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Autore: DalamarF16    24/09/2015    2 recensioni
Post stagione 1- Dopo essere riusciti a incastrare Fisk, Matt e Foggy sono diventati molto popolari a Hell's Kitchen e la loro amicizia si è rinsaldata. Il mondo di Daredevil ha ora una rassicurante routine, ma il ritorno di Stick rimescolerà le carte in tavola. Cosa vuole il vecchio ninja da Matt? Matt accetterà di aiutarlo anche a costo di uccidere qualcuno?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Temple, Foggy Nelson, Karen Page, Matt Murdock, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: Eccomi!!!! allora allora, grazie a tutti coloro che hanno letto, in particolare a RagDollCat per la sua recensione, sono davvero contenta che questa storia ti piaccia!
Grazie anche a Jhon Savor per averla inserita nelle seguite, spero che continuerete a seguirmi!
E niente...fatemi sapere cosa ne pensate!


Chapter 2: I am not going anywhere.

Foggy pensava di aver conosciuto nel corso degli anni ogni sfumatura di Matt Murdock, incluso il fatto che fosse una sottospecie di incrocio tra un ninja e un boxeur, ma vederlo letteralmente congelarsi in quel modo lo colse completamente alla sprovvista. Pur non avendo i superpoteri del suo migliore amico, riusciva a percepire l'improvvisa tensione che lo aveva invaso, mentre il suo volto perdeva qualche sfumatura di rosa.
Come se fosse un soldato di fronte al proprio superiore, vide Matt alzarsi di scatto e raddrizzare spalle e schiena, mentre contemporaneamente afferrava il proprio bastone e lo stringeva forte, come se si stesse preparando a usarlo come arma da un momento all'altro, o come se gli servisse per aiutarsi a controllarsi.
Non l'aveva mai visto così: Matt era sempre quello calmo, controllato in ogni sua emozione, perfino quando sarebbe stato perfettamente normale esprimerle, mentre adesso sembrava totalmente privo di quel suo autrocontrollo che lo aveva sempre distinto. Le sue dita continuavano a scorrere sull'impugnatura nera del bastone, e, a meno di non avere le allucinazioni, poteva giurare che il suo migliore amico aveva iniziato leggermente a tremare, salvo poi riuscire a riguadagnare un po' della sua compostezza.
Chiunque fosse il proprietario di quella voce, era riuscito a spaventare Matt a morte. Decisamente un brutto segno.
-Matt? Tutto ok?- chiese quasi timidamente nel momento esatto in cui un uomo anziano entrava nell'ufficio, stringendo un bastone bianco e rosso identico a quello del suo migliore amico.
Un vecchio cieco. L'atteggiamento di Matt. Foggy ci mise poco a fare due più due.
-Stick- fu l'unica cosa che riuscì a dire, muovendo appena le labbra.

***

-Il tuo amico è intelligente-
Il suono della voce di Stick, non più soffocata dalle pareti, e il crescere del battito del cuore di Foggy, riuscirono finalmente a smuovere Matt, facendolo reagire.
Si sforzò di riprendere il pieno controllo del proprio corpo e con un immenso sforzo riuscì a smettere di tremare di paura. Non ne aveva per sè stesso, poteva tenere testa al suo vecchio mentore, ma non voleva farlo di fronte al proprio socio. Non voleva metterlo di fronte alla propria brutalità, non ora che stavano cercando di tornare ad avere un rapporto normale. Quando combatteva era un altro, e non era ancora pronto a mostrare a Foggy il Diavolo che era in lui. Strinse ancora una volta il suo bastone, pronto a fronteggiarlo.
-Foggy. Vai a casa- ordinò, e la voce gli uscì un po' troppo tesa e roca per i suoi gusti.
Stick che compariva una seconda volta nella sua vita in pochi mesi lo aveva scioccato, soprattutto perchè si era presentato nel suo ufficio, di fronte ai suoi amici. Matt conosceva il messaggio dietro il gesto: se Stick era riuscito a scoprire dove lavorava, anche il nemico ci sarebbe riuscito, prima o poi.
-Non ci penso neppure!-
-Foggy....-
-Non me ne vado, Matt-
-Pensa davvero di poter fare qualcosa contro di me, signor Nelson?- ironizzò Stick interrompendo il dialogo tra i due. Stick sapeva tutto anche di Foggy. Un brivido gli corse lungo la schiena, mentre improvvisamente capiva che se Stick voleva davvero fare di lui il suo soldato, un vigilante solitario che non esitava a uccidere, avrebbe potuto facilemente far uccidere Foggy e Karen, o addirittura farlo lui stesso.
Sentì il panico crescergli in petto.
Calmati, Matt. Calmati.
Cercò disperatamente di scacciare dalla propria mente le immagini dei corpi dei suoi amici morti, coperti di sangue, gli occhi spalancati e svuotati delle loro anime. Non aveva mai visto le loro facce, quello che sapeva dei loro lineamenti era quello che gli era stato detto, ma, nonostante ciò, gli apparivano chiari come se avesse potuto vedere le foto scattate dagli agenti della scientifica.
Riusciva a vedere concretamente i capelli lunghi e biondi di Karen sparsi sul pavimento dell'ufficio, con una pallottola in fronte e, al suo fianco, il corpo leggermente sovrappeso del suo migliore amico, colpito a morte da numerose coltellate, la sua mano destra che strigneva quella della segretaria in un ultimo gesto di affetto e conforto. Il suo partner era morto lentamente e dolorosamente per mano di Stick. Matt aveva a stento digerito la morte di Ben, non poteva permettere che succedesse di nuovo. Non per colpa sua.
Resistette a malapena alla tentazione di scuotere apertamente la testa.
Stick sapeva che se c'era qualcosa che potesse fargli compiere il fatale passo, da vigilante a giustiziere, poteva essere l'assassinio di Foggy, e la cosa che più lo angosciava, era che non solo Stick sapeva, era che era certo del fatto che il vecchio mentore non avrebbe esitato un secondo a farlo.
Aveva cercato di educare Matt allo stesso modo, ma gli insegnamenti di suo padre, fortunatamente, erano così ben radicati in lui che non era riuscito a soggiogarlo.
-Forse no- Foggy stava rispondendo, riportando Matt alla realtà, testardo nonostante ci fosse un lieve tremore nella sua voce -Ma non lascerò Matt da solo con te-
-Foggy, ti prego- il giovane cercò di iniziare a parlare, ma non riuscì a finire la frase, perchè fu interrotto da Stick e, proprio come accadeva quando era piccolo, si ritrovò incapate di spiaccicare parola.
-Quindi Matt ti ha raccontato il suo piccolo segreto-
Matt si ritrovò a chiudere la bocca, mentre le sue mani stringevano ancora più forte il bastone, fino a quando le nocche non diventarono bianche e lui non sentì le dita indolenzite. Era spaventato e arrabbiato allo stesso tempo. Possibile che dopo vent'anni lo comandasse ancora così facilemente?
Il senso di impotenza che sentiva di fronte all'anziano lo faceva andare fuori di matto. Era un adulto ora, e allora per quale diavolo di motivo non riusciva a tenergli testa? Prima che le cose tra i due degenerassero, comunque, raccolse un po' del suo coraggio e parlò, riportando l'attenzione su di sè e facendo un passo in avanti per mettersi tra Stick e Foggy.
-Che cosa vuoi, Stick? Te l'ho già detto una volta: stai fuori dalla mia città- e soprattutto dalla mia famiglia, pensò, ma il coraggio gli venne meno prima che riuscisse ad articolare quelle parole, di cui, tra l'altro, non c'era poi davvero bisogno. La posizione che aveva assunto (e che Stick aveva sicuramente notato) era più che sufficiente a sottolineare che la sua priorità era quella di difendere il proprio amico.
Stick aveva ancora molto potere su di lui, come sempre, ma questa volta era diverso: c'era la vita di Foggy sulla linea del fuoco, il suo peggiore incubo era diventato realtà e non avrebbe permesso al suo timore di paralizzarlo.
-E io ti ho detto che la famiglia è una debolezza, ragazzino-
-Sì. E io ti ho ignorato- dopo averti dato retta ed aver fallito miseramente.
-Idem-
-Vattene da Hell's Kitchen-
-O cosa? Mi uccidi?- Stick fece una pausa carica di presa in giro -Oh, scusa, dimenticavo. Tu non uccidi. Sei ancora lo stesso moccioso di venti anni fa, dopotutto-
-Uccidere non è la soluzione- all'improvviso Foggy parlò di nuovo, e la sua voce fu come un lampo in una notte serena.
-Foggy, ti prego. Stanne fuori- Matt cercò di fermarlo, e qualcosa in lui si incrinò. La voce del suo amico l'aveva distratto per un istante, e all'improvviso non riusciva più a controllarsi. Ricominciò a tremare mentre le immagini di morte gli tornavano alla mente.

***

-Matt...- chiuse la bocca quando vide Matt cominciare a tremare, scioccato dall'improvviso cambiamento.
L'aveva visto colpire un sacco con tutta la sua forza, furibondo, quando si era deciso a incontrarlo dopo essersi perso il funerale di Ben; aveva scoperto il suo lato debole quando  si era ammalato, anni prima, quando erano ancora compagni di stanza al college (se ci pensava, ricordava con estrema chiarezza il ragazzo raggomitolato sul letto, le mani premute sulle orecchie, mentre praticamente piangeva dal dolore. Ora sapeva che era tutto dovuto al fatto che la febbre e il mal di testa gli impedivano di concentrarsi e filtrare le informazioni provenienti dal resto del mondo. Non l'avrebbe mai dimenticato), ma non aveva mai pensato che qualcuno o qualcosa potesse terrorizzarlo fino a questo punto.
L'aveva sempre visto come senza paura affrontare il mondo (e probabilmente anche Dio, mai non l'avrebbe mai detto di fronte a lui) e qualunque ostacolo si trovava sulla propria strada.
Ora, invece, Matt era completamente in panico,  e il cambiamento era stato così repentino da fargli pensare che quell'uomo stesse praticamendo su di lui un qualche trucco Jedi, del resto, dopo gli alieni volanti e il "mondo in fiamme", cominciava a pensare che tutto fosse possibile.
Vederlo così indifeso per la prima volta lo faceva star male, e tutto quello che avrebbe voluto era mettergli le mani sulle spalle e fargli capire che era con lui e aveva la sua completa fiducia, ma sapeva anche che probabilmente un simile gesto avrebbe significato la sua condanna a morte, quindi si costrinse a restare fermo, fissando la sua schiena e pregando che tutto si sistemasse senza che Matt ne uscisse (troppo) malconcio.
-Non supererò quel limite, Stick, lo sai- la voce del suo migliore amico era di nuovo forte, adesso, come se stesse sfruttando la propria paura per trovare la forza di tenere testa al suo mentore.
Foggy fece l'unica cosa che poteva effettivamente fare: fece un passo avanti, avvicinandosi a lui, cercando di dargli conforto senza toccarlo o parlargli. Sapeva che Matt poteva sentire che si stava muovendo e sperava che il messaggio gli arrivasse comunque.
Capì di esserci riuscito quando vite le dita del ragazzo rilassarsi impercettibilmente mentre nello stesso istante si muoveva di un passo verso destra, facendogli completamente da scudo.
-Non risolverai un cazzo in questo modo! Certe persone vanno ammazzate e basta!-
-Nessuno merita di morire!-
-Smettila di fare il chierichetto, ragazzino! Questa è la vita reale! Sei un guerriero, e i guerrieri uccidono-
-Che cosa vuoi da me?- ripetè Matt, stoppando sul nascere una discussione già avuta e che non avrebbe portato da nessuna parte, se non, forse, alla disintegrazione del loro ufficio.
-Te. Mi serve un soldato-
-Trovati qualcun altro-
-Matt...- Stick fece un ultimo tentativo di convincerlo, ma questa volta l'avvocato non lo lasciò finire.
-Vattene, Stick- E suonò talmente categorico che Foggy ebbe quasi voglia di obbedirgli, se non fosse che l'ordine non era diretto a lui.
-Te ne pentirai, ragazzino-
Senza un'altra parola, il cieco prese il suo bastone e uscì dall'ufficio, muovendolo a piccoli raggi a destra e a sinistra, scomparendo nella notte, lasciando Matt assolutamente immobile nel bel mezzo dell'ufficio, le mani che tremavano leggermente.

***

L'istante successivo, Foggy vide Matt scattare come una molla, come se qualcuno lo avesse colpito con un taser per spingerlo al movimento. Iniziò a muoversi velocemente. Non era uno stupido, e la minaccia nascosta dietro le ultime parole del suo mentore lasciava ben poco all'immaginazione: Stick lo voleva a tutti i costi, e l'avrebbe costretto a seguirlo con le buone o con le cattive.
-Foggy- disse mentre nello stesso momento raccoglieva le proprie cose -Prendi con te Karen e andatevene per qualche giorno-
-Matt...-
-Non c'è tempo- lo interruppe continuando a parlare come se Foggy non fosse davvero lì -Devi sbrigarti. Non usate l'aereo, e possibilmente nemmeno il treno. Prendete un autobus, o un taxi-
-Matt...-
-Non preoccuparti per i soldi, ti restituirò tutto...-
-MATT!-
Foggy adesso stava praticamente gridando nel tentativo di trovare una breccia nella cappa di paura che stava rendendo sordo il suo migliore amico. Finalmente riuscì a raggiungere il proprio obiettivo e l'altro riuscì finalmente a fermarsi per voltarsi verso la direzione in cui sapeva l'avrebbe trovato, il suo corpo era ancora scosso da un lieve, preoccupante tremore.
-Fog...- cominciò a spiegare, cercando di star calmo nonostante il suo istinto gli stesse imponendo di prendere i due amici e piazzarli dentro il primo taxi per spedirli fuori dalla città senza nemmeno dare loro il tempo di prendere un cambio di vestiti -Non abbiamo molto tempo...-
-Io non vado da nessuna parte, Matt- Foggy rispose con tono quieto, guardando il Diavolo di Hell's Kitchen dritto negli occhi nascosti dietro quelle dannate lenti rosse.
La sua semplice frase riuscì nell'intento di fermare Matt dal fare un milione di cose nello stesso tempo.
-Lo hai sentito-
-Sì. L'ho sentito. E ora tu ascolterai me, Daredevil. I. Non. Vado. Da. Nessuna. Parte. Chiaro?-
-Non puoi restare, Foggy. Ti ucciderà solo per fare di me quello che vuole-
-E quindi?-
-Non ci arrivi?-
-Non esattamente...- Foggy fu costretto ad ammettere.
-Sa chi sei, e probabilmente anche dove vivi. Sei in pericolo- spiegò Matt, cercando in tutti i modi di non alzare la voce contro di lui.-
-Ribadisco: e quindi?-
Matt sospirò, giunto al limite di sopportazione. Aveva sempre pensato che Foggy fosse una persona sveglia, ma ora si stava comportando da stupido o, pensò con amara ironia, come se fosse cieco davanti alla situazione in cui si trovavano.
-Mi stai almeno ascoltando?-
-Sì, Matt. E' la solita, vecchia storia: tu te ne vai in giro di notte a picchiare la gente, e se qualcuno dovesse scoprire chi sei, saremmo tutti morti. Ho capito. Ma questo non cambia le cose. Io resto al tuo fianco a pararti il culo, come sempre-
-A rischio della tua vita- Matt diede voce alla postilla sottointesa nella frase.
-Non se ci sei tu con me, giusto?-
Matt percepì il ghigno sul volto di Foggy, e non potè fare a meno di sorridere, scuotendo la testa e cacciando indietro le lacrime di commozione che erano comparse dietro i suoi occhiali. Aveva sempre saputo che Foggy sarebbe stato un amico leale, gliel'aveva provato fin dai primi passi della loro amicizia, nonostante i loro caratteri diversi e la naturale difficoltà del cieco di stringere legami affettivi, combinazione di una naturale timidezza e delle sue esperienze passate. Foggy non si era mai arreso, e piano piano si era ritagliato un posticino nel cuore dell'amico. Un posticino fatto di piccole attenzioni che avevano abbattuto il muro alzato giorno dopo giorno. Matt aveva perso presto il conto di quante volte Foggy aveva rinunciato ad andare alle feste nel campus per stargli vicino quando si sentiva particolarmente sopraffatto dallo stress e dalla stanchezza e non riusciva a tenere a bada l'emicrania, o quanto spesso aveva letto i libri ad alta voce, registrandosi per lui ogni volta in cui non riuscivano a recuperare la versione stampata in Braille. Tuttavia, non pensava che potesse credere così tanto in lui da affidargli la propria vita senza pensarci un secondo.
-Ti terrò al sicuro- promise Matt, ed era sincero.
-So che lo farai, Darevil- e finalmente il suo migliore amico riuscì a posargli entrambe le mani sulle spalle, stringendo piano la presa a suggellare la sua offerta di sostegno sempre e comunque.
Quello che Foggy ancora non sapeva, e che Matt non aveva il coraggio di dirgli, era che c'era un solo modo di mantenere la promessa che gli aveva appena fatto: fare quello che Stick voleva, a costo di perdere la propria anima.
Per Foggy ne valeva la pena.

   
 
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