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Autore: LeMuseInquietanti    12/02/2009    11 recensioni
Julian Carax/Penelope Aldaya, L'ombra del vento. Il loro amore faceva tremare la terra. E a pensarci, anche le sue ginocchia tremavano. Non poteva nascondere la sensazione che lei gli causava. Era una ruzzolata consapevole nel pozzo dell’oblio. I suoi timori, i suoi valori, le sue speranze e le maledette insicurezze franavano, si crepavano i vuoti silenzi, si caricavano le stelle di bagliori nuovi. Scopriva la bellezza della metropoli in espansione, epicentro delle razzie della polizia, ricettacolo di insulti e di tette e culi a poco prezzo. Si gonfiava di luce Barcellona, splendeva al sole arroventato sorridendo vittoriosa come una regina appena incoronata con una ghirlanda di diamanti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le parole che amo più in assoluto
[ Julian Carax/Penelope Aldaya]




Si perdevano spesso l’uno nell’altra.
Tramortiti, in un deserto confuso di lenzuola trafitto da macchie di buio e cristalli di luce. Si smarrivano nelle pupille buie ritrovandosi un crocevia più in là, in un sorriso.
Non sapevano come fosse iniziato quel gioco. Un meccanismo perverso, lo avrebbero definito i benpensanti. Non sapevano nemmeno come porvi rimedio, o smetterla.
Non sapevano più chi fossero.
L’unica cosa di cui entrambi, irrazionalmente, erano certi, era che avrebbero spalancato a Satana i cancelli della Terra, se questi gli avesse offerto l’eterna presenza dell’altro.
Il loro amore faceva tremare la terra. E a pensarci, anche le sue ginocchia tremavano. Non poteva nascondere la sensazione che lei gli causava.
Era una ruzzolata consapevole nel pozzo dell’oblio.
I suoi timori, i suoi valori, le sue speranze e le maledette insicurezze franavano, si crepavano i vuoti silenzi, si caricavano le stelle di bagliori nuovi. Scopriva la bellezza della metropoli in espansione, epicentro delle razzie della polizia, ricettacolo di insulti e di tette e culi a poco prezzo. Si gonfiava di luce Barcellona, splendeva al sole arroventato sorridendo vittoriosa come una regina appena incoronata con una ghirlanda di diamanti.
Non aveva mai amato a tal punto l’odore dei gas di scarico che fluivano lenti dai tubi di scappamento, o lo scalpiccio malinconico degli ultimi audaci ronzini trainanti carrozze sbilenche che la guerra nemmeno aveva voluto spazzare via. Non aveva mai trovato poetica la stradina sporca di sterco e fango che con il suo puzzo accompagnava i suoi passi verso casa.
A volte, ma questo capitava raramente anche ora che era perdutamente innamorato, e quindi, perdutamente illuso,sentiva quasi possibile apprezzare la vita che conduceva nella casa del cappellaio, trovava maledettamente romantiche le mille croci che appestavano come tarme le pareti della sua stanza, piagate dall’umidità e incapaci di isolarlo dal mondo. Da lì riusciva a percepire anche le lacrime di sua madre, i suoi rochi sospiri. La sentiva gemere, aveva trovato uno specchio la cui superficie, seppure graffiata dagli ultimi rimasugli di fantasia che devastavano ancora la sua mente riempiendola di sogni, le permetteva di vedere chiaramente le fiamme cupe che stavano accartocciando, corrodendo, distruggendo inesorabilmente la sua esistenza.
Aveva vissuto una menzogna, e si era ritrovata per figlio un idiota il cui unico dono, dare la vita con carta e inchiostro a personaggi morbosi e impossibili, lo avrebbe condotto direttamente alla fossa dopo travagliate settimane di insaziabile fame.
Non c’erano Mecenati, e non dovevano nascere Maroni. Eppure, continuavano a proliferare, e a morire di fame, schiantati a terra dalle fulgide menzogne che la loro mente riusciva a escogitare in maniera innata.
Lui sapeva di portare questo marchio, stampato sulla fronte a caratteri scarlatti. Era un maledetto, destinato a sognare, arrabbiato al punto da esigere un futuro inverosimile.
Nelle gonne delle donne, vedeva vessilli smossi dall’uragano nel giorno della rivolta, nei loro sorrisi segnati dagli stenti, il frutto proibito incancrenito da secoli di ristagni e di silenzio.
Nella sua anima, la metropoli si riempiva di vapori, il vento che spirava dal molo e abbelliva di magia la cattedrale di Santa Maria del Mar sembrava scaraventare addosso alla modernità una trama buia capace di ricacciarla nella dimenticanza.  
Il suo spirito segnato da cicatrici a forma di croci, gestacci e sguardi truci, adesso pareva esser stato avviluppato da tendaggi cremisi, abiti regali e confortevoli, che sembravano essere fatti su misura per lui: i suoi occhi profondi e così ingenui.
Gli capitava di immaginare quel viso, all’improvviso mentre camminava per quelle strade dal sapore di polvere, e l’amarezza repressa da anni che gli galoppava nel petto si scioglieva, liquefacendosi in lacrime di gioia.
Lei aveva i capelli color rame, e il viso pallido e puro, la prima neve d’inverno.
Erano candide anche quelle lenzuola che, avevano accolto, silenziose e sorridenti, il dono più intimo che avesse potuto porgergli.
Ricordava il suo imbarazzo, come una bambina aveva nascosto il viso contro il suo petto, biascicando parole incomprensibili, note afone ma cariche di promesse.
Le aveva accarezzato il capo, rassicurandola con dolcezza. Impacciato e nervoso, gli aveva sussurrato che era difficile anche per lui.
Ricordava lo stupore della giovane, quando le aveva confessato che lei era stata l’unica che mai avesse amato, o avuto, o che volesse amare.
<< Per tutta la vita >>
Ripensava a quella notte dove le luci del mondo si erano accese all’unisono, abbaglianti riflettori su un palco dove gli attori interpretavano i vari colori della sua anima, e l’intero suo spirito esplodeva di felicità.
E Julian ripensava alle labbra di Penelope, rosse come il tramonto, che indossavano un sorriso enigmatico e timido. Quella bocca si schiudeva svelando i suoi misteri solo al pioniere temerario destinato a scoprirne il sapore, ad ascoltarne gli oracoli, a saperli raccontare su carta, affinchè i suoi sogni divenissero immortali.
<< Amami per sempre Julian, amami quanto ami le tue parole >>
gli aveva sorriso nervosa, e lui era naufragato in quella tremula richiesta.
<< Penelope Aldaya sono le parole che amo di più in assoluto >> sussurrò, abbozzando un sorriso.
Ed era bello poterla sfiorare di nascosto, e sapere che, anche se avessero voluto dividersi, si sarebbero appartenuti per sempre.
Perché lei era la sua musa, e lui l’unico degno di scrivere, vivere e morire per lei.



The End....????

  
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