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Autore: Dominil    11/02/2009    3 recensioni
Un terremoto.
Tutto intorno a me viene scosso fino a quando un rombo assordante trapana i miei timpani ed ho la sensazione che il mondo si stia capovolgendo.
Il cielo al posto della terra.
"Che sta succedendo?" grido al vecchio che nel frattempo continua a ridere bonario.
"Sta per nevicare."
E infatti, appena il tremolio cessa ed ogni cosa torna al suo posto, piccoli fiocchi bianchi scendono giù fino a fondersi con la terra.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Earth Earth have a quake, before snowing - Searching myself


Fuggo.
Comincio a correre con velocità maggiore rispetto a quanto il corpo magro riesca a sostenere ma non ho intenzione di fermarmi.
Presto, il paesaggio che scorre sotto i miei occhi diventa un anonimo groviglio di arbusti incolti che a malapena mi danno la possibilità di vedere il sentiero che sto percorrendo a perdifiato.
Sto scappando via da una vita che non sento più mia, da persone che stento a riconoscere, soprattutto quella che ho sempre amato. Ogni volta che guardo i suoi occhi verdi non scorgo più quella luce che tutte le volte mi faceva sentire meglio, mi faceva sentire a casa. Per questo me en sto andando, per cercare me stesso. Perchè ormai non mi sento più a mio agio nemmeno nel mio corpo.
Questo posto però è piuttosto strano, quasi fantastico. Non perchè sia bello, solo perchè mi ricorda qualche favola che mi raccontava spesso mia madre per farmi addormentare.
Faccio un giro su me stesso con il viso rivolto verso l'alto per catturare tutto il paesaggio compreso il cielo con una sola occhiata. Quest'ultimo appare terso, di un azzurro quasi trasparente. Non ci sono nubi, ma non c'è traccia nemmeno di una fonte di luce.
Dov'è il sole?
Alzo ancora di più il viso ma davvero, non lo trovo.
Come può esserci il giorno se non c'è il sole?
Sembra quasi che la luce provenga... non so, da un luogo esterno a questo.
Solo adesso mi rendo conto di essermi perso, non ho la più pallida idea di dove mi trovo. Ed è proprio in questo momento che comincio ad essere invaso da panico e paura.
Riprendo a camminare più lentamente, sempre seguendo il percorso che mi ha portato fin qui. I miei passi sono gli unici rumori che avverto nei pressi di questa specie di bosco. Non si sente nient'altro, né il cinguettio di un uccello, né i suoni tipici di un ipotetico centro abitato non poco distante.
Il nulla.
Ad un certo punto sono costretto a fermarmi perchè la strada viene bloccata da una spessa lastra di vetro. La sfioro con la mano e poi ci poggio il viso, cercando di vedere oltre. Strabuzzo gli occhi ma la penombra esterna rimane impenetrabile. Con lo sguardo percorro questa barriera trasparente e noto che si protae per diversi metri, fino a confondersi con il cielo. Ma sono sicuro che prosegue.
A questa punto, senza sapere che fare, cambio strada. Mi fermo però di nuovo accanto ad un piccolo specchio d'acqua. Ed ho improvvisamente sete. Mi inginocchio sul terreno fangoso e allungo le mani per dissetarmi. Quando sporgo il viso mi accorgo con sorpresa che il riflesso offertomi dal laghetto non è il mio. Spalanco gli occhi. E' quello del mio amato.
Il suo viso è sempre lo stesso, stessi capelli neri e stessa carnagione eterea, ma a me pare uno sconosciuto.
Calde lacrime sgorgano dai miei occhi mentre prendo a pugni l'acqua per distruggere quell'immagine che mi sta facendo male da troppo tempo. Ho rischiato di uccidermi per colpa di quel sorriso che non vedo da mesi.
Mi alzo in piedi barcollando, devastato dall'impeto di quelle emozioni tanto forti e dopo aver asciugato il pianto riprendo il mio piccolo viaggio.
Per riuscire a proseguire mi addentro in un cespuglio di rovi che lacerano le mie veste e graffiano la mia pelle. Ne esco pieno di tagli sanguinolenti.
Una casetta di legno è immersa in questo verde sbiadito e surreale. Spero solo che non sia un miraggio.
Corro perchè desideroso di raggiungerla il prima possibile. Solo quando pochi passi mi dividono dalla meta, vedo un vecchio seduto si una scricchiolante sedia a dondolo. La pelle di quest'uomo è attraversata da moltissime rughe profonde e le sue mani intrecciate sulla pancia, sono lunghe e scarne. Apre all'improvviso gli occhi e io sobbalzo, mentre mi mostra le sue iride grigiastre, quasi di ghiaccio. Forse vuote, prive di anima.
"Salve figliolo." mi saluta con una voce gioviale che mi coglie di sorpresa, dopo essersi accarezzato la punta della barba.
"Scusi ma... dove sono?"
La sua sguainata risata incrina questo surreale silenzio.
"Sei alla ricerca di te stesso." risponde saccente.
"Uscirò mai da questo posto?"
"Solo quando riprenderai coscienza di te stesso. Sbrigati, o la pazzia diventerà la catena che ti inchioderà qui per sempre."
"Da quanto tempo sei qui?" continuo, incapace di fermare il flusso delle mie domande.
"Da tempo immemore figliolo, tempo immemore. E sto ancora cercando la mia identità, persa nel fiore della giovinezza."
Annuisco colpito, prima che la terra abbia un sussulto. Poi un secondo e alla fine un terzo.
Un terremoto.
Tutto intorno a me viene scosso fino a quando un rombo assordante trapana i miei timpani ed ho la sensazione che il mondo si stia capovolgendo.
Il cielo al posto della terra.
"Che sta succedendo?" grido al vecchio che nel frattempo continua a ridere bonario.
"Sta per nevicare."
E infatti, appena il tremolio cessa ed ogni cosa torna al suo posto, piccoli fiocchi bianchi scendono giù fino a fondersi con la terra.
Torno a concentrarmi sul vecchio. Ha qualcosa di familiare, qualcosa che mi appartiene.
Indossa i miei stessi vestiti laceri dai rovi e la pelle martoriata da tagli che sanguinano ancora.
"Ma tu sei..."
"Sì." risponde interrompendomi, prima di dissolversi come per incanto.
Sono in una palla di vetro.



Good evening boys and girls!
Allora, avete capito chi è il protagonista di questa one-shot contorta e forse priva di senso?
E' piuttosto autobiografico, spero solo non sia incomprensibile XD.
I hope you enjoyed.

Glo.
   
 
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