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Autore: Celebien    24/09/2015    0 recensioni
"Torna ad amare, fallo per noi due, prendi quello scudo che ti porti sempre dietro e indossi con cotanta convinzione e gettalo via perché sei già una persona speciale nel tuo cinismo, pensa senza"... Tutto questo pensava Molly ogni volta che stava insieme a Sherlock e lo guardava lavorare con gli strumenti di laboratorio al quale era tanto dedito.
Sarebbe riuscita a conquistare il suo cuore o non si sarebbe chiamata Molly Hooper.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Redbeard, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'I warned you: don’t get involved.'
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You sayd you trusted me
 


Era passata la mezzanotte, fuori la pioggia cadeva battente sui vetri della finestra e Molly Hooper non avrebbe mai pensato di sentire suonare il campanello ripetutamente, con insistenza e di trovare lui dietro la porta zuppo dalla testa ai piedi, con il fiatone e il solito colletto alzato a risaltare gli zigomi sporgenti.
-Sherlock, cosa ci fai qui?
-Rimandiamo a dopo le domande, ho bisogno del tuo aiuto!
Molly rimase ferma a fissarlo incredula e le ci volle un cenno d'insistenza di lui con la testa per farla tornare sulla terraferma.
-Si... Si certo, entra
Gli fece spazio per oltrepassare la porta e senza aggiungere altro Sherlock entrò in casa lasciando Molly ancora interdetta davanti la soglia. 
Fece un respiro profondo, stava contando fino a dieci quindi chiuse la porta e sperò che non avesse avuto un'allucinazione ma lui era lì fermo al centro del piccolo salotto con le mani sui fianchi e le spalle che si alzavano ed abbassavano spasmodicamente per la foga, doveva aver corso parecchio.
-Scusa, come hai saputo dove abito? Non ti ho mai dato il mio indirizzo
Sherlock non rispose come se non l'avesse sentita, poi si voltò portandosi automaticamente la mano destra sui capelli bagnati e si accorse di aver fatto una piccola pozzanghera attorno a se, le goccioline cadevano leggere dalle punte nere dei suoi capelli; cambiò espressione come se fosse imbarazzato, Molly capì immediatamente quale fosse il problema:
-Ti vado a prendere un'asciugamano per i capelli
corse verso il bagno e tornò pochi secondi dopo.
Il ragazzo si asciugò la testa come meglio potè, quindi poggiò l'asciugamano sullo schienale della prima sedia che trovò a tiro e finalmente riprese a parlare:
-Perdona l'orario ma avevo urgente bisogno della tua assistenza ma dato il temporale non mi è sembrato corretto farti venire in laboratorio quindi ho portato tutto l'occorrente,  nulla in contrario, vero?
Nel frattempo si tolse cappotto e sciarpa lasciando il lungo collo scoperto e i pettorali leggermente in evidenza dalla camicia umida nonostante indossasse la solita giacca,
-Di certo non è il tipo di serata che mi aspettavo, ma sai che quando hai bisogno di me ci sono sempre.- ripose Molly incespicando un po' le parole come al suo solito quando si trovava in sua presenza.
-Appunto, lo immaginavo! Beh cominciamo subito!
Nonostante conoscesse quell'uomo da diversi anni, Molly non si era mai abituata al suo cinismo perché in realtà sapeva che quello era il suo carattere e le voleva bene anche se i suoi modi non erano del tutto ortodossi. Era palese che provasse qualcosa per lui ormai da tempo e considerava quei piccoli momenti insieme speciali, un modo come un altro per tentare la missione impossibile di conquistarlo ma non ebbe mai successo.

Prese cappotto e sciarpa e li appese nell'attaccapanni accanto all'ingresso di casa mentre lui si diresse verso la cucina attigua al soggiorno e tirò fuori dalla giacca una cartellina miracolosamente scampata alla pioggiada cui prese diversi fogli e fotografie. Lei lo raggiunse e accanto a lui cominciò a guardare le immagini del corpo di una donna che si trovava in obitorio che riportava ferite sparse per tutto il corpo nudo, rimase leggermente in shock perché anche se svolgeva il lavoro di medico legale non era facile per lei abituarsi a vedere cadaveri di ogni genere e che avevano subito la qualunque ma nonostante ciò cominciò ad analizzare tutto con occhio critico
-Non capisco, Sherlock, cosa c'è che non va?
-Non mi convince ciò che ha detto la vicina di casa che sostiene di aver assistito all'micidio! Dannazione, ho pregato Lestrade di farmi assistere all'interrogatorio, avrei capito immediatamente se stesse mentendo o meno, hai il referto dell'autopsia?
Molly lo guardò perplessa, 
-A dire la verità no, mi mancavano gli utlimi esami ma posso già darti qualche informazione!
-Perfetto! Dimmi tutto e spero che coincida con quello che sto pensando!
-Beh, le ferite che riporta sul corpo non sembrano essere stata la causa del decesso, anzi dato il loro stato e la quantità di sangue coagulato, sono del tutto certa che siano state inferte dopo il decesso, al massimo un paio di ore dopo!
Sherlock esultò e saltò sul posto,
-è esattamente quello che ho pensato anche io, quella donna ha mentito! Allora com'è morta?
Molly si soffermò ad osservare le foto ma dimenticò per un momento l'omicidio in se per se, piuttosto si poneva diverse domande... Quella donna morta era giovane e di bell'aspetto, doveva essere stata molto attraente in vita, Molly non poteva mai fare a meno di provare una certa gelosia nei confronti delle donne di cui ogni tanto Sherlock si circondava...
-Come mai tieni tanto a questo caso? Conoscevi questa donna?
Sherlock stava per rispondere velocemente ma esitò un istante perché non era quella la domanda che si aspettava.
-No, è un caso come gli altri ma è interessante, devo risolverlo e se questo comporta dover lavorare di notte di certo non mi tiro indietro, dovresti saperlo ormai, Molly!
-Certo, si, lo so infatti... è solo che, guardandola avevo pensato potessi conoscerla e avessi preso più seriamente il suo caso
-Io prendo seriamente ogni caso, o almeno quelli interessanti come questo; possiamo continuare adesso?
-Certo, certo! Per sapere com'è morta dovremmo ultimare le analisi tossicologiche ma non ho l'attrezzatura necessaria né i campioni per poter effettuare i test!
Non ebbe il tempo di finire la frase che Sherlock corse verso il suo cappotto e tirò fuori una serie di provette chiuse, boccette e piastre da laboratorio tutte contenenti qualcosa. Molly rimase incredula
-non dirmi che sono ciò che penso siano
-Campioni di capelli, pelle, stomaco e intestino; non sono riuscito a prendere altro, sai con la fretta di dover andare via
-Ma sei impazzito? Rischiavi di finire nei guai e di coinvolgere anche me!
Poche volte Molly si era rivelata seria nei suoi confronti e ogni volta per Sherlock era uno shock perché non era abituato a queste sue espressioni,  ma in fondo gli facevano quasi più piacere dei soliti sorrisi timidi che gli rivolgeva ogni volta che si vedevano.
-Beh adesso sono qui e non è successo nulla, perché ti preoccupi?
La ragazza sbuffò rumorosamente, gli strappò di mano gli strumenti e li poggiò delicatamente sul tavolo
-Lascia perdere, iniziamo!
Sherlock rimase immobile a fissare la ragazza armeggiare,
-Non ti volevo fare arrabbiare! Lo sai come sono fatto!
-Lo so, non importa adesso mettiamoci a lavorare!
Non se lo fece ripetere due volte e uno accanto all'altra cominciarono i loro esperimenti sui residui raccolti clandestinamente.

Per più di due ore non si fermarono e più il tempo passava più gli oggetti si accumulavano  a cominciare dal portatile per finire con i libri di chimica, tossicologia e altri ancora per non parlare degli articoli di giornale e gossip che ritraevano la giovane donna e ne testimoniavano l'intera vita come accade alle persone famose.
Era infatti una giovane imprenditrice che si occupava di piccole e medie aziende sparse un po' in tutta Europa; si era arricchita parecchio nel giro di pochi anni a discapito di altre persone che dichiararono fallimento e furono costrette a cedere le proprie attività fra le sue mani, di conseguenza non c'erano dubbi che avesse collezionato una serie di nemici più o meno numerosa.
Quando arrivarono ad analizzare i residui di stomaco e intestino, l'indagine cominciò a evolvere in un altro senso e l'eccitazione del detective privato crebbe:
-Molly, finalmente qualcosa d'interessante! Forse abbiamo la causa!
Si concentrarono su quelli ed evidenziarono la presenza di qualche sostanza estranea ma non erano in grado di capire di cosa si trattasse date le poche strumentazioni a disposizione.
-è inutile! non riusciremo a capire di cosa si tratta senza essere in un laboratorio vero. Forse è meglio fare una pausa per stasera e continuare domani in ospedale!- disse Molly e Sherlock fece un'espressione contrariata perché odiava lasciare i lavori a metà ma riconosceva che in effetti era il caso di allentare la presa. Fece spallucce e si sedette esausto, Molly si mise al suo fianco.
-Il tuo gatto che fine ha fatto?- chiese di punto inbianco guardandosi intorno e la ragazza rimase interdetta a fissare il vuoto, poi finalmente lo guardò con aria interrogativa.
-Ci sono sempre tracce del suo pelo bianco sui tuoi vestiti e sui capelli e anche in casa a quanto pare ma non ne vedo traccia, hai tolto perfino la ciotola dal suo posto accanto a quella parete, a giudicare dalla lieve polvere di croccantini sul muro bianco,
-Mi stai dicendo che non mi curo della mia igiene e di quella della mia casa?
Stava cominciando a innervosirsi,
-No, dico solo che noto la presenza di un gatto ma non vedo il gatto!
La ragazza abbassò gli occhi e ogni traccia di rabbia la abbandonò lasciando il posto alla tristezza
-Si chiamava Noah, è morto tre giorni fa. Il veterinario ha tentato il tutto per tutto ma non c'è stato nulla da fare!
Il ragazzo si rese conto di essere stato per l'ennesima volta di fuori luogo. Con Molly era sempre così: non riusciva a prenderla mai per il verso giusto tranne quando aveva bisogno di qualche favore e il più delle volte si rivelava insensibile e inopportuno con le sue osservazioni ma non riusciva a contenerle e la delusione sul viso di lei lo faceva sentire in colpa mentre se trattava male altre persone non se ne rendeva nemmeno conto.
-Mi dispiace, scusa!
Riuscì a dire solo questo ma la ragazza nonostante gli occhi lucidi si mantenne tranquilla.
-Non preoccuparti. Ti va una tazza di the?
Si era già alzata e stava armeggiando con la pentola perché sapeva che Sherlock non sapeva dire di no al the come al caffè e in effetti il ragazzo acconsentì.
Mentre attedeva che fosse pronto e Molly sistemava le tazze, Sherlock diede di nuovo uno sguardo al lavoro appena svolto ma gli occhi gli caddero su un articolo di gossip piuttosto interessante: Di recente sembrava che la donna della fotografia fosse stata vittima di rare crisi di depressione a causa probabilmente delle sue sventure amorose ma la famiglia e la servitù non avevano intenzione di fare dichiarazioni in merito per ragioni di privacy, ma si sa che nonostante tutto, i giornalisti sono in grado di poter scoprire tutte le notizie di cui hanno bisogno per pubblicare lo scoop e risultò dall'articolo che pochi mesi prima, la donna avesse fatto richiesta di acquisto di una serie di farmaci antidepressivi.
I suoi occhi s'illuminarono come lampadine!
-Molly, ho capito, ho capito tutto!
-Aspetta Sherlock, arrivo subito- nel frattempo stava armeggiando con l'acqua calda ma il ragazzo non vi fece caso,
-Non è stata uccisa per niente, si è suicidata ingerendo dei farmaci antidepressivi e la famiglia con il coinvolgimento della vicina di casa hanno voluto nascondere tutto ma ingenuamente perché dall'esame tossicologico risulteranno le tracce del veleno, capisci? Ho risolto il caso!
Non riuscì a contenere l'emozione e si alzò di scatto dalla sedia, ma girandosi verso la ragazza non si rese conto che anche lei stava facendo altrettanto con la teiera bollente in mano e i due corpi si scontrarono data la poca distanza del tavolo dal piano della cucina; Molly per evitare di far cascare la teiera la prese con entrambe le mani ma ciò non riuscì ad evitare che parte dell'acqua bollente le si rovesciasse addosso e urlò di dolore.
Sherlock le tolse subito la teiera dalle mani e la ripose dentro il lavello.
-Sono mortificato, scusami!
Non sapeva cosa fare, era confuso più di lei che combatteva con la scottatura che poteva portarla all'ospedale. 
-Sherlock non ti scusare, prendi dell'acqua fredda, muoviti!
lo spinse leggermente verso il lavello e fece il giro del tavolo dandogli le spalle, lui nel frattempo raccolse l'acqua fresca in una ciotola e quando si voltò incontrò la schiena senza la maglia di Molly, con solo il reggiseno bordeaux e non potè fare a meno di rimanere pietrificato con la ciotola a mezz'aria, quasi in apnea.
La ragazza si accorse subito del suo imbarazzo e automaticamente si portò la maglia al petto ma non poteva perché la scottatura era troppo forte e aveva la pelle interamente arrossata.
-Sherlock? Sherlock... svegliati!
alzò leggermente la voce per riportarlo sulla terraferma
-Scusami, tieni ti posso dare una mano?
-Si, in bagno dovrei avere la crema per le scottature e alcune garze, portale qui!
Scattò come una molla verso il soggiorno ma si voltò interdetto,
-La seconda porta a destra!- esclamò lei riuscendo a sorridere per la strana espressione che aveva assunto il volto del più grande sociopatico iperattivo!
La ragazza cominciò a tamponare la pelle scottata con l'acqua fresca ma non riuscì a trovare sollievo dal bruciore acuto e penetrante, ma subito tornò Sherlock con ciò che lei aveva chiesto; prese una sedia e la mise difronte a lei.
Entrambi avevano le guance lievemente arrossate per l'imbarazzo della scena ma nonostante questo la scottatura aveva la precedenza; Molly allungò la mano verso la crema senza riuscire ad evitare una smorfia di dolore,
-Aspetta, faccio io!
la tonalità di rosso del petto si trasferì direttamente sul suo volto e sgranò gli occhi ma lui non ci fece caso perché era impegnato ad aprire il flacone di crema, ne prese una piccola noce e poi finalmente la guardò:
-Ti sei scottata anche in viso?- chiese alzando un sopracciglio
-Cosa? No, ehm... è il dolore della scottatura! Ma non ti preoccupare, posso fare anche da sola!
-Non mi costa nulla! Posso?
Molly sfuggì ai suoi occhi azzurri ma fece cenno di si con la testa! La mano tremante di Sherlock si avvicinò timidamente alla pelle arrossata e con una delicatezza che non credeva nemmeno di possedere, cominciò a spalmarla in qualsiasi punto arrossato della pelle ferita e, per merito della crema o della persona che era lì accanto a lei, Molly sentì che il dolore piano piano stava passando:
-farei meglio a portarti in ospedale!- disse lui
-No, non credo ce ne sia bisogno, mi fa già meno male!
Per tutto il tempo che spalmò la crema sfiorandola leggermente, non la guardò mai negli occhi ma lei era in attesa del suo sguardo nonostante l'imbarazzo.
-Hai mai avuto una fidanzata, Sherlock?
Azzardò quella domanda dopo aver contato fino a dieci e cercando di spazzare via ogni tipo di imbarazzo! Lui arrestò di colpo la mano,
-Non credo nell'amore!
-Perché?
-Non è nient'altro che un difetto chimico, porta nient'altro che sofferenza inutile
-Come fai ad esserne sicuro se non l'hai mai provato?
Finalmente la guardò negli occhi seriamente e vedeva nei suoi uno sguardo che una sola volta lei gli rivolse ma dal quale lui fuggì e aveva intenzione di fare anche in quel momento,
-è un argomento di cui non  voglio parlare! Per me l'amore non esiste, Molly!
-Allora perché stai arrossendo?
non riuscì a dire una parola per alcuni secondi e sentì accelerare i battiti del suo cuore
-Sei innamorata di me? è questo che vuoi dire?
-Io da sempre sono innamorata di te ma te ne stai accorgendo solo ora, a quanto pare! Sherlock, io non crederò mai alla fandonia che tu sia così come ti mostri, cioè cinico, burbero e senza cuoer perché non ti accorgi nemmeno di tutto quel sentimento che porti dentro di te e doni alle persone a cui vuoi più bene perché sei talmente tanto preso dalla tua paura di amare da non accorgerti quando qualche piccola parte di te decide di ammutinare e venir fuori e, se me lo concedi, è sempre speciale!-
-Di cosa stai parlando, Molly? Chi ti dice che abbia paura di amare? Qui l'esperto delle deduzioni sono io, non tu!
Scattò dalla sedia ma lo stesso fece lei bloccandolo per un polso,
-Smettila di parlare di quel lato di te stesso! Togliti questa maschera almeno per una volta!
-Io non indosso nessuna maschera!
-Ah no? Se fosse così perché rivolgi a noi quegli sguardi? Perché ti preoccupi? Perché hai rischiato di uccidere un uomo per difendere Mrs. Hudson? Non guardarmi così, puoi darla a bere a tutti ma non a me e Lestrade! Quella notte in cui mi hai chiesto aiuto avevi gli occhi lucidi e... poi... perché in questo momento il cuore ti batte così forte?
Lui non rispose ma si limitava a guardarla ed ascoltarla:
-Vuoi che parli anche io in termini di chimica? Ebbene hai gli occhi socchiusi per le pupille dilatate, stai dimenticando quasi di respirare perché ciò che ti sto dicendo non ti è indifferente come vuoi farmi credere!- senza pensare a nulla se non a lui e a lei, gli accarezzò il viso con la sua mano trattenendo con l'altra il polso ma stava tremando, lui la guardava intensamente con le labbra leggermente schiuse come se volesse dire qualcosa ma non ci riuscisse,
-Io... Io...
-Tu hai detto che ti fidi di me, che ti sei sempre fidato, ricordi?- si avvicinò ancora di più senza schiodare gli occhi dai suoi.
-Si!- una goccia di lacrima gli solcò la guancia ma lei la raccolse con il pollice e di riflesso le venne da piangere ma cercò di trattenersi.
Millimetro dopo millimetro, secondo dopo secondo, in quegli istanti di silenzio che tagliavano il mondo fuori da quella stanza, le labbra di uno si stavano avvicinando a quelle dell'altra ma lui esitò all'ultimo come quando un canarino teme di spiccare il volo dal nido nel quale è rimasto fino a quel momento ma lei non ne potè più, era quello il momento e non poteva lasciare che tutto crollasse giù come un castello di sabbia, quindi non badando più a nulla lo baciò sulle labbra e lui spiccò il volo ricambiando finalmente quel bacio che l'aria attendeva da troppo tempo.
Mentre si baciavano piangevano e quando non ne potè più, Molly si lasciò andare in una crisi di singhiozzi e lacrime tenendosi aggrappata a lui con la testa contro il suo petto, il battito del suo cuore dentro l'orecchio di lei e Sherlock si scusò con se stesso e con lei per aver rinunciato a ciò che fino ad ora non conosceva per paura delle conseguenze... Una paura che nonostante tutto ancora era presente in lui.
-Molly, Molly ti prego calmati- esclamò singhiozzando insieme a lei e la baciò sulla fronte forte forte mentre le accarezzava i capelli.
Si lasciarono andare sul pavimento e  si cullarono per qualche minuto tenendo gli occhi chiusi e le braccia intrecciate strette intorno a loro.
-Quando ero piccolo, ho amato profondamente qualcuno ma non una persona...- riuscì finalmente a dire
-Raccontami ma non lasciarmi!-
-No che non ti lascio! Era un cane, si chiamava Barbarossa ed era il mio migliore amico, l'essere vivente a cui mi sono legato di più perché non trovavo in nessun bambino l'affetto e la complicità che avevo con lui. Mycroft lo detestava come detestava me anche se a giudicare da quanto sia noiosamente attaccato a me adesso, forse dovrei ricredermi ma... sono accadute talmente tante cose che non è così semplice per me... Non faceva altro che dirmi di non attaccarmi a quell'essere perché un  giorno avrei sofferto e non ci sarebbe stato rimedio a ciò se non piangere e tenere per me quel dolore. Non lo volli ascoltare e continuai la mia vita in compagnia del mio amico condividendo con lui la maggior parte dei miei momenti.
Ma un giorno i nostri giochi finirono, tutto divenne estraneo dal momento in cui tornando a casa non lo trovai ad aspettarmi all'ingresso e nonostante i miei genitori cercarono delle scuse per negarmi la verità, la scoprii da solo guardandoli negli occhi.
Quando rientrai in camera trovai Mycroft seduto sulla mia poltrona che mi aspettava. Stava con le mani congiunte sotto il mento come facciamo sempre quando riflettiamo. Ero convinto che avrebbe scaricato la solita carellata di giudizi nei miei confronti come faceva sempre per affermare la sua supremazia su di me e il suo sguardo mi ferì più delle parole non dette dai miei genitori ma non disse nulla, semplicemente si alzò e mi venne ad abbracciare. Mi disse che avrei fatto meglio ad ascoltarlo quando mi avvertì, ma che gli dispiaceva comunque. Da quel momento in poi decisi che i sentimenti non dovevano più fare parte della mia vita, che fossero soltanto una fonte di debolezza che mi avrebbe portato a soffrire e il cinismo ha preso il posto che doveva nel mio carattere già abbastanza asociale.
Molly ascoltò le sue parole mentre teneva strette le sue braccia che la cingevano in un abbraccio protettivo; aveva finalmente smesso di piangere.
-Non c'è nulla che possa dirti sul tuo Barbarossa tranne che di lui hai almeno il ricordo, un ricordo felice che t'infonde serenità ma una cosa voglio dirtela, Sherlock!-
si voltò verso il suo viso e lo prese con entrambe le mani guardandolo fisso
-Ho già rischiato di perderti, non voglio che questo accada più e lo faccio puramente per il mio bene e per il tuo, perché tu capisca quanto ci sia di bello da ricevere dalla vita, quanto tu possa ricevere da me se solo me lo permetterai!
Si baciarono di nuovo ma questa volta più a lungo; finalmente si lasciarono andare a quella notte piovosa, nudi nonostante il pavimento gelido, imbarazzati ma felici in quei momenti di scoperta soprattutto per lui che non aveva mai avuto quel tipo di approccio con le donne ma scoprì quanto fosse emozionante ed estremo nella fattezza dei gesti, dei corpi che perdono completamente il controllo e si lasciano andare all'istinto.
La cicatrice sul petto di Sherlock della sparatoria che per poco non lo fece morire si intravedeva ancora e Molly l'accarezzò tante e tante volte con le lacrime agli occhi ripensando a cosa aveva rischiato di perdere.
Alla fine rimasero abbracciati e uniti, le gambe intreccate e i corpi sudati ma che finalmente non avvertivano più il freddo.
-Devo confessarti una cosa- disse lui mentre le baciava dolcemente la testa
-Cosa?-
-Quando ho rischiato di morire, ricordo di essere entrato nel mio palazzo mentale e lì ho trovato Mycroft, Barbarossa... E te... Eri lì con il tuo camice bianco e i capelli raccolti e mi dicevi cosa dovevo fare e come mi dovevo comportare! E' anche grazie a te se io sono ancora qui e ho potuto fare l'amore per la prima volta insieme a te. Grazie!-
Si baciarono di nuovo e ripresero ciò che avevano iniziato poco prima.



Quando fece ritorno a casa, il giorno dopo, Londra era sempre la stessa ma lui vedeva il mondo secondo un'altra prospettiva e tutto sembrava diverso e in casa il suo più fedele amico se ne accorse.
Lo stava aspettando in casa, seduto sulla sua poltrona a sorseggiare il the del mattino
-Finalmente sei di ritorno... Cosa ti è successo?-
-John... Sei qui, come mai?-
-Mary è andata a trovare una parente fuori da londra, io vevo bisogno di fare due chiacchiere con il mio migliore amico ma non l'ho trovato in casa e adesso è qui di fronte a me con una strana espressione in viso e... è un succhiotto quello?
Sherlock sgranò gli occhi come quando i bambini si accorgono di essere stati scoperti e aggiustò la sciarpa per coprire meglio il collo
-è inutile, tanto l'ho visto... Dunque?
Lo sguardo di Jonh ai suoi occhi era inquisitore a dir poco ma si trattava del suo migliore amico, con chi poteva confidarsi se non con lui?
Gli raccontò tutto.
-Così... ti sei innamorato... Di Molly!
-Credo.. Credo di si, Jonh! Non sapevo nemmeno cosa fosse l'amore e guardami adesso...
-Non c'è nulla di male in questo, Sherlock!
-Pensavo ci saresti rimasto male!
-Beh in effetti riconosco che un po' sono stupito... Sai all'inizio credevo che tu fossi...
-Si lo so, me ne ricordo. In ogni caso la nostra amicizia di certo non finirà qui. Ciò che provo per te, John e quello che tu provi per me rimarrà sempre qui e in noi... Sei il mio migliore amico e tu per primo mi hai insegnato a lasciarmi andare ai sentimenti di amicizia che avevo dimenticato di possedere. Mi hai insegnato ad amare in un modo platonico e lei mi ha insegnato ad amare in un altro modo. Non riuscirò mai a ringraziarvi abbastanza!

John abbracciò il suo migliore amico che non risparmiò le sue ultime lacrime di gioia per aver finalmente riposto in un cassetto quello scudo e credette quasi di poter vedere Barbarossa poco distante da lui, che scodinzolava e gli abbaiava con quel suo pelo rosso penzolante. Lo fissava con quegli occhi colmi di amore e lo vide sparire ma non ne fu triste... Era semplicemente venuto ad esprimergli la sua felicità per aver rivisto finalmente il padrone che aveva conosciuto e amato ed era tornato al suo posto, ad occupare quell'angolo del suo cuore dal quale non si sarebbe mai separato.
  
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