Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Kotoko_chan    22/09/2015    6 recensioni
Kuroko Tetsuya è un ragazzo timido e di poche parole, che entra nella squadra di basket del liceo Seirin, dove incontrerà Kagami Taiga, il suo esatto opposto. Tra i due si creerà una certa intesa anche se Kagami non riesce a spiegarsi il motivo per cui Kuroko odia essere toccato. Che sia colpa del suo passato? E qual è il suo legame con la "Generazione dei miracoli"? Cosa unisce questi sei ragazzi straordinari ma così altezzosi? Tra partite di basket e colpi di scena, riuscirà il nostro sesto uomo a liberarsi dei suoi vincoli? Lo scoprirete solo leggendo...
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kiseki No Sedai, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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33. Confusione
 
Beep.
 
Quel suono…
 
Beep.
 
Gli risuonava nelle orecchie da giorni…
 
Beep.
 
Da dove viene?
 
“Seijuro”.
 
Beep.
 
Mamma?
 
Aprì gli occhi ritrovandosi nella camera dell’Imperatore. Era sdraiato sul letto, circondato dai colori rosso e arancione che pulsavano. Si mise a sedere con aria frastornata e vide l’Imperatore in persona seduto comodamente sul divano, gli occhi arancioni fissi su di lui, con aria pacata.
“Seijuro, finalmente” disse con un freddo sorriso.
Lui si guardò intorno ignorandolo. Non riusciva a spiegarsi perché era ancora lì, eppure aveva sentito il suono della voce di sua mamma.
 
“Seijuro…”
 
“Mamma!”
Poggiò i piedi nudi sul pavimento freddo e, ad ogni passo, il pavimento pulsava di luce rossa.
“Mamma!” chiamò nuovamente.
Corse verso i muri, tastandoli alla ricerca di una via d’uscita e, ogni suo tocco, colorava di rosso le pareti, lasciando l’impronta della sua mano.
 
“Seijuro…”
 
Si voltò improvvisamente verso lo specchio dove riuscì a cogliere delle masse confuse vorticare all’interno. Camminò in quella direzione posando la mano su di esso e questo emanò una scossa elettrica arancione che lo fece indietreggiare.
“Di lì non si passa” disse con un ghigno l’Imperatore.
Akashi si girò nella sua direzione, con espressione ostile.
“Basta con questi giochetti, Imperatore! Cosa vuoi ancora da me? Perché non mi lasci in pace? Non ho più bisogno della tua presenza!!”
“Ne sei sicuro?”
Il sorriso dell’Imperatore si fece più largo e lo specchio alle spalle di Akashi si illuminò.
“Ma cos…”
Non riuscì a finire la frase, inghiottito dalla voragine arancione creatasi all’interno dello specchio.
 
***
 
Era seduto con aria stanca all’ombra di una palma vicino al mare. Indossava un pantaloncino rosso e una camicia bianca a maniche corte sbottonata. Accanto le sue inseparabili scarpe da basket.
Guardava il mare, osservando le increspature che il vento formava sulla superfice cristallina mentre, il sole stava calando, colorando il mondo di un rosso cupo. Una coppia invase il suo campo visivo: Momoi e Midorima che camminavano mano nella mano in riva al mare. Quella sarebbe stata la loro ultima giornata di mare perché il giorno dopo avrebbero preso il treno per tornare a casa. Midorima aveva già preparato tutta la documentazione per ritornare nella sua vecchia scuola, aiutato da un eccitato Takao: il giorno precedente aveva sentito per caso una loro conversazione telefonica.
Midorima si fermò improvvisamente, afferrando entrambe le mani di Momoi poi, si chinò catturando con dolcezza le morbide labbra della ragazza. Kagami distolse lo sguardo infastidito, non per quella manifestazione d’affetto da parte dei due ragazzi ma, per l’invidia che provava nei loro confronti. Con la situazione chiarita e Akashi fuori combattimento, potevano riprendere in tutta tranquillità le loro vite, da dove erano state interrotte. Lui e Kuroko sarebbero riusciti a raggiungere quel traguardo? Aveva molti dubbi a tal proposito perché il suo presunto ragazzo aveva passato tutta la giornata precedente al capezzale del suo ex, ignorandolo, decidendo di non vederlo. Per quanto tempo avrebbe resistito ancora?
“Ehi BaKagami, che ci fai qui?”
Si voltò verso destra dove c’era Aomine che lo guardava, armato di un sacchetto per la spesa.
“Hai sempre una parolina gentile da rivolgermi, vero bastardo?” replicò lui.
“Sono già stato fin troppo gentile nel lasciarti il migliore amico” rispose sedendosi al suo fianco.
Kagami lo fissò per un attimo.
“1-0 per te, Aomine”.
Lui rispose con un sorriso strafottente.
Kagami rivolse nuovamente lo sguardo all’orizzonte. Momoi e Midorima erano scomparsi, forse si erano appartati da qualche parte.
“Prendi” disse Aomine offrendogli una bottiglia di vetro.
“Birra?” chiese Kagami stupito “bevi birra?”
“Adesso anche tu” disse aprendo con i denti il tappo della sua bottiglia.
“Ma siamo minorenni!” esclamò Kagami preoccupato.
“E quindi? La spiaggia è deserta e non c’è nessun adulto in vista. Non dirmi che non hai mai bevuto?” chiese strappandogli dalle mani la bottiglia sigillata e offrendogli quella stappata.
“No, mi piace la birra” disse bevendone un sorso.
Aomine lo imitò.
“Patatine?” chiese posandola sulla sabbia.
“Perché no?”
Improvvisarono così un piccolo pic-nic a base di birra e snack, mentre il sole pian piano sparì dall’orizzonte immergendoli nella notte. La spiaggia era illuminata grazie a delle luci in lontananza che raggiungevano i due ragazzi.
“Bevi spesso?” chiese Kagami posando la bottiglia vuota.
“Ogni tanto, tu?”
“Spesso, soprattutto in America. Mio padre è molto permissivo e dice che un vero uomo deve saper bere e reggere l’alcol con dignità” disse sorridendo nostalgico “hai un’altra birra?” aggiunse.
Aomine annuì, passandogli la bottiglia sigillata. Lui l’aprì con lo stesso metodo. Rimasero un altro po’ in silenzio, rotto dal rumore del mare e da una musica in lontananza.
“Domani devo ripartire” disse improvvisamente Aomine “i miei genitori hanno già preparato le carte per rientrare nella mia vecchia scuola”.
“Quindi state andando via tutti? Ho sentito che domani partono anche Midorima e Momoi” disse portandosi alla bocca una patatina “che bella prospettiva mi attende: io, il Gigante apatico, il modello psicopatico e il mio ragazzo alle prese con il folle in coma. Bene” si portò alle labbra la bottiglia, bevendone un bel po’.
“Dalla lista puoi anche eliminare il modello psicopatico. È già partito” disse Aomine freddamente.
“Ah, non lo avevo notato” replicò cauto.
“Beato te” si portò la bottiglia di birra alle labbra, con rabbia.
“Mi dispiace…” disse Kagami.
Era la prima volta che vedeva quel lato di Aomine e gli faceva pena.
“A quest’ora starà già nelle braccia del suo senpai e tanti saluti!” disse sferrando un pugno sulla sabbia “E nonostante tutto quello che ha fatto a Tetsu, non riesco a cancellarlo dalla mia memoria. Dovrei essere felice della sua partenza, felice per non rivedere più il suo bel viso e non sentirmi chiamare più Aominecchi e invece…” strinse talmente forte la bottiglia tra le sue mani che Kagami la sentì scricchiolare.
“Aomine” disse togliendola delicatamente “non è facile, questo lo so bene”.
“Cosa ne sai tu? Sei mai stato ingannato dal tuo ragazzo? Hai mai sofferto cos…” si zittì notando lo sguardo cupo di Kagami.
“Lo so” si limitò a dire Kagami.
Aomine distolse lo sguardo incupito. Kagami si era tormentato per mesi a causa di Kuroko, poteva capirlo benissimo.
“Che vita di merda” continuò “quando pensavo di averlo ritrovato, ora rischio di perderlo nuovamente”.
“Perché dici così?” chiese curioso Aomine portandosi una manciata di patatine alla bocca.
“Non so se hai notato, ma le cose con Tetsuya non vanno affatto bene. Ora passa il tempo al capezzale dell’Imperatore” replicò infastidito.
“E’ solo…”
“Confuso? Dopo che ha scoperto la verità non ha battuto ciglio ed è tornato da lui!!” protestò Kagami lanciando una bottiglia vuota che si schiantò contro un albero vicino.
“Allora vattene!”
“Cosa??”
Kagami si alzò furioso.
“Non solo il danno, ora anche la beffa? Non né posso più di questa situazione!”
“Calmati idiota!” disse Aomine alzandosi a sua volta “Nonostante il nostro cattivo rapporto, preferisco te al fianco di Tetsu. Ho visto com’è cambiato dopo il vostro incontro e non lo vedevo così felice da troppo tempo. Quindi abbi pazienza e dagli l’ultima opportunità!”
“Di che tipo?”
“Sei il suo ragazzo o no? Trovala!”
Kagami lo guardò per una manciata di secondi per poi sedersi senza dire una parola.
“Dammi una birra” disse infine.
Aomine lo imitò passandogliela titubante.
“Non ti sembra di esagerare?” chiese.
“No, e poi ho bisogno di essere abbastanza sbronzo per trovare domani il coraggio di affrontare Kuroko” rispose aprendola.
Aomine annuì riprendendo a mangiare pensieroso.
“Ohi, Aomine”.
“Che c’è?”
“Per quanto in questo momento detesti il modello, spero che le cose tra voi si sistemeranno” disse serio.
Aomine lo guardò di sottecchi e sghignazzò.
“Apprezzo il pensiero”.
“Aomine”.
“Che c’è ancora??”
“Grazie”.
“Figurati. Basta che domani torni ad essere il BaKagami di sempre” disse ridacchiando.
“E tu il solito bastardo” replicò sorridendo sprezzante.
Aomine alzò la bottiglia di birra nella sua direzione e Kagami lo imitò facendole tintinnare.
 
***
 
“Seijuro! E’ ora di alzarsi”.
Akashi aprì gli occhi stupito al suono di quella voce.
“Mamma?” chiamò.
Si guardò intorno e vide un enorme letto a baldacchino.
“Ma è la mia camera!”
Non ci entrava da un bel po’ ma senza alcun dubbio era la sua. Dei movimenti improvvisi provenienti dal letto lo misero in allarme. Chi lo stava occupando?
“Seijuro”.
La porta della camera si aprì e sua mamma entrò con passo elegante.
“Seijuro, forza. Non puoi fare tardi” disse avvicinandosi al letto.
“Mamma, sono qui” disse facendo un passo avanti.
Le coperte si mossero e una testolina rossa fece capolino dalle lenzuola.
“Ma è domenica mamma” protestò con voce pastosa.
Seijuro si immobilizzò incredulo. Il ragazzino che si era appena messo seduto sul suo letto era lui.
“Ma che…?”
“E’ un ricordo”.
L’Imperatore comparve al suo fianco osservando con aria interessata madre e figlio intenti a dialogare.
“Perché mi hai portato qui?” chiese perplesso.
“Guarda” disse semplicemente indicando verso il letto.
Sua madre era appena uscita e lui si stava alzando con aria stanca. Camminava con passo barcollante e si diresse verso lo specchio che sovrastava una cassettiera bianca. Lo sfiorò con delicatezza, osservando il suo pallido riflesso e, il Seijuro del presente si avvicinò timoroso.
“Non ce la posso fare” disse il Seijuro del passato.
La sua mano si strinse a pugno e colpì con violenza il vetro riducendolo in frantumi. Il Seijuro del presente fece un passo indietro ricordando quell’episodio. Era sotto stress a causa del lavoro part-time che svolgeva all’Akashi corporation e delle mille bugie che rifilava a Tetsuya per non farlo preoccupare, anche perché Tetsuya, in quell’ultimo periodo si comportava in modo strano. Lo evitava.
“Non ce la faccio più…” mormorò accasciandosi a terra, mantenendo la mano ferita.
All’improvviso alzò il capo, guardando nella sua direzione. Sapeva che non lo poteva vedere ma si sentì lo stesso a disagio.
“Sei sicuro di non farcela?”
Le parole appena pronunciate erano fuoriuscite dalla bocca del Seijuro del passato. Il tono era cambiato, era più sicuro e il suo occhio era diventato arancione.
“Che bei ricordi” commentò l’Imperatore al suo fianco, assistendo all’inquietante scena di Seijuro che dialogava da solo “sono nato in questa occasione. Avevi bisogno di me” continuò tranquillamente.
Seijuro deglutì nervosamente osservando se stesso alzarsi e dirigersi in bagno con un ghigno soddisfatto e gli occhi bicromatici.
“Il passato è il passato” disse scuotendo la testa confuso “adesso siamo nel presente! Io non ho più bisogno del tuo aiuto!” protestò allontanandosi da lui.
Una luce rossa pulsò dal suo corpo facendo indietreggiare l’Imperatore
“Sicuro?” chiese con un ghigno “Dopo tutto quello che è successo in questi mesi, secondo te, avrai ancora qualcuno al tuo fianco?”
La luce rossa si ridusse a quelle parole e una luce arancione prese il predominio dell’intera stanza. Guardandosi intorno si rese conto di essere tornata nella camera dell’Imperatore.
“Hai minacciato Ryouta, costringendolo ad essere una spia per i tuoi sporchi piani” continuò con forza. Akashi indietreggiò mentre la sua luce diventava più flebile.
“Hai fatto in modo di spaventare anche il più strafottente dei Miracoli, Daiki che anche stavolta non è riuscito a proteggere il suo migliore amico”.
“No…”
“Per non parlare di Shintaro e Satsuki… non te la sei presa con loro ma hanno sofferto lo stesso in questo periodo, solo per causa tua!” incalzò lui.
“N-n-no…” si accasciò sul pavimento, schiacciato dalla forza dell’Imperatore.
“E il caro Atsushi… sbaglio o nell’ultimo periodo è sempre stato al capezzale di Tetsuya? Per non parlare di quest’ultimo…”
Akashi spalancò gli occhi dove delle lacrime sfuggirono al suo controllo.
“Stai z-zitto!” riuscì a dire.
“Il caro e piccolo Tetsuya… l’hai distrutto fisicamente e psicologicamente! Con quale coraggio pensi di poter tornare indietro, da loro?”
Akashi lo guardò spaventato e si coprì il volto tra le mani ripensando a tutto ciò che aveva fatto negli ultimi mesi.
 
***
 
“Sta rispondendo molto bene alle cure e tra qualche giorno lo potremo dimettere”.
“Davvero? Questa è una bellissima notizia! Non è vero, Tetsuya?”
“Si…”
I genitori uscirono fuori dalla sua camera insieme al dottore, parlando animatamente dei dettagli per la riabilitazione a casa. Taiga fece il suo ingresso con un sorriso, dirigendosi verso di lui.
“Non è magnifico? Ti dimettono!” esclamò avvicinandosi.
Lui annuì senza entusiasmo scendendo dal letto.
“Dove vai?” chiese perplesso.
Si aspettava una reazione più entusiasta a quella notizia.
“Da Akashi-kun” rispose senza battere ciglio.
Si accomodò sulla sedia a rotelle dirigendosi poi verso la porta d’ingresso. Kagami chiuse gli occhi facendo un respiro profondo, non riuscendo più a controllare la sua rabbia. Con uno scatto felino si posizionò davanti all’ingresso a braccia spalancate, impedendogli di uscire.
“Che cosa stai facendo?” chiese nervoso Kuroko.
“Che intenzioni hai?”
Kuroko lo guardò perplesso non capendo.
“Cosa intendi?”
“Su di noi. Cosa vuoi dal nostro rapporto?”
A quella domanda si pietrificò, non sapendo cosa rispondere.
“Non capisco…” disse infine per spezzare quella tensione.
“Non ti rendi conto che mi stai completamente ignorando per il tuo ex?” disse irritato.
“Taiga…” disse in tono di rimprovero.
“Niente Taiga!” esclamò a voce alta “Che cosa vuoi, che io resti a guardarti mentre continui a stare al suo capezzale? Ho visto come lo guardi e come mi eviti. Il tuo distacco è evidente!”
“Aspetta! È solo…” si interruppe volgendo il suo sguardo altrove.
“Solo?” incalzò lui.
“Sono confuso, va bene? Non riesco a capire più nulla! Sono solo certo di una cosa, che non posso abbandonare Akashi-kun. Lui con me non l’ha fatto, non l’hai mai fatto! Ha anche cercato di riconquistarmi facendomi tornare da lui…”
“Minacciando me e ferendo la mia famiglia o te ne sei dimenticato? Ti ha fatto del male, ha cercato di ucciderti!” esclamò lui furioso “e per lui… stai ferendo me, di nuovo! Non ti rendi conto del male che mi stai facendo?” aggiunse con tristezza.
Kuroko spalancò gli occhi e una lacrima sfuggì al suo controllo.
“N-no, Taiga! Io non volevo questo! Io…” si mosse verso di lui ma, nel momento in cui stava per afferrargli la mano, si fermò riabbassandola.
“Scusa” mormorò “è una situazione difficile… sono confuso” aggiunse abbassando il suo sguardo.
“Anche i tuoi sentimenti sono confusi?” chiese.
Silenzio.
“Tetsuya?”
“Si” ammise alla fine.
Si aspettava una notizia del genere anche se fino alla fine aveva sperato per il contrario, che Kuroko lo abbracciasse dicendo che andava tutto bene.
“Io però non lo sono” disse dopo una lunga pausa dolorosa.
Kuroko lo guardò ansioso.
“Io ti amo e questo non cambierà mai” si staccò la collana con il ciondolo a “T” e gliela porse.
“No… Taiga…” disse lui capendo.
“Questo non è il mio posto. Non più” continuò appoggiandola sulle sue ginocchia.
“Taiga!”
“Me ne vado, torno a casa. Stai con il tuo Akashi e cerca di capire, io qui non riesco più a stare”.
“No, Taiga! Non…”
Kagami sorrise, un sorriso amaro che lo fece agitare ancora di più.
“Non puoi fare questo! Non lasciarmi Taiga!” disse avvicinandosi, il volto contratto dal dolore.
Lui aprì la porta voltandogli le spalle.
“Io ti aspetterò… ma non metterci troppo tempo. Ho raggiunto il mio limite” aggiunse.
“Ti prego Taiga, non mi lasciare!” disse in lacrime.
“Se non verrai, capirò” disse infine chiudendo la porta.
“TAIGA!” urlò lui singhiozzando.
Si diresse veloce la porta e alzò la mano pronto ad aprirla, per seguirlo, per fermarlo… allora perché la mano si rifiutava di abbassare la maniglia?
“Taiga… Taiga…”
 
 
Angolo della follia @.@
Non ho commenti… ho appena spezzato la mia coppia preferita ;( aiutoooo :@
Ho deciso di pubblicare un capitolo così breve per potermi concentrare meglio sul capitolo finale. Ebbene si, miei cari lettori, la storia sta volgendo al termine. Il prossimo dovrebbe essere l’ultimo capitolo e poi ci sarà un breve epilogo (a meno che non lo metta già nel prossimo).
Commentate e ditemi cosa pensate della decisione di Kagami (so già che una certa persona sta festeggiando =P).
 
Ciao e alla prossima ;)
   
 
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