riceve l’ultimo soffio di ossigeno che lo fa esplodere in faccia a chi lo sta gonfiando.

E non sto esagerando, il mio ventre è pari a quello di Zoe quando era incinta di due mesi e mezzo, accidenti!

Dopo dieci buoni minuti trascorsi sulla sedia con le mani sulla pancia, ritrovo un briciolo di forza per alzarmi da tavola. Mi è anche venuto sonno adesso, e so che se mi metterò sul diano dormirò fino a notte. I bambini più piccoli sono già crollati da un po’ e li invidio da matti sinceramente. I ragazzi sono tornati alle loro partite nella stanza dei videogiochi, Jonah è attaccato al cellulare e Maya gioca con Nadine e suo fratello per convincerli a dormire un po’, visto che non vogliono saperne niente di dormire.

Per quanto mi riguarda salgo in camera mia e mi metto seduta alla scrivania, accendendo il computer. Leggo qualche email di auguri, ancora, e qualche notizia che riguarda la mia università con qualche aggiornamento per i corsi da seguire. Improvvisamente la porta della mia stanza si spalanca, un quadro attaccato dietro la porta cade per terra e due bimbe cariche di giocattoli tra le braccia irrompono in camera mia come due soldati. Sono le figlie di zia Eda, di 5 e 7 anni.

<< Scusaci Len, ma non sappiamo dove giocare senza che i maschietti ci disturbano. Non ti dispiace vero? >> fece una depositando tutti i giocattoli che aveva tra le braccia sopra il mio letto.

Sorrido ad entrambe e le aiuto con i giochi che sono caduti per terra.

<< Tranquille, giocate pure qua. >>

 

 

 

 

Bhè, cose del genere succedono spesso in questa casa.

Io sono Lauren Richard, e questa che vi ho appena presentato è la mia numerosissima famiglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_______________________________________________

______________________________________

 

 

 

Note autrice:

Ciao a tutti, questo è il primo capitolo di questa prima storia che pubblico su questo account efp. In questo capitolo vi presento solo la stramba e numerosa famiglia di Lauren, ma ciò non riguarda affatto il tema principale della storia. Nei prossimi capitoli conoscerete altre persone che non faranno parte della sua famiglia, ma che al contrario saranno i protagonisti di questa storia.

Spero vi piaccia e se vi va lasciate una recensione che minuscola per farmi sapere cosa ne pensate.

Spero non ci siano grossi errori, ditemelo pure altrimenti.

Alla prossima - :)

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lovebirds964